LA VITA È strana: nel mondo tutti festeggiano non appena passa il mio compleanno. Sensazione singolare. Così come è singolare il mutamento dei costumi e dei ritmi qui a Milano. Sono stato pochi giorni a Firenze per Natale e lo "stacco" mi fa apprezzare ancora di più la velocità del cambiamento. In meglio o in peggio non lo so, ma certe cose stanno venendo fuori. Non so se sia merito o colpa di Monti e della sottostante, epocale, sistemica crisi.
Parlando di Monti, avevo dimenticato di avere ancora in casa ancora qualche lira. Niente di preoccupante, non parliamo di milioni e neanche di mezzi milioni, ma insomma, quanto basta per andare a cena fuori in compagnia. Ho avuto dieci anni meno due mesi per cambiarli, e la prescrizione anticipata non mi fa per niente piacere, perché mi toglie la capacità di esercitare un diritto (cambiare soldi non più in corso, ma che la legge prevedeva si potessero cambiare) senza alcun preavviso. Convertibilità lira- decreto salva Italia- Monti. Lo stile è pessimo, ma forse lo dico solo perché sono punto sul portafoglio. Credo abbia, nel suo piccolo, lo stesso sapore che provano coloro ai quali la pensione viene allontanata di un anno (o repentinamente avvicinata, nel caso dei professori universitari). È la solita storia dell'interesse del singolo e del bene della collettività.
Pareto diceva che per dire che stiamo meglio dobbiamo effettivamente stare tutti meglio, e non alcuni molto meglio e molti un po' peggio. Adesso questo criterio, in tempi di sacrifici, ha senso se viene ribaltato. Mi piacerebbe che sacrifici ci fossero per tutti, secondo le possibilità e disponibilità di ciascuno, con serietà e senza bisogno di stracciarsi le vesti o rovinare alcuni (sempre i soliti) a scapito di altri (anche questi, sempre i soliti).
Vorrei questo perché vorrei anche che si potesse poi godere tutti, secondo le proprie capacità, dei tempi migliori per i quali stiamo lavorando, quando arriveranno. Altrimenti non cambiamo niente, ma semplicemente allontaniamo nel tempo (ma di quanto?) l'inevitabile, mantenendo il divario tra furbi e fessi, ladri e onesti, corrotti e puliti.
Vi pare un buon auspicio per il 2012? A me sì. Buon anno!
30.12.11
25.12.11
Libri che mi sono garbati - anno 2011
NON SONO POCHI quelli macinati nel corso di questi dodici mesi, ma non tutti all'altezza, duole dirlo. Alcuni però sono stati davvero meritevoli: ottime scoperte e letture piacevoli. Ne metto qui sotto alcune, in maniera tale che valgano come "the best" del 2011. Alcuni rimangono sicuramente fuori, anzi parecchi. Ma non si può mettere tutto, dico io. No?
Carlo M. Cipolla, Le macchine del tempo.
Più che una gradevole lettura leggera, un saggio storico entusiasmante. Non solo per la materia trattata (gli orologi nella società fra il 1300 e il 1700) ma per la lucidità di visione complessiva. Un grande. Permette di assaggiare e scoprire scenari strabilianti per lucidità e sintesi, usando una prospettiva davvero singolare. Chi l'avrebbe mai detto che ci sarebbe stato così tanto da dire partendo da così relativamente poco come la storia degli orologi in un'epoca in cui c'era davvero poco da dire al riguardo. Alla fine il libro sembra un po' chiuso in velocità, come se altre ricerche, altre esigenze, avessero attratto più fortemente l'attenzione di Cipolla. In ogni caso, averne di libri (e di studiosi) così...
Wu Ming, 54
Iniziato, amato, bloccato, recuperato, alfin terminato. È il romanzo più bello di Wu Ming, il più affascinante esempio della nuova epica italiana. Apre la via a un'esplosione di altri romanzi e racconti che lo hanno superato e reso classico. Se non volete leggere altro di Wu Ming, leggete almeno questo. C'è dentro di tutto: Bologna, partigiani, resistenza, gli anni Cinquanta, Napoli, Lucky Luciano, le terre irredente, Tito, Cary Grant, i grandi servizi segreti. E abbiamo solo iniziato. Mamma mia!
