31.7.13

Be water my friend

ERA UN PERSONAGGIO pazzesco, mi sto rendendo conto solo adesso. Per farsi un'idea, una lunga intervista a Bruce Lee.



Altro che Zigmund Bauman: be water my friend è una stupenda immagine!

29.7.13

Jack Reacher (2012)

FA CALDO, SIAMO d'estate, la notte si guarda qualche film a finestre spalancate, sperando di non dare fastidio ai vicini. Si trovano film belli e film meno belli. In particolare, questo è una via di mezzo.

Come tutti i gialli d'azione ha una buona quota di inseguimenti e sparatorie, e come tutti i film d'azione americana, tende ad avere finali che non sono all'altezza dell'esordio, della premessa. In questo caso, il problema è anche parte della premessa: con un cast da telefilm di onesti caratteristi, che si tiene in piedi solo perché c'è Tom Cruise, a fare la differenza con un episodio di Magnum P.I. è la qualità della fotografia e l'investimento della produzione. La storia peraltro non gira neanche bene: il senso di qualcosa di grande e misterioso (un cecchino che spara e uccide cinque persone sul greto del fiume di Detroit, torna a casa, viene arrestato e poi picchiato da altri carcerati sino a finire in coma, e l'unica cosa che fa è scrivere un nome: "Jack Reacher") crolla miseramente non appena arriva Jack Reacher.


Ex militare, poliziotto, tutte le decorazioni possibili e immaginabili, tostissimo, nato all'estero e vissuto pochissimo in Usa, è un fantasma: niente email, niente cellulare, niente carte di credito, non prende aerei, non ha l'auto. Non prende mezzi di trasporto che non siano il treno e soprattutto l'autobus, la corriera. Vive muovendosi, non ha bagaglio se non quello che indossa e che lava tutte le sere nei lavandini dei motel dove alloggia momentaneamente (!!), non si sa come guadagni, ma preleva lo stesso i soldi della pensione da militare. È un giustiziere invisibile, che mena come un toro, ragiona meglio di tutti gli altri poliziotti e fa giustizia dove non ce n'è.

Un personaggio così è a un centimetro dal mettersi la calzamaglia e saltare da un tetto di un grattacielo all'altro, andando a dormire in una caverna da qualche parte durante le ore diurne. Non lo fa, ed è la colpa più grave del film. Non l'intuizione, ma l'esecuzione.

Dimenticabile l'interpretazione di Rosamund Pike, la "bella" del film, avvocato difensore del presunto killer e figlia (in conflitto) con il procuratore distrettuale, che ha nel carnet una fila senza fine di condanne a morte, senza alcuna sconfitta (sino a quel momento), e soprattutto possibile candidata a una o più notti di passione con Reacher: palpita come un regista adolescente immagina che palpitino le bionde.


Se uno poi si va a leggere la storia del personaggio di Jack Reacher su Wikipeadia, scopre che si tratta del protagonista di una serie di libri scritti dall'inglese Lee Child (a.k.a. Jim Grant). Il personaggio è sempre quello, ancora più assente al mondo andando in profondità, e probabilmente nelle intenzioni della produzione (che ha opzionato tutti gli altri 17 romanzi) dovrebbe essere una alternativa al Jason Bourne di Matt Damon, senza contare che, nonostante le differenze fisiche (Reacher nei romanzi è alto 1,96, Tom Cruise arriva a 1,70 quando si sveglia con le vertebre belle distese), è una parte interessante per un divo del cinema che ha appena scollinato oltre i 50 ma vuole ancora fare parti "fisiche".

In conclusione: Reacher è un giustiziere di destra, che applica la giustizia più che nel ruolo dell'investigatore in quello del giudice, della giuria e, quando occorre, anche dell'istituzione di rieducazione definitiva (il boia). Sottofondo ex militare, l'incarnazione dell'ideale del "right to be left alone", la self-reliance, la forza dei propri pugni. Non dubito che nei libri - che non ho letto - ci sia più profondità, ma temo che l'esecuzione nel film non sia all'altezza. Soprattutto con un Tom Cruise che recita solo se stesso.

