29.6.05

Letterature minori -- prologo


IL GENERE EROTICO accompagna da sempre l'esperienza narrativa umana. Con la mercificazione della cultura scritta (non è una critica francofortiana, ma una semplice constatazione che qualunque direttore marketing di un gruppo editoriale amerebbe sentirsi dire) appare rilevante il genere erotico come strumento di diffusione dei profitti a basso costo e bassa qualità. Con l'arrivo di Internet e poi dei blog, si apre un mondo di pubblici che diventano petty producer. Al femminile, però, tanto per scrivere una pagina semi-nuova sull'identità di genere in rete.

Facciamo un giro per i lati "zozzi" della rete che parla italiano? Perché no. Si può cominciare con Erotica, cioè Sospiri nel Buio. Che, dopo aver sparato le sue migliori cartucce mesi fa, adesso accampa scuse su scuse sempre più improbabili per i post sempre più rarefatti. Eppure, un tempo aveva cose da dire:

Lunedì 29 novembre 2004

Felice giorno a tutti . Ieri sera mi aspettavo che lei mi venisse a trovare , ma non lo ha fatto . A quel punto ho provato a chiamarla , ma il cell. non era acceso . Quando stavo già per preoccuparmi , è arrivato il ragazzo con cui esco da un pò , Andrea .Mi ha chiesto se mi andava di fare un giretto per la città , e io ( cosa insolita visto che non avevo voglia di uscire ) ho accettato . Fortunatamente avevo fatto il bagno da poco ( dovete sapere che io non esco mai se non ho i capelli in ordine ) e così mi sono messa su un abitino di lana , il cappotto e sono andata via con lui . E' stato tutto molto romantico , abbiamo girato la città e poi tanti paesini pieni di luci natalizie ! Ovviamente per me che sono una romanticona , è stato il massimo ! Ad un tratto però si è fermato in una specie di prato con una discreta veduta su un paio di case di un paese vicino . Qui mi ha detto di volermi parlare . Penso che in certe situazioni io non sia proprio cambiata rispetto a quando avevo 16 anni . Il mio cuore è andato in tilt , e credo di aver iniziato a straparlare e ad avere l'atteggiamento tipico dell'animale preso in trappola . Fregare una donna è la cosa più semplice che ci sia al mondo . In questo trovo che il famoso libro americano con i 100 modi per fare tua una donna , abbia pienamente ragione . Difatti se un uomo avanza verso una donna ( e invade così quello spazio , la barriera naturale che si costruisce attorno )e le prende le mani o cerca un contatto , lei non riesce a rifiutarlo . E così io non sono riuscita ad evitare che mi poggiasse le labbra vicino all'orecchio per dirmi che mi trova bellissima e che gli piaccio tantissimo ...Non sapendo cosa dirgli , sono rimasta per dieci minuti circa a fissarlo . Allora mi ha baciata molto lentamente , e io non ho potuto resistergli ... Ho provato a spiegargli che non volevo avere un rapporto con nessuno , ma certe volte il corpo non ti risponde proprio . Cmq sono riuscita a spiegargli che non avevo idea di cosa fare , e che il mio ex mi dava ancora molte rogne ... Lui allora ha detto che mi avrebbe aspettata e poi mi ha chiesto di potermi ancora baciare . Solita storia , gli ho detto di si ... Solo che questa volta non ho resistito e ho preso a baciarlo come piace a me , facendo scivolare la mia lingua nella sua bocca , invadendo il suo spazio e passandogliela piano sui denti ... Solo che deve essersi surriscaldato , perchè ad un tratto la sua mano è scivolata sui miei seni ( purtroppo piccoli ...) e ha preso a stuzzicarmeli delicatamente . A quel punto però gli ho chiesto di riportarmi a casa . E così sono tornata nella mia piccola casuccia più confusa di prima e decisamente su di giri . Adesso ho davvero paura . Paura che lei non gli dica tutto e paura di fare le scelte sbagliate . Speriamo bene , a volte vorrei vivere più tranquillamente . Un bacio a tutti ...

Seguire i turbamenti della giovane protagonista che si racconta sul blog è una sfida al buon senso, al senso del plausibile e anche al senso del buon gusto. Ma poi, tutto sommato, leggere un po' non fa mai male. Ci si può invece interrogare, proseguendo la lettura dei turbamenti di questa giovane provinciale, persa tra il fallico Andrea e una lei dagli espliciti desideri saffici, sull'identità del vero autore, sulla sua sapienza rispetto allo stile sgarrupato e visibilmente abborracciato, sulle sue reali intenzioni. Ma ci si può anche far portare da questa prosa per se stessa, senza altri fini che seguire la trama, per così dire. Che è, a dire il vero, anche troppa.

Il genere "presa diretta", abbastanza semplice da immaginare perché costruito attorno all'idea che si possa leggere il blog "con i turbamenti della giovane adolescente", in realtà non è molto diffuso. Sono implausibili e anche abbastanza monotone le storie "reali" che si possono scrivere in questa maniera. Perché non ricorrere al registro del racconto, allora? Far parlare una folla di alias e pseudonimi che concorrano alla ricerca di un risultato letterario e contemporaneamente svolgano la loro funzione basica di mediatori dell'immaginario erotico del pubblico? C'è chi li considera piccoli Italo Calvino in erba, altri dei giovani Moravia (e per i critici dello scomparso autore di tanti romanzi di formazione a sfondo erotico forse il giudizio per un paradosso non è tanto dissimile). Ne vedremo tra non molto una piccola compilation.

Post - Moderno

GOOGLE HA LANCIATO Google Earth, l'applicazione (per adesso solo per Pc) che consente di visualizzare mappe tridimensionali del pianeta e navigarle. La caratteristica fondamentale, però, è che questo unisce anche la capacità di ricerca locale ("troviamo tutti i negozi di scarpe della periferia est di Milano) oppure le direzioni di guida.



La cosa che colpisce guardando l'interfaccia del programma, che si naviga come un videogioco e che consente di trovare le cose in maniera più intuitiva - per quanto possa essere naturale nell'esperienza empirica la prospettiva a volo d'uccello - è che rende presente il futuro.



Da quasi trent'anni si fantastica di interfacce immersive, di display che sovrappongono il virtuale all'esistente, che cosentono di annotare il mondo intorno a noi, ibridando l'uomo, la vista, la natura con la macchina e con i dati e le informazioni. Oggi quelle interfacce stanno arrivando, sono arrivate.



Il punto più interessante da scrutare, per chi abbia questo tipo di passione ovviamente, è il momento di frattura. Quello in cui il futuro diventa passato. Perché assume forme differenti da quelle codificate dall'immaginario (le dimensioni sociali che spingono alla creazione dei nuovi modelli e paradigmi di comportamento e di interazione sono sottoposti a molti più influssi rispetto a quelli che i futurologi o gli scienziati possano prevedere in sede di progetto) e soprattutto perché del futuro resta traccia davanti a noi.

