27.3.11

Who is this chick?

COME OGNI DOMENICA, ecco Doonesbury del buon Garry B. Trudeau.

26.3.11

La violetta del Prater (1945)

UN'OMBRA, LEGGERO E trasparente. Christopher Isherwood è stato un narratore fuggente, come fuggente fu buona parte della sua vita. Eppure lucido, intenso, sommessamente rivoluzionario. La violetta del Prater è un divertimento che in pochi attimi riesce a pennellare un'epoca. La Gran Bretagna all'alba dello scoppio della Seconda guerra mondiale, la più vana e futile delle attività: il cinema.

Proprio sul cinema, e su come si fa un film, Isherwood lascia scivolare in maniera aggraziata parole che rimangono. La sua carrellata di personaggi regge alla prova del tempo, lo studio dell'animo umano è fresco e mai banale. Una conferma che la nostra contemporaneità è spesso solo modernità arrivata in ritardo.

Money Quote: Un film è una macchina infernale; una volta accesa e messa in moto gira con una dinamica inarrestabile. Non può fermarsi. Non può chiedere scusa. Non può ritrattare più nulla. Non può attendere che si comprenda. Non può spiegarsi.

25.3.11

Godzilla e la forma del monte Fuji

I GIAPPONESI SONO diversi? Un popolo di piccoli alieni gialli, capaci di ricostruire una strada statale in una settimana e di vivere un terremoto devastante, un maremoto da giudizio universale e un rischio di incidente nucleare come se fosse un'esercitazione? Tutti samurai, ninja e geisha, in Giappone?

Non ho un'etichetta "razzismo" ma potrei inaugurarla oggi. Da un lato gli stereotipi culturali, xenofobi, al limite del razzismo, dall'altro le identità condivise, le idiosincrasie delle comunità statuali, lo "spirito dei popoli". Oscilliamo tra ragione e pregiudizio, tra stupidaggini e analisi fondate.

Sembra strano, ma sul pianeta esistono gli storici delle relazioni internazionali, i sociologi, gli antropologi: scuole e discipline con tanto di metodologia scientifica. E poi esistono i bar. Singolarmente, formiamo le nostre opinioni al bar (o sul palco di San Remo), nonostante la nostra epoca metta a disposizione degli uomini di buona volontà un bel po' di strumenti leggermente più affidabili. Se leggete l'inglese, la Cnn (mica il Mit di Boston) ci offre un quadro che al bar non riescono a contenere in testa.

Money Quote:
The devastation of the 1923 Kanto earthquake -- so complete, many archival pictures misdate photos from the era as World War II -- led to an incredible boom. "People everywhere were talking about a new Japan, and these energies were coming from every direction: entrepreneurs, skilled labor, artists, filmmakers," Dower said. "But, they also go nuts -- the response to that crisis also led to militarism and expansion overseas, and of course that ends in disaster."

World War II left more than 60 major Japanese cities in ruins, left 10 million homeless and killed an estimated half million civilians. And yet entrepreneurs from the street level to the major corporations turned swords into ploughshares, rocketing the economy to the world's second largest by 1968. Some believed Japan was on pace to overtake the United States until its property bubble burst in the late 1980s, starting a long decline from which the nation has never quite recovered.

24.3.11

Ritornano le Tigri della Malesia (2011)

L'HO INTUITO E CERCATO per un po'. Alla fine l'ho trovato. Paco Ignacio Taibo II, scrittore messicano figlio di giornalista, impegnato e "potente", scrive un pastiche, un divertimento. Coltiva un sogno fin da ragazzo: rivivere l'emozione che Emilio Salgari, di cui ricorre il centenario della morte quest'anno, solo sapeva dargli. E per giocare con la sua fantasia, lavora e fatica documentandosi, e scrive questo divertimento quasi corretto.

Ritornano le Tigri della Malesia (più antimperialiste che mai) - che poi sarebbe stato un più conseguente El retorno de los tigres de la Malasia - è un libro complesso, ma tutto sommato schietto. I piani di lettura sono pochi, e male incastrati. Non è la lotta per la rivoluzione, anche se i temi sono abbozzati, ma è la rivisitazione di un cànone, al quale Taibo cerca di aggiungere le sue personali variazioni, ispirate dalla sua penna.

