30.11.10

"Quando avremo attraversato la crisi sociale e civile che dovrà per forza esserci e che sarà dura e forse drammatica""

FRANCO CARDINI SULLA riforma dell'Università. E, implicitamente, la destra finiana sul portato culturale dell'attuale Governo e in particolare del "berlusconismo" (ma non solo).

Money Quote: Il problema resta in ultima analisi quello delle risorse umane. Per riformare sul serio l’Università occorrerebbero serietà, rispetto del sapere, onestà intellettuale e senso dello stato: valori ormai quasi del tutto scomparse nella società dell’Avere e dell’Apparire al posto dell’Essere. La scuola e l’Università sono specchio della società che li esprime; la società italiana, oggi, merita del tutto quelle che ha. Per cambiarle, occorrerebbe una rivoluzione. Magari non politica e violenta (non vedo proprio chi potrebbe farla, oggi, nel nostro paese): ma intima, etica, profonda.

Tale rivoluzione, allo stato attuale delle cose è impossibile. Perché scoppi una rivoluzione, occorre che all’interno di una società vi sia un gruppo che ha un determinante peso sociale e non se ne vede riconosciuto il valore a livello istituzionale: così il Terzo Stato nella Francia del 1789 e l’esercito di popolo nella Rivoluzione d’Ottobre del 1917. Tale gruppo non esiste in Italia, dove tutti gli ambienti sono, sia pure a differente titolo, coinvolti nell’inefficienza e nel malcostume, responsabili dell’una e dell’altro, convinti che il permanervi sia vantaggioso.

29.11.10

La differenza fra PlayStation MOVE e Microsoft Kinect

UN MATTEO BITTANTI in gran forma ci regala una distinzione destinata a restare nei libri di storia dei videogames.

Money Quote: Il teorico canadese Marshall McLuhan ci ricorda che gli artisti sono gli unici in grado di cogliere le trasformazioni sociali, di intuire per prime le vere conseguenze delle nuove tecnologie, l'impatto a lungo termine dei nuovi strumenti della comunicazione. "L’artista - ha scritto McLuhan - "è l’unico uomo che non è intorpidito dalla tecnologia, perchè è consapevole dell’adattamento dei diversi fattori della vita individuale e sociale alle nuove estensioni". Mentre MOVE e' stato in larga parte ignorato dagli hacker, Kinect e' stato letteralmente "sventrato" e reinventato da alcuni hacker di primissimo piano.

28.11.10

24.11.10

La fine degli hard disk (era l'ora!)

NON SO VOI, ma io per casa ho cinque o sei dischi esterni che vagano di cassetto in cassetto. Sono poco usati, li tengo per i backup o per archiviare materiale multimediale che mi soffocherebbe il disco interno (e che una volta masterizzavo, ma poi avevo creato una pigna infinita di Dvd).

Il problema di questi dischi rigidi è che sono grossi: ognuno ha la sua scatola, il suo cavo di alimentazione e annesso alimentatore (spesso grande come quello del portatile o di più) e i vari cavi di connessione. Un vero bagaglio. Quale soluzione?

Comprare altri dischi più grandi dove mettere il contenuto di questi (che comunque sono tutti da 500 Giga o 1 Tera) mi pare poco pratico. E soprattutto, alla lunga inutile. Si fa meglio a semplificare la gestione mantenendo l'esistente.

Mi sono comprato per una trentina di euro una docking station combo di ignota marca asiatica. Si collega via USB 2 o SATA al computer (io uso la USB 2). Davanti permette di attaccare 18 tipi o combinazioni di chiavette e schede di memoria (SD, MS, TF, XD, CF/MD e tutto quello che usa la presa USB) mentre sopra ci sono due slot.

In entrambi possono entrare dischi da 2,5 pollici e 3,5 pollici. Negli standard SATA ma anche IDE (che ogni tanto, soprattutto sui 2,5 pollici, qualcosa ancora si trova).



