22.12.03

2004 - Macworld in San Francisco

I'M A JOURNALIST with an insane passion about Apple. This is my problem, of course. But I'll go to SF to attend Macworld 2004 (as I did in 2003). This is the good news: consider me an Apple embedded reporter. I will tell you everything from inside. So, stay tuned...

Apple's iPod -- Belkin iPod Voice Recorder

THIS IS THE definitive gadget for a journalist. You can record long interviews with an accetable audio quality on your iPod. But nothing is perfect, so also the Belkin' iPod Voice Recorder as some little problem. Read the review.



I was in Tokyo, few days ago, and I had the chance to see the new Apple Store in Ginza. Great place: a cool six stores shop that is perfect for japanese shopping culture. I also had the chance to buy a 49.95 Belkin iPod Voice Recorder for 3G iPods and test it on the field few days later in Milan, Italy, doing some interview with my old 15 Gb iPod.



Belkin device records from a omnidirectional microphone and store the audio file in the abundant hard disk of the iPod. It saves audio as a mono 128 Kbits 44.100 Hz Wav file (probably to ensure compatibility with Pc iPods). File ratio is, more or less, 1 Mb for 1 minute of recording. Seems like that the Voice Recorder use the anti-shock memory (used as an anti-shock and to minimize disk access during normal music playback) to store the audio and spin the disk only when it needs to page the audio. It is saved in a folder named "recordings" accessible from firewire disk side of the iPod.

Belkin device has also a little speaker, useful to playback the audio without the need to unplug the little device. It can also be used as a speaker for a travel alarm clock, but the level of sound (the speaker is only 16 mm) is not enought and people like me probably cannot be awake!

The main problem with the device is the microphone sensibility. Too much. It is easy to saturate the audio and have heavy distortion. There are no software controls: you can basically only start, pause and stop-save. Also, you can playback each record (the default name is the complete date) and delete them.

Sensibility is a major issue: there is not enought quality to record for example music from a live gig and you can hear the noise when the hard disk start to spin to save data (every 5 to 10 minutes). This is not good if you, for example, want to record a voice for a radio interview. You also need to put the microphone really far away from audio source (i.e. your and interviewed one' mouths).

There also are no external microphone, line-in or line-out plugs. Ambiental noises (like other people talking in the next room) are usually magnified by the omnidirectional microphone. The last issue is that iTunes is not able to encode the Wav file you can transfer to a Mac in other formats.

But in my experience i find Voice Recorder a good device: it is relatively cheap, it always does what it is supposed to do (record voice) without fault. But it has a really sensible microphone and you cannot use a second, quality checked external one or you cannot software-control gain and sensibility. It also drains the battery faster (of course, you write on the hard disk) so the longest recording time is probably 4-5 hours for a factory new iPod.

Final opinion: if you need it, buy it. At least if you are a journalist you can justify to your wife the need for an iPod ("I use it because I really need it to work, dear").

19.12.03

Per fare uno come me ci vogliono 18 iPod e un pezzettino, molto piccolo peraltro

CI SONO COSE utili e cose inutili nella vita. Non � detto che le nostre preferenze si orientino necessariamente verso le prime o le seconde e che - soprattutto - siano costanti nel tempo. Per esempio, io trovo molto utile sapere (e rendervi edotti del fatto) che sono alto tanto quanto 18,08 iPod uno sopra all'altro. Secondo quanto si pu� evincere dal calcolatore di altezza che in questa pagina converte dinamicamente l'altezza (in cm o in pollici) nell'unit� di misura ricavabile da un iPod messo in piedi... Fondamentale, mai pi� senza!



Note dal fronte

LA PRIMA LINEA � un concetto serio, di solito associato a lutti e drammi. Per�, come ricordava il saggio Nick Carter, c'� anche a chi per annegare basta un bicchier d'acqua. Ognuno ha la sua prima linea, quindi, e ognuno combatte la sua battaglia con la sorte avversa. Ma, pi� passa il tempo e pi� penso che si dovrebbe meglio dire "contro la societ� avversa". Soprattutto questo Natale (festa consumistica inventata da Coca Cola e grandi magazzini per vendere di pi�, ricordo a me stesso prima che agli altri che la festa centrale per la cristianit� � pur sempre la Pasqua), che pare peggiore di tanti altri.

