31.7.11

Hi, kids! -- We're back!

DOONESBURY, E CHI sennò? Come ogni domenica, di Garry B. Trudeau.

26.7.11

Far East Airlines Report

CHINA AIRLINES (LA compagnia aerea di Taiwan, sigla: CI) sta migrando dentro SkyTeam. Prima però taglia i ponti con le partnership che aveva aperto a suo tempo con le compagnie aeree della Cina continentale, anche perché SkyTeam porterà di fatto l'alleanza con China Southern Airlines (CZ) e China Eastern Airlines (MU), incompatibili con alcuni dei precedenti partner.

Ecco dunque che China Airlines (Cl) saluta Air China (CA, membro di Star Alliance) e Hainan Airlines (HU), comprese HongKong Airlines (HX) e HongKong Express (UO). In Asia, e soprattutto nel triangolo con il suo vertice in Cina, l'accelerazione del traffico aereo e dei cambiamenti di alleanze è rapidissima. HongKong Airlines, fondata nel 2001, ha 17 aerei (8 B737 e 9 A330) e ordini per altri 101, con un piano di espansione degno di una compagnia mediorientale.

Ancora più interessante, però, la storia di Hainan Airlines [112 aerei, 68 ordini], che ha in atto un processo di incorporazione-fusione-razionalizzazione gestito dalla casa madre (Grand China Air, CN [90 aerei più 25 ordini]) e che coinvolge le altre tre compagnie aeree del gruppo (Chang'an Airlines, 2Z [4 aerei], China Xinhua Airlines, XW [16 aerei], e Tianjin Airlines, GS [60 aerei]).

Il risultato sarà che Hainan Airlines diventerà la terza compagnia aerea cinese. Hainan non fa parte di nessuna alleanza, per adesso, ma ha accordi con compagnie in tutto il mondo: Aerosvit Airlines (VV), AirBerlin (AB, Oneworld – in futuro), Brussels Airlines (SN, Star Alliance), Garuda Indonesia (GA, SkyTeam – in futuro), Hong Kong Airlines, Hong Kong Express Airways, Malév Hungarian Airlines (MA, Oneworld), Rossiya Airlines (FV).

Direzione scorrimento: naturale

UNA DELLE NOVITÀ che colpiscono fin da subito cominciando a usare Lion è l'opposta direzione in cui scorre il video muovendo le dita sul trackpad. Un po' come usare la cloche dritta o rovesciata sui simulatori di aereo: muovi in su e lo sguardo di sposta in basso, oppure muovi in su e lo sguardo si sposta in alto.

Per convenzione, nei computer è sempre stata invertita (ti muovi in una direzione, lo schermo si muove in quella opposta) mentre con l'introduzione dell'iPhone è diventata di massa la versione "naturale", cioè simmetrica a quel che succederebbe nel mondo fisico se si sposta un oggetto con le dita verso l'alto: si sposta anche l'oggetto verso l'alto. Lion introduce questo sistema "naturale" che, all'uso del computer risulta invece molto innaturale, di primo acchito. Però bisogna darsi un giorno e prendere l'abitudine nuova. Passato un giorno o poco più, posso testimoniare che si va con naturalezza nella nuova direzione, senza esitazioni. L'importante è che non ci sia nelle nostre vite un secondo computer con il sistema di puntamento opposto.

(Ps: l'altra novità è l'odiosa correzione del testo con i fumetti - ereditata dall'iPhone - e subito da disattivare, e la molto più utile funzione per avere accesso alle lettere accentate o speciali: basta tenere premuto per un paio di secondi una lettera e compaiono le alternative tra cui scegliere o con il puntatore o addirittura selezionando il numero corrispondente. L'unica fregatura è che adesso non è più disponibile di default la ripetizione continua delle lettere: brutta storia per chi vuole riempire di "i" l'urlo "hiiiiii").

(Pps: inoltre Safari, tra i vari cambiamenti, adesso apre i nuovi tab accanto al tab da cui sono generati e non in fondo alla fila di quelli già aperti, come peraltro fa già da tempo Chrome).

Cose nuove

MENTRE STO SCRIVENDO, il MacBook Air sta scaricando 3,28 Gb di dati dall'App Store. È un gioco, per la precisione Star Wars Knights of the Old Republic. L'avevo comprato un po' di tempo fa in offerta sull'iMac, adesso lo installo anche qui per provare come viaggia il piccoletto nuovo che sto provando.