28.7.13

Hey, stranger!

TORNA A CHE questa domenica Garry B. Trudeau con Doonesbury.


26.7.13

Oblivion (2013)

OBLIVION È UN film di Joseph Kosinski. E poiché Joseph Kosinski si sta rivelando un registra particolarmente "visionario", un vero e proprio creatore di mondi, questo è il motivo principale per cui vi parlo di Oblivion.

L'idea parte da un soggetto-trattamento che Joseph Kosinski ha scritto al volo nel mentre che, dopo la laurea in architettura, cominciava ad occuparsi di grafica e animazione 3D. E rimaneva ad insegnare come assistente alla facoltà di architettura.

Questo alla fine è il motivo per cui si parla di Oblivion qui: perché Joseph Kosinski è un architetto. E, nonostante abbia un notevole talento cinematografico, ha anche una buona, profonda, ricca cultura architettonica. Che si traduce non solo nella cultura visiva bene educata (per quello basta anche leggersi per anni Domus e AD) ma proprio nella consapevolezza delle soluzioni, nelle scelte progettuali, nella definizione degli spazi e del loro potenziale uso.

Il linguaggio di fondo è quello dell'architetto, cosa che si traduce in un un film straordinariamente visivo ma anche "profondo", abitabile, cosa che per un film di fantascienza è abbastanza poco comune (avete mai pensato a come vivono sull'Enteprise o peggio ancora in un Destroyer di Guerre Stellari?).



Ci sono tre cose che funzionano molto bene dentro Oblivion, ed è merito delle scelte di Joseph Kosinski.

La prima è l'architettura e la scelta visionaria dei panorami, la potenza delle immagini e il modo in cui si legano assieme. Visivamente l'impatto è enorme. Dai panorami dell'Islanda alla casa in cima al pilone della coppia tecnico-comunicatore.

La seconda è la luce, e questo deriva dalla duplice scelta di Joseph Kosinski di fare un film di fantascienza "alla luce del giorno" (succede dai tempi di Jurassic Park, lo so, ma è per capirci) e poi di avere effetti "in camera", nella videocamera. Ad esempio, la luce nella casa - che è fatta da un architetto che insegue un sogno di gloria e si vuole misurare con Lloyd Wright - è straordinaria perché nel set la struttura è circondata da un gigantesco schermo circolare su cui sono proiettate vere riprese di tramonti e giorni e notti ad alta quota (altro vulcano islandese o simile).

La terza è la musica, che è molto presente e potente: Joseph Kosinski ha trovato l'equivalente di un nuovo Vangelis  - che è il responsabile di buona parte del successo visivo di Blade Runner - nella duplice figura di Anthony Gonzalez degli M83 e l'arrangiatore di colonne sonore Joseph Trapanese. E il risultato è una colonna sonora potente e coinvolgente.

Sono rimasto molto, molto stupito da questo film. Che non è poi molto speciale come film di fantascienza e sembra piuttosto tratto da un fumetto: ci sono il solito Tom Cruise e l'oramai insopportabile Morgan Freeman, per dire. Questo problema di casting si potrebbe anche migliorare, visto che le due scelte femminili sono invece piuttosto azzeccate: Olga Kurylenko e soprattutto Andrea Riseborough hanno una interpretazione all'altezza. Una nota anche per l'ottimo Nikolaj Coster-Waldau, che però qui secondo me viene male impiegato.

Un film da vedere, in conclusione. Soprattutto perché è un film di Joseph Kosinski.

Ps: quasi dimenticavo. Luce, architettura, panorami, musica. Niente di tutto questo avrebbe senso se non ci fosse, pesante e bellissimo, il volo. Con la straordinaria Bubbleship. Che meraviglia! Ecco il senso e la poesia di questo film: volare nel cielo dentro la bolla di vetro!

Pps: e la piscina? Dio bòno, la piscina...