Purtuttavia, a Natale siccome tutti pi� o meno se ne vanno, anche chi lavora al di sotto della soglia della povert� nel terziario decomposto ha la possibilit� di tirare il fiato. Un pochino. Cosa c'� di nuovo? Pranzi e cene a go-go. Tanti volti che si ritrovano con mille imbarazzi una volta di pi�, e tutto deve sembrare speciale. Voglia di evadere che evade da sola, perch� il corpo non pu� seguire. Piccole cose che si sommano.

Non pensiamo solo ai poveri e agli sfortunati, ma anche a quanto sia triste questo Natale per tutti quelli che vanno in "saldo forzato" per non chiudere o proprio perch� chiudono. A quelli che si arrabattano e sono all'improvviso diventati pi� poveri dei loro padri, soffrendo perch� non possono rendere il Natale felice per i proprio figli tanto quanto ricordano fossero felici i loro, di Natali. Insomma, cacchio, � un Vietnam l� fuori. E quelli che stanno meglio non siano tanto felici del loro privilegio: secondo me ce ne sar� per tutti. O in questa o nella prossima di vita.

Amen, fratelli.

18.12.03

Una sera poco prima di Natale

OGGI SONO ANDATO a pranzo con un'amica, nella cintura industriale di Milano. Sar� perch� sono stato di recente a Tokio oppure perch� lei ha studiato giapponese a Venezia, eppure la tratta sopraelevata della metropolitana (in superficie) che striscia tra i condomini e i capannoni anonimi mi ricordava un po' i panorami nipponici.

Poi, girata in Cadorna per i regali. Come al soli, hanno prevalso i miei: di contro all'autostrada del Sole (di Menduni, Mulino, la serie sull'identit� degli italiani diretta da Galli delle Loggia) per mio pap�, per fargli ripercorrere con la mente il tragitto e la storia di quel pezzo di Italia in movimento che gli appartiene, ho acquistato per mia mamma La ragazza con l'orecchino di perla di Tracy Chevalier (romanzo Neri Pozza), che sono sicuro apprezzer�. Intanto me lo leggo io...

Su questo, un diluvio di cd per me, alla faccia di chi dice che le sordide multinazionali del disco non ci guadagnino pi�: da Eric Clapton (Money and Cigarettes) a The Nightfly di Donald Fagen, in compagnia di Alive in America degli Steely Dan (cio� lui pi� il suo amichetto), oltre a Van Halen omonimo (che temo di avere gi� a Firenze, e tra pochi giorni lo scoprir�) e a Made in Japan dei Deep Purple (mitico l'inno nazionale Usa, altro che quella mammoletta di Jimi Hendrix) e - infine - The real Lisztomania di Rick Wakeman. Ce n'� almeno fino all'anno nuovo...

Poi, pi� tardi, sono andato a prendere un t� con il mio buon conoscente e collega Em�l, che nel tempo di trincarci tre cocktail per aperitivo � diventato il mio buon amico olter che collega Em�l. Che bello: Milano fredda e invernale, poco natalizia e tutto il resto, � diventata amichevole e sorridente. Oltre che un po' ubriachetta: siamo tornati sul suo scooterone (io senza casco e con un discreto freddo) dopo aver parlato dei massimi e dei minimi sistemi e aver occhieggiato la fauna femminile del locale. Lui quasi 37 e io quasi 34. Disadattati felici del proprio lavoro al di sotto della soglia della povert�. Tanta musica e tanto alcool, alla faccia di chi ci vuole bene e di chi ci vuole male.

Fatelo anche voi: scegliete con il cuore e restate coerenti fino a quando ve la sentite, sempre con il cuore, alle vostre scelte. Divertendovi: mai fermarsi a piangere o deprimersi, non ne vale la pena. Buon Natale. Di cuore.

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Senza parole

Incidenti...



Possono capitare, se ci si distrae...

Una delle pi� belle foto di un Mac (PowerBook 17 pollici) trovate in rete



16.12.03

Un uccellino mi ha detto...