Doppia prova: cerco di socializzare il nuovo OS X 10.7, universalmente noto come Lion (l'ultima versione del sistema operativo di Apple, uscito alla fine della scorsa settimana) e intanto cerco anche di capire come viaggia il nuovo MacBook Air. In questo caso, il modello 11,6 con processore i7 da 1,8 Ghz e 4 Gb di Ram a 1,333 Ghz, scheda grafica integrata della Intel: HD Graphics 3000 e 256 Gb di SSD.

Sulla carta le specifiche sono ottime, questo è il modello con schermo piccolo ma più potente, la migliore configurazione possibile. Ma come funziona nella realtà? Riesce a mantenere le 5 ore di autonomia della batteria che Apple dichiara per il modello base? Ha una temperatura accettabile durante il funzionamento? Lion si comporta bene? È stabile? È un vantaggio la possibilità di mandare a tutto schermo le applicazioni su un computer con un monitor così piccolo? La nuova tastiera con retroilluminazione è all'altezza delle attese?

È presto per dirlo. Anche per Lion: ho un giudizio più che positivo, il nuovo sistema operativo funziona più che bene, ma per una prova approfondita servono settimane di prova, non pochi giorni. Mi ha colpito molto la nuova interfaccia che riorganizza e in qualche maniera semplifica la gestione delle finestre e dei documenti. Tutto molto più semplice e centralizzato. Le applicazioni hanno un ruolo più definito, si raggiungono prima e meglio. Bisogna però socializzare il nuovo ambiente, contestualmente al nuovo schermo così piccoletto eppure denso di pixel.

Del nuovo MacBook Air mi piace sicuramente la tastiera retroilluminata, mi pare che funzioni molto bene. Invece, mi lascia più perplesso il nuovo surplus di potenza. Due volte e mezzo più potente del predecessore, però la ventola va molto di più e la batteria mi pare che duri meno delle cinque ore promesse. Bisognerà vederlo sul campo, farlo correre sulla strada. Intanto, aspettiamo che si scarichi il gioco: ci vogliono un paio d'ore o forse più. Poi vedremo cosa dice la scheda grafica di questa macchina.

24.7.11

la ferita (2011)

IL G8 DI Genova in qualche modo è una ferita aperta per molti di noi. Dopo dieci anni i ricordi sono appannati ma la sensazione complessiva è rimasta. Cos'è successo? Perché tanto dolore? Marco Imarisio, inviato del Corriere della Sera che nel G8 di Genova ha quasi una sua personale ossessione professionale e non solo, prova a mettere insieme tanti fili diversi: la preparazione, la cronaca di quei giorni, le conseguenze, la fine dei movimenti attraverso eventi successivi (Firenze, Napoli) che hanno in qualche modo - secondo Imarisio - annullato il movimento "tra le nuvole" e poco concentrato sui problemi concreti.

La sua ricostruzione è documentata ma narrativa, quasi un romanzo schizofrenico, un videoclip del presente scritto però con un linguaggio giornalistico, popolato di iperboli e frasi ad effetto. Imarisio passa per uno con la penna fina, in effetti ha la penna fina, ma non da romanziere. Non affabula e in questo caso però non spiega neanche quando le cose si svolgono davanti ai suoi occhi o quando sono ricostruite, e sulla base di quali fonti, e se le frasi che virgoletta sono effettivamente state dette in quel modo o sono solo state forgiate nell'officina della plausibilità. Non è un romanziere, non è uno storico, non penetra neanche in profondità il mare magmatico dei movimenti, nonostante ne condivida (così dice) molte delle idee, perché comunque è legato al ruolo del cronista di giudiziaria, ai mattinali della questura. Frequenta tanti poliziotti, anche se neanche con loro sembra però avere una reale empatia che faccia comprendere più profondamente cosa succede.

È una lettura onesta, decente, forse meno militante di tante altre. Però a tratti superficiale, frammentata, troppo giornalistica nel linguaggio. Un tentativo generoso che si scontra con i limiti di comprensione di un fenomeno troppo vasto, ma di cui registra con precisione alcuni umori e sensazioni. Può essere una prima lettura per accostarsi al G8 e a quel che è successo dopo, non certo quella definitiva.

Marco Imarisio
la ferita
14 euro
190 pagine
2011

Quiet here today...

DOONESBURY DI GARRY B. Trudeau, come ogni domenica.

