31.3.06

E poi non mi dite che me la tiro...

IO QUESTA COSA la vado predicando da due anni. Che se ne accorga anche il New York Times fa solo piacere.

[...]In an internal memo last October, Ray Ozzie, chief technical officer, who joined Microsoft last year, wrote, "Complexity kills. It sucks the life out of developers, it makes products difficult to plan, build and test, it introduces security challenges and it causes end-user and administrator frustration."

[...] The move is seen as an effort to bring greater discipline to the Windows group. "But this doesn't seem to do anything to address the core Windows problem; Windows is too big and too complex," said Michael A. Cusumano, a professor at the Sloan School of Management at the Massachusetts Institute of Technology.

[...] Windows 95 had 15 million lines of code. That grew to 18 million lines by the time Windows 98 launched, above. Windows XP, released in 2001, has 35 million lines of code. [...] Several thousand engineers have labored to build and test Windows Vista, a sprawling, complex software construction project with 50 million lines of code, or more than 40 percent larger than Windows XP.

Previously, on this Place

VE LO RICORDATE il colpo di reni estivo? Quello che sembrava tosto ma erano noccioline rispetto a questi giorni? Beh, c'è del cascame. E' rimasta fuori qualche presentazione da fare: oggi pomeriggio a Viareggio (in quel della ridente Toscana) ore 15 si riparla di Donne e Tecnologia, the book. Se trovate la coincidenza giusta al binario sei, potete farcela anche voi...

29.3.06

Voi non lo potete sapere

VOI CHE DI solito non andate a curiosare le carte di Hollywood non lo potete sapere. Ma George Clooney sta girando Ocean's Thirteen.

Hanno detto che prima di arrivare a 42 si fermano. Come Rocky...

28.3.06

Note dal margine

E' TALMENTE GROTTESCO, che non so neanche da che parte prenderlo.

Dalla traduzione del titolo? L'originale americano si chiama Failure to launch con Matthew McConaughey Sarah Jessica Parker e noi l'abbiamo tradotto A casa con i suoi. La trama è quella di un trentaepiùenne che non esce di casa: come nella pubblicità dei sofficini preferisce la mamma. Poi, un giorno, incontra una ragazza e chissà che succede... (il film me lo sono visto in diretta con gli Stati Uniti un po' di giorni fa, ma non ve lo dico).

Dalla parte della trama? Repubblica ci va giù dura e qui la racconta praticamente tutta. Rimane solo un dubbio sul finale (ipocrita, come tutti i finali: o buono o cattivo...). Forse perché Claudia Morgoglione ci voleva far capire di essere stata davvero, a vedere il film.

Dalla parte della "morale"? Perché anche negli Usa ci sono i mammoni (che comunque non hanno quarant'anni soprattutto nelle classi medie) e c'è sempre spazio, come fa il giornale, per un po' dei soliti dati "addomesticati" e buoni per tutte le bisogne ("Claudiaaaa! Fammi settanta righe sul film con la tizia di Sex and the Cityyyyiiii. Buttaci dentro anche quella roba che avevamo visto l'altro giorno, quella ricerca del sito web sugli incontriiiiii. Tra due ore, vabbuono?"), sai la novità.

Non c'è verso di pigliarlo, insomma: il film è carino, ma se ve lo raccontano potete anche restare a casa. Le furbe elucubrazioni sui luoghi comuni ombelicali (fa notizia pensare che la gente viva a casa coi genitori? E' una cosa nuova? No, solo che oggi riguarda talmente tanta gente da far credere che stia parlando proprio della nostra storia) lasciamole pure stare.

Se non altro, il sito del film è ben fatto. Se non altro. E vederselo in lingua originale, nello studio minimalista di casa, può far illudere per qualche attimo di essere dall'altra parte dell'Oceano, di vederselo sulla tivù via cavo. Così non è, ma per un'ora e mezzo l'illusione del cinema funziona...

26.3.06

La rivoluzione della Mela che ci ha cambiato la vita

OGGI SU LA Domenica di Repubblica la copertina è dedicata ai trent'anni della Apple (li compie il prossimo primo aprile). Due pezzi, uno di Federico Rampini e l'altro di Vittorio Zucconi, di tutto rispetto: se li avete persi potete fare un salto qui (Pdf).

Della coppia di "penne" di Repubblica, spesso affiancate per una sorta di gustosa gara interna, a questo giro per me vince di una incollatura Zucconi.

Il problema è un altro. Leggerli mi ha fatto tornare in mente quel che diceva Joy Ito (cito a memoria perché non trovo l'originale) circa Wikipedia e le sue imprecisioni: Errori ed imprecisioni nei Wiki? Non ho mai letto un articolo della stampa mainstream su Wikipedia che non ne contenesse almeno una dozzina...

Ecco, avete capito, no? Sigh!

It's Sunday (again)

G. B. TRUDEAU: about Dick Cheney


(come al solito: cliccate sull'immagine per ingrandirla)

25.3.06

Avviso ai naviganti meno "accuorti" + Campagna di Primavera

SEGNALO CHE PARTE della produzione originale della mia personale factory di articoli (un modello religiosamente fordista, con un unico addetto legato alla catena: indovinate chi...) viene direzionata nel Posto#2, tanto per non gravare troppo su questo che è pur sempre il Posto principale. Ma voi che siete "accuorti" già lo sapevate, no?

(ps: una curiosità, già che siamo in argomento. Se ogni giorno quattrocento anime belle vengono a farmi visita [e questo vuol dire che ce ne sono più di quattrocento là fuori, dato che non penso tutti quanti vengano a pescare proprio tutti-tutti i giorni, no?], come mai il massimo dei commenti per ogni post è 3-4 ma più spesso zero?

Chi siete? Cosa fate? Come vivete? Dove andate? [Un fiorino...]. E soprattutto, perché non favellate? Mica mi offendo... Lancio anzi la campagna di Primavera: LASCIA ANCHE TU UN COMMENTO A QUESTO POSTO, anche solo per dire "TONTO E' STATO QUI". Male non vi farà, no?)

24.3.06

"La Sony, questa azienda che ha reso passato il nostro futuro..."

