30.9.11

Millennium Trilogy (2005, 2006, 2007)

COMPLICE UN VIAGGIO in aereo fino a Houston, nel Texas, ho finito di leggere la trilogia di Stieg Larrson, Millennium, che avevo messo in stand by dopo aver letto il primo e una trentina di pagine del secondo più o meno all'inizio del 2008. Intendiamoci: mi era piaciuto il primo, Uomini che odiano le donne, e mi avevano colpito varie cose, ma poi avevo perso il passo e i libri erano finiti in fondo al mucchio. Ho recuperato il tempo perduto, facendomi fuori il secondo all'andata in nove ore e il terzo al ritorno in altre nove ore di volo (per la cronaca, MXP-JFK all'andata e poi IAH-AMS al rientro).

Giudizio finale? Piaciuti: tra i romanzi d'evasione sono decisamente originali e piacevoli. Scorrono in maniera straordinariamente rapida, forse a causa del "vero" lavoro come giornalista di Larsson (simile a Emilio Salgari, insomma) che ha scritto tutto la sera e nei momenti liberi, senza pubblicare niente fino alla morte. Reggono il passo con li tempo e l'enfasi del momento (se ne parla ancora, anche perché a Natale uscirà il remake del primo film girato adesso negli Usa) e sono godibili.

I personaggi sono strani e particolari, la Svezia è multiculturale e dilaniata da conflitti, il sistema dei media e quello economico, politico e sociale vengono messi al centro, come nessun autore italiano tenta neanche lontanamente di fare. Si tratta di libri a tesi, come spiega anche il New Yorker (bella recensione/stroncatura anche se in alcuni passi è zoppa o sbagliata, comunque piena di spoils. Sul fatto che stronchi, non mi interessa più di tanto: non costruisco la mia vita e il mio gusto con le opinioni degli altri) e costruiti in maniera intelligente. Praticamente: Larsson individua dei temi di denuncia (violenza contro le donne, malattie mentali, corruzione nell'economia etc), prepara i suoi personaggi strutturandoli in maniera tale che abbiano un segno di modernità (l'hacker Lisbeth Salander che è anche veicolo della storia e poi viene ricalcata su Pippi Calzelunghe, ma poi il giornalista e gli altri comprimari con il loro ruolo) in maniera che ricorda l'arco di telefilm.

Da questo punto di vista la decalogia stroncata all'altezza del terzo volume (ma un quarto era quasi pronto e c'era la sinossi per quasi tutto il ciclo, da cui si ricava come fosse costruito a tavolino per il piacere di un modellista della parola, evidentemente) coglie il segno del decennio passato, con l'idea della serialità, di un arco narrativo ampio diviso in episodi con personaggi fissi che evolvono (ma restano coerenti) e guest-star che passano. Con il coraggio di far morire protagonisti o comprimari (niente spoils, ma sembrano produzioni già pronte per la HBO) e di costruire letture a più piani.



Poi c'è lo stile. Dicevo che il buon Larsson aveva uno stile che trovo estremamente scorrevole. Perché fattuale. Non descrittivo in senso esclusivamente visuale, ma quasi da catalogo. Tizio esce di casa, fa questo, poi quest'altro, poi quest'altro ancora. Entra nel negozio, compra questo e quello, va al ristorante e ordina questo e quest'altro. Tutto così. Con dialoghi serrati ma altrettanto fattuali. È un susseguirsi di scene e di momenti che possono disturbare intensamente oppure dare il senso di vite complesse che si intrecciano, di caratterizzazioni plausibili e molto più profonde di quanto non si possa immaginare di primo acchito. Peccato che poi molti di questi personaggio ricadano sotto stereotipi utilitaristici da telefilm: serve alla trama che uno sappia sparare, abbia fatto il corpo speciale, vada a letto con tutte le donne che può, e quindi abbia doti superumane, corpi stupendi, intelligenza scheggiante, capacità lavorativa superiore.

Il dettaglio più fastidioso, al di là di questa continua tensione esplicita all'etica giornalistica, è il modo in cui poi viene materialmente realizzata: lavoro faticosissimo di documentazione e scrittura in sessioni da sette, otto ore per volta, con documenti che diventano libri, che si allungano all'infinito. Come se bastasse mettersi al tavolino per scrivere già a velocità di crociera, senza tentennamenti, senza scorciatoie o sbandate. Soprattutto la documentazione, con il materiale abbondante che certifica ogni riga, ogni pensiero, ogni parola, meglio di uno che si mette a scrivere il codice civile o la costituzione. Giornalismo d'inchiesta o vangelo?