Il senso della modernità rimane infatti confisso all'interno del nostro immaginario, proprio là, davanti a noi, e per questo motivo non ci accorgiamo di quanto passa dietro, di quel che diventa storia. In pratica, ci illudiamo di avere un futuro che abbiamo in realtà già vissuto. Google docet molto più di George Orwell.

(L'argomento non poteva essere migliore: ho iniziato da questo post a usare la funzione di pubblicazione diretta delle immagini: Google - che è proprietaria di Blogger - consente di caricare online un quantitativo "senza limiti" di immagini...)

28.6.05

La rivoluzione tascabile

LO AMMETTO: CON un certo narcisismo noto che una mia piccola storia su Macity sta attraendo interesse un po' da tutte le parti. Si tratta di Penguin che mette in vendita su Amazon la serie completa dei suoi tascabili. 250 metri di libri, 800 chili, per soli 7.989 dollari e 99 centesimi si possono acquistare i 1.082 volumi della collezione completa.

Da notare, in appendice, che quella dei tascabili fu una vera rivoluzione, a cavallo della Seconda guerra mondiale. Qui per saperne di più, un sito incredibile.

Al tempo del Sudoku

ECCO, ADESSO CHE impazza il giochetto dell'estate, il Sudoku (rinvio a chi, tra quelli che conosco, pare essere il più competente in materia) mi permetto di segnalare che per gli utenti Mac esiste l'immancabile, elegante applicazione che consente di fare tutto quel che serve. Si può scaricare da qui, mentre invece qui si trova lo spaccio dei nuoci giochini quotidiani.

Rinfreschiamoci la memoria

SEMBRA UNA VITA fa e invece era il 20 marzo del 2003. Scrivevo una delle citazioni che più amo:

I love deadlines.
I love the whooshing noise they make as they go by.

Douglas Adams

Quella santa donna...

IO DI LEI a dire il vero so molto poco. Però di una cosa sono certo (l'ho anche scritta, a suo tempo) e cioè che per questo Posto ha avuto un ruolo inimitabile. Sto parlando di Keyra Agustina Cordova, con la grafia che più spesso ricorre tra i naviganti che giungono qui cercandone le vestigia.



In effetti si tratta di una gran figliola, resa famosa da quel suo fondoschiena di tutto rilievo che un mio antico amico alcuni mesi fa mi segnalò come ultima tendenza della rete e che io ripresi e citai qui. Ecco, da allora mese dopo mese sono decine e decine i naviganti che fanno frullare il mio contatore delle presenze, mentre loro cercano immagini da scaricare o forse inediti particolari biografici della giovane signorina il cui marito - narra la leggenda - è anche il suo più accanito fotografo online.

Dal profondo del cuore, grazie. Meglio ancora di Magnaccio manager download, altro culto di questo Posto...

Il balzo digitale

IL MINISTRO DELLA modernizzazione norvegese, Andreas Meyer, ha annunciato che Oslo "non accetterà più formati proprietari nelle comunicazioni tra i cittadini e il governo".

Il piano di modernizzazione della Norvegia si chiama eNorge 2009 - The Digital Leap. Come si chiamava quello italiano, ministro Stanca? Italian Big Blue?

27.6.05

Togliere gli ultimi dubbi

COSI', LA SAGA di Guerre Stellari è finita. Sei film, una doppia trilogia. E quel senso come di ottundimento, dato che ci sono voluti trent'anni per arrivare al termine, oltretutto con le due trilogie invertite temporalmente. La Bbc ha proposto poche settimane fa un utile bignamino (in inglese) che riassume e spiega l'esatta cronologia degli avvenimenti.



Occhio a chi non ha ancora visto l'ultimo: si rovina la sorpresa...

I'm away...

QUANDO USI I programmi di chat (tipo MSN Messenger oppure iChat) e ti allopntani senza spegnere il computer, il software mostra agli altri che ti "vedono" online un messaggio semplice: "Away..."

Ecco, c'è anche chi ci ha fatto una maglietta, che però acquista tutto un altro significato...



(Visto che me lo chiedete, sì, lei è la mia fidanzata...

Il successo del BlackBerry

HA RAGGIUNTO GLI onori della cronaca: il BlackBerry di Research in Motion (RIM), la società canadese che ha realizzato un modo alternativo per guardare la posta elettronica col telefono, è un caso. Technology Review dedica una lunga storia per spiegare le cause del successo. Tutti si focalizzano sull'apparecchio telefonico con tastiera venduto dall'azienda e vedono la società come un concorrente per intendersi di Nokia (con la quale ha peraltro stretto un accordo tecnologico strategico), Motorola o Sony Ericsson.

In realtà, quando ero stato a chiacchierare con uno dei loro capi, Rick Costanzo, la prima cosa che mi avevano fatto capire e che avevo scritto allora nel mio articolo era questa:

Il segreto di BlackBerry la concorrenza ancora non l'ha capito. Per questo Research In Motion (Rim) continua a crescere in un settore, quello della posta elettronica e non solo, che molti hanno finora considerato una "killer application" per il mondo wireless ma che pochi hanno saputo capitalizzare.
(...)
BlackBerry, un piccolo terminale telefonico - praticamente un guscio vuoto basato su Java - che tanti hanno frainteso pensando fosse la tecnologia da battere. "Ma non hanno capito niente - spiega Rick Costanzo, italo-canadese alla guida delle operazioni commerciali di Rim in Europa dopo anni passati con At&t in Nord America - dal momento che la componente fondamentale è tutta nella gestione di rete e nella politica di alleanze".


Ecco, era giusto giusto un anno fa...

24.6.05

Può far male. Ma è peggio se non ne fa

CON COLPEVOLE RITARDO segnalo che Repubblica ha pubblicato uno dei suoi albi I Classici del Fumetto dedicato a Doonesbury di G.B. Trudeau. Sono cinque anni di strisce (2000-2004) riunite in maniera quasi cronologica (le tavole domenicali sono alla fine e neanche tutte) che meritano.

Questioni di forma

LEGGEVO CON INTERESSE l'ultima marketta giornalistica in cui sono incappato (c'è sempre da imparare in questo mestiere). E' il servizio anche online del Corriere della Sera sul lancio della Playstation Portable (Psp) della Sony (probabilmente il link sarà già scaduto, non è colpa mia, scusate) in Europa dopo che è già uscita negli Usa e in Giappone.