INSOMMA, GIUSTO PERCHE' è simpatico da morire, macchista di indubbia fede e amico del capo. Perciò lo vado a vedere domani sera allo Zelig, dopo che oggi è stato a VivaRai2 (Fiorello a Milano, per dire) e poi da noialtri di Condor. Ma lui, Riccardo Rossi, il comico e attore (quello della pubblicità della Ferrarelle, ve la ricordate no?) è balzato in redazione, ha ciancicato il 12 pollici di L. e poi è passato anche dal mio, dove ha chiuso Safari. Capite? Ha chiuso il browser a me, che tengo aperte 42 finestre con tutte le cose che devo fare e vedere... Me l'ha chiuso... Sigh!


Però è un pazzo scatenato e genuino: vale la pena. Se non altro nell'archivio audio di Condor

(ps: notate la bellezza dell'ambiente di lavoro radiofonico? Altro che le redazioni progettate da Renzo Piano...)

(pps: siamo in piena notte bianca, sono appena rientrato dallo Zelig, dove ho visto lo spettacolo di Riccardo Rossi. Stra-or-di-na-rio. Se vi capita, andate: per fortuna c'è Riccardo!)

Radio3. Quella pallosa

LA PROGRAMMAZIONE DEL terzo canale radiofonico nazionale ogni tanto pecca un po' per - come dire - eccesso di intelligenza. Però, seppure stroppia, un po' di troppo ogni tanto ci vuole. Qui ce n'è un po' sul tema delle città. Perché è bella e fatta bene.

23.3.06

The show must go on

QUASI DIMENTICAVO, OGGI è giovedì e quindi sono usciti Nòva24 (con Il Sole 24 Ore) e Vanity Fair. C'è poca roba mia da entrambe le parti. Invece, purtroppo niente sabato, con IoDonna, che sarà in edizione da collezione (è il suo compleanno!). Ve lo dicevo che ho il blocco dello scrittore, no? Sigh...

Cronache di un deragliamento annunciato

UNO PARTE CON generosità, un po' di ingenuità e tanta necessità. I colpi di reni si accumulano. Molti si smaltiscono, altri si seppelliscono, alla fine pensi che la tua serie di vertebre coccigee, quelle che ti fanno dare i suddetti colpi, siano invincibili. Abbassi la soglia. Adesso, il colpo di reni n.42, quello che sembra un Eurostar coi freni rotti il cui ultimo metro di binario entra nella finestra della stanza in cui scrivo, si sta avvicinando. E' come pensare al Settecento, a Pascal, cerco di consolarmi: è talmente vicino che non devi neanche preoccuparti: tra un attimo ti travolgerà e potrai raccontare ai nipoti - tu, addetto allo spurgo dei pozzi neri a Tavarnuzze e circondario - che un tempo a Milano stavi andando alla grande sino a quella volta in cui hai toppato proprio male e quindi...

Sigh, ragazzi, qui siamo immersi sino al collo: che qualcuno faccia qualcosa, e soprattutto lo faccia subito. Chessò, donatemi una quindicina di reni... ci ho pure il blocco dello scrittore, ci ho... di nuovo, il malidetto...

22.3.06

Capitani coraggiosi

IN RETE CI sono veramente personaggi d'ogni genere. Il signor Torrenti (o forse è una signora?), ad esempio, coraggiosamente recensisce quel che trova a giro, fornendo tanto di link per arrivare al sodo. Una sorta di "Top of the Pops". Consigliato per gli appassionati del genere...

21.3.06

Home sweet home

COSA SERVE? BASTA l'idea della casa, e dei buoni amici con cui passare bei momenti.


(Tratto da Scrubs, episodio 14 della quinta serie)

Io ce l'avevo dal '96...

A QUANTO PARE, gli agenti dell'FBI di New York non hanno ancora l'email lavorativa ufficiale. E poco male, perché comunque avrebbero pochi mezzi per poterla raggiungere, dato che mancano anche di connessioni, soprattutto in mobilità (BlackBerry etc).

Però, rassicura la Cnn, per la fine dell'anno sarà tutto a posto. La fine del 2006, non dimentichiamocelo...

Tassonomie

ESISTONO VARIE TIPOLOGIE d'idiota. Ma quel signore tedesco titolare di un giornalaio-tabaccheria che ha creduto che questi qui di lato fossero veri e ha dato pure il resto, penso che le sintetizzi tutte da solo.

E' raro, ma fa sempre piacere scoprire che il pozzo dell'idiozia è davvero senza fondo...

A Brave New World

CE L'HANNO FATTA, adesso che il Mac ha Intel come processore, sono riusciti a farci funzionare Windows.

And so what?


(Copyright The Joy of Tech)

Lexi

HA FATTO IL giro dei blog nostrani, ha causato una reazione inconsueta a Macchianera - che ha chiuso i commenti anche per via della folla di idioti che non hanno niente di meglio da fare - piace alle ragazze del blog di Grazia. La storia di Lexi Amberson la racconta al meglio Gianluca. Mi permetto di dire che la leggiucchiavo - come leggiucchio qualche tonnellata di altre cose - sino a stamani. Ma la storia di Tab Hunter mi costringe a invitarvi a dare un'occhiata (nonostante altri eccessi e una identità dai toni forti che può disturbare alcuni). E poi ha un template grazioso al quale sono molto affezionato...

Ah, se siete maschietti appassionati di lolite, vi credete redentori delle identità sessuali diverse dalle vostre, etc, è meglio che non andiate a farle visita. Perdereste tempo e comunque vivete male, a prescindere, quindi che ve lo dico a fare?

20.3.06

Ma lei è una donna...

LA TRADUCO INTEGRALMENTE perché è troppo: davvero fantastica. L'originale inglese lo potete trovare qui.

Una nota: Qantas si scrive così, senza la u, non perché gli australiani siano rozzi e sgrammaticati - tutt'altro! - ma perché è l'acronimo di Queensland And Northern Territory Air Service. Adesso, via alle danze!

Durante la conferenza di Pechino di questa settimana il Presidente di Qantas, Margaret Jackson, ha rivelato che l'anno scorso, mentre era in visita negli Stati Uniti, è stata sospettata di essere un terrorista da parte del personale TSA.

Non è una cosa inconsueta, dato che chiunque, dai senatori sino ai bambini di quattro anni sono finiti sotto l'occhiuta attenzione della sicurezza degli aeroporti Usa. Ma in questo caso il sospetto è nato per qualcosa di differente ed offensivo per chiunque ritenga che abbiamo fatto molta strada dai giorni più duri dell'emergenza antiterrorismo.

In ogni caso, Jackson è una donna. Fatto che, secondo il genio addetto allo screening dei bagagli e che ha trovato dei piani dettagliati di un nuovo aereo di linea nella sua borsa, rende difficile credere che possa anche essere il presidente di una compagnia aerea di prima grandezza.