Stieg Larsson, Millennium Trilogy
Usciranno degli inediti scritti a quattro mano con il morto, rifanno i film (dopo la versione svedese, arriva quella americana con Daniel Craig), ma un dato non cambia: c'è dell'originalità che è stata spezzata. Larsson scriveva in maniera stramba, a tratti quasi autistica, con puntuali descrizioni di cose inutili, e la storia stava tutta qui, nella quotidianità ricostruita attorno a personaggi tendenzialmente gustosi (nell'ultimo un po' troppo super-eroi belli-bravi-buoni). Per altri scrittori sarebbe stato uno zibaldone preparatorio, Larsson riusciva a farne un'epica. Ho letto il primo a suo tempo, poi mi ero stancato, e così questo inverno ho preso l'abbrivio: uno l'ho letto all'andata verso gli Stati Uniti, l'altro al ritorno. Larsson mi ha fatto sentire un lettore "veloce".
Douglas Coupland, Marshall McLuhan
Strana, stranissima biografia dello scrittore canadese per il genio delle comunicazioni sempre canadese. C'è vivacità e intreccio, c'è il tentativo di far risaltare una tesi stramba (McLuhan aveva un cervello davvero strano, da un punto di vista anatomico-fisiologico, che è stata forse la sua fortuna e sicuramente la sua morte) e tanto, tanto colore. Un modo pop per scoprire McLuhan, che tutti citano e nessuno ha mai letto. Alla fine si imparano parecchie cose e si scopre così che "Il mezzo è il massaggio" non è stato scritto da quelli dello Zelig, ma è un gioco che ha fatto lo stesso McLuhan.
Walter Isaacson, Steve Jobs
Cambio idea ogni settimana: un bel libro, un bellissimo libro, un pessimo libro. La verità è che ci sono un po' di ripetizioni e parti "grezze", manca una vera opera di interpretazione e non c'è nessun gioco formale, nessun pezzo di bravura, nella scrittura del giornalista. Probabilmente gli hanno messo troppa fretta per farlo chiudere, gli sono mancati dei mesi di lavoro che avrebbero fatto fare un salto di qualità al libro. Però la storia che racconta è formidabile: quella di Steve Jobs è stata una vita incredibile. E, sia che venga scritta bene sia che venga scritta male, rimane una gran storia da leggere. Nel frattempo Isaacson l'ha buttata lì: forse farà uno Steve Jobs 2.0 con altro materiale inedito e alcune chiose a quel che ha raccontato finora. Magari ha capito anche lui che serve rimetterci mano.
Piero Scaramucci, Una storia quasi soltanto mia
La vita di Licia Pinelli e la vita del di lei marito, l'anarchico Pinelli. Un pezzo di bravura di giornalismo di ricerca, dall'ex direttore di Radio Popolare. È un libro di tanto tempo fa, ma notevole, davvero notevole. E poi racconta una storia che in realtà non è molto ben conosciuta, ma che invece è fondamentale per capire il presupposto di quel che successe poi nella storia patria e negli anni Sessanta. Pinelli è una figura che avrebbe dovuto essere il protagonista di quella stagione, la vittima di un'enorme ingiustizia, ma che invece continua ad essere sistematicamente dimenticato e sottovalutato, oppure frainteso.
David Grann, The Lost City of Z
Straordinario racconto-inchiesta, la biografia di un'epoca nel momento del suo crepuscolo, un avvincente saggio su come il giornalismo possa trasformarsi in avventura. Alla fine dell'era vittoriana delle esplorazioni, l'ultimo tra i più grandi e sicuramente tra i più sfortunati degli esploratori scompare nella giungla brasiliana cercando la mitica città perduta di Z. Un'ipotesi archeologica che viene ristudiata e ripercorsa quasi un secolo dopo da un giornalista americano, David Grann, che non riesce a trattenersi e decide a sua volta di mettersi sulle tracce della città perduta. Un libro di saggistica come difficilmente ne leggerete un altro. C'è anche in edizione italiana.