PENSO E CREDO, da una serie di dati e qualche chiacchierata con esperti che a San Francisco, ai primi di gennaio, durante il MacWorld, potrebbe esserci qualche sensibile novit� per gli iPod.

La prima sensazione viene dal fatto che in tutto il mondo (Italia compresa) hanno rotto lo stock sotto Natale, cio� non si trova un iPod nei negozi neanche piangendo. Ok, forse con questo Natale si vuotano i magazzini in previsione del lancio della prossima versione.

La prossima versione, ci sono un paio di punti da soppesare: un ipotetico iPod da 5 Gb con i nuovi hard disk da un pollice (quelli attuali sono da 1,8 pollici) colorato e molto pi� piccolo. Oppure molto pi� economico. Seconda ipotesi: la presenza di software e display adeguati per rivedere le immagini. Gi� adesso con l'adattatore presentato da terze parti e la release 2.0 del software dell'iPod si possono salvare direttamente dalla memoria della macchina fotografica dentro l'iPod (comodo per chi viaggia leggero e scatta tante foto). Da gennaio potrebbe essere possibile anche rivederle e gestirle direttamente dall'iPod... Possibili applicazioni: scaricare i fumetti da internet e rivederseli sul display dell'iPod mentre si viaggia.

Pare sicuramente che si possa escludere l'ipotesi di un iPod che fa vedere film (in qualunque formato) scaricati sul display. Peccato, perch� a Tokio ho visto cosa sta facendo Sony con i suoi mezzi per il trasferimento del video. Loro permettono di salvare con risoluzione minima il video direttamente dal televisore (si inserisce la memory stick in un buchetto al margine del display) e rivederlo sui portatili oppure sui telefonini oppure sulle nuove macchine fotografiche compatte che usciranno a febbraio anche in Europa. Perch� non sfruttare, come Sony, Quicktime e 3Gpp per la compattazione del video e rivederselo sull'iPod? Tutta una stagione di Friends a bassa risoluzione da vedere in tram con le cuffiette... Magari sarebbe un problema per la batteria, per� una figata...

Ecco, questo l'uccellino mi dice...

14.12.03

Il grande rischio: i ladri di accessi

Reti ancora vulnerabili al "Warchalking" ma per gli esperti le contromisure esistono

di Antonio Dini

C'era una volta la Grande depressione, in America. E c'erano gli hobos, ex impiegati e agricoltori che avevano perso tutto, anche la casa. Moderni anti-eroi cantati da Woody Guthrie, il folk singer che ha fatto da maestro a Bob Dylan. Si aggiravano, gli hobos, in cerca di aiuto per le citt� e le campagne. Segnando con un gesso i muri delle case "amiche", dove potevano avere del cibo e forse riparo: un segno di solidariet� per i compagni di sventura.

Gli hobos postmoderni, invece, si aggirano nei labirinti delle citt� americane ed europee, da San Francisco a New York, da Londra a Milano. Segnano con un gesso i muri dei palazzi dove c'� il loro bene prezioso: connessioni ad Internet senza fili, gratuite e a larga banda.

Il fenomeno, conosciuto come Warchalking, guerra dei gessetti, � lo spauracchio degli esperti di sicurezza e delle aziende che vogliono costruire le economiche reti senza fili all'interno dell'ufficio o in casa. Perch� le onde radio emesse dagli hot spot non possono essere tenute costrette all'interno delle pareti degli uffici, come i cavi della rete. Sono libere, corrono nell'aria: sono incontrollabili.

"In realt� - spiega Magnus Nystrom, responsabile sicurezza senza fili di Rsa, l'azienda che venti anni fa ha sviluppato il principale standard crittografico alla base di tutta la sicurezza informatica odierna - il 98% degli strumenti per rendere sicure le connessioni senza fili esiste. Il problema � che le persone non lo usano".

I rischi fondamentalmente sono due: l'uso da parte di terzi della connessione Wi-Fi per violare documenti contenuti negli altri computer collegati oppure - ed � l'ipotesi pi� comune - il semplice "furto" della connessione a Internet. Il segnale radio, infatti, pu� essere sia ascoltato in modo passivo, intercettando - per cos� dire - la trasmissione, che in modo attivo, per "entrare" nella rete locale e collegarsi anche a Internet.