"Il tipo mi ha detto: 'Perché ha questo nel suo bagaglio?', ha spiegato la Jackson alla conferenza, parlando della scoperta da parte dell'addetto alla sicurezza dei diagrammi dell'interno di un aereo contenuti nella sua borsa. "E io gli ho detto: 'Sono il presidente di una compagnia aerea, sono il presidente di Qantas'. E questo signore di colore, che era alto quasi due metri, mi ha risposto: 'Ma lei è una donna...'"

Jackson è riuscita a provare la sua identità alla guardia tra le altre cose scrivendogli un biglietto sulla (sua) carta intestata della Qantas: "Caro Bill, questo è da parte del presidente di Qantas, che è anche una donna".

Il presidente di Qantas ha raccontato questa storia dopo che una giornalista cinese si era lamentata del fatto che la sicurezza negli aeroporti australiani sia tra le più "dure" al mondo, dopo quella americana.

Jackson si trovava a Pechino per promuovere il nuovo volo della Qantas in servizio con la città cinese, dopo che la compagnia era stata messa fuori mercato alla fine degli anni Novanta a causa della poca domanda. Questo adesso non è più un problema, dato che i collegamenti per turismo e affari dovrebbero più che riempire le file di posti nei tre voli alla settimana tra Sydney e Pechino
.

Pensiero dolce...

E' DOMENICA SERA, sto per andare a letto: bella serata al Litta con I Giorni del Condor, l'ospite era Giovanni de Mauro, direttore di Internazionale. Intanto, il lavoro è lì, come una montagna, e questa volta richiede un colpo di reni tellurico per riuscire a spostare il tutto.

Prima di dormire, serve un pensiero dolce. Niente di meglio che la bella immaginetta qui sotto. Vale anche come buongiorno per il lunedì mattina.

19.3.06

E' già domenica...

TEMPO DI GARY B. Trudeau.

Purtroppo, siccome pare non funzionare il sistema di upload di Blogspot (malidetto Google, malidetto...), rimedio con il link al sito dove potrete leggere la tavola domenicale... Se poi esce, la piazziamo qui al posto del testo che state leggendo!

Mi correggo! Si è sturato GoogleBlogspot: eccola...


(cliccate sull'immagine per ingrandirla)

17.3.06

L'importante è non bagnarli dopo la mezzanotte...

NE STA PER nascere un altro? Da poche ore sono ufficialmente "dentro" GooglePages o come diavolo si chiama: l'editor web di Google. Per capirsi, se Blogger (che poi è quello su cui è poggiato questo Posto) è il diario quotidiano della rete, quello è l'home page vecchio stile: il sito per tutte le bisogne.

Si entra ad inviti (come al solito), si procede sulla base della propria identità Gmail, si preparano paginette e templates, si pubblica. Io quando ho un attimo lo faccio: lo chiameremo Il Posto #3...

Impossible Dreamers

ULTIME ORE PER andare a vedere la mostra itinerante sulla contro-cultura (soprattutto il mondo degli skaters, cioè quelli che fanno cose strane con gli skateboard sui marciapiedi della stazione dietro casa vostra) Beautiful Losers.

Vale la pena, non fosse altro per rivedere la Triennale di Milano (fino al 19 marzo, "Arte contemporanea e cultura di strada"). Evitate la sera tardi, però, perché poi si esce col buio e viene tristezza...

16.3.06

A scoppio ritardato

ECCO, ANDAVA TUTTO bene, stavo tutto bello a lavorare, magari occhieggiando un po' di cose nel web per restare in pari con l'attualità, quando incappo nel bel blog degli studenti di Linguaggi dei media della Cattolica, Mediamente Magnifici. C'è una felice sintesi del regolamento per premier ed aspiranti tali (oppure ex, che poi è la stessa cosa) quando si ritrovano in tivù uno di faccia all'altro.

Un passaggio da solo vale a mandare a casa tutti quanti e retrocedere a del simpatico cabaret o propaganda elettorale in condivisione:

GIORNALISTI - Le due parti hanno scelto ciascuno un giornalista: Berlusconi ha optato per il neo direttore del Messaggero, Roberto Napoletano, mentre Prodi ha scelto l'opinionista de La Stampa, Marcello Sorgi.

Rileggiamolo insieme: ....hanno scelto ciascuno un giornalista... Da un novero già identificato presumo, ma - ripeto - hanno scelto ciascuno un giornalista... Stiamo scherzando? L'intervistato ha scelto il giornalista? Ma per piacere... non mi ci incacchio neanche: è talmente una buffonata priva di qualunque parvenza di foglia di fico...

Potevano fare in tanti altri modi: chessò, un sorteggio di due tra i più autorevoli colleghi italiani pescati tra i direttori e due editorialisti indicati dalla direzione dei primi dieci quotidiani per diffusione (certificata Audipress), per esempio. Macché, neanche quello! Bah!

Correte numerosi in edicola

OGGI E' GIOVEDI e quindi con il Sole 24 Ore c'è Nòva24 (senza sovrapprezzo alcuno). Fate come i lettori del Domenicale del Sole: compratelo, scartate il giornale e tenete l'inserto...

Ne trovate traccia ovviamente sul blog di Nòva, ma le cose in questo numero sono davvero tante. Il sottoscritto ha prodotto come un siluro e compare persino nel podcast aziendale (link iTunes), seppure in versione Alzheimer: inizio un discorso e mi dimentico di finirlo. Sigh...

Ps: Nòva24, per chi fosse rimasto da ventidue settimane su Marte a fare castelli di sabbia, è praticamente il Wired italiano. Solo, più bello...

Nu-gaming

CON L'ETICHETTA UN po' presuntuosella di "saggio", l'altrimenti ottimo The First Place nella persona di Paolo Ceccotti conia sulla falsariga di quel che è successo nel mondo dell'heavy metal il neologismo "Nu-gaming". L'intenzione è lodevole: fotografare (in un ambito raramente osservato con l'attenzione che meriterebbe) uno dei cambiamenti in corso nel mondo dei videogiochi.

Esperimento riuscito, per chi si interessa di queste cose The First Place conferma la sua centralità nel panorama del nostro Paese: per me è ufficialmente l'Edge de noartri...