Per inciso, si tratta di una marketta perché dotato di titolazione così concepita:
titolo
Dettagli sul lancio della Psp: pronti 10 film
catenaccio
Sony esulta: venduti già 100 mila film nel formato Udm, una specie di mini-Dvd scelto dalla casa giapponese per la sua attesa console.

Ora, la Psp ha venduto un paio di milioni di esemplari, mi risulta, e 100 mila film non mi sembrano esattamente questo successo astronomico, soprattutto per una console che si fa vanto e punto di forza di avere, a differenza della concorrente Nintendo DS, spiccate qualità multimediali e mercato nel settore del video.

Mi sembra più un tentativo da ufficio stampa di influenzare il lettore facendogli credere che tutti comprano film per la Psp al fine di orientarne l'opinione e influenzarne le decisioni con aspettative aziendali piuttosto che con fatti oggettivi. Ma tant'è, è il Corsera, il tempio del giornalismo italiano (seppure online) quindi passiamo oltre.

Oltre, però, c'è il fatto che l'articolista - anonimo estensore di comunicati commerciali - riesce miracolosamente ad arrivare sino in fondo senza usare mai il nome generico dell'oggetto che Sony vende, cioè "console portatile". Cede tuttavia nell'ultima riga e scrive un clamoroso, quanto diffuso, consolle con due "elle". Ecco, consolle con due elle è il mobiletto che potresti trovare in un negozio di arredamento, o il modo figo con il quale l'architetto di interni ti spiega che in salotto ci vorrebbe "una piccola consolle per ravvivare l'angolo". Console con una elle sola, invece, è quella con cui si gioca, attaccandola al televisore oppure andandoci a passeggio. Sono dettagli, per carità, piccole cose di forma, niente di importante...

23.6.05

Link è vivo e lotta insieme a noi

NON E' VERO che i videogiochi sono solo... giochi. Cioè, lo sono, ma non solo. Contengono storie, e quindi personaggi e racconti. Come il ciclo creato dal geniale Shigeru Miyamoto (un uomo che nel suo settore primeggia solo, senza rivali), The Legend Of Zelda, che ha dato vita ai due personaggi principali del fortunato franchising della Nintendo: la principessa Zelda e il giovane Link.



Link è un giovane guerriero, la cui missione è liberare la principessa Zelda e il cui ruolo nel tempo è stato coperto da più personaggi assolutamente omonimi. In lui si identifica e attraverso lui solo agisce il giocatore. Il personaggio, a ripercorrerne le biografie - sparpagliata attraverso la decina di titoli in cui si articola la saga - ha uno spessore notevole.



Ma ancora più soprendente è la principessa Zelda, il cui nome è ispirato alla moglie di Scott Fitzgerald (poetessa e scrittrice geniale e pazzoide, morta nell'incendio del manicomio dov'era ricoverata) e la cui identità di genere è alquanto ambigua. Proprio questa complessità, insieme alla relazione che il personaggio eterno costruisce con gli infiniti riflessi dell'eroe mortale (quasi una metafora del numero ancor più elevato di giocatori che percorrono gli stessi sentieri del racconto), ne costruiscono la particolarità.

21.6.05

Pensare strategico

CI SONO QUELLE volte che pensi: "Adesso faccio un piano che risolve il problema". Allora metti insieme per motivi vari una serie di strumenti e stratagemmi. Che so io, uno scolapasta, ma anche un bilico, una bella scala, una palla da bowling. Una volta che hai fatto il tuo piano, messo in fila gli elementi, oppure - detto in altre parole - analizzato il problema e disegnato il flusso per ottenere la soluzione, arriva il momento in cui attivi il meccanismo.

Alle volte i risultati sono differenti dalle aspettative. Tanto che ci si chiede: "Ma in realtà, che cosa ti aspettavi?"

19.6.05

Rilanciare, anno dopo anno

LA SETTIMA STAGIONE di Charmed (da noi Streghe) è finita da poche settimane. Mi sono appena rimesso in pari: termina in maniera ambigua, praticamente mandando in pensione le tre protagoniste. Cosa succederà l'anno prossimo? C'è dibattito anche sul se: pare che sia stata approvata da WB la nuova stagione ma la notizia non è ancora ufficiale. E si dice anche che l'ottava potrebbe in ogni caso essere l'ultima. Solo rilancio per creare attenzione oppure un ciclo che si chiude?



La serie è comunque "storica" se non altro per il numero di meravigliose viste aree di San Francisco, usate come stacchi e intermezzi...

17.6.05

I'm the Doctor, run for your life!

GRUPPI DI ASCOLTO di tutto il mondo, unitevi e accendete le televisioni. Questa domenica la BBC manda fuori l'ultima puntata (la tredicesima, cosa meglio dopo un venerdì diciassette?) della stagione del Doctor Who con Christopher Eccleston. Anche se ci dicono di non rammaricarci perché ne hanno già in cascina altre due stagioni - addirittura - niente sarà più come prima. Eccleston infatti molla tutto e al suo posto compare David Tennant. Meno male almeno resta confermata per le prossime tredici puntate l'assistente di quest'anno, Billie Piper.

Ecco, a me il Doctor Who è piaciuto parecchio. Anzi, assai. Sarà perché ho un'età e sono venuto su a pane e Spazio 1999 - che come serie "poveraccia" e cupa non aveva niente da invidiare a nessuno - ma addirittura il 2005 mi sembra un po' la reinassance del buon dottore... Ecco!

15.6.05

Stay Hungry. Stay Foolish. [AGGIORNATO]

STEVE JOBS HA tenuto il discorso alle lauree di Stanford, un paio di giorni fa. Adesso è uscito il testo dello speech. Jobs ha concluso richiamando la Bibbia della sua generazione, The Whole Earth Catalog, pubblicato da Stewart Brand a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta. Il discorso termina così:

Stewart and his team put out several issues of The Whole Earth Catalog, and then when it had run its course, they put out a final issue. It was the mid-1970s, and I was your age. On the back cover of their final issue was a photograph of an early morning country road, the kind you might find yourself hitchhiking on if you were so adventurous. Beneath it were the words: "Stay Hungry. Stay Foolish." It was their farewell message as they signed off. Stay Hungry. Stay Foolish. And I have always wished that for myself. And now, as you graduate to begin anew, I wish that for you.

Stay Hungry. Stay Foolish.




Come non augurarcelo anche noi, professor Steve Jobs?



Ho tradotto per Macity il testo dell'intervento, che si trova a partire da questa pagina. Invece qui in inglese c'è la trascrizione dello storico keynote di tre settimane fa a San Francisco per la WWDC, durante il quale Steve Jobs ha annunciato il passaggio alle architetture Intel per i Mac fissi e portatili. (Questo col piffero che lo traduco...)