Dmitri Glukhovsky, Metro 2033
Mi ha colpito tantissimo. Un libro nato in rete, atterrato sulla carta stampata, trasformato in un caso letterario, un videogioco, un fenomeno cross-mediale, un franchising a cui partecipa anche il "nostro" Tullio Avoledo. E oltretutto è una lettura molto piacevole, singolare. Davvero un caso unico: il franchising sta crescendo e mi intriga moltissimo il modo con il quale questo autore è riuscito ad azzeccare un possibile percorso, spingendo sino a trasformalo in una clamorosa opportunità commerciale. Ne leggerò altri, voglio vedere come è andato avanti. E poi la storia è ipnotica.
Chiara Gamberetta, Assault Fairies
È una molto gustosa auto-produzione. Mi piace la letteratura di genere, e questo è un tentativo molto consapevole di creare personaggi, ambientazioni, trama e scrittura da letteratura di genere. Con un divertente mix molto pop tra roba fantasy, steampunk, manga nipponico. Insomma, divertente, e molto gratuito. Spero solo che la ragazza si decida ad andare avanti e faccia decollare la trama. Il passo del racconto è giusto, adesso serve velocità e quantità nell'esecuzione.
Anna Cuneo, Il maestro di Garamond
Affascinante. A dispetto del nome della scrittrice, il libro è stato originariamente scritto in francese, e lei è una svizzera di origini italiane nata a Parigi. Il maestro di Garamond è una storia ambientata nel medioevo, il signor Garamond è quello dei caratteri di stampa e tutta la storia è una straordinaria ricostruzione (e una ode) alla stampa con i caratteri mobili, alla creazione della "fonte" (cioè la fusione) dei caratteri, con inediti spiragli e retroscena sulla tecnologia di stampa ma anche sulla vita dell'epoca. C'è anche, a insaporire il tutto, il gustoso retroscena storico della rivoluzione protestante. Da noi Anna Cuneo (che in realtà si chiama "Anne Cuneo" ed è del 1936) a parte che per questo romanzo è inedita. Di romanzi ne ha scritti un botto, circa una trentina, specializzandosi in quelli storici. Ha vinto vari premi, ne hanno fatto anche dei film, e il suo lavoro sta decisamente in piedi insomma non è male.
Bruno Morchio, Bacci Pagano, una storia da Carruggi
Non sapevo cosa mi sarei trovato davanti, con questo libro "pizzicato" per caso, e invece ho avuto tra le mani un robusto romanzo poliziesco-noir, un hard boiled al pesto che si fa leggere. Non so se il Morchio nei successivi romanzi abbia retto il passo: c'è la tendenza da una decina d'anni alle storie italiane e tutte localizzate in città o paesi particolari (forse figlie della fiction umbro-poliziesca di Gigi Proietti e di Terence Hill), con un sapore di scrittura di mestiere alla Bonelli (intesa come casa editrice di fumetto popolare) che spiazza. Morchio è fresco, tuttavia, e se si ha negli occhi Genova rende anche piuttosto bene l'idea. Mi sono divertito, è stata una lettura sorprendente: il prossimo passo da buon fiorentino sarà provare Vichi.
Carlo M. Cipolla, Le macchine del tempo.
Più che una gradevole lettura leggera, un saggio storico entusiasmante. Non solo per la materia trattata (gli orologi nella società fra il 1300 e il 1700) ma per la lucidità di visione complessiva. Un grande. Permette di assaggiare e scoprire scenari strabilianti per lucidità e sintesi, usando una prospettiva davvero singolare. Chi l'avrebbe mai detto che ci sarebbe stato così tanto da dire partendo da così relativamente poco come la storia degli orologi in un'epoca in cui c'era davvero poco da dire al riguardo. Alla fine il libro sembra un po' chiuso in velocità, come se altre ricerche, altre esigenze, avessero attratto più fortemente l'attenzione di Cipolla. In ogni caso, averne di libri (e di studiosi) così...