15.3.06

Official Soundtrack

QUESTO POSTO, PER motivi ignoti, è entrato in trip e ascolta solo The Rocky Horror Picture Show in loop. E' una fase, durerà qualche settimana e poi si passerà oltre. Prima era successo con Mamma mia degli Abba, con un mix Antonella-Ruggiero-Le-Vibrazioni-Lunapop, con Robbie Williams e con il duo Frank-Sinatra-Dean-Martin (in quest'ordine).

Se qualcuno è a conoscenza di farmaci o terapie adeguate, è pregato di farsi avanti. Almeno, suggerite altre colonne sonore per riempire le giornate davanti al computer...

Ah, c'è un motivo comunque: un colpo di reni grande come un 747-400Combi sta accelerando sulla pista, i quattro motori a manetta e i flap tutti giù...

Superteledibattito

LA CRONACA MIGLIORE al duello è di Daveblog (oggi risparmiatevi la fatica di sfogliare un giornale, vi prego!). Personalmente, non ho niente da aggiungere se non tre considerazioni:

1) - Oh Mio Dio, ci sarà anche la seconda puntata! (Quindi la "bella" non è prevista?)

2) - Vorrei tanto andare in pensione anche io alle Maldive, come Umberto Eco (o dovunque vada, basta non sia Parigi: troppo freddo d'inverno)

3) - Siamo sicuri non ci sia un terzo candidato da votare? Uno qualunque...


(Esclusivo: ecco cosa disegnava Berlusconi durante la trasmissione)


Ps: sul fenomeno delle cronache via web sta dicendo una parola quasi definitiva Akille, su ApogeOnline. Peccato si sia dimenticato le cronache di Macity durante gli eventi internazionali Apple, che totalizzano più delle altre messe insieme... ;-)

14.3.06

Si sa come vanno queste cose

TU SCRIVI UNA cosa sul tuo blog, passa un altro e lascia un commento, tu segui la sua firma e trovi il suo blog, passi mezz'oretta a leggerlo, ti diverti, lo consigli nel tuo blog a quegli altri che passano di là. A quanto pare, vanno così le cose, nel tempo delle reti sociali. Più che altro, mi sono divertito a leggere Gavagai, soprattutto la storia delle seggiole di via Celoria. Si capisce fin dai titoli che è stato contagiato anche lui dal "sofrismo": il (notevole) contributo alla società contemporanea dell'uomo che mi siede davanti tutti i pomeriggi...

13.3.06

Open-Nòva

DA QUALCHE GIORNO il mondo è a conoscenza di una piccola rivoluzione (se mi permettete l'immodestia), cioè il progetto di apertura di Nòva24 ai ragazzi affamati di rete che vogliono contribuire al giornale. Il progetto si chiama Open-Nòva e pure io che non c'entro niente (ci lavoro, a Nòva24, ma non sono quello che ha avuto l'idea né sono incaricato di giudicare i pezzi da pubblicare sul giornale) sono un po' scosso. Fosse successo quando avevo 18 anni, forse la mia storia professionale sarebbe stata diversa!

Ora, siccome in parecchi, sia sul blog di Nòva24 che a giro per la rete si sono impuntati su questa storia del limite di età (a cui risponde assai bene Luca de Biase, peraltro) e nonostante il fatto che io stesso sia giornalista professionista, scriva per Il Sole 24 Ore, il Corriere della Sera, la Rai (beh, lì parlo, più che scrivere), Macity ed altre varie ed eventuali, una cosa mi sento di sottoscriverla -- senza dimenticare che tutti gli altri canali per arrivare alla carta stampata e non ci sono sempre (soprattutto con Nòva24): lo vogliamo aprire uno spazio solo per chi ancora non ha 26 anni? Non lo dice il me di adesso, ma quello di 18 anni che vi garantisco ha faticato parecchio per vedersi pubblicato il primo articolo (e pure gratis, mannaggia!).

C'è un tempo per essere giovani, e far valere le potenzialità della propria gioventù, e uno per essere adulti e far valere le qualità della propria maturità. E ci sono anche dei modi diversi perché ciò succeda, grazie al cielo...

Non vorrete mica diventare co-responsabili di un'altra generazione di sfigatielli, come i nostri padri e nonni, vero?

12.3.06

Conflitto d'interessi...


NON PERCHE' SIA lui il capo, ma questa cosa degli incontri dei "Giorni del Condor" (gratis la domenica sera al teatro Litta di Milano) in cui L. incontra per dire Michele Serra o Jovanotti, sta venendo su bene. Va a finire che aveva ragione lui ed è una delle due cose interessanti che stanno succedendo nella stagione invernale-primaverile di Milano. Però...

Sunday strip

DOONESBURY - BY G.B. Trudeau


(cliccate sull'immagine per ingrandirla)

10.3.06

Avviso ai naviganti

PER CHI SI fosse perso le puntate precedenti, nel grande magazzino chiamato Il Posto #2 continua ad arrivare merce con regolarità...

(Per i più pigri, c'è anche il feed Rss. E grazie ai 520 che son passati di lì)

Generazione sfigatiella

C'E' 'STO MALEDETTO problema della mia generazione, quella tra i ventinove e i trentanove. Noi che siamo precari a vita senza essere stati preparati prima, che viviamo le contraddizioni di un welfare che protegge ancora chi ha il posto fisso e se ne frega di chi non riesce ad entrare nel mercato del lavoro "stabile", che viviamo più identità di uno schizofrenico per riuscire a fare la giornata.

Ecco, mi sono venute in mente due cose. La prima è che per fortuna, secondo me, il problema economico e sociale in qualche modo lo risolviamo e chi segue troverà un ambiente più equilibrato. Non dovrà stare seduto sulla cerniera della porta o della tazza del cesso (a seconda dei personali gusti per le metafore) senza neanche capire il perché.

Però, attenzione: seconda intuizione. Di problema se ne presenterà un altro. Questa mia sfortunata leva non è che se la porta via la guerra o qualche epidemia di aviaria. Resteremo in ballo, e saremo sempre più messi da una parte, falliti del vecchio sistema e inadatti al nuovo, qualunque esso sia. Insomma, siamo tutti transitori su questa terra, ma un minimo sindacale ce l'hanno garantito. E per chi fa parte della generazione di giovani sfigatielli, si avvicina la sensazione che anche con i capelli bianchi l'aggettivo rimane quello: sfigatielli.

Mi sa che qui butta sfiga anche nel medio-lungo periodo...

Di due cose non mi stupirei...

MANCA UN MESE al voto e non credo sia una campagna elettorale destinata a passare inosservata. Però, ci sono due cose delle quali non mi stupirei: se Storace non si dimette e se Fini si decide e s'arrende all'evidenza di stare a sinistra. Di quella di D'Alema, perlomeno...