Risultato? Sto smontando i contenitori dei dischi casalinghi (che metterò in vendita, perché funzionano perfettamente e c'è sempre bisogno di comprare un bel contenitore per HD a prezzi modici) e uso i dischi "nudi e crudi". Vanno conservati con più garbo e attenzione, ma non ci sono poi grossi pericoli e sono decisamente dei begli oggetti.

Senza contare che, a volerne comprare di nuovi, costano quasi la metà rispetto ai fratelli con annesso contenitore elettrificato, e occupano molto, molto meno spazio.

Yatta!

Una luminosa mattina d'inverno

ALL'IMPROVVISO MI ARRIVANO le mail più improbabili da negozi e negozietti online: sconti e svendite di computer, libri, software, elettrodomestici. Meglio delle svendite per rinnovo locali dei venditori di tappeti di mezza Italia. Si vede proprio che ieri è arrivata Amazon.it

22.11.10

Aggiornamenti in vista stasera alle 19 per iOS

IL SISTEMA OPERATIVO di iPhone, iPod touch e iPad si aggiorna alle 19 di stasera. Arriva la versione iOS 4.2. Basta scaricarlo da iTunes e sincronizzare (la domanda viene fatta automaticamente da iTunes prima di sincronizzare, se c'è collegamento a Internet). Non sarà piccolo, assicuratevi di avere banda e tempo a sufficienza. E prima fate backup del vostro apparecchio. Le funzionalità in più di iOS 4.2 sono ottime. Sopra tutte: le cartelle e il multitasking per iPad, migliore stabilità e possibilità di stampa senza fili per tutti, iPhone e iPod compresi, funzione di ricerca interna alla pagina su Safari (finalmente!).

Manca poco, scaldate i motori!

19.11.10

Il resto di Infinite Jest


UNO NELLA VITA si deve preparare. In questo Posto si cerca di farlo: gran rimesse in ordine, prima che la pioggia dei carpiati ci travolga. Quindi, imparare a dire di no, prima ancora di capire quando dire di sì. A parte queste massime filosofiche, in questo Posto da qualche anno ci piace più che altro leggere. Ma con lentenzza e senza spinte dell'attualità: anche cose vecchie, improbabili, che andavano lette in altre epoche per essere "giusti". Questo Posto non ha un titolare "giusto", quindi chi se ne frega.

Per dire: il monolite-capolavoro di David Foster Wallace, Infinite Jest (quello che solo pochi pochi l'hanno letto due volte, tre volte non se ne conosce nessuno che ce l'abbia fatta) io non l'ho ancora letto. Ma un giorno lo farò. Intanto, mi ingolosisco pensando che ci sono anche degli inediti, che sono stati tagliati dalla versione finale. Mmmhh...

15.11.10

Le magnifiche e progressive sorti dell'eBook

I LIBRI DIVENTERANNO tutti digitali? È un futuro auspicabile? Negli Usa cominciano ad essere convinti di sì e il mercato si prepara a fare il salto e superare la soglia del miliardo di dollari entro l'anno, e in due arrivare a tre miliardi. L'ottimismo è forte.

Money Quote: The key to Forrester’s optimism is the untapped potential of the e-book buyer, who currently represents only 7% of the book consumer pool. “Did you know that the two most common ways people get books today,” McQuivey informs us, “is borrowing them from a friend or getting them from the library? ” The 7% who read e-books “happen to be a very attractive bunch: they read the most books and spend the most money on books. And here’s the kicker – the average e-book reader already consumes 41% of books in digital form. Oh, and that includes the people who don’t have an e-reader yet, which is nearly half of them. For those that have a Kindle or other e-reader, they read 66% of their books digitally.”