Infine, e questa è una nota piacevole, il rapporto con la tecnologia. Molto gradevole. Se n'è già parlato altrove, ma tra le pedanti e lunghe descrizioni di cose e di fatti, Larsson mette in evidenza il rapporto con la tecnologia. In realtà, solo con l'hardware (solo ed esclusivamente roba Apple, a parte un Tungsten della Palm) e con uno o due software per pirati e due "vittime": Icq e Internet Explorer. Anche qui, pur senza essere tecnici, la tecnologia viene vista da vicino, in maniera corretta e molto più sensatamente di quel che accade altrove. È un passaggio generazionale che Larsson, che oggi avrebbe 57 anni appena compiuti ad agosto, sa cogliere molto bene.

Larsson aveva una storia particolare e sicuramente era un personaggio di vari talenti e strane ambizioni. Ma è riuscito in quel che molti sognano: ha raccontato le storie che si portava dentro con la voce e il modo che aveva dentro (molto commerciale, direte voi, però era questo che naturalmente l'uomo aveva dentro) raggiungendo seppure post mortem un singolare e crescente successo. Tanto di cappello. Anche perché la prima versione dei film - prodotta dalla televisione svedese - è gradevole, molto ben fatta nelle ambientazioni e ha una protagonista (Noomi Rapace nella parte di Lisbeth Salander) che è un talento davvero notevole. Riuscirà la super-produzione americana a dare un ulteriore senso a tutto questo? E, se avrà successo, servirà a far ripartire la produzione dei romanzi interrotti?

28.9.11

Dall'era del possesso all'era dell'accesso

MATTEO BITTANTI SA sorprendere, è noto. Ma questa volta a mio avviso ha superato se stesso, a partire dall'attacco del pezzo su Ikea. Magistrale tutto quel che scrive sul futuro dei libri, sul significato della smaterializzazione, sugli attori coinvolti e gli interessi in gioco, sul passaggio dall'era del possesso all'era dell'accesso. Con un'aggiunta: Matteo, che invidia che sei andato alla presentazione di Neal Stephenson! Miseriaccia...

25.9.11

"Honest man seeks platform."

TORNA GARRY B. Trudeau e, assieme a lui, dal momento che è sempre domenica, torna anche Doonsebury.

24.9.11

Inside Amazon warehouse

CI SONO DELLE polemiche ricorrenti. Quelle su Amazon e il modo in cui tratta i suoi dipedenti "più umili" (quelli che lavorano nei magazzini e fanno pacchi e pacchetti in velocità a seguire gli ordini dei clienti) sono tra le più ricorrenti. Su Jeff Bezos sono stati scritti libri anche duri, e questo è il singolo tema che ricorre più spesso. Cosa ci sarà di vero? Un altro articolo intanto si aggiunge al mucchio.

Money Quote: The 34-year-old Allentown resident, who has worked in warehouses for more than 10 years, said he quit in July because he was frustrated with the heat and demands that he work mandatory overtime. Working conditions at the warehouse got worse earlier this year, especially during summer heat waves when heat in the warehouse soared above 100 degrees, he said.

"I never felt like passing out in a warehouse and I never felt treated like a piece of crap in any other warehouse but this one," Goris said. "They can do that because there aren't any jobs in the area."

Binario

ERA DIFFICILE RIUSCIRE ad aggiornare un classico. C'è riuscito.

21.9.11

Eureka!

FINALMENTE MATTEO BORDONE scrive qualcosa di utile: mettere la "e" maiuscola accentata negli sms si porta via 70 caratteri!

18.9.11

L'alba del pianeta delle scimmie (2011)

NON MI ERO reso conto che in Italia non è ancora uscito. Io l'ho visto qualche settimana fa, mentre ero di passaggio all'Aja, in Olanda. Bel film, effetti speciali di tutto pregio: è una più che decente ripartenza per quel vecchio franchising che molti si ricorderanno solo per sentito dire. Quelle storie che al cinema erano raccontate dal talento per il kolossal fantascientifico impersonato da Charlton Heston.