14.6.05

Other artifacts from the future

ANCORA WIRED, ANCORA Found...

Loghi

L'ACCORDO TRA APPLE e Intel ha ispirato grafici e creativi, alla ricerca di nuovi loghi...



Alcuni dedicati a progetti passati ma ancora attuali...



Altri alla pubblicità di Apple per gli iPod



(Che bello, è tutto un fiorire di diversità. Viviamo in tempi davvero interessanti...)

13.6.05

Trippa per gatti

QUI C'E' BEETHOVEN da scaricare gratis e legalmente per tutti. Grazie alla Bbc. Ecco, il servizio pubblico britannico, tanto per dire.



(E' il Guardian che ci spiega il perché e il percome della cosa)

Found

LA RUBRICA VISIVA di Wired sul futuro.

12.6.05

Wired UK

NEL MAGGIO DEL 1995 vennero iniziate le pubblicazioni dell'edizione britannica del mensile americano Wired, quella che per brevità viene chiamata la Bibbia dell'era digitale. L'esperimento durò poco: dopo un anno e mezzo Wired UK chiuse i battenti.

A parte il manifesto (in certo modo tutt'ora valido), colpisce uno degli articoli del primo numero, a firma Douglas Adams. Si può leggere qui. A me, già dal primo paragrafo, ha colpito. Soprattutto per la parte del martini...

Some of the most revolutionary new ideas come from spotting something old to leave out rather than thinking of something new to put in. The Sony Walkman, for instance, added nothing significantly new to the cassette player, it just left out the amplifier and speakers, thus creating a whole new way of listening to music and a whole new industry. The RISC chip works by the brilliant, life-enhancing principle of getting on with the easy stuff and leaving the difficult bits for someone else to deal with. (I know it's a little more complicated than that, but you have to admit, it's a damned attractive idea). A well-made dry martini works by the brilliant, life-enhancing principle of leaving out the martini.

11.6.05

The significant other

TRA LE PIEGHE del matrimonio di Fabio, ho scoperto l'espressione politicamente corretta per indicare il proprio partner, compagno/a, fidanzato/a, marito/moglie. La correttezza politica sta nel fatto che la locuzione the significant other ha non solo la capacità di non rivelare il sesso dell'altra persona - e questo è già buono - ma anche di non far capire il tipo di rapporto (matrimonio? convivenza? fidanzamento? storiellina?) che intercorre con the other. Alla fine, the significant other potrebbe essere anche il gatto di casa o le ceneri della nonna poggiate sul caminetto.

A me gli Americani mi fanno impazzire...

Il buon dottore

CI SONO DIECI Doctor Who: otto nel passato, uno nel presente e un altro nel futuro. Perfettamente in linea con lo spirito dell'ultimo Timelord.

La serie televisiva della Bbc, nata per da una idea del genio televisivo canadese Sydney Newman per insegnare la storia e la scienza ai bambini britannici e del Commonwealth, e divenuta una icona della cultura sottile britannica e non solo, è tornata dopo 16 anni di silenzio sui televisori britannici. E non solo: viene trasmessa anche in Australia (Abc) e in Canada (Cbc). Proprio in quest'ultimo paese hanno realizzato un affascinante documentario in sei parti visibile gratuitamente attraverso Internet. Si parte da qui.



(Intanto, i malviventi che hanno rapito Dalek hanno chiesto un riscatto mandando anche un pezzo amputato - à la Faruk - del modello di robot cattivissimo, nemico storico del Doctor Who, esposto in una attrazione turistica del Somerset. Che tempi...)

10.6.05

Il giorno del debuttante

ERA IL 1934 e in una delle Silly Simphonies di Walt Disney, The Wise Little Hen, fece il suo debutto Donald Duck, da noi Paolino Paperino. E' il più amato, probabilmente, tra tutti i personaggi dell'universo di paperi e topi della Disney; quello che è in una parte di ciascuno di noi. Buon compleanno...



(sono a Varese, all'albergo Stelvio, camera doppia con Fabio. Domani si sposa con Elena - e io sono uno dei testimoni. Sono quelle cose piccole che ti fanno sembrare la vita una cosa reale, non una fiction. Chissà perché.)

8.6.05

La cronaca di un giorno importante

SONO FIORITE LE interpretazioni più disparate (e in molti casi sicuramente giuste) sul senso e sugli effetti della nuova strategia di Apple volta ad utilizzare processori Intel per i Mac del futuro. Ma cos'ha detto, durante il keynote di lunedì, Steve Jobs? Qui la cronaca in italiano e qui quella in inglese. E' buona regola, anche nei commenti, attenersi ai fatti...



(In questa pagina di Macity, una spiegazione completa di quel che significa la transizione da PowerPc a x86. Cioè, una FAQ)

7.6.05

Designed by Apple, Powered by Intel!

INSOMMA, LA FUSIONE a freddo è possibile e da ben cinque anni. E Motorola e - soprattutto - Ibm hanno preso una gran bacchettata sulle dita (a Ibm, peraltro, visto si sta concentrando sempre più verso i processori Cell non compatibili con i PowerPC la cosa non è che sia così sgradita) e tutti gli appassionati sono con il fiato sospeso.

La roadmap della transizione è chiara: primi Mac-Intel tra un anno, tutto Mac-Intel tra due anni. E poi? Riuscirà Apple a tenere confinato il suo sistema operativo dentro un solo tipo di Pc - quello che produce lei - oppure si ridurrà a produrre pochi Mac e tanto software? Non è che venti anni fa aveva proprio ragione Bill Gates a dire che il business è nel software, non nell'hardware?

Ragazzi, il domani è incerto e complicato. La cosa, perciò, si fa parecchio interessante...

6.6.05

Designed by Apple, Powered by Intel?

FACCIAMOLA BREVE: LA storia che Apple possa mollare Motorola e Ibm, passando ai processori di Intel è antica. Antica e dubbia: da almeno cinque anni si susseguono indiscrezioni in tal senso che poi non si sono mai concretizzate. Adesso, visto che stasera c'è l'appuntamento per gli sviluppatori di Apple a San Francisco con il discorso di Steve Jobs, ci si sono messi sopra praticamente tutti, e si osserva l'effetto di realtà della stampa. Mancano poche ore al presunto annuncio e anche i più saldi tentennano.

Hanno paura di fare la figura da scemi, di certo, facendosi fregare da uno di quelle improvvise giravolte di Steve Jobs che spiazzano tutti. Sembrava un appuntamento tranquillo e senza tanti casini, si sta trasformando in una ridda incontrollabile e inverificabile di voci che si autoalimentano.

Al giornale e a Macity si ritiene che lo "switch" tecnologico sia possiible in favore di nuove tipologie di apparecchiature (un iPod video con Xscale di Intel, anziché il Pentium nei computer), a giro invece si pensa che sia possibile di tutto, perché l'ha detto il Wall Street Journal e allora...