Al convegno in Cattolica dove sono andato sedeva accanto a me Gian Arturo Ferrari il quale sostiene che in buona sintesi che in Italia siamo sottosviluppati: si legge poco, leggono molto solo molto pochi, siamo in ritardo sulle tecnologie che quindi non adottiamo facilmente, la rivoluzione dell'ebook ci sarà di sicuro, ma la vedranno i nostri nipoti (anche se, essendo lui del 1944, dal punto della statistica demografica non manca poi molto). E comunque lui adesso è in pensione, quindi gli frega anche poco. Sul tavolo aveva un Kindle 2 e un iPad. Mi ha detto che preferisce l'iPad per la lettura al Kindle. Nell'iBook reader aveva caricati 1200 libri dei marchi libreschi del gruppo Mondadori (di cui lui è stato fino a pochi mesi fa a capo). Tutto quel catalogo che ancora non è diventato fruibile a noialtri comuni mortali.

Durante il convegno il rappresentante dell'associazione dei librai ha ribadito che nessuno parla della difficile situazione delle librerie, soprattutto le piccole e indipendenti come quelle per cui parla lui. E che siamo alla guerra dei poveri: siccome i piccoli editori indipendenti sono i primi ad essere saltati sul carro dell'ebook per varie ragioni tra le quali la riduzione dei costi e la pervasività nella distribuzione digitale, il conflitto sarà fra piccoli editori e piccole librerie.

Qualche settimana fa ho moderato un altro convegno, questa volta al Leoncavallo, con due gentili persone di mezz'età del movimento Sinistra Ecologia e Libertà (cioè Nichi Vendola) provenienti dal mondo del sindacato. Tema: alienazione del lavoro tramite nuove tecnologie. Fenomeni come digitalizzazione, globalizzazione etc. Era una sera non troppo fredda dell'inverno 2010 e il frame analitico per spiegare il cambiamento in atto era quello fornito dal filosofo di Treviri, Carl Marx. Ma non in senso di appartenenza a un movimento marxiano-comunista (che dopo quasi duecento anni ci potrebbe anche stare, visto che Marx nel Novecento lo hanno frullato in tutti i modi possibili e immaginabili), quanto nel senso del recupero pressoché letterale dei testi e delle glosse del Capitale e degli altri libri e articoli suoi. Esegesi del pensiero codificato. C'erano anche alcune gustose problematiche - che la platea di dieci persone ha osservato con l'occhio incantato del lama brucante che vede passare il jumbo nel cielo Ande) su cosa Marx avrebbe pensato delle tecnologie e dell'ambientalismo - esaurimento delle risorse del pianeta incluso - visto che l'Ottocento non portava questi ritagli.

Ecco perché divago. Si potrebbe pensare dell'uso di Marx per spiegare il digitale nel 2010: poco attuale o, soprattutto, poco efficace? Ma neanche per idea: un capolavoro di esegesi, se lo paragoniamo al dibattito sul futuro dell'editoria nel mondo digitale che vedo passare in questi mesi.

(disclamier: ho detto quanto precede per paradosso, infatti non ritengo in fede che le categorie marxiane e/o marxiste si applichino all'attuale situazione socio-economico-politica. Fine del disclaimer)

14.11.10

1Q84 - Intervista a Jay Rubin, il traduttore

MENTRE STA LAVORANDO alla traduzione di 1Q84, il capolavoro in tre volumi di Haruki Murakami (che in Giappone spopola mentre da noi arriverà non prima del 2011, pigrissimi editor di Einaudi), Jay Rubin si fa intervistare per email e racconta cose belle su uno dei più grandi scrittori viventi.

Money Quote: I especially liked [Murakami] short stories, so I looked up his contact information in Bungei Nenkan, an almanac of writers, and wrote him a letter introducing myself as a translator of Natsume Soseki and asking permission to translate "Pan-ya Sai-shugeki" (The Second Bakery Attack), "Zo no Shometsu" (The Elephant Vanishes) and a few other pieces.

Not many months later, I had my first translation published in Playboy magazine, which was a big change after academic journals such as Monumenta Nipponica and the Harvard Journal of Asiatic Studies.


Tra l'altro, come spiega bene Rubin, è interessante anche il rapporto che Murakami ha con l'inglese e la cultura americana (come Mishima aveva con quella classica europea), perché pone un interessante problema. Si può pensare che da noi si faccia la traduzione dall'inglese, anziché dal giapponese?