Oggi non ci sono più adulatori del primo Pianeta delle scimmie, targato 1968, sotto la paura dell'olocausto nucleare causato dal cieco scontro tra sovietici e americani. Ci furono però ben quattro seguiti: Beneath The Planet Of The Apes nel 1970, Escape From Planet Of The Apes nel 1971, Conquest of the Planet of the Apes nel 1972 e infine Battle for the Planet of the Apes nel 1973. Poi un remake del 2001 diretto da Tim Burton (che non ebbe successo). Prima ancora però negli anni Settanta ci furono anche due serie televisive, una delle quali a cartoni animati.

La ripartenza del franchising si deve al regista Rupert Wyatt (The Escapist) e al produttore Peter Chernin (lui sì che è un personaggio). Gli sceneggiatori Rick Jaffa e Amanda Silver con questo primo capitolo della serie fanno un buon lavoro, costruendo un piacevole "prequel" (gli eventi sono collocati nel nostro tempo, con la nascita della razza di scimmie intelligenti che un giorno dominerà la Terra), interpretato da un convincente James Franco e ambientato in una bellissima San Francisco. Il film sul finale diventa ovviamente un fumettone, ma ha lo stesso qualcosa di intrigante, quasi magico. Vale la pena, secondo me. Anche perché sono un appassionato del genere. Pur non avendo mai letto il libro del 1963 del francese Pierre Boulle che ha originato il tutto.

Ah, una nota di colore: a rigore non si tratta di "scimmie". La parola inglese "ape" non è traducibile, e descrive tutte le scimmie prive di coda. Forse i primati? Boh.

It's America, babe!

RITORNA ANCHE QUESTA domenica il buon Garry B. Trudeau con il suo Doonesbury. Americano, molto americano, direbbe Stanis.

16.9.11

La riparazione della Tivoli Model One -- III

FATTO! I SIGNORI DI ESM, assistenza a Milano per la Tivoli Model One, mi hanno chiamato verso le 17 per dirmi che la radio era pronta. La vicenda andava avanti da un po' di giorni, come sapete. Un balzo con il 15, il tram delle periferie, e sono andato a prenderla dal cortese titolare. Novanta euro in tutto (settanta più i venti di acconto già dati) per tre mesi di garanzia sulla riparazione.

Era saltata il chip che si occupa della sintonia, dentro, messo proprio dietro la manopola. Direi che non costa poco, anzi un botto. Ma sono ben contento. Al prezzo di una radio no-brand, ho rimesso in pista questo costoso gioiellino. Microlussi che gratificano (la qualità sonora è davvero notevole) e riempiono la giornata. Adesso il mitico Giornale della Mezzanotte tornerà ad risuonare nel mio studio con il consueto, caldo e confortante timbro.

14.9.11

Le altre robe che ho letto questa estate...

FASTIDIOSAMENTE, ANOBII NON ha proprio tutto quel che ci si potrebbe mettere sopra. Ad esempio, non ci sono due o tre cose che ho letto questa estate.

A partire dalla recensione di OS X 10.7 fatta da John Siracusa di ArsTechnica e la ricostruzione del raid americano che ha portato all'uccisione di Osama Bin Laden e vari altri ("Cosa accadde quella notte") scritta da Nicholas Schmidle.

Poi magari c'è anche qualcosa d'altro che ha questa lunghezza da capitolo di libro o da racconto lungo (la famosa saggistica da 40mila caratteri spazi inclusi) ma per adesso mi viene in mente solo questo. Le altre cose invece sono nel riquadro accanto, segnate su Anobii.

Le liste di Facebook

STAVO FACENDO IL giro "consigliato" da Facebook attraverso la nuova interfaccia per la privacy, che in pratica ti spiega come fare a renderti ancora più visibile (tagga chi ti sta attorno in questo momento, dai la tua posizione Gps, etc). La cosa divertente è che c'è la possibilità di filtrare chi può vedere il tuo stato, le foto e tutto il resto. In pratica, tutti, nessuno, gli amici, gli amici di amici. Domanda: ma le fottute liste, che uno passa una vita a mettere gli amici in liste diverse (colleghi, compagni di scuola, singoli progetti, mailing list etc) quelle non servono proprio a niente eh? Mannaggia...

La riparazione della Tivoli Model One -- II

AGGIORNAMENTI SULLA VICENDA della mia radio da riparare. Pare che la cifra si aggiri sui 90 euro. Hanno ordinato i pezzi. Se ne riparla tra una settimana...

11.9.11

Something that makes sense

DOONESBURY DI GARRY B. Trudeau l'11 settembre, come ogni altra domenica.