9.3.06

Due pesi e due misure...

L'ALTRO GIORNO E' stato condannato il "guastatore" della televisione: Gabriele Paolini, l'uomo che disturba il lavoro dei colleghi giornalisti televisivi.

Il solito sistema: due pesi e due misure. E tutti quei tizi delle agenzie di pubbliche relazioni che disturbano il lavoro dei giornalisti della carta stampata? Telefonano, ingolfano le caselle di posta elettronica con i loro comunicati (alle volte anche con fotografie di improbabili personaggi e prodotti in alta risoluzione) e poi ti tocca anche leggerle casomai ci fossero cose importanti? Loro non li vogliamo condannare?

7.3.06

L'Unione, reloaded!

LUISA CARRADA, Giovanni de Mauro e Wittgenstein (per comodità, link collettivo) rimproverano al programma dell'Unione di non spiegare in modo chiaro e comprensibile per tutti i motivi per cui votare di qua anziché di là: cioè, il programma è lungo e complicato.

Ignoravano, però, che oltre alla versione "extended play" da 281 pagine, c'è anche il bignamino di quattro-foglietti-quattro, praticamente il singolo per Sanremo.

Poi, sempre per quella mania di esagerare che hanno nel centro-sinistra, hanno fatto pure le versioni monopagina. Vabbé...

(via ilcentrosinistradeigiovani)

6.3.06

Un criterio universale?

L. STA GIOCANDO più o meno con questa idea, da alcuni giorni: io che vedo i dati di diffusione dei giornali posso dirvi che non avete un'idea di quanto siano sbilanciate le copie vendute al "nudo" rispetto a quelle con gli allegati, come Dvd, enciclopedie e via dicendo. Da questo, L. parte per un ragionamento sull'effettiva convenienza dei suddetti Dvd etc. (pare che in effetti spesso costino meno quelli del blockbuster). Il corollario, comunque, è che in effetti se si compra di più Panorama con il Dvd che senza, vuol dire che forse quelli a cui interessa veramente Panorama tra i suoi lettori son pochini...

Ecco, a me è venuta in mente questa cosa, giocherellando col numero di Internazionale adesso in edicola. L'ho letto e mi sono ricordato quanto sia "stregato" da questo settimanale. Adesso sono tre anni che non lo compro più con regolarità, ma a partire dal numero due per dieci anni l'ho comprato tutte le settimane. E non c'erano collateral. Non ce n'era bisogno. Negli ultimi tre anni qualcosina c'è (mica sono fessi), però chi lo compra, lo compra perché lo vuol comprare. Mi pare un buon risultato, no? Un settimanale che si fa leggere, senza bisogno di scorciatoie o aiutini dal di fuori...

Scandaloso!

MA ALLORA, COSA sta succedendo? Passi che non vinca Dolcenera a Sanremo, passi che Cecchi Gori si candidi indirettamente con la Lega e quindi con Berlusconi (e si veda Gian Antonio Stella oggi sul Corriere), passi tutto quel che volete. Passi anche che alla notte degli Oscar si ravvedano e vinca la statuetta come miglior film Crash (io non l'ho visto, ma ne dicono tutti un gran bene). Però, signora mia, c'è l'Oscar per il miglior film animato e c'erano tre concorrenti: Wallace e Gromit e il coniglio mannaro, La sposa cadavere e Il castello errante di Howl del giapponese Hayao Miyazaki. E cosa ti hanno scelto? Wallace e Gromit! State scherzando?

Ora, non per dire, ma questi li conosco tutti e tre. Wallace e Gromit sono geniali, ho ricominciato a mangiare il formaggio con i cracker dopo averli visti nei tre medio-metraggi e nei corti realizzati in un decennio. Tim Burton è un incredibile narratore, creatore d'atmosfere e "osservatore della società" (come si dice in questi casi). Ma il film di Miyazaki era un chilometro sopra gli altri. Un chilometro... Gli Oscar sono venduti: è tutta una congiura e Moggi probabilmente dovrà rispondere anche di questo!

Attenzione: spoil!

GIUSTO PER QUELLI che non l'hanno ancora capito: come i salmoni risalgono fino alla sorgente, così le cose buone per la televisione è meglio andarsele a vedere in originale. Da noi ancora non se ne è neppure iniziato a parlare, eppure Battlestar Galactica è il pezzo meglio del 2005 per il piccolo schermo, secondo il settimanale Time. Io, tanto per non saper né leggere né scrivere, lo monitoro con attenzione. Utilizzo anche un widget di Dashboard (chi non capisce, si può distrarre) così so già quando è il momento di andare a scaricare la prossima puntata. E quella che viene (adesso potete sintonizzarvi di nuovo) è l'ultima della seconda stagione. Ma che ve lo dico a fare: tanto siete ancora immersi nell'ignoranza...

5.3.06

Magari sarà il disinfettante, che lentamente corrode le sinapsi

SE NON AVESSI amato il viaggio di per sé, non avrei chiamato questo blog Il Posto di Antonio. Me lo ripetevo qualche giorno fa, mentre il treno stava uscendo dalla stazione di Milano. Un "posto" è l'ancoraggio perfetto, un dove a cui ritornare, un quando che diventa familiare anche quando non c'è. E' lì, è un posto, spesso molto meglio di niente.

Il treno andava a Torino, era mattina e c'erano le nuvole. Neanche tante, quanto basta per rimpiangere contemporaneamente la pioggia e il sole. Si esce dalla volta centrale della galleria sontuosa della stazione Centrale e sembra di entrare in un tunnel. Ma, dopo aver costeggiato in un'infinita curva strade e case di Milano che dopo sei anni cerco ancora di far finta di aver capito dove siano, ci si raddrizza e l'Eurostar post-moderno, il treno di punta di Trenitalia, si incammina verso Novara. E poi, come in una pubblicità degli anni Trenta, ci sarà addirittura "la folle corsa verso Torino".

La mia compagna di viaggio non ha ancora voglia di parlare o forse sì. Cominciano a ragionare con i due che la lotteria dei posti prenotati ha deciso dovessero essere i nostri vicini: marito e moglie poco più che quarantenni, americani in gita di piacere e business per l'Italia: Malpensa, Milano, Torino, Pisa, Venezia e poi di nuovo Milano e Malpensa. Tutto in una settimana, nella migliore tradizione di chi guarda il display del suo Blackberry anziché il panorama fuori dal finestrino.