I'm sorry, Leo. That was old Alex

COME OGNI DOMENICA, ecco a voi Doonesbury di Garry B. Trudeau.

9.11.10

Piccole cattiverie

UNA COSA CHE ogni tanto faccio, sogghignando, è sabotare i feedburner e le rilevazioni di siti altrui.
Ad esempio: questo interessante link:

http://www.mondaynote.com/2010/11/08/turning-points/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+monday-note+%28Monday+Note%29&utm_content=Google+Reader

è in realtà diviso in due parti.
La prima è il link vero e proprio:

http://www.mondaynote.com/2010/11/08/turning-points/

La seconda invece è tutto un guazzabuglio di cose che servono a portare valore ad altri sulla base del fatto che io clicchi. Magari ad altri che non sono neanche gli autori del post o l'entità che lo ha commissionato:

?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+monday-note+%28Monday+Note%29&utm_content=Google+Reader

Ebbene, sapete che cosa faccio ogni tanto io? Mi copio la prima parte del link (di solito arriva fino al punto interrogativo o alla "&" commerciale) e uso quella. Sorpresa, non solo il sito si apre, ma spesso ci mette anche meno.
Piccole cattiverie anarchiche.

Bye bye Flash

A QUANTO PARE il mio portatile consuma di più, scalda di più e ha meno autonomia a causa del Flash di Adobe. Io sono uno di quelli che tiene sempre aperte una quarantina di finestre di Safari (il mio browser principale). Serve una soluzione. Ho provato a "uccidere" il processo "Flash Safari Plug In" dal monitor delle applicazioni, ma non è pratico, anche se poi quando serve Flash riparte.

Allora, visto che uso una politica di non installazione di una serie di cose (non uso Office per Mac o altro software Microsoft, non ho mai messo Silverlight, non uso nessuno dei software della Creative Suite di Adobe né Acrobat: i Pdf me li guardo con Anteprima) ho pensato di farne una anche per Flash.

In pratica, disinstallo Flash. Fortunatamente Adobe offre un sistema semplice per eliminarlo partendo da qui. Se poi questo vuol dire dare una mano ad Htlm5 rispetto a Flash AS e Air, ben venga. Comunque, proviamo, vediamo dove si arriva.

7.11.10

4.11.10

Starbucks: +86%. Noi? Meno di Zero

LA TRIMESTRALE DI Starbucks è andato molto bene. L'azienda americana ha segnato profitti in crescita dell'86% grazie sostanzialmente a due cose. La prima è VIA, il nuovo marchio di caffè istantaneo prodotto dall'azienda e disponibile in tutti i 55mila negozi in tutto il mondo. Si entra, si acchiappa la confezione, si paga e si esce. Questo ha aumentato il numero di clienti dentro i negozi Starbucks, che hanno cominciato a comprare anche altre cose.

E la seconda scelta strategica, che ha contribuito all'aumento di clienti, è quella fatta dai dirigenti della catena di Seattle a luglio. WiFi gratuito in tutti i negozi del Nord America (Usa e Canada). Risultato? La gente entra, si siede, si connette, consuma qualcosa, naviga e lavora. Crescita - ripeto - a +86% di fatturato. Merito di questi due fattori.

In Italia, invece, non abbiamo ancora abolito la norma della legge Pisanu che rende obbligatoria la registrazione con un documento valido per poter usare il WiFi di un locale aperto al pubblico. I locali da noi per reazione non forniscono il servizio, che peraltro non viene visto di buon occhio dagli utenti. La conseguenza? Quanti clienti potenziali non sono entrati in bar e caffè, negli ultimi cinque anni, grazie alla legge Pisanu?