Da un punto di vista tecnologico, se si passasse a Intel si racconta di "magiche" tecnologie, già in commercio e licenziate da Apple in gran segreto, per convertire al volo il codice studiato per i G3, G4 e G5, trasformandolo senza bisogno di ritocchi da parte dei programmatori in roba buona anche per Pentium e dintorni.

La mia personale opinione? Tra dieci ore sapremo tutto. Perché preoccuparsi? Quando verranno dette le cose, si scriveranno gli articoli e se proprio c'è tempo si analizzeranno anche gli effetti. Le fonti - rigorosamente anonime - del WSJ non le posso verificare e quindi registro solo l'indiscrezione. Faccio il giornalista, mica l'indovino o il pranoterapeuta...

(Ps: questa è una delle migliori analisi di tutto il casino che sta succedendo e di quel che viene detto e scritto da tutte le parti. Un caso di enfasi mediatica che si autoalimenta. Sottoscrivo pienamente, infine, l'ultima riga:Here’s my bet: Intel is going to produce PowerPC chips for Apple. But I’m only betting one dollar).

5.6.05

Orientare le masse (ovvero svelare il problema)

UNO PUO' AVERE tutti i dubbi e le disattenzioni del mondo a una settimana esatta dal voto sul quadruplice referendum. (Uno può anche aver capito che l'unico modo che hanno i fuori-sede di votare è quello di recarsi da un comitato promotore (su Internet, usando Google, si trovano), farsi indicare come osservatore di lista, presentarsi con le credenziali al seggio un po' prima, farsi registrare e anche votare colà). Uno può pensare: questa volta che faccio? Non devo votare per adesione ideologica ma secondo coscienza - dopotutto l'esempio di Rutelli risuona in proprio come monito in questo senso (Parigi val bene una Messa), oppure posso anche scegliere di non andare proprio a votare.

Ecco, uno può essere lì, diviso e furente con se stesso che non ha capito, che non sa, che non riesce a dominare la cosa, perfettamente diviso a metà, proprio come i migliori elettori del grande corpaccione indeciso - quelli che fanno tanta gola a così tanti. Poi, legge il giornale, magari su Internet. E trova:

(dal Corriere della Sera di oggi)

Lite sul trenino dei bambini « in provetta »

Sfilano con le mamme 20 figli di coppie gay. Calderoli: legge 40 contro i genitori finocchi

Loro sono lì beati, una ventina. Qualcuno sale, qualcun altro scende, c'è chi si mangia un panino, qualcuno si addormenta profondamente tra le braccia delle sue due mamme. Ignari, che su quel trenino prestato dalla Provincia di Milano, destinato ad aprire il Gay Pride nazionale, si stanno per addensare nuvole gonfie di polemiche. Loro, i piccoli, sono i figli di coppie lesbiche, nati grazie alla fecondazione assistita. Loro, sono lì, insieme alle loro mamme, per testimoniare una cosa semplice: che ci sono, che esistono. «E che dopo la legge 40 — dicono le mamme lesbiche — sono destinati a non esserci più».

La bufera politica è nell'aria. L'attacco, durissimo, arriva dal ministro delle Riforme, il leghista Roberto Calderoli: «Milano nella sua storia ha visto di tutto, sia in bello che in brutto, ma la schifezza di utilizzare dei bimbi innocenti per sostenere le proprie perversioni gli mancava. E credo che oggi si sia veramente toccato il fondo». Parla di «manifestazione abietta», di «corteo di bimbi che grida vendetta a Dio». Per concludere con un invito ad astenersi dai referendum del 12 giugno: «La gente deve sapere — continua il ministro — che andando a votare al referendum apre la porta ad abiezioni del genere, che coinvolgono perfino i bambini. E che bisogna approvare la mia proposta di legge di riforma costituzionale che specifica che il matrimonio deve essere tra persone di sesso differente».

«Se non si fa questo — conclude Calderoli — avremo a casa nostra figli di coppie lesbiche o bimbi adottati da coppie di finocchi».


Ecco, meno male c'è Calderoli a chiarire la situazione e mettere sul tavolo i punti importanti della questione...

4.6.05

Paradossi

POCO FA MIA madre mi ha chiesto se penso di votare ai famosi referendum. Il fatto è che il prossimo fine settimana ho un impegno fuori città. E poi, c'è un disagio più profondo sul tema. E su chi ci informa.

L'hanno detto tutti - anche Oriana Fallaci - quel che bisogna fare. Anche Rutelli. Anche Piero Ostellino. Anche i presidi di scuola, i cardinali, Benigni, il Papa. Persino Beppe Grillo, e sinora mi sembra la migliore tra le cose che ho sentito.

Perché, fondamentalmente, non mi sento più informato, ma al centro di un conflitto. Massimo Mantellini nota che la contraddizione tra le leggi esistenti - una è quella sull'aborto - porterà comunque a un'azione del legislatore.

Per adesso noto che, forse a causa dell'effetto distorsivo dell'attenzione, c'è in televisione un proliferare di donne incinte, gente coi bambini, outing di tutti i tipi: manca solo che la Busi legga i titoli del Tg1 con un neonato attaccato al seno. La discussione politica-civica implica il senso del pudore?

Io comunque mi sento addosso lo stesso confuso qualunquismo di tre mesi fa.

Firenze

PARE CHE IN questi giorni siano tutti a Firenze, o passino da Firenze, o se ne vadano da Firenze. Che strana cosa: ho passato trent'anni in questa città e comincio a sentirla mia solo adesso, cinque anni dopo che me ne sono andato... E che continuo a chiedermi: perchè l'ho fatto?

Scavare, scavare, scavare...

SE NON FOSSE che lo scrive The Guardian, sembrerebbe la trama di un cartone animato giapponese di fantascienza:

Japanese scientists are to explore the centre of the Earth. Using a giant drill ship launched next month, the researchers aim to be the first to punch a hole through the rocky crust that covers our planet and to reach the mantle below.
The team wants to retrieve samples from the mantle, six miles down, to learn more about what triggers undersea earthquakes, such as the one off Sumatra that caused the Boxing Day tsunami. They hope to study the deep rocks and mud for records of past climate change and to see if the deepest regions of Earth could harbour life.

Asahiko Taira, director general of the Centre for Deep Earth Exploration in Yokohama, near Tokyo, said: "One of the main purposes of doing this is finding deep bacteria within the ocean crust and upper mantle. We believe there has to be life there. It's the same mission as searching for life on Mars".