La storia è tesa ma sostanzialmente più d'atmosfera che di sostanza. Però l'intreccio procede gagliardo, a metà tra un fumetto lungo della Bonelli e un romanzo d'appendice. La soddisfazione di giocare insieme a Taibo con i beniamini di un tempo che fu è notevole, contagiosa. Si potrebbe proseguire per anni. Ma il romanzo pubblicato in Italia da Tropea ha la fortuna di voler essere autoconclusivo. Il divertimento si interrompe con la consapevolezza che Taibo ha solo aggiunto una boccata d'aria situazionista al defunto ciclo indo-malese di Salgari. Manca la cattiveria e il senso del meraviglioso, e anche un certo gusto per le spericolate invenzioni lessicali e toponime del Salgari. Ma il resto c'è tutto. Vale la pena leggerlo, di sicuro: peccato non sia memorabile.

Tra l'altro, sono sempre più circondato da questo nostalgici della narrazione salgariana. Anche Stephen Gunn/Stefano Di Marino ne fa costantemente cenno. L'influsso del maestro veronese è ancora così forte? Io l'annuso, a tratti, ma non so spiegarlo. Cos'altro potrei leggere, del giorno d'oggi?

L'illusione della Luna -- spiegata al Post

QUALCHE GIORNO FA Il Post si era interessato di cose astrali. In particolare, aveva affrontato il capitolo della Luna, che il 19 marzo era alla distanza minima degli ultimi 18 anni. Orbitava a 356.577 chilometri, a fronte di un'orbita media posta a 382.900. Al perigeo si accompagnava il plenilunio, rendendo così la visione del nostro satellite particolarmente "vivida". Grande. Enorme. Gigantesca.

Peccato che le cose non stiano esattamente così. Al 14% di maggior grandezza e 18% di maggior luminosità bisogna sommare (o sottrarre, a seconda del momento) anche un altro effetto. È la celeberrima "illusione della Luna", su cui si sono seriamente accapigliati scienziati appartenenti sia all'astronomia che alla biologia, alla medicina e alla fisica. Qui un buon punto di partenza.

Money Quote:

The scientific challenge has been to explain why those equal angular sizes look unequal. This article is long for three reasons. 1. It advances the relatively new idea (1965, 1970, 1985, 1986) that, for most people, the moon illusion begins as an angular size illusion which has several possible outcomes. 2. It reviews in detail the very few explanations of the illusion that vision scientists are paying the most attention to (and still researching). These theories are not simple. 3. It reviews in detail the latest theory (1985, 1986, 1989) that the moon illusion is an example of the less familiar, but ubiquitous, "size" illusion known as oculomotor micropsia/macropsia. Explanations for oculomotor micropsia then are reviewed. For the moment, it seems to be the most satisfactory explanation.

Perché tutto sommato parlare dell'apogeo e del perigeo della Luna visto dalla Terra senza metterci the Moon illusion è un po' come parlare di democrazia dimenticandosi di accennare all'opinione pubblica e alle elezioni.

23.3.11

La vita quotidiana in Italia ai tempi del Silvio (2010)

AVEVO UNA COSA personale con quella collana di Laterza: non c'è un "contromano" che mi sia piaciuto. E finalmente ne ho trovato uno: Enrico Brizzi con il suo La vita quotidiana in Italia ai tempi del Silvio. Cosa ne ho capito? Perché mi è piaciuto?

Per ricordarci il futuro, dobbiamo immaginarci il nostro passato. Perché il velo televisivo lo copre. Enrico Brizzi è sorprendentemente simpatico, quasi furbo, nel raccontare la storia degli ultimi anni. Riprende una serie di fili altrimenti sopiti, dimostrando che l'arto non è amputato ma che veramente ne sentiamo le periferie ancora muoversi. Certo, quel che il libro tralascia, sono lacrime perdute nella pioggia. Ma la sostanza è che il risveglio c'è e anche la speranza. Il racconto è netto, quello degli anni di formazione e prima maturità di una generazione. Stiamo a vedere adesso cosa succede.