Annunci che per fortuna è raro sentire

SALTA UN MOTORE all'A380 di Qantas, e il volo rientra su Singapore. Spavento ma per fortuna nessun danno reale alle persone. A terra la flotta di giganti dell'aria di Qantas (tutti gli A380: sono cinque) per colpa di Roll-Royce, a quanto pare. Il video con l'annuncio del pilota

Money Quote: I do apologize. I'm sure you are aware we have a technical issue with our No. 2 engine. We have dealt with the situation. The aircraft is secure at this stage. We're going to have to hold for sometime whilst we do lighten our load by dumping some fuel. I'm sure you are aware we are not proceeding to Sydney at this stage. We're making a left turn now to track back towards Singapore and as we progress with this we'll keep you [informed] but at this stage everything is secure. [The] aircraft is flying safely and we'll get back to you very shortly with further information. Thank you for your patience.



Quello che è saltato è uno dei quattro motori Trent900 di Rolls-Royce. Si tratta di un motore turboventola a flussi separati con tre stadi, lungo 4,55 metri, con un diametro di 2,94 metri e con un peso di 6,27 tonnellate. Ha una spinta di 310-360 kilo-Newton. Ha fatto il suo primo volo nel 2004 ed è considerato un motore molto moderno e complesso, con innovative soluzioni di controllo e gestione.

Attualmente i Trent 900, che sono stati i motori ufficiali del lancio di A380, vengono usati su poco più della metà dei 37 Airbus A380 esistenti (sul 52%, per la precisione), e vincono quindi di misura rispetto al motore concorrente, il GP7000 della Engine Alliance, nata nel 2006 da General Electric e Pratt & Whitney con un progetto pensato per una derivazione dei Boeing 747 poi cancellata, e quindi riadattati all'A380.

Inception (2010)

UN BEL FILM? Un brutto film? Un film complesso? Filosofico? D'azione? Le premesse su questo soggetto di Christopher Nolan (quello che ha fatto ripartire Batman, per intenderci) erano notevoli: scritto nel 2001, doveva essere un film dell'orrore, ma era partito dall'idea che le persone potessero condividere uno spazio di sogno: cosa sarebbe successo? Quali usi e abusi? Nolan aveva in realtà cominciato a pensarci fin da quando, a 16 anni, aveva iniziato ad esplorare i suoi sogni ed era rimasto affascinato dalla dimensione onirica.

Non è molto originale come idea, a ben pensarci: quello che la nobilita è l'approccio alla Matrix, con il taglio della trama e gli attori scelti (il primo è stato Leonardo Di Caprio, che dà in effetti sostanza al film) piuttosto che le idee sottostanti. La cosa divertente, invece, è pensare che l'idea stessa di film è più simile al sogno che non alla realtà: è più corretto e diretto applicare le tecniche della psicanalisi dell'onirico e dell'interpretazione dei sogni per "leggere" criticamente un film che non quelle del romanzo per esempio.

Il film comunque si fa guardare, non foss'altro per la patina e gli effetti speciali. La complessità evapora in una lotta contro il tempo in parallelo. Originale l'idea che ci sia un rapporto fisso tra tempo del sogno e tempo della realtà. E ancora di più singolare l'idea di Nolan (che non segue nessun Canone) di girare le scene di azione e di "distorsione" della realtà riducendo al minimo l'uso di effetti speciali. L'esplosione dei negozi in centro è una vera esplosione girata con telecamere ad altissima velocità, per esempio. Singolare e strabiliante.

Il difetto? L'idea di mente e di sogno che Nolan porta avanti è letterale, pragmatica, logica. Non c'è distorsione: è un sogno freddo e realistico. Organizzato. C'è azione, è vero, ma è terrorizzante l'idea che qualcuno abbia una mente strutturata in quella maniera, con quell'immaginario.

Don't be Evil, don't be mistaken

ANCHE I GRANDI sbagliano. Gli errori di Google secondo Marissa Mayer, la donna più potente della Grande G.

Money Quote: "Launching Gmail on April Fools day was widely misinterpreted”

Lucca Comics 2010

PASSANO I GIORNI e sento che dovrei dire qualcosa di Lucca Comics, l'evento del fumetto più interessante del Paese. Soprattutto le cronache di Matteo (Paolo si rifiuta di parlarne, a quanto pare) compresa la parte in video.

Trim

I GRANDI QUESITI della notte: perché Mac OS X 10.6 non supporta il comando TRIM?

