DOONESBURY DI GARRY B. Trudeau torna anche questa domenica praticamente estiva.
24.4.16
21.4.16
Our Brand is Crisis (2015)
NOTEVOLE. POTEVA ESSERE una stupidaggine, una americanata e in parte i requisiti ci sono, però grazie al cielo fanno parte "meta" della trama stessa. Invece, Sandra Bullock ha il dono di essere sorprendente e così pure Joaquim de Almeida e Billy Bon Thornton. La campagna elettorale sudamericana gestita dai consiglieri americani diventa un fatto personale, coinvolgente, la Bolivia è una metafora per un approccio morbido, indiretto ma velenoso alla politica del FMI, e degli Usa. Intrattiene, commuove, informa. Vale il tempo della proiezione.
18.4.16
Steve Jobs (2015)
ALLA FINE, DEVO dire, un filmone. La storia di un uomo e dell'amore per sua figlia. Tre momenti che definiscono (più o meno) una vita.
Non so di quanto Steve Jobs sia fuori misura (abbastanza, direi, ma non tantissimo) per quanto riguarda la veridicità storica, però è un bel film. Una sorta di "gaiden", di reboot della storia di Steve Jobs, con qualche simpatica accelerata (il Newton non mi piace perché ha uno stilo, il tuo walkman non lo posso vedere perché siamo uomini civili e non selvaggi) e questo rapporto folle e quasi freudiano con Sculley e la cosa strana del papà naturale ristoratore che non lo sa ma il figlio va sempre a cena nel suo ristorante.
La storia insomma è ricca ma parallela, alternativa. Tocca, ma non è la verità.
A queste condizioni, è un gran film.
Non so di quanto Steve Jobs sia fuori misura (abbastanza, direi, ma non tantissimo) per quanto riguarda la veridicità storica, però è un bel film. Una sorta di "gaiden", di reboot della storia di Steve Jobs, con qualche simpatica accelerata (il Newton non mi piace perché ha uno stilo, il tuo walkman non lo posso vedere perché siamo uomini civili e non selvaggi) e questo rapporto folle e quasi freudiano con Sculley e la cosa strana del papà naturale ristoratore che non lo sa ma il figlio va sempre a cena nel suo ristorante.
La storia insomma è ricca ma parallela, alternativa. Tocca, ma non è la verità.
A queste condizioni, è un gran film.
17.4.16
Since you ask...
DOONESBURY DI GARRY B. Trudeau come ogni domenica, questa volta con il sole (un po') anche se doveva piovere
15.4.16
Hardcore! Henry (2016)
UN GIORNO UN sudafricano e un russo entrano in un bar con una Go Pro e… Sembra l’inizio di una barzelletta (un po’ strana) ma è in realtà il backoffice di Hardcore! Henry, vero cinema per decerebrati, ma quelli proprio irrecuperabili. E se non lo sono, dopo aver visto il film lo saranno. Garantito. Non si dorme bene e non è per la paura: è come farsi due ore di intro di uno sparatutto in prima persona (stesso livello di trama demenziale e sincopata) ma non giochi mai tu. Esci bollito. Poteva andare peggio, intendiamoci. Poteva essere anche 3D.
Il film gioca sulle citazioni, su effetti d'impatto, sulla capacità di dissimulare in un contesto reale scenografie tipiche di un videogioco. La trama però se la sono dimenticata al supermercato, legata assieme al cane. Se questo film deve essere la maturazione dello storytelling dei videogame, il "salto di specie" del Dna videoludico, allora molto meglio i film di Angelina Jolie che zompa a destra e sinistra come Lara Croft.