Wu Ming, 54
Iniziato, amato, bloccato, recuperato, alfin terminato. È il romanzo più bello di Wu Ming, il più affascinante esempio della nuova epica italiana. Apre la via a un'esplosione di altri romanzi e racconti che lo hanno superato e reso classico. Se non volete leggere altro di Wu Ming, leggete almeno questo. C'è dentro di tutto: Bologna, partigiani, resistenza, gli anni Cinquanta, Napoli, Lucky Luciano, le terre irredente, Tito, Cary Grant, i grandi servizi segreti. E abbiamo solo iniziato. Mamma mia!
Stieg Larsson, Millennium Trilogy
Usciranno degli inediti scritti a quattro mano con il morto, rifanno i film (dopo la versione svedese, arriva quella americana con Daniel Craig), ma un dato non cambia: c'è dell'originalità che è stata spezzata. Larsson scriveva in maniera stramba, a tratti quasi autistica, con puntuali descrizioni di cose inutili, e la storia stava tutta qui, nella quotidianità ricostruita attorno a personaggi tendenzialmente gustosi (nell'ultimo un po' troppo super-eroi belli-bravi-buoni). Per altri scrittori sarebbe stato uno zibaldone preparatorio, Larsson riusciva a farne un'epica. Ho letto il primo a suo tempo, poi mi ero stancato, e così questo inverno ho preso l'abbrivio: uno l'ho letto all'andata verso gli Stati Uniti, l'altro al ritorno. Larsson mi ha fatto sentire un lettore "veloce".
Douglas Coupland, Marshall McLuhan
Strana, stranissima biografia dello scrittore canadese per il genio delle comunicazioni sempre canadese. C'è vivacità e intreccio, c'è il tentativo di far risaltare una tesi stramba (McLuhan aveva un cervello davvero strano, da un punto di vista anatomico-fisiologico, che è stata forse la sua fortuna e sicuramente la sua morte) e tanto, tanto colore. Un modo pop per scoprire McLuhan, che tutti citano e nessuno ha mai letto. Alla fine si imparano parecchie cose e si scopre così che "Il mezzo è il massaggio" non è stato scritto da quelli dello Zelig, ma è un gioco che ha fatto lo stesso McLuhan.
Walter Isaacson, Steve Jobs
Cambio idea ogni settimana: un bel libro, un bellissimo libro, un pessimo libro. La verità è che ci sono un po' di ripetizioni e parti "grezze", manca una vera opera di interpretazione e non c'è nessun gioco formale, nessun pezzo di bravura, nella scrittura del giornalista. Probabilmente gli hanno messo troppa fretta per farlo chiudere, gli sono mancati dei mesi di lavoro che avrebbero fatto fare un salto di qualità al libro. Però la storia che racconta è formidabile: quella di Steve Jobs è stata una vita incredibile. E, sia che venga scritta bene sia che venga scritta male, rimane una gran storia da leggere. Nel frattempo Isaacson l'ha buttata lì: forse farà uno Steve Jobs 2.0 con altro materiale inedito e alcune chiose a quel che ha raccontato finora. Magari ha capito anche lui che serve rimetterci mano.
Piero Scaramucci, Una storia quasi soltanto mia
La vita di Licia Pinelli e la vita del di lei marito, l'anarchico Pinelli. Un pezzo di bravura di giornalismo di ricerca, dall'ex direttore di Radio Popolare. È un libro di tanto tempo fa, ma notevole, davvero notevole. E poi racconta una storia che in realtà non è molto ben conosciuta, ma che invece è fondamentale per capire il presupposto di quel che successe poi nella storia patria e negli anni Sessanta. Pinelli è una figura che avrebbe dovuto essere il protagonista di quella stagione, la vittima di un'enorme ingiustizia, ma che invece continua ad essere sistematicamente dimenticato e sottovalutato, oppure frainteso.