24.7.13

Pacific Rim (2013)

L'INTUIZIONE PROFONDA E più potente di Pacific Rim, filmone ad effetti speciali di Guillermo del Toro, sta tutta nel presupposto. La Terra dell'immediato futuro vive una lunga guerra con mostruose creature marine che provengono da un altro continuum spazio-temporale. Un tunnel e una breccia nello spazio le fanno materializzare sul fondo dell'Oceano Pacifico (da qui il titolo) e queste emergono attaccando e distruggendo le città.

Le mostruose creature marine si chiamano Kaiju, che in giapponese vuol dire "creatura mostruosa" e che è termine noto agli appassionati per i film di genere a partire da quelli con Godzilla negli anni Cinquanta e seguenti. Per rispondere, gli abitanti della Terra futura hanno creato dei giganteschi robottoni - chiamati Jaeger, cacciatore in tedesco - con dentro non uno ma due piloti uniti da un vincolo mentale che gli consente di sincronizzarsi, conoscere tutto delle rispettive memorie ed esistenza, e soprattutto riuscire a comandare i bestioni di 88 metri.

La trama è una conseguenza abbastanza prevedibile di queste premesse: il viaggio dell'Eroe declinato in salsa fantascientifica. Ad essere intrigante è l'ambientazione e il suo presupposto: del Toro da vita ai robottoni giapponesi degli anni Settanta e Ottanta con una grazia e un'arguzia rara. Il film è talmente e smaccatamente un "divertimento" e un pasticciare di citazioni da essere quasi serio e funzionale a una poetica degna di un Tarantino.



Il vero capolavoro stilistico di del Toro però è di creare una materialità e una tematica, un sapore degli oggetti e del terreno, dell'acqua e della ruggine, che è diverso e superiore all'artificiosità fumettosa dei Transformers, film con il quale apparentemente ci potrebbe essere una affinità se non altro estetica. Invece, è proprio l'estetica ad essere profondamente diversa e più complessa, completa, a tratti debordante. La festa visiva di Pacific Rim sconfina nell'elogio di un mondo possibile, in cui l'impossibile convive con l'implausibile. Entrambi però fortemente legati da un senso di profondo, materiale realismo visivo. Secondo me, è un film che vale comunque la pena di vedere, se non altro per capire a che punto siamo arrivati nei filmoni di genere della fantascienza che si cita e comincia a citare sistematicamente l'immaginario della (mia/nostra) generazione.

21.7.13

Vespalogy

LO TROVO MOLTO gustoso. Ne ho avute due, le rimpiango entrambe.

AYE!

UNA TAVOLA EDUCATIVA sul voto simbolico dell'opposizione. Garry B. Trudeau la domenica con il suo Doonesbury.


14.7.13

Aw, man.

DOONESBURY NELLE DOMENICHE d'estate ha un dolce sapore di deja-vu, che dipende essenzialmente dal fatto che Garry B. Trudeau è in vacanza, impegnato in altri progetti.


11.7.13

« Une maison, un écrivain » - Frédéric DARD (2012)

RIPENSANDO A QUANTO scritto per il Post su Sanantonio di Frédéric Dard, ho trovato questo documentario francese niente male.

7.7.13

So much for a ghostwriter

NEL MONDO DI Doonesbury Garry B. Trudeau sceglie la domenica per far entrare la mela avvelenata del ghostwriting...


She (1935)

UN FILMONE, CON Randy Scott, che poi era super-amico di Cary Grant. Si vede integralmente, ricolorato, in inglese, qui: http://youtu.be/tzbOYq0y4BI

Vale la pena.

6.7.13

The Three Belles - In the Mood

LA VERSIONE CONTEMPORANEA delle Andrews Sisters. Non male. Non eccezionale (soprattutto come capacità di tenere la scena).

Dean Martin & The Andrews Sisters - Medley of Hit Songs

VERY NICE AND sweet, indeed!


3.7.13

Emme come Milano

MEMO REMIGI NEL 1974. "A me mi piace il mare".



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