Già, il panorama. La cosa bella dell'Eurostar non è certo il suo odore: usano un disinfettante che non ha avversari nella categoria dei sottili e penetranti fastidi della vita. Sono le finestre, invece. Le chiamo così perché sono ampie, luminose, fin troppo per un paese del Sud Europa, dove d'estate il sole ti spacca in quattro e d'inverno la covezione congelerebbe anche un merluzzo in fuga dal Baltico. Però, signora mia, che visione, che goduria!

Ci arrampichiamo sugli specchi - la mia compagna di viaggio è titolare ancora per un po' di una Green card e io, beh, voi mi conoscete, no? Se sono americani non mi contengo e ciarlo felice come una ragazzina di ritorno al paesiello - tutto regolare, insomma, fino a un certo punto. Magari sarà il disinfettante che lentamente corrode le sinapsi, forse la vibrazione di fondo che in tutto l'universo si distende ma che per uno strano mistero della fisica negli Eurostar invece si raggruma, insomma a un certo punto vado via. Così, semplicemente.

Stavo guardando un attimo fuori dal finestrino, credo per evitare di inciampare sul decoltè della perfetta Barbie middle-class che mi sta davanti, la bionda signora della Pennsylvania (ma nata ad Atlanta, nel pieno della calda Georgia) il cui marito ha lasciato il Blackberry e cominciato a russare rumoroso, quando le luci si abbassano, l'odore si fa più acuto, i passeggeri sfumano e fuori torna la notte.

E' lo stesso treno di sei anni prima, forse sette. Solo che da Milano sta rotolando verso Firenze. C'è un muro di buio fuori, si sente anche attraverso il cristallo temperato che lo proietta. L'avevo detto, no? Ma a me non interessa: mi sto chiedendo cosa sto facendo. O meglio, che cosa farò. Torno da una visita importante, ho scoperto che potrei trasferirmi a Milano, lasciare Firenze, i miei amici, la mia ragazza, persino la mia console preferita dei videogiochi, la radio dove lavoro, il giornale per cui scrivo. Perché?

L'ombra del treno è veramente fitta, aumentata dal fatto che siamo veramente pochi. Abbiamo passato da poco Bologna. L'unica distrazione è stata una sensazione di fastidio: lei era seduta parallela a me, nell'altra fila di là da quella voragine insuperabile che è il corridoio centrale. L'avevo guardata prima io, per un po', pensando che fosse magari un po' magra ma decisamente una bella e giovane bionda. Poi, immerso nelle mie ansie per niente metafisiche, a dire il vero l'avevo persa un po' nel fuoco dei miei pensieri: un'immagine destinata a scomparire come casualmente era apparsa. Ma lei mi riguarda. Lo sento e piano mi giro per verificarlo: è così. Da - sarà stata Piacenza? - non mi stacca gli occhi di dosso. Per la mia generazione è un problema: che ci hai da guarda'?

Cominciamo a parlare, lei all'improvviso sembrava non aspettasse altro e valica il corridoio: si siede di faccia a me, addirittura nel senso contrario in cui viaggia il treno. Pensa a tutto lei: mi parla, mi sorride, si sistema, è lei che risolve il problema dicendo (o forse me lo immagino io) che ci conosciamo, anche se non è vero. Nei romanzi il preludio al sesso consumato di sfuggita magari nella toilette del siluro di Trenitalia sarebbe introdotto da qualcosa del tipo: "Lo disse sapendo che non era vero. E sapendo che lo sapevo anche io". A dire il vero, io passo venti minuti col cervello impallato. Lei parla e io mi chiedo disperatamente dov'è che ci siamo conosciuti. Ma non mi viene in mente niente, porca miseria. Alla conclusione che non mi conoscesse so che ci arriverò giorni dopo, ma ancora oggi non sono del tutto convinto. Comunque...

Ci scambiamo anche i numeri di telefono, lei alla fine mi dice che la sua è una vita davvero ricca: ex di Non è la Rai, amica-amica-amica di questa o di quell'altra che poi erano quelle famose, è un pochino famosa anche lei. Soprattutto, è lì: pendolare tra Roma e Milano, tra Milano e Roma. Il suo agente (ragazzi: ha un agente!) le ha fatto fare un-non-so-che-cosa a Milano e adesso ritorna a Roma, da romana che preferisce stare a Roma. Come tutte le romane?

Un accidente cromosomico di trent'anni prima, una storia abbastanza comune di X e di Y, mi ha imposto precisi ruoli sociali. Le sorrido e la conforto, la faccio parlare e ne lodo le capacità, facendo balenare ipotesi sfumate che, beh, faccio il giornalista, piccola, sai com'è. Saranno quaranta minuti? Forse quarantacinque da quando si erano chiuse le porte a Bologna che già Firenze è in dirittura d'arrivo. Il lungo dirizzone dopo le ultime colline dell'Appennino. Passano Prato, Calenzano, Castello, Rifredi. Magari e non necessariamente in quest'ordine, per quel poco che mi posso ricordare, ma comunque sono tutte lì, allineate nella piana. In dieci minuti sto già accendendomi una sigaretta sul marciapiede del binario dieci, la borsa sulla spalla, e cammino verso la testa della stazione. A dire il vero, non ricordo se facesse caldo o freddo, neanche se pioveva. Era buio, però, su questo sono preparato.

Ci pensa la voce del capotreno a richiamarmi sull'altro Eurostar, quello che procede senza soluzione di continuità verso Torino, la città dove si stanno consumando in quelle ore le Olimpiadi invernali del 2006: "Signore e signori, ho il piacere di annunciarvi che in questo momento... stiamo viaggiano a più di trecento chilometri all'ora". La voce è velata da un'emozione che per un attimo appare quasi preoccupante. Saranno buoni i freni? Non è che mi si distrae il macchinista sul più bello e mi "brucia" un semaforo? La Barbie dagli occhi cerulei è in tranche dentro la sua rivista, il marito ha ripreso ha controllare lo stato di salute di Internet col piccolo display a colori affogato nelle sue mani da pilone di rugby, la mia compagna di viaggio sta traversando i meandri di un giorno e una notte del lavorio di menti brillanti di via Solferino: sfoglia il Corriere della Sera. Sono solo.