21.7.11

I fatti del G8 di Genova

SEMBRA UN'ALTRA VITA, un altro tempo. Invece era dieci anni fa. Ne parliamo adesso, perché a settembre sarà cancellato (di nuovo) dagli attentati negli Usa. Io ero a Genova per seguire la conferenza per Radio Popolare: qui si trovano le registrazioni di quelle giornate. Dieci anni dopo. Prendetevi del tempo e metteteci un orecchio.

20.7.11

Vecchio e nuovo

UNA COSA BUFFA della Cina, da cui sono appena tornato: le cose che a noi sembrano super-nuove e quindi più preziose, altrove possono essere considerate "vecchie" e venir maltrattate. Ad esempio: gli scooter elettrici. Sono una figata, molto ecologici, li paghiamo anche un botto (e non si trovano paline per caricarli). A Shanghai è vietato vendere scooter a motore, solo elettrici. E oramai la moda è passata: si vedono modelli semi-distrutti, riciclati, customizzati, frankensteinizzati... Come quelli qui sotto...

Solar (2010)

UN PERSONAGGIO CHE vi farà tremare: il disordine, la piccolezza dell'animo, ma anche una profonda capacità di rappresentare la mente di uno "scienziato" e non di un "letterato" per formazione, sviluppo e crescita.

McEwan con Solar ha scritto un libro compatto e piacevole, quasi comico se ci possiamo divertire alle spalle del premio Noble Michael Beard: basso, grasso, ossessionato dalle donne, in fuga dalle responsabilità e trascinato dalla vita in un modo che rende paradossale la sua incapacità di ragionare e di vivere al di sopra dei suoi desideri e bisogni più viscerali.

19.7.11

I dolori del giovane Walter (2010)

PER MOTIVI CHE sarebbe troppo lungo raccontare, ho letto un libro che non avrei voluto leggere. Era relativamente breve, quindi l'ho finito. È tutto tempo perso, intelligenza buttata, insulti gratuiti alla mente. Potevo non leggerlo, adesso spero almeno che il mio errore possa essere d'aiuto al prossimo.

I dolori del giovane Walter è una trista raccolta di monologhi surreali scritti da Luciana Littizzetto, pubblicati o recitati in momenti diversi, e uniti dal bisogno di rubare una risata a tutti i costi. Non sempre la Littizzetto ci riesce, non si ride molto in effetti, le volte che si ride ci se ne vergogna anche. E soprattutto ci si chiede invece perché perdere il proprio tempo in questo modo. Un libro, se possibile, da evitare.

C'è anche dello sperimentalismo-ricercatezza linguistica. Ma è solo la brutta copia del primo libro di Fantozzi, scritto da Paolo Villaggio.

I dolori del giovane Walter
di Luciana Littizzetto
199 pagine
18 euro

Bye Bye, Borders

PRIMA ERA UN Chapter 11. Hanno anche chiuso un po' di librerie: ho fatto in tempo a vedere chiudere quella di San Francisco all'angolo con Union Square e di andare a quella in centro a Seattle, qualche settimana fa. Adesso, arriva l'annuncio ufficiale: la catena di librerie americane Borders chiude. Non mi arriverà più la newsletter via mail e soprattutto la tesserina non mi servirà più a niente.

Ieri l'altro scadeva l'asta per vendere l'azienda in amministrazione controllata, non si è presentato nessuno e adesso si va alla liquidazione. Entro settembre, Borders sarà storia. È interessante chiedersi, a questo punto, cosa ne sarà della sua divisione digitale che vendeva eBook. Cioè, per essere più precisi, che cosa ne sarà degli ebook, dato che sono coperti da DRM e che, nel caso del fallimento dell'azienda, il certificato digitale non viene più rinnovato, i nuovi device non vengono più autenticati, insomma, i libri non sono praticamente più leggibili. Un caso interessante perché le aziende falliscono, come dimostra anche Borders e come molti sembrano non si ricordino (vero Amazon?).

Nel caso in questione, la situazione è parzialmente fortunata. Perché Borders era talmente alla frutta che in realtà vendeva i suoi libri appoggiandosi a una società di tecnologia esterna, la canadese Kobo (anagramma di "book"), con la quale si era alleata per la produzione e distribuzione dei lettori di eBook e della piattaforma software. In pratica, Borders aveva solo lo store elettronico (e i certificati) che adesso passano senza colpo ferire all'azienda di Toronto.

18.7.11

La questione della razza, ma alla rovescia

GLI ESSERI UMANI sono tutti uguali? Esistono le razze, oltre alle etnie?