David Grann, The Lost City of Z
Straordinario racconto-inchiesta, la biografia di un'epoca nel momento del suo crepuscolo, un avvincente saggio su come il giornalismo possa trasformarsi in avventura. Alla fine dell'era vittoriana delle esplorazioni, l'ultimo tra i più grandi e sicuramente tra i più sfortunati degli esploratori scompare nella giungla brasiliana cercando la mitica città perduta di Z. Un'ipotesi archeologica che viene ristudiata e ripercorsa quasi un secolo dopo da un giornalista americano, David Grann, che non riesce a trattenersi e decide a sua volta di mettersi sulle tracce della città perduta. Un libro di saggistica come difficilmente ne leggerete un altro. C'è anche in edizione italiana.
Dmitri Glukhovsky, Metro 2033
Mi ha colpito tantissimo. Un libro nato in rete, atterrato sulla carta stampata, trasformato in un caso letterario, un videogioco, un fenomeno cross-mediale, un franchising a cui partecipa anche il "nostro" Tullio Avoledo. E oltretutto è una lettura molto piacevole, singolare. Davvero un caso unico: il franchising sta crescendo e mi intriga moltissimo il modo con il quale questo autore è riuscito ad azzeccare un possibile percorso, spingendo sino a trasformalo in una clamorosa opportunità commerciale. Ne leggerò altri, voglio vedere come è andato avanti. E poi la storia è ipnotica.
Chiara Gamberetta, Assault Fairies
È una molto gustosa auto-produzione. Mi piace la letteratura di genere, e questo è un tentativo molto consapevole di creare personaggi, ambientazioni, trama e scrittura da letteratura di genere. Con un divertente mix molto pop tra roba fantasy, steampunk, manga nipponico. Insomma, divertente, e molto gratuito. Spero solo che la ragazza si decida ad andare avanti e faccia decollare la trama. Il passo del racconto è giusto, adesso serve velocità e quantità nell'esecuzione.
Anna Cuneo, Il maestro di Garamond
Affascinante. A dispetto del nome della scrittrice, il libro è stato originariamente scritto in francese, e lei è una svizzera di origini italiane nata a Parigi. Il maestro di Garamond è una storia ambientata nel medioevo, il signor Garamond è quello dei caratteri di stampa e tutta la storia è una straordinaria ricostruzione (e una ode) alla stampa con i caratteri mobili, alla creazione della "fonte" (cioè la fusione) dei caratteri, con inediti spiragli e retroscena sulla tecnologia di stampa ma anche sulla vita dell'epoca. C'è anche, a insaporire il tutto, il gustoso retroscena storico della rivoluzione protestante. Da noi Anna Cuneo (che in realtà si chiama "Anne Cuneo" ed è del 1936) a parte che per questo romanzo è inedita. Di romanzi ne ha scritti un botto, circa una trentina, specializzandosi in quelli storici. Ha vinto vari premi, ne hanno fatto anche dei film, e il suo lavoro sta decisamente in piedi insomma non è male.
Bruno Morchio, Bacci Pagano, una storia da Carruggi
Non sapevo cosa mi sarei trovato davanti, con questo libro "pizzicato" per caso, e invece ho avuto tra le mani un robusto romanzo poliziesco-noir, un hard boiled al pesto che si fa leggere. Non so se il Morchio nei successivi romanzi abbia retto il passo: c'è la tendenza da una decina d'anni alle storie italiane e tutte localizzate in città o paesi particolari (forse figlie della fiction umbro-poliziesca di Gigi Proietti e di Terence Hill), con un sapore di scrittura di mestiere alla Bonelli (intesa come casa editrice di fumetto popolare) che spiazza. Morchio è fresco, tuttavia, e se si ha negli occhi Genova rende anche piuttosto bene l'idea. Mi sono divertito, è stata una lettura sorprendente: il prossimo passo da buon fiorentino sarà provare Vichi.
«Sì, Virginia, Babbo Natale esiste»
TANTI AUGURI DI Buone Feste
Silent night... Holy night...
TORNA ANCHE PER Natale il buon vecchio Doonesubry: è domenica e Garry B. Trudeau non conosce limiti!
Anche dal titolare di questo Posti, tanti auguri!
Anche dal titolare di questo Posti, tanti auguri!
22.12.11
Cinquantadue!