C’è da dire che sicuramente Hardcore! Henry è una festa per gli occhi, e penso ci siano delle muscolarità negli effetti speciali usati (e negli stunt praticati dai russi) che per gli addetti ai lavori possono essere anche significative. Invece, da un punto di vista dell’impianto cinematografico, il fatto che il film sia in soggettiva per tutto il tempo poteva lasciar immaginare soluzioni innovative o ardite. Dopotutto, con gli effetti speciali i piani-sequenza sono diventati molto gustosi e ci si possono aspettare delle sorprese. Il vincolo della soggettiva poteva aprire a movimenti inediti, coraggiosi. Invece, niente. Nada. Nichts. La fantasia desolante di un pastore alcolizzato addormentato in mezzo a cinquecento pecore in cima a una montagna. Lo stupore della mucca che guarda passare il treno.
Nel film, al di là delle citazioni dai videogiochi (soprattutto nella presenza di armi, mani e piedi in campo nelle scene cinematiche, il segno dell’ok o il no-no muovendo il cranio visto che il protagonista è muto), mancano completamente idee ed invenzioni. Anche la corsa sul ponte, la discesa rapida dal palazzo, lo sfondamento del furgone con il sidecar et similia sembrano stunt presi di peso dai cameracar e dalle foto dei russi maniaci, a partire da quelli che si arrampicano sui grattacieli e antenne televisive per farsi un selfie in quota.
L’idea di fondo è che l’estetica delle GoPro (non so se sia effettivamente stata utilizzato questo strumento di ripresa ed è anche abbastanza irrilevante), sommata a quella degli sparatutto in soggettiva (e per sparare il nostro Henry spara di bestia e picchia pure come un fabbro, da bravo cyborg incazzato) e infine la filosofia della Russia violenta degli oligarchi e di Putin, ebbene l'idea di fondo è che queste tre sommate siano in un continuum che ti fa venire voglia non andare mai più a visitare l'Ermitage di San Pietroburgo finché campi. Meglio farsi un giro con la Nikon al collo e le braghette corte nelle favelas di San Paolo o radersi il cranio da suprematista bianco (con la zazzera a forma di svastica) e poi entrare nelle shantytown di Joburg urlando "il pollo fritto mi fa schifo". Ma tutta la vita. Almeno, fino a che non ambientano una boiata come questa anche là, stile Call of Duty Modern Warfare. Che quello come videogioco per essere figo è figo, ma da qui a farci un film oltrettutto con la stessa estetica e pratica del gioco ce ne corre...
Il film gioca sulle citazioni, su effetti d'impatto, sulla capacità di dissimulare in un contesto reale scenografie tipiche di un videogioco. La trama però se la sono dimenticata al supermercato, legata assieme al cane. Se questo film deve essere la maturazione dello storytelling dei videogame, il "salto di specie" del Dna videoludico, allora molto meglio i film di Angelina Jolie che zompa a destra e sinistra come Lara Croft.
C’è da dire che sicuramente Hardcore! Henry è una festa per gli occhi, e penso ci siano delle muscolarità negli effetti speciali usati (e negli stunt praticati dai russi) che per gli addetti ai lavori possono essere anche significative. Invece, da un punto di vista dell’impianto cinematografico, il fatto che il film sia in soggettiva per tutto il tempo poteva lasciar immaginare soluzioni innovative o ardite. Dopotutto, con gli effetti speciali i piani-sequenza sono diventati molto gustosi e ci si possono aspettare delle sorprese. Il vincolo della soggettiva poteva aprire a movimenti inediti, coraggiosi. Invece, niente. Nada. Nichts. La fantasia desolante di un pastore alcolizzato addormentato in mezzo a cinquecento pecore in cima a una montagna. Lo stupore della mucca che guarda passare il treno.
Nel film, al di là delle citazioni dai videogiochi (soprattutto nella presenza di armi, mani e piedi in campo nelle scene cinematiche, il segno dell’ok o il no-no muovendo il cranio visto che il protagonista è muto), mancano completamente idee ed invenzioni. Anche la corsa sul ponte, la discesa rapida dal palazzo, lo sfondamento del furgone con il sidecar et similia sembrano stunt presi di peso dai cameracar e dalle foto dei russi maniaci, a partire da quelli che si arrampicano sui grattacieli e antenne televisive per farsi un selfie in quota.