Se è vero che dall'analisi del sangue non si può capire il colore della pelle di una persona, dal suo DNA si possono capire parecchie cose, invece. L'ultima delle quali è che, quelli che non sono originari dell'Africa, sono nipotini dell'incrocio tra "homo sapiens" e l'uomo di Neanderthal. Che tanto uomo non era, secondo gli standard odierni. Qui la storia.

La parte che trovo divertente è che quelli accusati dai razzisti di discendere più direttamente dalle scimmie, cioè gli africani, almeno sono umani al 100%…

The Lost City of Z: A Tale of Deadly Obsession in the Amazon (2009)

NASCE COME UN articolo del New Yorker, poi diventa un viaggio alla scoperta del passato e - possibilmente - della perduta città di Z, oltre che dell'ossessione che l'Amazzonia, l'habitat più stile alla vita dell'uomo sul pianeta, può generare. David Grann conduce il lettore lungo un percorso straordinariamente documentato: segue le tracce di quello che potremmo definire l'ultimo grande esploratore dell'era Vittoriana, anche se dall'era vittoriana scivola fuori: il colonnello Percy Fawcett. La sua biografia è ricostruita con ricchezza per arrivare a raccontare la storia del suo ultimo sogno: fare l'ultima grande scoperta di un'era in cui le distanze si percorrevano a piedi, nella giungla, con portatori e carovane di animali da soma, devastati dall'ambiente, dai parassiti, dagli insetti.

Alla fine, la missione di Fawcett è destinata a un epilogo che rimane sospeso sul niente. La sua eredità però non è realmente scomparsa e il libro rivela, con una sorpresa finale, quale sia effettivamente la verità. Ma non prima di aver intrecciato con maestria alla ricostruzione storica del viaggio di Fawcett anche il viaggio di Grann stesso, che viene consumato per alcuni tratti dalla stessa ossessione di Fawcett e si avventura sua volta nel Mato Grosso alla ricerca di risposte. Le quali saranno sorprendenti. Consigliato, richiede un buon inglese (in attesa che qualcuno lo traduca in italiano; l'ha pubblicato Corbaccio come Z La città perduta).

Mi ci sono voluti quasi due anni per finire questo libro. Il motivo è che lo lasciavo sempre in un altro posto quando mi veniva voglia di leggerlo. Non sono disciplinato. Poi l'ho ripreso in formato elettronico, l'ho messo sul Kindle e adesso - miracolo - l'ho finito relativamente in poco tempo, complice un viaggio in Cina. Comincio ad abituarmi alla lettura degli ebook. Bene.

The Lost City of Z: A Tale of Deadly Obsession in the Amazon
di David Grann
528 pagine

12.7.11

Shenzhen

SONO IN UN posto dove Internet va solo se il governo lo dice e il partito lo prevede, dove siamo in 15 milioni, dove ci sono 32 gradi e l'umidità è al 90%. I boys dell'albergo quando iniziano il turno stanno sull'attenti come se facessero il cambio della guardia, il check-in nell'hotel te lo fanno assistenti vestiti da gondolieri, nel laghetto le carpe koi sembrano quasi grossi vermi che brulicano a pelo dell'acqua.

Sono atterrato a Hong Kong da tre ore con un 747-400 di KLM, ho fatto un'ora di macchina traversando il ponte che unisce le isole ai Nuovi Territori e poi tramite il lunghissimo ponte sullo Sham Chun fa arrivare alla Cina continentale. Vale a dire, Shenzhen, la prima (e quella di maggior successo) tra le zone economiche speciali cinesi e le aree costiere di sviluppo. I condomini infiniti, di quaranta e più piani, hanno bastoni che sporgono perpendicolari per stendere i panni e coperte argentate per proteggersi dal calore. L'autista del pulmino ha guidato come un maniaco. La vita qui è parecchio diversa.

10.7.11

And girls? Unicorns

SICCOME ANCHE QUESTA volta c'è Doonesbury di Garry B. Trudeau, vuol dire che è domenica.

9.7.11

The Great Pulp Heroes (1995)

L'ERA DEL PULP è più un mito che non una realtà da noi in Italia. Sono pochissimi i romanzi arrivati sino a noi (Urania pubblicò una ventina di anni fa una dozzina di titoli di Doc Savage) eppure il loro fascino rimane intatto.

Don Hutchison è un dilettante che ha consacrato la sua vita allo studio storico dei pulp. In questa carrellata, abbastanza completa, dagli anni Dieci agli anni Cinquanta del secolo scorso, gli eroi sono sia i protagonisti dei romanzi che i loro autori, spesso professionisti della parola scritta in grado di sfornare tre o quattro romanzi al mese, senza tentennare.