8.9.11

La riparazione della Tivoli Audio Model One

IERI POMERIGGIO HO portato a riparare la mia adorata radio Model One di Tivoli Audio. Da sempre aveva problemi di sintonia (scompaiono le stazioni, si prende solo Radio Maria, la sintonia "scivola" e si perde quel che si stava ascoltando) che adesso si sono fatti davvero ingestibili. Ho aspettato anni, per essere ben sicuro che la garanzia fosse scaduta e fosse passato almeno altrettanto tempo (ce l'ho da cinque o sei anni) prima di decidermi. Ma poi mi sono mosso. A quel punto, il caos.

Capire dove si porta a riparare la radio è assurdo. C'è chi non ne sa niente (vari, perché pare che l'importatore abbia i suoi bei problemi) e chi ti manda volontariamente fuori strada forse sperando che ti levi di torno. Antipatici commessi di un negozio del centro, infatti, mi hanno detto altezzosamente che fuori garanzia la Tivoli va mandata con il corriere a Bologna e ci vogliono 100 euro solo per la spedizione. Assurdo (che cacchio di corriere usate? Il figlio della Moratti con la bat-mobile?) e soprattutto non vero: cari signori in giacca e cravatta di Buscemi, non è così. Anche perché la ditta che fa le riparazioni di Tivoli Audio a Milano c'è, sta un po' in periferia e si chiama ESM e per di più voi la conoscete bene visto che vi fa assistenza per Pioneer e altro, oltre a Tivoli in maniera ufficiale. Secondo loro di ESM, invece, voi lo sapete ma a quanto pare preferite non dirlo.
Così, (io) cliente (a voi) ciao ciao.

Comunque, antipatici a parte, la ditta l'ho trovata e la radio l'ho portata. Il titolare mi ha chiesto venti euro di caparra per la riparazione (da scalare eventualmente sul prezzo finale) e domani mi dice cosa c'è e quanto costa. E io intanto mi rodo, perché a quella radio ci sono davvero affezionato. L'avevo comprata in un momento che avevo bisogno di cose belle e nuova musica nella mia vita e, zoppicando sempre proprio come la vita vera, lei però aveva illuminato le mie giornate con un'audio straordinario e forme deliziose. Adesso sta dal dottore: vediamo che succede.

Ps: visto quanto la Model One (quella sopra, in un colore diverso dalla mia) somiglia alla vecchia KLH Model TwentyOne sempre del buon Henry Kloss?

7.9.11

La dignità degli italiani e quella di Napoletone

GRAMELLINI NON MI piace e di solito non lo leggo. Oggi ci inciampo via web e ne ho la conferma. La rubrichina è semplice: il mio premier è il ct della nazionale di pallacanestro, il quale (scrive Gramellini) "striglia" la squadra così:

«Bisogna giocare con un po’ di dignità! Con un po’ di anima! Facciamo a cazzotti, almeno. Ma che czz avete dentro?». Le parolacce di solito mi danno fastidio, ma stavolta mi hanno messo i brividi. E non solo a me: lo sfogo di Pianigiani è uno dei video più cliccati della Rete. Che czz abbiamo dentro? Il problema è tutto lì. Siamo un Paese meraviglioso ed è inutile che vi elenchi i nostri pregi, che sono sempre stati uno in più dei nostri difetti.

Questo il video del ct, un triste cazziatone motivazionale.



Allora, mi spiegate perché questo, che straparla di "dignità" a un gruppo di ventenni professionisti del basket con dichiarazioni dei redditi molto diverse da quelle di un precario/cottimista (il cazziatone serve solo a mettere più palle in un cesto, badate bene), deve essere encomiabile per la dignità stracciona del Paese, che "è inutile che vi elenchi i nostri pregi, che sono sempre stati uno in più dei nostri difetti", mentre questo sotto, un recordman della cazzata motivazionale compresi gli strafalcioni Waterloo-il capolavoro di Napoletone, invece è solo un poveretto?



Eppure è la stessa cosa. Uno è più sintetico e incazzato, l'altro sbrodola nel suo narcisismo, ma è esattamente la stessa cosa. Gramellini, non ti vengono i brividi quando senti Luciani dire: "stringete i denti, prova di carattere"?