"Ma ci sono due livelli di sicurezza - spiega Nystrom - che devono essere sempre implementati: il primo � l'aggiornamento del software agli ultimi standard di crittografia e autenticazione e ovviamente il loro uso, il secondo � l'implementazione di policy di sicurezza che poi vengano rispettate da tutti: connessioni attraverso Vpn, password non banali, limitazione degli accessi solo ai computer aziendali".

L'altra filosofia per la sicurezza, invece, quella che negli Usa viene portata avanti dai difensori della libert� di accesso per tutti e della condivisione delle risorse, predica l'opposto: tutto aperto.

"I provider e la normativa non lo consentono - commenta Nystrom - e poi c'� il fatto che anche se l'azienda non subisce danni in realt� chi usa la sua connessione senza fili potrebbe compiere attivit� illegali in rete. E le tracce informatiche che lascerebbe porterebbero agli hot spot magari di un rispettabile ufficio legale della city di Londra".

I rischi nell'usare una rete senza fili, quindi, sono reali? Bruce Schneier, guru riconosciuto della sicurezza informatica mondiale, � abbastanza netto: "Certo, come in tutte le attivit�, non solo informatiche. La risposta per� � abbastanza semplice: bisogna capire che cosa stiamo difendendo e da chi ci stiamo difendendo. Se la rete senza fili � un rischio perch� siamo una banca, meglio usare i vecchi cavi. Se la usiamo in casa, invece, o in una biblioteca pubblica, bisogna sfruttare al massimo le tecnologie software per la sicurezza e un po' di buon senso. Perch� la tecnologia di oggi � ad altissimi livelli, basta solo capirlo e utilizzarla al meglio".

A.Di.

Chiamateli cracker, i tre identikit dei tecno vandali

Esperti informatici, dipendenti infedeli, adolescenti inquieti: il pericolo arriva da queste categorie

di Antonio Dini

NON CHIAMATELI HACKER, altrimenti si arrabbiano. Il termine giusto per i pirati informatici di oggi, quelli che provocano danni alle aziende e terrorizzano gli utenti, � "cracker", come spiega Raoul Chiesa, l'ex hacker pi� famoso d'Italia che oggi ha fondato una societ� di consulenza, mediaservice.net e viene pagato per testare la sicurezza delle reti dei suoi clienti.

La sua � una ricognizione sull'antropologia dell'hacker, anzi del "cracker" di oggi, che � completamente differente rispetto alla fine degli anni Cinquanta, quando il fenomeno descriveva solo gli studenti pi� brillanti delle facolt� scientifiche Usa. Quelli, cio�, in grado di risolvere con originalit� ed eleganza le difficolt� poste dai primi elaboratori elettronici. "Oggi di "cracker" - spiega Chiesa - ce ne sono di tre tipi. Gli adolescenti che scaricano da Internet strumenti software fatti da altri e li usano senza capirne il funzionamento. Provocano danni e basta. Poi ci sono ex hacker, cio� persone con competenze di tutto rispetto, che a un certo punto hanno imboccato la strada del vandalismo: provano piacere a danneggiare i sistemi, al contrario di un hacker vero che, come spesso accade, quando individua una debolezza informatica la segnala all'azienda senza creare danni".

Ma la terza categoria che indica Chiesa � quella pi� pericolosa per le aziende. Oltre agli attacchi indiscriminati, come i virus - vere e proprie bombe lanciate in Internet per rallentare tutte le macchine online di aziende e privati - ci sono anche gli attacchi mirati. Operazioni chirurgiche per creare danni specifici o, talvolta, rubare informazioni.

"In questo caso - dice Chiesa - si tratta spesso di insider aziendali, i dipendenti, giovanotti spesso prezzolati dalla concorrenza per acquisire un vantaggio ingiusto sia attraverso lo spionaggio industriale sia attraverso il sabotaggio. Se ne parla poco ma � un problema reale. All'elenco, infine, aggiungerei gli arrabbiati, quelli che reputano di essere stati licenziati ingiustamente, ad esempio, e che per vendetta si accaniscono contro l'ex datore di lavoro. E gli incompetenti, cio� gli impiegati che "smanettano" con i computer aziendali creando danni senza saperlo".