3.11.10

L'Università dei tardoni

SULLA STAMPA MASSIMIANO Bucchi scrive una interessante analisi sul sistema-università partendo da un dato quantitativo apparentemente inoppugnabile: l'età dei docenti italiani che è in media più alta di quella di altri paesi. È un esercizio molto ben condotto e condivisibile per i toni non forcaioli di considerazioni derivanti da una analisi statistica

Money Quote: Il dato non deve naturalmente essere tradotto nella necessità, come a volte semplicisticamente si sostiene, di «rottamare» indiscriminatamente le fasce più anziane della docenza.
E' chiaro che ci sono situazioni estremamente diverse e che non mancano gli studiosi in età avanzata ancora attivi o in grado di rappresentare punti di riferimento per le nuove generazioni.
Tuttavia è altrettanto evidente, come numerosi studiosi a cominciare da quello classico di Thomas Kuhn hanno dimostrato, che è proprio nelle fasce di età più elevate che si concentra la maggiore resistenza al cambiamento, inteso sia come rinnovamento dei contenuti e dei metodi della ricerca, sia come cambiamento sul piano organizzativo.


Come esercizio però per me è mal pensato. Che la Spagna e la Francia abbiamo il doppio di docenti universitari "under 40" rispetto a noi non dice niente perché mescola valori assoluti (il numero e l'età dei docenti) con tre paesi che hanno strutture universitarie, popolazioni ed età medie della popolazione (oltre a Pil e via dicendo) diversi. Non ci sono percentuali correttive. Non sarebbe accettabile paragonare direttamente l'Italia alla Spagna e alla Francia per un direttore marketing che pianifica la vendita di televisori o di ombrelli, non vedo perché il presunto "mercato della ricerca e insegnamento" (che sono due cose belle diverse e sarebbe interessante capire se viene contato anche il Cnr e a quale titolo contare ad esempio le facoltà di Lettere e Filosofia) debba invece essere direttamente comparabile.

Un esempio dell'imparagonabilità diretta dell'età dei docenti? Vediamo i dati sulla popolazione, che insieme al livello socio-economico influenza direttamente l'accesso all'università. Se la popolazione cresce o il PIL cresce, cresce probabilmente anche la domanda di studi superiori della popolazione. E dovrebbe essere vero il contrario.

La Francia ha il tasso di natalità superiore alla media europea (nascono 830mila bambini a fronte di 531mila morti annue) e un saldo migratorio positivo (100mila individui l'anno, cioè tasso di saldo migratorio di 1,48 per emigranti fratto mille abitanti) per un tasso di crescita della popolazione complessivo dello 0,549 . Insieme all'Irlanda, la Francia è il paese più prolifico e ha 65 milioni e 447mila abitanti.

La Spagna, con 40 milioni e 500mila abitanti ha un tasso di crescita della popolazione dello 0,072.

L'Italia ha invece 60 milioni e 442mila abitanti, tassi di natalità sotto la media europea e negativo e un saldo migratorio che cerchiamo di azzerare ma che è enorme: 2,06 nel 2009. Il tasso di crescita complessivo è lo 0,047.

Il PIL procapite è in Italia pari a 31.200 dollari americani, in Francia è 32.800 e in Spagna 33.100. L'Italia cresce lentamente, la Francia cresce stabilmente e la Spagna decresce adesso, 2009 su 2008, ma cresce alla grande dal 2000 (era 17.300 in Spagna, 23.300 in Francia e 21.400 in Italia).

Vi sembrano la stessa cosa? In Francia sono di più, più ricchi e crescono di più e più stabilmente sul territorio. In Spagna si stanno espandendo da un decennio e arricchendo alla grande, superando un secolare ritardo. Noi siano in planata, lentamente ci avviamo al declino. La popolazione invecchia e solo i nuovi italiani - che ancora non hanno risorse per accedere all'università - sono in crescita. (Immaginiamo come potrebbe essere il paragone se guardassimo ai dati dell'Europa dell'Est).