Mentre assaporo l'emozione dell'alta velocità che magnifica e progressiva ci trasporta verso Porta Nuova, un gioco di correnti allontana per un attimo la pervasiva tortura del disinfettante e permette a un paio di sinapsi di scattare con l'altra idea legata a quel viaggio verso Firenze. E' stata lei, mi ricordo, che mi ha fatto decidere: a una vita di routine tra Palazzo Vecchio e via Martelli, tra una conferenza stampa e una serata al cinema di Sesto Fiorentino, avevo scelto l'avventura. Volevo spostarmi, abitare altrove, provare altre strade, e che diavolo! Volevo andare in un altro Posto, metterci una bandierina e da lì cominciare a viaggiare. Un passo insignificante per l'umanità, un cambiamento epocale per il sottoscritto.

C'è qualcosa che ancora non torna, però. Perché? Perché proprio adesso? Sarà stato l'odore del disinfettante? Abbandono il decoltè con un sospiro e mi volto verso la finestra. All'improvviso, il perché è lì, davanti ai miei occhi. Sotto forma di una muraglia discontinua di barriere antirumore in cemento. Alcune grigie, altre con stralunati colori pastello. E' come viaggiare in un tubo, fasciati dalle norme ambientali incarnate, con quello spicchio di cielo nuvoloso e basso che sarebbe meglio non si riuscisse ad intravedere. Addio panorama, immolato sull'altare della performance suprema. Sei diventato buio, come quella sera di sei anni fa.

Links worth a look








IO SE AVESSI saputo fare questo tipo di cose, avrei voluto farmi un sito così.

(grazie a Placida Signora, anche per il link)

Piccole pagine crescono

IL PATTINAGGIO DELLE Olimpiadi di Torino ha fatto audience. Allora, perché non continuare con un celebrity show dedicato? Così, sulla falsariga di "Ballando con le stelle", Maria de Filippi per Mediaset e Milly Carlucci per la Rai presenteranno due show assai simili. Una delle due rischia la figuraccia, scrive La Pagina, rivista-blog di un gruppo di studenti di scienze della comunicazione. Mio pensiero stupendo: la rischiano tutt'e due...

Un lungo panegirico

DI SOLITO MI accusano di essere troppo "morbido". Non so se sia una colpa, di sicuro - come sento dire - dovrebbe valere l'analogia con il buonismo: parola terribile, quest'ultima, inventata da chi è cattivo per marchiare chi invece è sanamente buono. E se uno è morbido, invece, non vale?

Lo dico a mo' di introduzione per chiarire che non me ne frega niente di passare per un "morbidista", uno troppo gentile che ringrazia e parla sempre bene delle persone che stima e con le quali incidentalmente lavora. Il capo, in questo caso. Voi direte: bella forza! Ci lavori bene perché è un capo di lusso e poi è oggettivamente facile farsi garbare Luca.

Beh, faccio esercizio di morbidismo: non è sempre facilissimo lavorare neanche con i santi più morbidi del paradiso, L. non fa eccezioni. Però, a parte le più prosaiche congiunture professionali (leggi: money), vi consiglio - se potete - di trovare un capo che sia meglio di voi, perché può farvi anche involontariamente dei doni preziosi. Luca, per esempio, mi ha ridato gusto e voglia di ascoltare la musica. Voi direte: sul serio? Va bene il morbidismo, ma non scherzare, dai... Invece è così.

Passata quella stagione della vita in cui stai in macchina con i tuoi due migliori amici solo per sentire una cassetta fantastica, devi lavorare, cambi città, le cose si complicano, insomma, i libri non li ho mollati ma la musica ammetto di sì. Almeno, sino a quando non ho trovato un capo che ne fosse appassionato, ci lavori, ascolti buone cose e che, per osmosi, me ne abbia fatto tornare l'appetito.

Grazie Luca!

Ora, però, se solo tu non mi chiamassi per cognome, non mi sembrerebbe di essere tornato alle medie...

It's Sunday

E' DOMENICA, E per quelli di voi che se ne fossero dimenticati, è tempo di tavole extralarge per le daily strip americane. Il punto di riferimento è de rigueur: Garry Trudeau, l'editorialista più divertente del pianeta...


(cliccate per ingrandire)

4.3.06

La fine delle pippe?

ALCUNI DI VOI si staranno chiedendo: ma questo Posto di Antonio, una volta rinomato per i suoi post lunghi, lunghissimi e visionari sulla tecnologia, per le sue argute riflessioni sul digitale, per le sue ponzate elucubrazioni di quel che passa per il cranio (invero lucido) del suo estensore, è diventato davvero un luogo così "arido" e poco scritto come appare recentemente?

Ebbene, vi ricordo che da un po' di tempo esiste un Posto#2 (c'è anche il link pure qui a destra, tra le segnalazioni di altri posti interessanti dove andare), che è un po' il secondo territorio che presidio in via esclusiva. Là si accumulano cose che scrivo e che ponzo, insieme agli altri luoghi dove si manifesta la mia identità digitale: Macity, Macchianera (anche in audio con i Podcast di Macchiaradio) e la piccolina, nuova arrivata Nòva24.

A questo punto della storia, una ricapitolazione mi pareva doverosa.

Adesso viviamo in un mondo perfetto

AVEVANO TEMUTO CHE non ci sarebbe mai stato. Avevano protestato perché non potevano vivere senza. Avevano cercato di farne a meno, senza riuscirci. Ma ora, finalmente, tutto questo è finito. Nòva24, il settimanale più figo di scienza e tecnologia che si possa comprare in Italia (non a caso col Sole 24 Ore tutti i giovedì, senza sovrapprezzo alcuno) ha il suo blog. E siccome è figo dentro, insieme al blog è arrivato anche il podcast. Anzi: Novacast.

E dato che su quella barca ci sono anche io (ai remi, come al solito), sta arrivando un supplemento di colpi di reni che solo pochi potranno capire...

3.3.06

I casi della vita

OGNUNO HA I suoi interessi, per carità. Ma se c'è una cosa che a questo giro proprio non mi fa drizzare neanche un pelo per l'emozione è questa di Baricco-Citati-Ferroni. Agli altri invece pare di sì. Sarò fatto strano io?

"Ma la vede anche lei la bambina, vero?"

A OTTOMILA METRI di quota, sull'MD-80 di Alitalia, tratta Milano Roma, mi spavento. Alitalia ha "liberato" i posti, come un autobus qualunque: entri, ti piazzi sul primo sedile libero e lì stai. Per questo, tra un sessantenne incavolato con il prossimo che gli ha occupato il seggiolino e una signora in tailleur che si piazza lesta dal lato del finestrino, capita di vedere quel posto vuoto, lato corridoio tra le prime file, che stranamente nessuno ha occupato.