Consiglio, a chi non riesce ad aspettare i risultati di questa missione, la lettura di un vecchio classico di Edgar Rice Burroughs (il creatore di Tarzan e uno dei miei scrittori pulp preferiti), in inglese, libero da copyright e quindi scaricabile integralmente grazie al progetto Gutenberg: At the Earth's Core.

(L'altro scrittore pulp preferito è Philip José Farmer, più vicino a noi temporalmente, di cui qui potete leggere un profilo bello e molto completo)


(E.R.Burroughs a sinistra e a destra P.J. Farmer)

Oggi nel 1989, i carri armati entravano in piazza

VI RICORDATE DI Tienanmen? La piazza del popolo a Pechino, dove manifestavano gli studenti cinesi, sedici anni fa. Era il momento in cui il mondo stava per cambiare faccia, in cui una generazione nata e cresciuta dopo la Seconda guerra mondiale coperta dal manto della guerra fredda avrebbe aperto gli occhi. Quel giorno, mentre il processo di democratizzazione e di apertura al mercato in Cina stava mostrando le sue più grandi contraddizioni (che ancora ci sono, sotto la cenere, che covano), un ragazzo entrò nell'immaginario del mondo fermando una colonna di carri armati. Fu la prima diretta della Cnn a segnare l'avvento della televisione all news via satellite e l'inizio del predominio dell'informazione video made in Usa



Non c'era Internet, a malapena c'erano i telefonini, la Russia stava collassando - Berlino sarà il suo simbolo - e i carriarmati americani ancora dovevano calcare il deserto iracheno. Un altro mondo.

3.6.05

Il blog come audience diffusa

ANNA SFARDINI E' la prima e, non solo per questo, la più acuta studiosa delle audience in Italia dal punto di vista dell'attività performativa del pubblico. Ha studiato i reality show nostrani applicando lo schema di Abercrombie e Longhurst e va a suo merito di aver lavorato in maniera particolarmente felice alla definizione di questo paradigma calato nell'analisi sul campo. Kudos per lei.

La definizione di audience sta entrando in una terza fase, dopo quella di pubblico semplice (quello che va a teatro), pubblico di massa (quello che guarda la televisione e legge i giornali) al pubblico diffuso, quello cioè che vive ibridato tra connessioni dirette e connessioni mediate, capace di aggrumarsi in comunità interpretative. E' un pubblico che si definisce come personalità singola e pubblica attraverso la scena mediale, la partecipazione attiva a questa e la graduale coscienza del processo di produzione simbolica connesso.

Un altro punto di vista per concetti analoghi è dato dal paradigma spettacolo/performance, che supera la logica classica dell'incorporazione/resistenza dell'audience ai contenuti mediali di cui è fruitrice (i comportamentisti sono tutti qui, con mille variazioni sul tema) e introduce la possibilità di dare risalto alle competenze attive del pubblico, cioè i suoi skill, senza necessariamente indurre la considerazione che attivismo voglia dire resistenza, destrutturazione o sovvertimento del testo.

Ordinando lungo l'asse delle competenze il pubblico che partecipa a una fase e dimensione nuova dei mezzi di comunicazione, si costruisce un continuum, cioè una scala in cui non esistono gradini ("quanti") ma passaggi graduali sfumati da un livello all'altro (rappresentazione digitale la prima e analogica la seconda, a voler fare una meta-metafora). Partendo dal minimo verso il massimo - da sinistra a destra - della performatività, il pubblico è suddivisibile in consumer, fan, cultist, enthusiast, sino al petty producer. Ovvero, se il pubblico performante si vede mettere in gioco delle competenze che si attivano durante la fruizione, ha capacità di "usare" il testo - massima performatività - o solo di fruirne: a sinistra massima pervalenza del testo, a destra massima prevalenza dell'audience.

Ultima premessa: Internet è una struttura tecnologica (quindi la prima metà di un mass media, secondo la definizione di Colombo) socialmente rilevante e attiva (seconda metà, nel complesso è un apparato socio-tecnologico), in cui si trovano e organizzano non solo dei meccanismi di fluidificazione della circolazione delle informazioni, ma è anche una arena in cui si definiscono identità sociali, in cui si materializza una nuova dimensione dei mezzi di comunicazione, dell'informazione, della conoscenza, del potere e delle persone.

I blogger sono una delle dimensioni, delle modalità performative con le quali le persone utilizzano la rete, singolarmente e in gruppi di relazione e di pratiche, ridistribuendo informazioni e definendo il proprio ruolo, la propria identità, la propria visione del mondo. Esercitando cioè un potere, attraverso la conoscenza di un linguaggio e di alcuni strumenti tecnologici, ma partecipando a un processo di informazione più ampio. I blogger infatti trasformano informazione, ma non autonomamente: sono inseriti in un più ampio processo di azione sociale in cui i fatti diventano informazione e notizia attraverso una serie di mediatori più ricca e complessa della sola blogsfera. Cioè i blogger non vivono nel vuoto pneumatico, sono invece una forma molto attiva e particolare di audience diffusa.

Ecco, mi viene in mente e la butto là: i blog sono quindi definibili un fenomeno individuale di audience petty producer? In grado di metabolizzare e condividere, collettivamente e comunitariamente, un grado di coscienza e di rielaborazione - quindi di partecipazione - di contenuti del sistema mediale più ampio? Sono un pubblico performante? Messa così - pur con le imprecisioni della sintesi che precede, mi pare una buona idea. More to come...

[Meme foundry licence: Concetto originale, frutto di rielaborazione di teorie esistenti e successiva creazione di interpretazione autonoma, non disponibile liberamente ma solo previo riconoscimento del valore aggiunto dal sottoscritto. Qui non si frigge mica con l'acqua, sapete? Se vi azzardate a scopiazzare biecamente - e sappiamo tutti che lo fate - vi trovate sottocasa i miei legali e io posso pure smettere di lavorare con tutti i soldi che vi vincerò nella seguente causa per danni]

2.6.05

Il metodo dietro alla risposta

LA PRIMA GUERRA mondiale uccise sette milioni di persone. L'influenza detta "spagnola", quasi cento. Uno dei maggiori veicoli di contagio furono proprio le truppe che smobilitavano dai campi di battaglia e si spostavano a destra e a sinistra per l'Europa.

Adesso, siamo a rischio della prossima "asiatica", l'influenza aviaria che giunge dall'Estremo Oriente. A settembre sarà micidiale, dicono tutti. C'è chi fa un interessante punto della situazione. E un passaggio in particolare mi colpisce. Quando viene citato il guru della sicurezza informatica Bruce Schneier, che dice:

One of the things I routinely tell people is that if it's in the news, don't worry about it. By definition, 'news' means that it hardly ever happens. If a risk is in the news, then it's probably not worth worrying about. When something is no longer reported - automobile deaths, domestic violence - when it's so common that it's not news, then you should start worrying.