ALLA FINE LO sto scrivacchiando un po' da tutte le parti ma voi, miei affezionati e selezionati lettori, potete apprezzarlo in divenire guardando la finestrella di Anobii qui sulla destra. L'obiettivo dei 52 libri - uno a settimana - per il 2011 è stato raggiunto e superato. Ha avuto un ruolo significativo (ma neanche poi tanto) la serie dei Racconti d'autore del Sole 24 Ore; vengono pubblicati a 50 centesimi in più con il quotidiano alla domenica, giornatona con il Domenicale e Nova24.
Ora che ho superato il traguardo, mi dedico ad opere di rifinitura: vecchi libri lasciati sulla tre quarti andante, magari quasi alla fine. Per dire: ho la coppia Gaiman/Pratchett lasciata lì, a pencolare, da non so neppure io quanto. E poi altri romanzi, saggi, antologie. Senza contare poi che c'è il Monte Bianco, il K2 dei "nuovi" (in alcuni casi vecchi di qualche anno, forse anche un decennio) che mi guardano scodinzolando e cercando di farsi notare. Il tempo è poco, l'attenzione ancora meno, ma piano piano li facciamo fuori, quei simpatici bastardi.
Tra poco metto in fila le letture dell'anno, per l'educazione del Giovane Autore che si è impigrito e scrive troppo poco per i suoi/miei gusti.
Ora che ho superato il traguardo, mi dedico ad opere di rifinitura: vecchi libri lasciati sulla tre quarti andante, magari quasi alla fine. Per dire: ho la coppia Gaiman/Pratchett lasciata lì, a pencolare, da non so neppure io quanto. E poi altri romanzi, saggi, antologie. Senza contare poi che c'è il Monte Bianco, il K2 dei "nuovi" (in alcuni casi vecchi di qualche anno, forse anche un decennio) che mi guardano scodinzolando e cercando di farsi notare. Il tempo è poco, l'attenzione ancora meno, ma piano piano li facciamo fuori, quei simpatici bastardi.
Tra poco metto in fila le letture dell'anno, per l'educazione del Giovane Autore che si è impigrito e scrive troppo poco per i suoi/miei gusti.
20.12.11
Son problemi
AL SOLE 24 ORE hanno approvato a larga maggioranza i contratti di solidarietà: si decurta il 2,8% della busta paga. Che, spiegano, è pari a 100/150 euro. Interessante notare che il 100% del taglio maggiore equivale a una mensilità di 5.355 euro. In media, temo.
Money Quote:
Il Sole 24 Ore: 8 redattori
su 10 hanno approvato
i contratti di solidarietà.
Il taglio netto degli stipendi
è di 100/150 euro al mese
(pari al 2,8%).
(A scanso di equivoci: non sono un dipendente del Gruppo, ma in quanto freelance scrivo anche per loro)
Money Quote:
Il Sole 24 Ore: 8 redattori
su 10 hanno approvato
i contratti di solidarietà.
Il taglio netto degli stipendi
è di 100/150 euro al mese
(pari al 2,8%).
(A scanso di equivoci: non sono un dipendente del Gruppo, ma in quanto freelance scrivo anche per loro)
19.12.11
TextEdit, Scrivener e iA Writer
PER SCRIVERE (CHE poi è quello che faccio per vivere) sto alternando tre software diversi. Il primo è TextEdit, di serie con il Mac e capace di generare documenti all'occorrenza con una formattazione avanzata. Apre ed esporta in DOC anche se io uso RTF per tutto.
Poi c'è Scrivener, il mio antico amore. Antico si fa per dire: lo uso da alcuni anni, dal 2005 direi, e mi serve per gestire i progetti più grandi (come i libri) e la struttura del lavoro di scrittura per articoli con appunti. Inoltre, lo utilizzo per prendere appunti. Ha il vantaggio di poter tenere assieme più documenti, di poterli organizzare e raccogliere in cartelle, di andare in modalità a due pagine affiancate o a tutto schermo. Pessima la sincronizzazione con DropBox, inesistente quella con iCloud, sventurato il fatto che non ci sia la versione per iPad. È comunque un insostituibile strumento per la scrittura strategica.