Un balzo, e ci sono: il posto è mio. Accanto, già legata con la cintura di sicurezza, c'è però uno scricciolo di bambina, sei anni appena. Mi guarda un po' sospettosa, la riguardo, le chiedo se il posto è occupato. Mi immagino: ci sarà la mamma dietro l'angolo. Lei mi dice, come fosse la cosa più naturale del mondo "no-no, è libero". Mi siedo.

Io sono l'omaccione in giacca e cravatta; lei, la piccolina con il suo zainetto in miniatura colorato e decorato di fantasie da prima elementare. Dentro, caramelle, biscotti, una banana e del té in bottiglia. E' surreale: intorno la crema dei pendolari italiani, quelli che il business li porta alle otto di mattina da Linate a Fiumicino a seguire le magnifiche e progressive sorti: dirigenti, avvocati, giornalisti, statali in missione, personaggi della tivù. L'età media è quarant'anni, ma giusto per quei due o tre ventenni che abbassano un po' il conteggio. Nessuno, tra i passeggeri o tra le hostess dell'aereo, fa attenzione a me e alla piccola. Il velivolo si muove sul tarmac, indugia, attende un po'. La bambina racconta seria che viaggia sulla tratta Roma Milano "da quando avevo tre anni", e che "la mamma ha un po' paura del decollo, perché soffre di vertigini". Io mi chiedo come mai nessuno ci guardi, nessuno faccia caso alla strana coppia seduta ai posti 5A e 5B. Un'ultima svolta e siamo allineati alla pista. Decolliamo.

Mentre l'aereo si sta arrampicando verso il soffitto di nubi che coprono Milano, piegando lentamente verso sud, forse per via dello stress, mi guardo intorno. Sono tutti persi dietro ai loro pensieri: nessuno fa veramente caso a noi due. Mi verrebbe da chiedere alla hostess: "Ma la vede anche lei la bambina, vero?". Siamo ancora legati e il pavimento ha un angolo innaturale, puntato verso l'alto. Le hostess non passano e sono costretto a tenermi dentro la mia improvvisa fobia.

A un certo punto la bambina si gira verso di me. Mi aspetto che dica qualcosa tipo: "Adesso inizia un lungo viaggio verso un posto lontano, ma non temere: ci sono qua io per accompagnarti" con voce roca e gli occhi ribaltati all'indietro. Invece sospira e si lascia uscire un tiepido commento: "Sai che un po' di paura ce l'avevo anche io?". Facciamo amicizia. I genitori sono separati, la mamma sta a Milano e non vuole più vedere il papà, a nessun costo. Di prendere l'aereo, poi, neanche se ne parla. Per questo motivo è diventata, controvoglia, una pendolare dei cieli.

Leggiamo - avanti e indietro - mezza rivista Ulisse, il "dono" di Alitalia per i suoi passeggeri. I bambini, si sa che si adattano, e lei è una signorinella ben educata e per niente capricciosa (anche se io avrei preferito dormirmela, quell'oretta). Ci raccontiamo storie, il signore imbarazzato e la bambina più grande della sua età. Indimenticabili le "macchine piccole come formichine" e le case "grandi così" (e le ditina, pollice ed indice, si avvicinano che quasi non ci passerebbe un foglio nel mezzo), tanto che presto la sottile paura delle bambine di Shining scompare e lascia il posto a un po' di tristezza: non è una bella la vita di quella bambina. Penso: io sto andando a Roma tutto spesato, ho pure l'autista col Mercedes nero che mi aspetta giusto davanti alla pensilina dei taxi, subito fuori gli Arrivi, per portarmi al Campidoglio. E lei? Che vita, poverina: sballottata tra i due poli di un amore finito...

Arrivamo, la aiuto a vestirsi, ha anche dimenticato il cellulare acceso (il cellulare a sei anni!) nella tasca del cappottino: si prende lo zainetto e in testa all'aereo la lascio nelle mani della hostess che l'accompagnerà... chissà dove.

A Fiumicino si scende sulla pista e c'è l'autobus che ci aspetta per andare al terminal, il solito torpedone snodato. Salgo, mi volto indietro e faccio in tempo a vederla, con la hostess impaludata nell'impermeabile blu lungo della divisa, che la sta accompagnando. Accanto alla ruota anteriore dell'aereo c'è parcheggiata una Thesis grigia, col lampeggiante sul tetto e i vetri dietro oscurati. Si apre lo sportello posteriore e la bambina scompare dentro, lasciandomi come un pirla sull'autobus, tra gli altri pendolari sfigati della Roma Milano, vestiti come manichini per fare il "business". Lei, mi piace pensare che non sia poi così triste, perché dopotutto è pur sempre la figlia di un Cesare di Roma.

1.3.06

Il migliore dei mondi possibili

LA STORIA LA sapete: Steve Jobs ha riunito un po' di giornalisti a Cupertino e ha presentato tre cose: un Mac mini con Intel, il boombox per iPod e la custodietta in pelle. Qui c'è la spiegazione e qui le proteste del capo, che c'è rimasto male soprattutto sul lato musicale. Altri sono sempre perplessi perché Front Row (il Media Center del Mac) non ha capacità di videoregistrazione (forse per non far incavolare le major cine-televisive?)

Io mi permetto di far notare un'altra cosa: il Mac mini costa un botto ma soprattutto HA LA SCHEDA VIDEO INTEGRATA. Usa la memoria del processore! Mio dio, è una cosa medioevale!!

E pensare che io sono uno di quelli che aspetta sempre una cosetta di questo genere... ma quando arriva?

Consigli per i viaggiatori

VISTO CHE TRA poche ore balzo su di un MD-80 di Alitalia (che sta pure dando timidi segnali di ripresa economica) e mi faccio sparare a Roma, da dove torno in giornata, tanto vale condividere un paio di siti utili a chi bazzica i cieli saltuariamente o d'abitudine.

Il primo è First Class Air Travel, dedicato a chi vuole imparare tutti i trucchi per avere l'upgrade praticamente in qualunque condizione. L'altro, grazie al capo (e probabilmente l'avrete letto, visto che il 97% di voialti affezionati di questo Posto bazzicate pure il filosofo tedesco) è SeatGuru, che vi spiega tutto, ma proprio tutto su come si faccia ad ottenere sempre il posto migliore al momento della scelta. Peccato che manchi Alitalia...