Potremmo anche arricchire il quadro dicendo anche qual è il rapporto docenti/studenti e la percentuale di studenti rispetto alla popolazione, la crescita o decrescita del numero di laureati, le analisi sull'eventuale espansione tendenziale o contrazione del mercato universitario. Perché, se si tratta di insegnare, e gli studenti diminuiscono o si spostano anno dopo anno da certi corsi di laurea ad altri (da Scienze politiche a Scienze della comunicazione, da Biologia e Chimica a Informatica e Ingegneria) allora c'è anche un altro problema. Bisognerebbe "strozzare" i percorsi di carriera nei posti dove c'è troppa gente, (docenti, dottorandi e cultori della materia), e al limite risposizionarli su altre facoltà e su altre discipline. Un esempio? Dopo il boom della chimica, abbiamo un sacco di chimici. Ma adesso c'è lo sboom della chimica (niente più industrie, pochissimo interesse, relativamente pochi studenti). Cosa ce ne facciamo dei professori, ricercatori, dottoranti e dottorandi nati nel frattempo?

Se mancano i clienti in un negozio e abbondano in un altro, sposto lo staff da un negozio all'altro. E se invece il problema fosse un altro? Cioè che stiamo allargando troppo l'università (intesa come mix indistinguibile di ricerca e didattica), e quindi la disponibilità di posti e poi dei percorsi di carriera, dove entrano persone che poi hanno legittime aspettative di carriera tramite concorso ma che vengono frustrate perché in realtà i posti non si materializzano? Non si materializzano perché ci sono ingorghi o non si materializzano perché andrebbero aperte nuove università ogni due anni? (Come peraltro è stato fatto in passato proprio per risolvere anche questo problema).

Se un professore ordinario "costa" quanto tre ricercatori, ma il carico di lavoro è quello di un professore ordinario sia per la ricerca che per la didattica (non pensate a quello che succede attorno al vostro ombelico, cerchiamo di generalizzare) da dove facciamo nascere l'esigenza oggettiva e non soggettiva dei tre ricercatori? (cioè il bisogno sul mercato e non quello privato delle persone coinvolte che hanno investito anni della loro vita).

Il criterio che giustifica in un ambiente di risorse scarse e tendenzialmente calanti la moltiplicazione dei costi (uno se ne va, tre ne arrivano e aspirano a fare tutto il percorso di carriera, quindi il saldo è di due in più e anche che il terzo è in realtà la sostituzione/prosecuzione di quello che se ne andava, in quanto a consumo delle risorse) è la maggiore freschezza nella capacità di fare ricerca? Maggiore freschezza nel fare didattica? Necessità di sostituire il professore ordinario quando finisce la carriera e va in pensione? Basta un ricercatore nuovo rispetto a un ordinario vecchio, se la popolazione è in equilibrio. Se cala, non è già più così.

Il problema non sarà anche che si fanno troppi dottorati di ricerca e si avviano troppi percorsi informali e non garantiti rispetto a un sistema che poi non è in grado di recepirli? O che si tende a includere chi affronta da molto tempo un percorso anziché escludere nettamente al principio?

C'è un aspetto in base al quale i piloti militari non sono molto diversi dai docenti universitari: anche i piloti sono molto specializzati dopo un lungo percorso di formazione (molto costoso) e hanno qualità spiccate per la loro attività. Non tutti possono fare il docente universitario così come non tutti possono fare il pilota da caccia (o di linea, se è per questo). Però all'inizio, molto all'inizio (quando la formazione del futuro pilota è ancora formazione di un individuo per un lavoro molto particolare e non c'è stato un pre-investimento di anni) c'è un esame binario: on-off, dentro fuori. È un modo brutale per giudicare le attitudini psico-fisiche a un compito ben circoscrivibile se non proprio determinabile. Non un esame a 12 anni o a 18, ma neanche una serie di gradini infinita che può portare a vincere il concorso dopo i 30 o addirittura i 40 anni. Quel primo step binario così avanti non ha semplicemente senso.