Si può leggere, si fa leggere. Pare onesto. Forse lo è. Non saprei immaginare un altro complimento.

S.W.A.T.: Firefight (2011)

ALLE VOLTE NON sembra neanche un film. Però lo è. Magari più un telefilm e neanche fatto troppo bene, ma dietro ci sono un paio di colpi d'ala del regista, Benny Boom (ma uno si può chiamare Benny Boom? Mah). Tutto si regge sulla faccia di Gabriel Macht, che è interessante come attore, e tiene lui per più di metà del film. Il duro reduce dall'iraq che fa da capo team della Swat di Los Angeles, tutto casa e pistola, e che poi viene mandato a certificare il team di Detroit. Problemi a entrare nel gruppo, scontri, robe da uomini, ma anche da commilitoni. C'è un po' di amore per i videogiochi (come non pensare a Modern Warfare) e un po' di gusto western. Un prologo che dura tre quarti del film.

Poi la storia "parte" in maniera ortogonale e non si capisce più se è un film o una recita per ragazzini di dodici anni. Una sorta di A-Team travestito da film. Boh. Non voglio rovinare lo spettacolo a nessuno perché poi c'è il cattivo e bisogna farci a botte, ne succedono di tutte e alla fine si arriva allo scontro finale. Ma insomma, sarebbe bello se ogni tanto ci fosse una sorpresa. Una che sia una, dico. Così, tanto per fare.

Da vedere solo se avete tanta banda e viene giù bene. Al cinema direi proprio di no, a meno che non vogliate andare all'estero (da noi non lo fanno) a vedere un film che verrà dimenticato facilmente (o non vogliate sapere tutto sulle nuove tecniche antiterroristiche della Swat, ma insomma).

Ah, una nota: l'ufficiale capo della polizia di Detroit che rompe i maroni tutto il film è un fantastico Giancarlo Giuseppe Alessandro Esposito, quel noto attore afro americano nato in Danimarca da padre italiano e madre afro americana che, ogni volta che lo vedo e mi ricordo come si chiama, mi viene da sorridere. Che cosa buffa.

Anyway, se Swat lo facevano direttamente in formato home video, nessuno ci restava male. Da noi non lo distribuiranno.

22.3.11

Godzilla a Maggio

SE HANNO LEGGERMENTE "cessato il fuoco" - mi scrive Massimo - forse lo dobbiamo solo a Gheddafi. Massimo si riferisce all'atomica giapponese, cioè al delirante approccio che i giornali e la televisione italiana hanno preso sul disastro micidiale del Giappone, focalizzandosi sull'unica cosa che interessava, drammatizzandola al di là del necessario e glissando quasi completamente sul resto. La sensazione? Il Giappone è stato colpito da un incidente nucleare. Agghiacciante.

Confortato dal fatto che non sono l'unico a pensarla così, adesso sono ancor più perplesso per la leggerezza con la quale tutto il circo mediatico ha mollato il colpo e si è dedicato ad altro, tralasciando il più elementare approfondimento: il punto adesso è solo far vedere qualche scena di disastro e qualche lancio di agenzia ancor più delirante ("TOKYO: RADIOATTIVA ACQUA BAIA" o cose così), come gli spot del prossimo evento sportivo trasmessi durante il film in prima visione. Abbiamo un mondo dell'informazione che sembra un palinsesto di un povero maniaco. Vabbé, c'è di peggio: poteva anche piovere.

Intanto, Massimo solleva la questione del Maggio musicale fiorentino, che era a Tokyo (coro e orchestra) nei giorni del terremoto e che ha interrotto anzitempo la tournée, ma non prima di aver onorato due date nell'immediato dopo-terremoto (la domenica e il lunedì, il terremoto è stato di venerdì). Ecco, la storia l'avevo appena intravista, pur essendo fiorentino anche io. Cosa ho letto malamente qua e là? Il sindaco non li richiama, poi li richiama, alcuni se ne tornano da soli, altri vogliono rimanere. Non ho capito niente. Ma alla fine che cosa è successo? Saperlo non è solo una questione di sostanza, ma anche di forma. Il Maggio ha un ruolo di ambasciatore della cultura musicale italiana (lo ha detto Napolitano, mica io) e se si desse per le fratte sul più bello ci sarebbe almeno da rattristarsi se non da chiedere spiegazioni. Ci sarebbe da rattristarsi ma, se volessimo scavare, scopriremmo che però non è andata proprio così. Per fortuna.