Il candido Luca

NON CONTA SOLO cosa dici ma anche come e perché. Ad esempio: oggi Luca scrive dello sciopero dei "tipografi" del Corriere della Sera (quelli iscritti alla Cgil, aggiungo io) e commenta:

ma a voi non sembra strano che oggi il Corriere della Sera non esca, nel 2011, perché sciopera una tipografia? Tutti a discutere della crisi della carta e della enorme esplosione della lettura online, e dello sviluppo e investimento su altri supporti e su iPad, e poi appena mancano le rotative si ferma tutta la redazione, il giornale non si può fare e i lettori non leggono il Corriere (molti avendolo pagato, peraltro)? E allora a che è servito?

I casi sono due: o Luca non sa che i "tipografi" non sono solo i tizi sporchi d'unto e d'inchiostro che faticano in qualche fatiscente tipografia sotterranea ma che in realtà si chiamano "poligrafici" e stanno seduti accanto alla redazione, davanti al computer, facendo impaginazione, creazione dei formati elettronici per la stampa e per gli altri supporti, e assistenza alla redazione (reperimento dati, immagini, verifica dei testi etc) come da un trentennio di lotte sindacali di settore, oppure fomenta una strana polemica che forse sarebbe l'ora che qualcuno chiarisse parlando come mangia.

Non c'è Luca da solo. Perché anche fdb, il bravo direttore del Corriere, ha fatto un intervento "strano" e molto politico, per chi voglia decodificare gli umori dei poteri: l'effetto sgradevole - come l'ha definito nel suo editoriale (fdb scrive raramente, di solito quando vuole e deve) - accusando sostanzialmente la numero uno di Cgil Susanna Camusso di aver direttamente voluto bloccare l'uscita del giornale.

Scrive fdb: Mi e' sembrato di cogliere nelle parole della Camusso un fastidio nei confronti delle critiche e delle posizioni del Corriere che mi ha sorpreso e amareggiato. Ci siamo sempre comportati in maniera corretta con la Cgil, pur non condividendone alcune scelte

Ora, se c'è qualche rogna che non capiamo, qualche sgarro, qualche gioco di potere, non sarebbe bello spiegarla per bene, chiaramente, anziché fare gli gnorri e far cascare il sasso nello stagno? Luca, che succede al Corriere?

4.9.11

Good One. Advantage Palin!

TORNA ANCHE QUESTA domenica Garry B. Trudeau con il suo Doonesbury. E piove: l'estate è finita?


2.9.11

Cose che ho imparato tra ieri e oggi sul mio orologio (e gli altri)

CI SONO ACQUISTI di impulso e acquisti meditati. Però, nel fare un acquisto d'impulso, si rischia di non saperne abbastanza. Invece con un acquisto troppo meditato, si perdono numerose opportunità perché si rischia il loop e poi non si compra più niente, oppure le aspettative diventano irragionevoli.

Comprando l'orologio ho seguito la strada dell'impulso (il mio non funzionava più e ne ho preso un'altro su due piedi). La cosa ha vantaggi, svantaggi e varie esternalità. In breve, alcuni punti:

- volevo i fusi orari (Casio li chiama World Time) e ce li ho, però non avevo capito che volevo anche la funzione "dual time" per vedere il secondo fuso orario assieme al primo. Quella non ce l'ho: era però presente su uno dei precedenti modelli (DW-5600C, fabbricato dal 1987 al 1996) che però mancava di varie altre cose, tra cui il radiocontrollo, il micro pannello solare (il mio è senza batteria) e la fichissima funzione Illuminator (EL Backlight) automatica. Qui una comparazione di tutti i 5600.

- il gentile orologiaio sosteneva che il mio nuovo Casio fosse capace di regolare l'ora sintonizzandosi con il segnale degli orologi atomici (funzione radiocontrollo) in Europa, Usa, Giappone e Cina. Peccato che non sia vero: il mio "ascolta" su cinque bande, mentre quelli che si regolano anche in Cina ne devono avere sei. Una cosa nuova che non sapevo.

- l'effetto dell'incidente nucleare di Fukushima, causato dal combinato di terremoto e tsunami, ha avuto una conseguenza della quale non si parla: ha messo offline una delle due torri radio: quella situata sul monte Ohtakadoya, a 16-17 chilometri dal ground zero della centrale. Evacuata lo scorso 11 marzo, è ancora considerata in una zona pericolosa per la radioattività. La torre ha smesso di trasmettere il suo segnale sui 40 kilohertz a causa del terremoto e i tecnici non possono andare a farla ripartire. Quindi, il Giappone adesso ha a disposizione solo la torre di Kyushu, nel sud dell'Arcipelago.