Come tutti gli appassionati con il vezzo dell'enciclopedico, Hutchison eccede nella minuzia ma ha un linguaggio fresco e accattivante. Molto belle le illustrazioni interne in bianco e nero, in parte originali e in parte gustose rielaborazioni grafiche contemporanee.

L'edizione economica (The Great Pulp Heroes, 16 dollari per 275 pagine) si trova tranquillamente nelle solite bancarelle digitali online.

7.7.11

Bye Bye Space Age

L'ECONOMIST SALUTA LA fine dell'era delle esplorazioni spaziali. Non voleremo mai più così in alto? Venerdì l'ultimo Shuttle farà la missione STS-135 con la navetta Atlantis (OV 104) e poi ciao.



Sull'Atlantis (che doveva essere ritirato altre tre volte e che invece ha l'onore di chiudere il ciclo poco più che trentennale degli Space Shuttle) hanno volato in tutto 155 persone su un totale di 32 missioni. Di questi, solo 146 sono decollati e atterrati (gli altri sono "passati" dalla Mir e dalla ISS ma non hanno fatto un ciclo di atterraggi e decolli). Il record di presenza è di Jerry Ross con cinque voli, il totale dei seggiolini occupati (contando anche chi ha viaggiato più di una volta con questa navetta) è a 203. Sull'Atlantis è iniziata anche l'avventura spaziale dell'Italia, visto che di qui è passato Franco Malerba, il primo astronauta del nostro Paese, durante la STS-46 nell'agosto del 1992.

6.7.11

Diciotto è meglio che dodici

MOLESKINE HA ANNUNCIATO qualche giorno fa che anche quest'anno c'è l'agenda-planner-18-mesi. Meno male! Ho difficoltà a vivere senza (stavo sperimentando con una loro mini-agenda settimanale, formato mignon, ma non mi trovo bene) e mi sa che me la prendo. Se solo facessero anche l'altro ciclo (una da 6 mesi, da gennaio a giugno) sarebbe la quadratura del cerchio. E anche del rettangolo.

Il fondamentalista riluttante (2007)

ROMANZO BREVE E intenso. L'avevo mancato a suo tempo, lo scopro adesso, a poche settimane dai dieci anni dell'11 settembre. Il protagonista è un giovane pachistano, educato a Princeton e diventato un "giannizzero" al contrario per servire l'impero americano, che viene messo in crisi dalla scoperta che la sua cultura e quella dell'unica superpotenza mondiale sono inevitabilmente in rotta di collisione.

Molto gradevole: rapido e misurato, a tratti anche sperimentale. L'originale in inglese doveva essere arricchito da sfumature linguistiche a cavallo tra la lingua parlata dai pachistani educati, gli americani e tutti gli altri che nella traduzione si perde. La parabola di Chavez, soldato dell'impero che riscopre la sua identità nella marca che si sta ribellando e viene rimessa al passo,è forte e fa riflettere. I tempi che viviamo sono di grande transizione, con equilibri e identità ancora tutte da costruire. Lettura molto piacevole.

4.7.11

Google+

DI TUTTO QUEL che sta capitando con Google+, il social network delle cerchie di persone note o meno note, una cosa mi colpisce: la folla di gente che cerca di collegarsi con me e che manco conosco. Facciamo di nuovo come con Facebook? Che fatica...

Io, se non vi conosco (o se non siete Barack Obama), mica vi metto. Ecco.
E anche per Obama un po' di problemi me li faccio, a dirla tutta.

3.7.11

Metro 2033 (2010)

LA SOLITA STORIA: un film tratto da un libro. Anzi no, un videogioco tratto da un libro. Anzi no, un libro scritto per trarne un videogioco. E per di più russo. Insomma, una cosa particolare. Mi stanno intrippando sempre più queste crossmedialità trasversali. Il videogioco non l'ho giocato (le recensioni sono pessime) mentre il libro me lo sono letto, grazie anche al fatto che quelli di Multiplayer.it hanno aperto il filone che, evidentemente, è gradito dal pubblico. Un po' come i libri dei telefilm di fantascienza di vent'anni fa (Star Trek, Star Wars e queste cose qui).