È andata invece che il Maggio è rimasto, ha fatto gli spettacoli in più, ha deciso di andarsene d'intesa con il sindaco Renzi quando le cose si sono fatte più chiare ed era evidente che avrebbe creato solo intralcio e non avrebbe potuto esibirsi ulteriormente a causa del razionamento della corrente elettrica, e non ha certo rimgambato per viltà. Il "si salvi chi può" quando c'è il terremoto vale per tutti, ma quando il terremoto non c'è più, allora si vedono le cose con più chiarezza. Il Maggio era là, fino a che è stato necessario. Non sono eroi, ma non sono di certo dei vigliacchi. Questo dovrebbe essere chiaro, e mi pare importante.

Bene saperlo, quindi. Peccato che non l'ho letto sui giornali, dove la storia è stata raccontata male e sempre con qualche punzecchiatura velenosa (dopotutto non si è fiorentini per caso...). L'ho letto invece sul sito del Maggio stesso su suggerimento di Massimo. Il sito del Maggio musicale che, forse, qualcosa da dire al riguardo della vicenda ce l'ha. Potete leggerlo anche voi. Se poi avete prove che le cose siano andate diversamente, ditelo pure nei commenti. Citando la fonte, però. Sennò passate per giornalisti anche voi.

Perpetuum Jazzile

LI TROVO IPNOTICI. Fantastici.

21.3.11

Gangland Blues (2011)

NON È PASSATO molto tempo da quando dicevo di Vladivostok Hit che è un signor libro, anzi una "piccola chicca, ben costruita e con un ritmo incalzante". Ebbene, devo dire che allora non immaginavo ancora cosa volesse dire immergersi dentro il lavoro di Stefano Di Marino, alias Stephen Gunn. Adesso che me ne sono letto un suo, l'entusiasmo è cresciuto ancora.

Gangland Blues è un altro romanzo della serie del Professionista, alias Chance Renard, ex legione straniera e mercenario, diventato un personaggio dalla vita particolarmente intensa, e accompagnato da un piccolo esercito di comprimari che costituiscono la sua banda. Trenta romanzi in quindici anni, un ciclo all'altezza di quelli dei grandi della scrittura di maniera (007, Oss 117, SAS e pochi altri fra i viventi, ma si potrebbero citare molti altri precedenti) e un'avventura migliore dell'altra. Grazie all'idea di non sclerotizzare ma bensì di far sempre evolvere e "crescere" (o invecchiare, a seconda dei casi) i suoi personaggi, De Marino ha creato una serie di singolare forza. E la decisione recente di spostarla a Milano, la "gangland" in cui si annida il male odierno, è davvero azzeccata. Le suggestioni sono ancora più fitte, il sapore di Scerbanenco e dei poliziotteschi si fa strada nelle frogie prima ancora che nella mente, lo stile incalzante e tempestoso di De Marino si attaglia perfettamente alla sua città.

La storia è secca, dura, estrema: Gangland è scossa da una lotta per il potere che ha sullo sfondo l'Expo 2015; vecchie e nuove bande di criminali e politici corrotti si contendono la città, combattere per uscirne vivi è l'unica strada che resta per Chance Renard e i suoi. Se vi capita, leggetevelo. Peccato non si trovino gli ebook pirati di questo e dei precedenti (o l'edizione integrale degli Urania di Mondadori, se è per questo). Ma un giorno salteranno fuori. Casomai fatemelo sapere!

Ps: le attuali copertine di Segretissimo sono molto belle. Ma non hanno niente di paragonabile a quelle mitiche che furono del compianto Carlo Jacono. Vedi questa, che è anche la copertina di un raccolta che mi piacerebbe molto avere:

20.3.11

Gozdilla contro xkcd

xkcd FA IL lavoro che nessuno dei nostri giornali ha fatto: spiegare. Non era poi così difficile, se ci riesce un fumettaro nerd, no?