- l'orologio che ho comprato non mi dovrebbe incriminare e far tenere a Guantanamo Bay, come il Casio F91W, il modello più economico e più venduto dal 1991, considerato dall'intelligence americana chiaro indicatore di appartenenza ad Al-Quaida: qui la lista dei detenuti che possiedono anche l'orologio incriminato (nei campi di addestramento in Afghanistan insegnano a usarlo per fare i timer delle bombe, poi forse ne regalano uno quando si finisce il corso, come ricordo, chissà, oppure come attestato con utilità anche pratica). E pensare che io sapevo che i kamikaze sauditi usavano gli orologi dell'Officina Panerai perché erano quelli della Marina italiana, usati dal Gruppo Gamma della X Flottiglia Mas. Si vede che i sauditi sono più benestanti degli altri, chissà chissà.

- se non ti manda a Guantanamo, magari ti manda nello spazio: il mio è uno degli orologi qualificati dalla Nasa per le missioni spaziali. Qualsiasi cosa voglia dire.

- esistono anche altri orologi che si potevano comprare. Non solo di Casio. Ci sono quelli di Mondaine, che sono semplici e fanno gli orologi ispirati al (loro stesso) design di quelli delle stazioni ferroviarie svizzere. Ci sono quelli di Muji, che cercano di seguire quella strada. Ci sono quelli vintage degli anni Ottanta, che adesso non si trovano più. A me però piacerebbe questo sempre di Casio: il mitico W-520U (a proposito, se ne avete uno nel cassetto e volete venderlo, fatemi un fischio!).

- esistono anche altri orologi che forse è meglio non comprare: mi riferisco a questo straordinario Nixie Watch di Cathode Corner a tubo catodico, "spiegato" nel video qui sotto da Steve Wozniak (qui la spiega elettrotecnica). Divertente, bella idea, costa meno di 400 dollari ma dubito che lo vedrete mai al mio polso. Anche perché - quasi dimenticavo di dirvelo - io non porto mai l'orologio.

1.9.11

Il Casio dei miei desideri

TORNI DALLE VACANZE e hai ancora tempo per cercare di fari ripartire uno o due vecchi progetti lasciati fermi prima del viaggio. Nel mio caso, volevo riparare il mio vecchio Casio modello digital barometer. È piuttosto datato: risale al 1987 (questa la referenza completa: Casio Digital Barometer BM100 WJ 1987). Si tratta del primo orologio che permetteva di avere la pressione atmosferica e quindi la quota (basandosi su stime stagionali e permettendo tarature di controllo) oltre alla profondità, visto che poteva scendere fino a 100 metri sott'acqua. Insomma, il nonno delle generazioni successive di orologi avventurosi e avveniristici. Mancava tutto, rispetto a oggi: bussola, termometro, Gps. Il nonno dei cellulari per fare trekking aveva però una linea che a Casio non è più venuta così bene, a mio avviso. Lo vedete qui sotto (immagine presa da qui).



Purtroppo, dopo averlo portato da un orologiaio e aver assisitito all'operazione per rianimarlo di là dal vetro, abbiamo scoperto che l'orologio è completamente andato. Sigh. L'ho seppellito nel cassetto da dove l'avevo ripescato e ho ceduto, comprandone uno nuovo. Sono mesi che pensavo di comprare un Casio e giravo e rigiravo attorno al problema. Alla fine, con l'aiuto del prode orologiaio, ho preso un modello un po' grande rispetto alla mia idea iniziale (è un G-Shock quindi la cassa è da 42 millimetri) ma interessante. La referenza è GW-M5600-1ER e non ha pile. Utilizza invece il vetro frontale per una serie di micro panelli solari che bastano ad alimentarlo per otto mesi con una giornata di sole. Ha i fusi orari su 28 città e supporta il radiocontrollo di cinque orologi atomici (due in Europa, due in Giappone e uno negli Usa). Infine, un inclinometro fa accendere automaticamente la luce per un secondo quando si gira il polso per guardare l'ora.




È un modello non più nuovissimo, quindi ancora disponibile con il contagocce. Il prezzo non è amichevole e continuo a pensare che ci potesse essere un'alternativa più sottile, come i modelli "slim" tipo questo che su Amazon ha prezzi ridicoli attorno ai sette euro. Mancano però i fusi orari, per me fondamentali. Voi che ne pensate? Un buon acquisto?