Consolidamento: pensiero confuso

IERI C'E' STATO un interessante scambio di mail (per me) con un lettore di Macity circa questo articolo. Riprendo un brano di quel che gli ho scritto circa i blog, l'argomento toccato poco sotto in questo Posto.

Il blog è selfish, è egoismo, è il bisogno di fare qualcosa diretta, senza mediazioni, a pancia aperta, con maggiore o minore furbizia, interessante, con la propria testa. E' giocare al Monopoli, non essere un palazzinaro. Se poi ti scoprono il talento del palazzinaro perché giochi a Monopoli da Dio, allora via il blog e dentro con la vita vera! Ma fare l'una e l'altra cosa insieme, no.

Abbiamo la stessa idea, tu e io? Da noi, a differenza degli Stati Uniti, il rapporto con i soldi e l'imprenditorialità personale è diverso. Sostanzialmente, noi non siamo imprenditori di noi stessi sino a che non si arriva al fatidico passaggio della partita iva (o dell'evasione totale). A quel punto, siamo un popolo di imprenditori individuali. Negli Usa sei imprenditore a sei anni quando vendi i giornalini vecchi sul marciapiede davanti casa o quando ti fai pagare per lavare l'auto del vicino. Il salto di qualità lo fai quando fondi la corporation e lavori in team con duecento persone.

Ecco, se uno fa da noi il blog e si prende la partita iva per gestire i proventi collegati direttamente a quella attività, mi piace già meno. Penso che la sua autonomia di giudizio possa cambiare, per mantenere la partita Iva piuttosto che il rispetto dei lettori. Dopotutto, lo scopo di tutti i media di massa è vendere audience agli inserzionisti pubblicitari, no? Né i giornali, né la radio né la televisione campano come aziende vendendo direttamente il prodotto al pubblico (prezzo della copia o canone di abbonamento). Invece, campano con la pubblicità, vendendo agli inserzionisti la loro popolarità, cioè il loro tasso di ascolto, cioè il loro pubblico.

1.6.05

Il bisogno di affetto (si parla sempre di me)

QUANDO GUARDI LA televisione, la sensazione è strana, anche se ormai ci sei abituato e non ci fai più caso. Insomma, non è come il cinema - che peraltro anche quello è ben strano, a dire il vero - ma quasi. Sei a casa tua, guardi una cosetta piccola in un angolo della sala (se non sei milionario e hai un plasma da novanta pollici) svaccato sul divano Ikea, e dentro c'è un mondo. Devi avere un gatto vicino per rendertene conto.

I gatti, perlomeno la mia gatta nera, guardano la televisione con un occhio solo. I cani la fissano intensamente oppure fanno qualcos'altro di relazionale. I gatti guardano sempre tutto, ma con un occhio solo o al limite dando le spalle e guardano girando al contrario le orecchie. Guardano con le orecchie, insomma, che a pensarci bene è una cosa ben strana ma non mi pare il caso di approfondire adesso, perché divagheremmo. I gatti guardano la tivù senza l'apparato critico di Aldo Grasso o senza il trasporto ebete della massaia di Voghera. Guardano con passione e dedizione, anche se gli accarezzi la testa, ma sempre un po' di rimbalzo. Con un occhio solo.

A loro, io credo, la televisione interesserebbe pure. Almeno, fino a che non ci sono i cambi di immagine, i controcampi, i giochi di montaggio, insomma tutte quelle cose strane delle quali noi esseri superiori e sofisticati seguiamo il senso e loro no. Quello non gli piace, quindi non gli piace il novanta per cento della televisione. Loro sono per la tivù vecchio modello, per le tribune elettorali anni Settanta, per i carosello degli anni Sessanta, per i tg di Veltroni padre. Insomma, è una questione quasi di stile, più che di cultura, ma dentro ci dev'essere di più.

Ecco, io quando sono davanti alla televisione con la mia gatta nera in collo la osservo e penso queste cose. E se voi vi chiedete cosa c'entri il titolo del post, allora vuol dire che non avete capito nulla e che siete anche un po' insensibili. Buh!

Un invito alla moderazione (la mia)

TALVOLTA PENSO: MA non è che scrivo troppo? Voglio dire, va bene tutto, però l'altro giorno - tanto per gigioneggiare con un'amica - ho aperto il file dove scrivo a rullo le notizie per Macity. E' un file solo di testo, "piatto", creato domenica 14 novembre alle 16:32. Con una scorciatoia di tastiera ho fatto partire il contaparole e il risultato mi ha dato un po' da pensare. Attualmente marca 706.124 battute spazi inclusi, pari a 109.156 parole. Tradotto in righe di quotidiano - quelle da 60 battute spazi inclusi - fanno 11.768 righe e qualche spicciolo in sei mesi e mezzo. Quel quantitativo di righe equivale, se una cartella dattiloscritta ne contiene 25, a 470 pagine formato libro. Se invece ne contiene 20, a 588 pagine.

Ecco, quella per Macity è una delle varie attività di scrittura che mi accompagnano quotidianamente. C'è poi questo blog, che succhia qualche post al giorno, poi le mail di lavoro e non (alcune sono dei veri e propri romanzi, come avranno notato alcuni dei lettori coi quali corrispondo), gli articoli per i giornali (solo per il Sole 24 Ore sono tre o quattro alla settimana), le altre cose che scrivo per altri vari motivi (ad esempio l'università), i servizi radiofonici per Radio2024 (vanno scritti, prima di essere letti, cosa credevate...), senza contare la scrittura privata (ebbene sì, ho tonnellate di romanzi nel cassetto, e anche saggi, pamphlet, articoli scientifici, paper, ricettari, istruzioni per l'uso, poesie in rima sciolta e in rima baciata, poemi epici, diari quotidiani e proustianie, rapporti quali-quantitativi, analisi cosmologiche, trattati sull'Antico Testamento, lunghe lettere d'amore, collezioni di sms, descrizioni di quel che c'è o c'è stato nel mio frigo e nel mio armadio, anche meditazioni sul senso dell'olfatto - sugli altri quattro ci sto lavorando in queste ore) e la scrittura di cui non posso parlarvi per vari motivi (principalmente accordi di riservatezza, privilegio ghostwriter-famoso-personaggio etc).

Ecco, 5-600 pagine in sei mesi moltiplicate per tre, fanno 1500-1800 pagine. Forse - a differenza di quel che penso - non soffro del blocco dello scrittore o del terrore della pagina bianca... Forse è il caso che mi moderi un po'. Purtroppo, faccio parte della generazione di idioti e non ho neanche il dono della sintesi. Sono pure un po' prolisso... Insomma, fermatemi! Oppure pagatemi di più...