Or is it?

DOONESBURY DI GARRY B. Trudeau, come ogni domenica anche questa domenica. L'ultimo capitolo di una grande saga?

17.3.11

Sbatti Godzilla in prima pagina

SCUSATE, UN PICCOLO dubbio. Il Giappone è stato travolto da una delle più grandi crisi della sua storia moderna: terremoto, Tsunami e tutto il resto. Le immagini e i racconti che sono arrivati sino a noi grazie alla stampa e alle televisioni nostrane sono allucinanti. Da venerdì l'ansia per gli amici che vivono in Giappone non è mai calata anzi, paradossalmente, è cresciuta. Come in un film di Godzilla, la devastazione sta aumentando, c'è un crescendo irreale. Dopo le immani distruzioni naturali, quelle atomiche incombenti (praticamente già in corso) sono ancor più spaventose.

Di cosa parlo? Tokyo deserta, rischio atomico, negozi svuotati, strade e case abbandonate, immagini di devastazione o di desolazione e basta. Io questo ho letto e ho visto, dopo venerdì.

Oppure no? Oppure ho visto un'altra cosa? Oppure ho visto solo parte di una cosa? Al di là degli stereotipi (le minchiate sui giapponesi che rimangono freddi davanti al disastro perché "non esprimono i sentimenti" per non perdere la faccia, popolo "ordinato", "rassegnato", "inquadrato" e poi noi ci incazziamo quando i tedeschi ci dicono "italiani pizza, mandolino e mafia") le cose non tornano lo stesso. Perché parlando con chi vive in Giappone, non solo si scopre che le cose non stanno esattamente come ce le hanno raccontate il Corriere della Sera e gli altri, ma che c'è quasi una gara irreale a montare l'ultimo disastro disponibile per generare angoscia e non parlare d'altro.

Personalmente sono contrario all'uso dell'energia nucleare, ritengo che dovremmo parlare di diminuzione dei consumi, strategie integrate (coibentare le case, riscaldarle meno, deurbanizzare buona parte della popolazione, ridurre drasticamente auto e soprattutto camion), decrescita sostenibile e probabilmente dire addio per sempre al nostro stile di vita assurdo come impatto e consumi, anziché cercare di perpetuarlo "saltando" da una forma di energia (il petrolio) all'altra (il nucleare). Questa è in breve parte della mia visione del mondo. Però una scelta consapevole sul nucleare basata su "sbatti Godzilla in prima pagina" non ha altrettanto senso. Va bene che abbiamo quattro secoli di melodramma sulle spalle, ma qua mi pare che stiamo esagerando. Come giornalista mi vergogno quotidianamente di quel che vedo iniettato nel sistema dei media. Dai tweet mai verificati che parlano della morte dell'autore dei Pokemon, alle catastrofi più varie. Perché? Perché alla fine Godzilla vende sempre.

Money Quote: La verità è che a Tokyo c'è una marea di gente come al solito. I treni sono pieni come al solito, anzi di più perché per risparmiare energia elettrica (quella mancante con la chiusura di alcune centrali) certe linee viaggiano con meno treni. La gente va al lavoro, va a passeggio, fa tutto quello che faceva prima (vedi il post di Lorenzo di mercoledì). Ci sono in giro meno macchine, ma solo perché c'è il razionamento di benzina (20 litri a testa, e non 2 come diceva il Tg1 in Italia), dovuto ai danni subiti alle raffinerie durante il terremoto.

Parliamo poi della centrale nucleare di Fukushima. La gente (perché lo scrivono i giornalisti in cattiva fede) è convinta che siano "esplosi dei reattori". Quella del cattivo giornalismo è una piaga non solo italiana, basti vedere cosa dice il blog Ottagono Irregolare riguardo a ciò che scrivono in Germania. È vero che ci sono state delle esplosioni presso i reattori nucleari ma questo non significa che è scoppiato il reattore: è come se a casa mia fosse esploso il carica-batterie del telefono e qualcuno scrivesse che mi è esplosa la casa.


C'è uno che commenta e secondo me rischia di cogliere il senso: La stampa italiana è folclore locale.