È notevole: in Russia è nato come fenomeno in rete, scritto dal giornalista Dmitry Glukhovsky che ne pubblicava sul suo sito i vari capitoli man mano che li scriveva (e ricorda in questo un altro fenomeno forse meno conosciuto: Jonh Dies at the End di David Wong) raccogliendo migliaia di lettori. Poi è stato pubblicato, da noi con un paio di anni di ritardo (nel 2010), quando ormai stava arrivando il gioco.

Qual è la storia: c'è stato l'olocausto nucleare e in Russia sono sopravvissuti in pochi, dentro la profonda metropolitana, che è realmente attrezzata per fare da rifugio in caso di attacco nucleare o altro. Artyom è giovane (aveva meno di cinque anni quando è scoppiata la guerra e non ricorda il mondo esterno) vive con il padre adottivo nella fermata della VDNKh. La vita scorrerebbe tranquilla se non fosso che l'ambiente diventa ogni giorno più difficile da gestire, soprattutto a causa della comparsa di mutanti, i Tetri, che sono praticamente zombi invincibili. Artyom viene incaricato di percorrere il dedalo di fermate, praticamente un labirinto di micro-città stato che si alleano e fanno la guerra, con modelli di società diversi e confliggenti (dai comunisti ai mercanti sino ai nazi-fascisti) per portare alla Polis le notizie di quel che succede in periferia.

Il romanzo è bello lungo, più di 700 pagine (il seguito è più breve) ma viene via veloce. All'azione si sovrappongono pagine di monologo e dialoghi filosofici, con momenti di allucinazione perfettamente centrati con la trama, visto che gli effetti delle radiazioni tendono a mascherare la realtà con il sogno e la follia. Si legge bene, è leggero, non passerà alla storia ma lascerà un buon ricordo. Per gli amanti della lettura di genere, ovviamente.

Transformers 3: Dark of the Moon (2011)

A BELLEVUE SONO andato al cinema (sapete com'è, piove sempre). La location era perfetta: Imax con 3D certificato, audio cristallino e tutto il resto. Spettacolo delle 22.30, gran folla (era la prima), mi sono seduto in sesta fila, praticamente "dentro" lo schermo che, grazie agli occhialini 3D, mi stava già sovrastando. Trailer e pubblicità a parte, il film è veramente uno schiacciasassi. Se siete fan della saga dei Transformers (io no e non capisco come qualcuno possa esserlo) fareste bene a vedervelo. La presenza di Steven Spielberg come produttore, oltre al regista Michael Bay, si fa sempre più sentire e porta un tocco di noir e di cattiveria non scontato. Il risultato? La prima parte del film è più lenta, la seconda è un orgasmo di effetti speciali, violenza, distruzione, guerra e tutto il resto. I morti sono numerosi, non tutti quelli che penseresti che ce la fanno in questo tipo di film, ce la fanno davvero.

La storia dei Transformers questa volta prende una piega più "planetaria" e la bella di turno (una segaligna ma spettacolare Rosie Huntington-Whiteley) è ancora più stellare di sempre. John Turturro, da comprimario nobilita il film, mentre gli altri attori passano decisamente in secondo piano. Il centro della scena è come al solito per questo Transformers: Dark of the Moon per la "rivelazione" di cinque anni fa: Shia LaBeouf. Il giovane ha tre espressioni (timido, stupito, drammaticamente affaticato) e le usa spesso a sproposito, ma ricorda la leva dei bassotti alla Michael J. Fox (che però aveva un oceano di espressioni in più e il senso di quando usarle) e quindi piace tanto a Spielberg e soci. Anche se ricordasse il pastore maremmano del giardiniere di Spielberg e soci andrebbe bene lo stesso, quindi da questo punto di vista bisogna mettersi il cuore in pace.

Invece, il film non è da sottovalutare. Dal punto di vista degli effetti speciali fa, negli ultimi 75 minuti, quello che Terminator 2 ha fatto venti anni fa (1991) e The Matrix nel 1999. Alza la barra del settore. E di parecchio. Quindi: da vedere al cinema, (per poi dimenticarlo, ma sempre da vedere...).

What? What?

DOONESBURY DI GARRY B. Trudeau torna sempre più carico, come ogni domenica.

1.7.11

Digito Ergo Sum

DALLA LONTANA AMERICA non si perde però di vista l'Italia. Digito Ergo Sum, la trasmissione radio del lunedì (su Radiopopolare alle 1200) che faccio assieme agli informatici di Aladdin va avanti: sul sito ci sono i podcast, i post, le schede e tutto il resto. Anzi, c'è anche il sito nuovo! Che è una vera belluria. Ascoltala numeroso!