A.Di.

13.12.03

Convergenza (mobile) mon amour - 5/...e via!

MA NON TUTTO quello che � mobile affonda il suo primo punto nella connettivit� alla rete come fattore determinante del suo appeal. Magari il richiamo � un altro, non quello degli Mms o dei siti Wap. Magari sono i giochi, quelli seri, con un bel collegamento bluetooth per giocare lan party senza fili oppure usando il Gprs come si faceva una volta con i server di Unreal Tournament o di Quake...

E' il caso di un altro prodotto, sempre di Nokia, che si chiama nGage. Mossa coraggiosa o desiderio di fare come Microsoft con la Xbox nel settore delle console, e cio� saltare nel mercato pi� ricco di tutti, quello dei videogames?


Convergenza (mobile) mon amour - 4

PER QUESTO C'E' gi� chi ha dato fuori di testa. Handspring era lo spin off da Palm voluto da due dei suoi fondatori. Perch�, dicevano, 3M non lasciava abbastanza spazio alla loro creativit� e faceva perdere l'intuizione di mercato. Adesso (dopo che Palm un po' in crisi c'� entrata sul serio, mentre Handspring non � mai decollata) si sono fuse insieme di nuovo e affrontano la lotta nel mercato dei telefoni-palmari a modo loro.

Con il Treo 600, palmare quadriband (la quarta banda sarebbe la seconda frequenza Gsm negli Usa che, come noi, ne hanno in realt� due), basato sul suo piccolo motore Gprs e un design accattivante. Anche qui si converge, in molti sensi.



Convergenza (mobile) mon amour - 3

INFINE, L'ULTIMO LATO della triade convergente-mobile (anche se ci sarebbe da fare un discorsino ancora per il mondo Palm). Si tratta di un "vero" telefono di Nokia, la Microsoft dei telefonini, basato sul sistema operativo Symbian. E' praticamente uno dei pochissimi in grado di "navigare" grazie al protocollo nativo Tcp/Ip su telefonia. Implementato solo da Tim (che ne ha fatto sua bandiera, mentre Wind si rifugia nell'I-Mode di Ntt DoCoMo e Vodafone nel grande network internazionale colorato di rosso e non pi� del verde Omnitel), � l'ultimo dei gadget per il mercato prosumer, quello degli utenti consumer che si sentono professionali. E' il Nokia 6600.



Convergenza (mobile) mon amour - 2

UN ALTRO OGGETTO del desiderio appartiene al mondo della convergenza orientata alla telefonia. Proprio in questi giorni Tim sta introducendo in Italia un modello di Blackberry (il 7230 a colori), il piccolo parlmare telefonico triband prodotto da Rim e dedicato alla mail via Gprs in modalit� push per le aziende (le mail "arrivano" come se fossero sms), per abbonamenti e ricaricabili. Prezzi da ladrocinio, alla grande, per� c'� anche questo (e a me piace non poco, come oggetto: lo sto provando in queste ore con una scheda Vodafone)


Convergenza (mobile) mon amour - 1

QUALI SONO GLI oggetti che oggi - proprio durante il periodo natalizio cos� denso di ansia da regali - definiscono il concetto di convergenza declinata sul versante mobile? Cominciamo una rapida carrellata. Quello che segue � un palmare prodotto da Sony, si chiama Cli� modello Peg Ux50, basato sul sistema operativo Palm, connettivit� via Usb ma anche wireless con due standard: Bluetooth e 802.11b



11.12.03

Un tram chiamato desiderio... di iPod

IN AUSTRALIA HANNO deciso di fare la pubblicit� degli iPod sui tram. Perch� il vecchio si coniuga al nuovo, e la pubblicit� mobile paga di pi�, oltre ad arredare (quando � fatta bene) la citt�. Qui le altre foto.



Ps: s�, sono tornato...