Ancora:

Money Quote:

a) Perché poi secondo la logica di lor signori:
1 un reattore di 40 anni fa,
2 colpito da un sisma di magnitudo spaventosa (9.0)
3 impattato direttamente da uno tsunami che ha allagato pure km di entroterra (figuratevi la centrale che sta in riva al mare)
4 dove è pure detonato dell’idrogeno che ha fatto saltare la struttura esterna.
e riescono a tenerlo entro limiti di sicurezza accettabili rappresenterebbe un fallimento tecnico.

b) La mancanza di raffreddamento ha provocato l'innalzamento della temperatura nel reattore, con formazione di vapore surriscaldato in eccesso e l'abbassamento del livello di acqua sotto al livello delle barre. Le barre di combustibile hanno iniziato a fondere e per reazione chimica si è formato idrogeno gassoso che si e' mischiato al vapore. Per evitare che il corpo del reattore si lesionasse per sovrappressione hanno sfogato il vapore in atmosfera. Così facendo si e' liberato all'interno dell'edificio anche dell'idrogeno (chi ha lavorato in galvanica sa che le formazioni di idrogeno sono una miscela tonante.... che ogni tanto scoppia). Il resto è storia e non mi dilungo.


Poi, capiamoci bene: non è che in Giappone stanno tutti bene. Anzi se c'è un momento in cui hanno avuto bisogno di aiuto, negli ultimi decenni, è questo. Ma forse dovremmo concentrarci sullo tsunami, più che sul disastro termonucleare, no? C'è gente che ha bisogno di aiuto, insomma, ma non è l'Apocalisse dell'Atomo.

13.3.11

Genius!

GARRY B. TRUDEAU con Doonesbury, perché è domenica.

8.3.11

Capt. Kirk Wakes Discovery Crew

STANNO RIENTRANDO PER l'ultima volta.

Money Quote: William Shatner, the actor who played Captain James T. Kirk on the original Star Trek television series, provided a special message to the crew of space shuttle Discovery during the 3:23 a.m. EST wakeup call on Mon., Mar. 7. As Alexander Courage's "Star Trek" theme song played underneath, Shatner replaced the original television introduction with, "Space, the final frontier. These have been the voyages of the Space Shuttle Discovery. Her 30 year mission: To seek out new science. To build new outposts. To bring nations together on the final frontier. To boldly go, and do, what no spacecraft has done before." The "Theme from Star Trek" received the second most votes in a public contest from a Top 40 list for NASA's Song Contest. Shatner recorded the custom introduction for Discovery's final voyage -- its 39th flight and 13th to the International Space Station.

Valérian e Laurentine - l'integrale

È APPENA USCITO il terzo volume della raccolta integrale di Valérian e Laurentine, uno dei più bei fumetti franco-belgi di sempre, creato da Mézières e Christin nel 1967. Strutturato a episodi, il fumetto ha come protagonisti due agenti spazio-temporali: nelle loro avventure attraversano contesti diversi, incontrano civiltà differenti anche non terrestri, risolvendo problemi che richiedono capacità d’azione ma anche una costante capacità di ascolto e di interpretazione. In Italia viene pubblicato da 001 Edizioni a 16 euro a numero. Vale assolutamente la pena. Anche perché "tracce" di VL si ritrovano in Guerre Stellari, nel Quinto Elemento, in Avatar...



7.3.11

Prepararsi al rientro

IN QUESTE ORE, mentre noi dormiamo, si sta per concludere la STS-133. La Discovery (OV-103) sta per tornare a Terra per poi venire messa in disarmo. Dopodiché, rimarranno altre due missioni, e poi il programma spaziale dello Shuttle, il più complesso manufatto mai costruito dall'uomo, verrà chiuso.

Money Quote: At 4:11 p.m. EST, hatches were closed between space shuttle Discovery and the International Space Station. The hatches between the two spacecraft were opened at 4:16 p.m. on February 26 and remained open for joint crew operations for a total of 7 days, 23 hours, and 55 minutes.