Ultimo arrivato, iA Writer: il colpo di genio di iA, gli Information Architects (cioè quel genio dal talento portentoso che è Oliver Reichenstein). iA Writer è uno straordinario editor di testo minimalista, che uccide qualsiasi fronzolo. Mi è stato ostico per un po' a causa del suo differente approccio al documento (cosa genera, come lo formatta) ma, dopo aver capito il markdown, adesso mi sto muovendo molto meglio. iA Writer è presente su iPad oltre che su Mac (anzi, arriva su Mac da iPad) ed esporta RTF, oltre a spostare i documenti su iCloud. Sta diventando molto interessante come videoscrittura tattica, è davvero un capolavoro di minimalismo e riesce a "spostare" con una facilità estrema i documenti attraverso la nuvola: come dovrebbe essere..
Deliziosa anche la sua presentazione.
Poi c'è Scrivener, il mio antico amore. Antico si fa per dire: lo uso da alcuni anni, dal 2005 direi, e mi serve per gestire i progetti più grandi (come i libri) e la struttura del lavoro di scrittura per articoli con appunti. Inoltre, lo utilizzo per prendere appunti. Ha il vantaggio di poter tenere assieme più documenti, di poterli organizzare e raccogliere in cartelle, di andare in modalità a due pagine affiancate o a tutto schermo. Pessima la sincronizzazione con DropBox, inesistente quella con iCloud, sventurato il fatto che non ci sia la versione per iPad. È comunque un insostituibile strumento per la scrittura strategica.
Ultimo arrivato, iA Writer: il colpo di genio di iA, gli Information Architects (cioè quel genio dal talento portentoso che è Oliver Reichenstein). iA Writer è uno straordinario editor di testo minimalista, che uccide qualsiasi fronzolo. Mi è stato ostico per un po' a causa del suo differente approccio al documento (cosa genera, come lo formatta) ma, dopo aver capito il markdown, adesso mi sto muovendo molto meglio. iA Writer è presente su iPad oltre che su Mac (anzi, arriva su Mac da iPad) ed esporta RTF, oltre a spostare i documenti su iCloud. Sta diventando molto interessante come videoscrittura tattica, è davvero un capolavoro di minimalismo e riesce a "spostare" con una facilità estrema i documenti attraverso la nuvola: come dovrebbe essere..
Deliziosa anche la sua presentazione.
18.12.11
14.12.11
Pan Am, per il rotto della cuffia?
A QUANTO PARE non intendono cancellare la serie televisiva che parla dei fasti della mitica compagnia aerea americana (ne parlavo diffusamente qui). La notizia arriva dal network stesso che la produce e mette in onda, la ABC.
Money Quote: "Nothing has changed," another ABC rep said. "We are not canceling 'Pan Am.' We are still in production and will continue to be in production finishing the original 13 episodes plus one more additional one. We have one more original episode this coming week, Dec. 4 and then will return in January with new episodes, airing all of them. 'Pan Am' is still in contention for next season. We won't know about that until our upfront announcement in May."
Money Quote: "Nothing has changed," another ABC rep said. "We are not canceling 'Pan Am.' We are still in production and will continue to be in production finishing the original 13 episodes plus one more additional one. We have one more original episode this coming week, Dec. 4 and then will return in January with new episodes, airing all of them. 'Pan Am' is still in contention for next season. We won't know about that until our upfront announcement in May."
11.12.11
Praise Allah!
TORNA DOONESBURY DI Garry B. Trudeau, perché anche questa volta è domenica (e io ho il cerotto sul dito che mi rompe le scatole a scrivere!).
9.12.11
Shigeru Miyamoto va in pensione
IL GENIO DEI video games fa un passo indietro. Si occuperà di progetti "personali" a basso budget da meno di un anno di lavoro l'uno.
Money Quote: “Inside our office, I’ve been recently declaring, ‘I’m going to retire, I’m going to retire,’” Shigeru Miyamoto said through his interpreter. “I’m not saying that I’m going to retire from game development altogether. What I mean by retiring is, retiring from my current position.”
“What I really want to do is be in the forefront of game development once again myself,” Miyamoto said. “Probably working on a smaller project with even younger developers. Or I might be interested in making something that I can make myself, by myself. Something really small.”