L’idea di fondo è che l’estetica delle GoPro (non so se sia effettivamente stata utilizzato questo strumento di ripresa ed è anche abbastanza irrilevante), sommata a quella degli sparatutto in soggettiva (e per sparare il nostro Henry spara di bestia e picchia pure come un fabbro, da bravo cyborg incazzato) e infine la filosofia della Russia violenta degli oligarchi e di Putin, ebbene l'idea di fondo è che queste tre sommate siano in un continuum che ti fa venire voglia non andare mai più a visitare l'Ermitage di San Pietroburgo finché campi. Meglio farsi un giro con la Nikon al collo e le braghette corte nelle favelas di San Paolo o radersi il cranio da suprematista bianco (con la zazzera a forma di svastica) e poi entrare nelle shantytown di Joburg urlando "il pollo fritto mi fa schifo". Ma tutta la vita. Almeno, fino a che non ambientano una boiata come questa anche là, stile Call of Duty Modern Warfare. Che quello come videogioco per essere figo è figo, ma da qui a farci un film oltrettutto con la stessa estetica e pratica del gioco ce ne corre...
11.4.16
Gianni Degli Antoni (1935-2016)
TROVO INQUIETANTE CHE, a tre giorni dalla morte di uno dei personaggi più importanti dell'informatica in Italia, io sia stato praticamente l'unico a scriverne qui. Poi parlano tutti di startup, di digitalizzazione, di Internet.
Forse il problema è che a 81 anni Degli Antoni, che è il più giovane e ultimo dei pionieri dell'informatica (nata tra Pisa e il Politecnico di Milano) non fa "fico". Perché oggi sono i cinquantenni che si sentono "pionieri"e "padri", mentre sono per la maggior parte solo piante ornamentali cresciute nel terreno coltivato da uomini come gda.
Money Quote: Ma non faceva più polemiche. Forse per questo il suo nome da un decennio era scivolato nell’oblìo. L’età aveva smussato la sua vis polemica, la sua capacità di attaccare e sorprendere, cambiando continuamente fronte, aprendo nuovi scenari imprevisti a tutti, amici e nemici. Una mente organizzativa, l’uomo capace di creare e difendere il contesto nel quale far emergere i ricercatori e gli studiosi. Una mente che oggi non c’è più e che dovremmo ricordare, perché dimenticare uomini come gda, nel bene e nel male, è un danno tremendo, ancora più grande di quello della loro scomparsa.
Forse il problema è che a 81 anni Degli Antoni, che è il più giovane e ultimo dei pionieri dell'informatica (nata tra Pisa e il Politecnico di Milano) non fa "fico". Perché oggi sono i cinquantenni che si sentono "pionieri"e "padri", mentre sono per la maggior parte solo piante ornamentali cresciute nel terreno coltivato da uomini come gda.
Money Quote: Ma non faceva più polemiche. Forse per questo il suo nome da un decennio era scivolato nell’oblìo. L’età aveva smussato la sua vis polemica, la sua capacità di attaccare e sorprendere, cambiando continuamente fronte, aprendo nuovi scenari imprevisti a tutti, amici e nemici. Una mente organizzativa, l’uomo capace di creare e difendere il contesto nel quale far emergere i ricercatori e gli studiosi. Una mente che oggi non c’è più e che dovremmo ricordare, perché dimenticare uomini come gda, nel bene e nel male, è un danno tremendo, ancora più grande di quello della loro scomparsa.
10.4.16
Apparently.
DOMENICA CALDA, FINALMENTE, anche se dicevano che oggi pioveva e la temperatura calava di dieci gradi. Ma con Doonesbury di Garry B. Trudeau va tutto bene
3.4.16
Wait... There's a third bro?
Iscriviti a:
Post (Atom)