Prior to hatch closure, the shuttle and station crews exchanged farewells. Discovery Commander Steve Lindsey thanked station Commander Scott Kelly for the hospitality. Kelly responded, “It was a very successful time onboard. We enjoyed having you as guests, we’re going to miss you, and we’re going to miss space shuttle Discovery. Discovery been a great ship and has really supported ISS more than any other shuttle and we wish her fair winds and following seas. Thank you.”

Discovery’s six crew members will awaken to a special song with a surprise twist at 3:23 a.m. Monday, “Theme from Star Trek” by Alexander Courage. It was the runner-up in the wakeup song contest - https://songcontest.nasa.gov/.

At 7 a.m. Monday, Discovery will undock from station.

6.3.11

5.3.11

eBook Lab Italia

SONO APPENA TORNATO da Rimini: due giorni di eBook Lab (che prosegue oggi ma senza di me). Notevole esperienza, sono colpito davvero. Girano in rete un po' di sintesi (alcune ottime) di quel che è successo alla Fiera di Rimini. Consiglio di cercare l'hashtag #ebooklab su Twitter, perché la messe di tweet è davvero notevole. Grandi le ragazze del GGD Bologna!

Vantaggio competitivo

APPLE HA PRESENTATO iPad 2. Ero a Londra, a seguire via satellite la presentazione. Di solito si dice che questo tipo di appuntamenti sono inutili, semplici esercizi di marketing. E che Steve Jobs sia un venditore molto bravo, capace di rifilare frigoriferi agli esquimesi, ma pur sempre un venditore. Mica un filosofo dell'economia. Beh, secondo me invece vale la pena ascoltarlo lo stesso, anzi proprio per questo: perché tira fuori cose che non sono banali e che poi, anni dopo, ti rendi conto che erano la sintesi di una strategia reale, spesso molto efficace, con effetti e diramazioni che vanno al di là dell'azienda che guida. Come questa, in conclusione del suo keynote:

Money Quote: I've said this before, but thought it was worth repeating: It's in Apple's DNA that technology alone is not enough. That it's technology married with liberal arts, married with the humanities, that yields us the result that makes our hearts sing.

And nowhere is that more true than in these post-PC devices.

And a lot of folks in this tablet market are rushing in and they're looking at this as the next PC. The hardware and the software are done by different companies. And they're talking about speeds and feeds just like they did with PCs.

And our experience and every bone in our body says that that is not the right approach to this. That these are post-PC devices that need to be even easier to use than a PC. That need to be even more intuitive than a PC. And where the software and the hardware and the applications need to intertwine in an even more seamless way than they do on a PC.

And we think we're on the right track with this. We think we have the right architecture not just in silicon, but in the organization to build these kinds of products.

And so I think we stand a pretty good chance of being pretty competitive in this market. And I hope that what you've seen today gives you a good feel for that.

Set your own Dropbox storage quota

COME SI FA a convincere gente di valore, i famosi "talenti", a venire a lavorare per te? Con una montagna di soldi? Anche gli altri li offrono. Allora ci vogliono altre cose, da aggiungere al pacchetto. Dropbox, la startup californiana (base a San Francisco) assume. Per convincere i giovani genietti del computer a scegliere loro, ecco cosa offrono in più, "benefits and perks":

Money Quote:

Set your own Dropbox storage quota
Free lunches, snacks, coffee, and dinner if you're up late
Competitive salaries
Build or buy your dream computer
Downtown SF office
Really flexible hours
Fifteen days of Paid Time Off (PTO)
Paid holidays
401(k)
Several health insurance options
Vision, dental, and life insurance too
Musical culture: Complete music studio equipped with drums, P.A., amplifiers, etc...
Whiskey Fridays
Gaming! Starcraft 2, Rock Band, DDR (yep, a real machine) and Laser Tag in the office


Sembrano cavolate, vero? Poi vai a vedere cosa ti offrono quelli che vogliono cambiare l'Italia, come Telecom Italia, sia come posizioni che come stipendi, contratti e posizione lavorativa, e ti viene voglia di fare il visto per gli Stati Uniti. No?

4.3.11

L'anaconda e me

CREDO CHE LA parte ottimistica fosse "quando ne esco fuori". Diciamo meglio: "se ne esco fuori". Maledetti carpiati...

...segue...

(spero)