Seconda cosa: perché il ragionamento statistico basato sull'età e il costo che fa Bucchi nessuno lo applica mai (per quel che ho potuto trovare) agli insegnanti delle scuole primarie e secondarie? Quanto sono qualificati e quanto sono "anziani" i docenti di ruolo di queste scuole nella pubblica e nella privata? Quanti i "giovani" che premono? A che età è lecito premere più o meno? Fino a quando sei giovane? Cosa succede se resti precario e non sei più giovane e il sistema promuove i nuovi giovani, che non hanno aspettato come te e però hanno requisiti migliori dei tuoi, cioè minore esperienza sul campo ma più moderna formazione e freschezza di approccio?

Infine, parlando di vecchi da rottamare. I costi e i tappi ci sono. Il sistema probabilmente è rigido e non si allarga. Le risorse sono scarse e a tendere diminuiscono (meno soldi, meno studenti). È un ambiente ostile, come il Polo Nord. I gruppi di persone che vivono in questi ambienti sviluppano secondo gli antropologi due sistemi di regolazione. Fanno meno figli oppure allontanano i vecchi sulla banchisa. Il frame è che noi si debba per forza scegliere il secondo sistema: allontaniamo i vecchi (perché la società italiana è ingolfata, gerontofila, e il vecchio va rottamato) ma allo stesso tempo si tromba come ricci. Con il risultato che i vecchi di domani saranno il doppio, e resisteranno il doppio a qualsiasi cambiamento, anche perché ci saranno sempre meno giovani a spingere per il suddetto cambiamento, qualunque esso possa essere.

2.11.10

Galaxy Tab di Samsung: un grosso cellulare

QUELLI DI ISUPPLi, il sito che smonta i dispositivi elettronici per vedere cosa c'è dentro e spiegarne filosofia, costi e posizionamento (niente di diverso da quello che fanno per metà del tempo i tecnici dei laboratori di ricerca e sviluppo delle aziende ai danni dei prodotti della concorrenza, peraltro), hanno messo le mani su un tablet di Samsung, il Galaxy Tab. L'ha smontanto e sono giunti alla conclusione che si tratti di un grosso cellulare, non di un tablet compatto.

Money Quote: "Instead of matching up with the iPad on a feature-by-feature basis, the Galaxy Tab really is larger version of Samsung's Galaxy S smart phone," said Andrew Rassweiler, director, principal analyst and teardown services manager for iSuppli, in a statement. "While the design approach makes the Galaxy less expensive to produce than the iPad 3G, it also makes for a product that lacks the same usability. The Galaxy Tab's screen resolution, size and technology are not at the same level as the iPad. This is a critical difference, given the fact that the display is a key differentiating factor for the iPad."

1.11.10

Emilio Salgari, in edizione da centenario

L'ANNO PROSSIMO ARRIVIAMO al centenario dalla morte di Emilio Salgari, il geniale e prolifico scrittore veronese che si è tolto la vita il 25 aprile del 1911 (era nato il 21 agosto del 1862). Mondadori si mette d'impegno e pubblica in edicola la collana omonima, iniziata la scorsa settimana con il primo volume Il Corsaro Nero.

Il prezzo di lancio è 4,90, poi si stabilizzerà a 12,90. Si tratta di venti uscite settimanali, le ultime due ancora da definire. Niente in paragone a precedenti esperienze sempre in edicola (come le 90 uscite di Fabbri Editore qualche anno fa), e niente anche rispetto a quello che si trova disponibile gratuitamente online, pronto per essere portato su eReader digitali. Quello che contraddistingue la ristampa della collana di Salgari creata nel 1969-1970 da Mario Spagnol per Mondadori è la cura dell'edizione, il grande formato, la presenza addirittura di chiose a margine del testo per meglio chiarire etimologie, storie, pensieri. Ci sono anche belle illustrazioni (non di grandi dimensioni ma almeno in numero abbondante) e la sensazione è che alla fine si tratti di un'opera di un certo pregio.

Si consiglia quindi di comprarla.