Il dono della sintesi (a me negato)

PER LUNGO TEMPO mi sono interrogato sul nome della nostra generazione, di quelli cioè che stanno tra i trenta e i quaranta (io sono proprio nel mezzo) vale a dire nati a cavallo tra il 1965 e il 1975.

Un nome ha da essere buono, sintetico, allusivo, creativo, descrittivo, riempitivo. Insomma, azzeccato. Noi siamo la generazione... e giù a pensare, ad accapigliarsi, a spremersi le meningi. Ne vengono fuori di tutti i colori e di tutti i tipi. Poi lei, l'eterno feminino che passa indifferente (e anche un po' stronza) nella mia vita ci ha definiti così: una generazione di idioti. Ecco, per quanto mi sforzi, non trovo modo di falsificare la sua definizione: è buona, sintetica, allusiva, creativa, descrittiva, riempitiva e molto altro ancora. Siamo una generazione di idioti. Punto.

Consolidamento: corporate blog

QUESTO E' UN discorso un po' lungo, che provo ad abbozzare adesso, in prima battuta. Poi magari ci si torna sopra. Il tema sono i blog, cioè i diari online, come quello che state leggendo adesso. Ce ne sono una marea, veramente tanti, e si tende adesso a ricomprendere nel genere anche altre cose che c'eran prima della nascita del termine blog, cioè Web Log, come ad esempio i siti di informazione gestiti da una sola persona (Apple ha fatto causa a due o tre di questi, qualche mese fa, e la stampa li ha definiti "blogger", ponendo subito il problema se siano estendibili i privilegi dei giornalisti - tipicamente il segreto professionale nelle forme consentite dalle diverse legislazioni - anche ai blogger: ma se uno ha un sito di news è necessarimente un blog?) oppure quelli di racconto, cazzeggio, intimità e altri generi.

Io li considero un esempio di open source del pensiero e dell'informazione: sono scritti di solito in maniera informale, discorsiva, e tendono a fornire qualcosa che più che "informazione" è identificabile come "contenuto editoriale": pensieri, link, riflessioni, cose che non avevamo letto, eventi che ci erano sfuggiti o che conosciamo bene, racconti, etc. Non si paga per leggerli, sono fatti in maniera anche molto professionale ma quantunque amatoriale, non sono forum, non sono siti di discussione (anche se tra i commenti si creano alle volte piccole comunità), non sono siti di informazione (non mi venite a dire che Repubblica.it e Corriere.it sono blog, per favore...) ma sono comunque diventati una delle cose che si leggono quotidianamente, una nuova portata della dieta mediale del "pubblico".

Adesso, dopo che molti giornalisti hanno per passione, per ideologia, per relax, per calcolo, per ambizione, per divertimento iniziato a renderli popolari - fornendo contenuti di qualità -, altre categorie "pubbliche" vi si dedicano. Ci provano i politici, ma la caratteristica dello stile blog, cioè discorsività, informalità, aggiornamenti frequenti, ha segato le gambe a tanti. Aprono il blog, mettono un paio di ghost-writer imbarazzati (dal rischio licenziamento) a scrivere qualcosa che non è né carne né pesce, e poi regolarmente lasciano cadere il tutto nel dimenticatoio dopo qualche settimana.

Le aziende, invece, stanno sfruttando un approccio diverso: secondo questo bel pezzo del Wall Street Journal (qui un primo articolo al riguardo), nascono e acquistano peso i corporate blogs, cioè i blog pagati dalle aziende per spargere in maniera spontanea, fresca, informale e buonista la buona novella del prodotto, del brand, dell'immagine di chi paga. E i giovani impiegati del web guadagnano così qualche soldino. Alle volte anche parecchi. (In qualche caso il discorso è interno al mercato dell'informazione).

Magari la cosa succede perché per i web logs coinvolti sono di "firme" digitali, di gente il cui blog ha una reputazione, un seguito, un'anima. L'idea che il blog sia uno strumento di autopromozione è in questo senso stata metabolizzata anche da noi - Wittgenstein ne è uno dei migliori esempi - e che l'effetto dell'autopromozione possa coinvolgere anche l'azienda - sempre nel caso di Wittgenstein, il Foglio, primo giornale italiano ad essere partito col "blog aziendale" - e fornire un discreto ritorno è altrettanto consolidata. Nel caso del giornale di Giuliano Ferrara, si tratta in realtà di comunicazione integrata: televisione, carta stampata, web tradizionale (il sito del Foglio dove si scarica anche il giornale), blog (di Luca Sofri e di Christian Rocca), radio (per Luca Sofri) e via elencando: transmedialità che permette di seguire il pubblico - perché il pubblico consuma più di un mezzo di comunicazione - attraverso il suo banchetto quotidiano di informazione-comunicazione, ricordandogli che il brand c'è e i prodotti seguono.

Poi, con calma, rimetto ordine e proseguiamo nel discorso: c'è chi viene pagato negli Stati Uniti per tenere un blog sullo yogurt. Pagato dalla Danone, s'intende. Per spargere la lieta novella dello yogurt e di quanto sia buono e interessante il mondo dello yogurt. Ci ritorniamo, oK?

Quell'uomo e le sue donne... (tutte le donne del Capitano)

DI WILLIAM SHATNER c'è chi apprezza le qualità canore, chi l'interpretazione del rude (e rincoglionito) Danny Crane nel telefilm Boston Legal, chi infine il toupé che lo accompagna sin dalla prima gioventù. Ma per l'ex capitano James Tiberius Kirk della nave stellare Enterprise, c'è qualcosa che il mondo intero, adorante, gli invidia.


(Ascoltiamo la voce dell'uomo)


Quello che si invida è il numero stratosferico di donne che hanno attraversato come meteore la sua rotta durante le tre stagioni della serie originale di Star Trek. C'è chi ha avuto, guardandolo su qualche televisione in replica alla domenica, l'adolescenza turbata: lo schema fisso della puntata prevedeva l'avventura, il divertimeno, il contatto con gli alieni, il problema da risolvere e l'eterno feminino incarnato volta volta da una giovane creatura dell'equipaggio oppure da una colorata e volitiva extraterrestre.

E' il meraviglioso il mondo del capitano Kirk, fatto tutto di gente vestita con abiti blue e neri, rossi e neri, verdi e neri, con i vulcaniani amici con le orecchie a punta, le porte che si aprono facendo ssshhhhh, i pianeti di polistirolo colorato e soprattutto quell'infinito harem di tizie con la minigonna e la permanente. Meraviglioso. Gli anni Sessanta erano proprio su di un altro pianeta...


(Qui un'anima pia ha messo le foto di tutte le donne del capitano...)