È una delle persone che ha avuto l'impatto più significativo sull'immaginario di tre generazioni. Una cosa così non si vedeva dai tempi di Walt Disney.
Money Quote: “Inside our office, I’ve been recently declaring, ‘I’m going to retire, I’m going to retire,’” Shigeru Miyamoto said through his interpreter. “I’m not saying that I’m going to retire from game development altogether. What I mean by retiring is, retiring from my current position.”
“What I really want to do is be in the forefront of game development once again myself,” Miyamoto said. “Probably working on a smaller project with even younger developers. Or I might be interested in making something that I can make myself, by myself. Something really small.”
È una delle persone che ha avuto l'impatto più significativo sull'immaginario di tre generazioni. Una cosa così non si vedeva dai tempi di Walt Disney.
7.12.11
Il senso delle proporzioni
SE IL SOLE fosse una moneta da un centesimo poggiata a terra davanti a noi, la prossima stella si troverebbe a 700 chilometri di distanza. La Via lattea avrebbe una larghezza complessiva di 30 volte la distanza tra la Terra e la Luna. L'universo è una cosa grande. Bel pezzo che rimette le cose nelle giuste proporzioni.
Money Quote: Scientists argue over the exact shape and size of the universe but they can calculate one thing with good precision: how far away we can see. Light travels at a specific speed, and because the universe is approximately 13.7 billion years old, we can’t see anything farther away than 13.7 billion light years away, right?
Wrong. The strange thing about space is that it’s expanding. And that expansion can occur at more or less any speed — including faster than light speed — so the most distant objects we can see were in fact once much closer to us. Over time, the universe has shuffled distant stars and galaxies away from us as if they were on an extremely rapid conveyor belt, and dropped them off in far away locations.
Strangely, this means that our observational power is sort of “boosted” and the furthest things we can see are more than 46 billion light years away. While we are not the center of the universe, we are at the center of this observable portion of the universe, which traces out a sphere roughly 93 billion light years across.
E nei commenti, ancora meglio:
It's easy. If the diameter of the solar system (kuiper belt) is 1mm. The nearest star is 3m (10 feet) away. At that scale the diameter of the galaxy is 64km (40miles).
Now if that 40mile galaxy (with the solar system being 1mm) was itself just a cm across (about half an inch) the nearest galaxy (andromeda) would only be 25cm away. The great Sloan wall would be 100m wide (300ft) at a distance of 100m, and the entire observable universe (if the galaxy was 1cm in diameter (half an inch) would only be 9 km (6 miles across).
Money Quote: Scientists argue over the exact shape and size of the universe but they can calculate one thing with good precision: how far away we can see. Light travels at a specific speed, and because the universe is approximately 13.7 billion years old, we can’t see anything farther away than 13.7 billion light years away, right?
Wrong. The strange thing about space is that it’s expanding. And that expansion can occur at more or less any speed — including faster than light speed — so the most distant objects we can see were in fact once much closer to us. Over time, the universe has shuffled distant stars and galaxies away from us as if they were on an extremely rapid conveyor belt, and dropped them off in far away locations.
Strangely, this means that our observational power is sort of “boosted” and the furthest things we can see are more than 46 billion light years away. While we are not the center of the universe, we are at the center of this observable portion of the universe, which traces out a sphere roughly 93 billion light years across.
E nei commenti, ancora meglio:
It's easy. If the diameter of the solar system (kuiper belt) is 1mm. The nearest star is 3m (10 feet) away. At that scale the diameter of the galaxy is 64km (40miles).
Now if that 40mile galaxy (with the solar system being 1mm) was itself just a cm across (about half an inch) the nearest galaxy (andromeda) would only be 25cm away. The great Sloan wall would be 100m wide (300ft) at a distance of 100m, and the entire observable universe (if the galaxy was 1cm in diameter (half an inch) would only be 9 km (6 miles across).
4.12.11
How can he afford it?
SIAMO DI NUOVO arrivati a una domenica e, puntuale come un buon orologio, ecco Doonesbury di Garry B. Trudeau.
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