28.2.07

Pure alla radio...

E' GIA' LA seconda sera di fila che mi ritardano il giornale radio della mezzanotte di Radiouno per via di questo festival di Sanremo del piffero. Ma vi pare il caso? Non bastavano la tivù da una parte e Gianluca su Internet dall'altra?

Porca pupazza...

Envoyé Spécial

DA SABATO UNA delle migliori trasmissioni di Radio 24, condotta dall'ineffabile Enrico Pagliarini, cioè 2024, ha un nuovo inviato speciale. Indovinate chi e indovinate dove...

Qual è la notizia?

REPUBBLICA PUBBLICAVA IERI i dati di una ricerca del Pew Internet Project da cui si notava l'aumentare delle connessioni WiFi a Internet da parte degli americani. Il giudizio su questo dato è che l'uso in mobilità, fossanche dentro casa, aumenta. L'idea è di un individuo, uomo o donna, che utilizza portatili, fissi, palmari o chissà cosa d'altro per vedere la posta o navigare in praticamente tutte le posizioni disponibili (in piedi, sul divano, al gabinetto, sul tavolo della cucina, nello studio ottocentesco fasciato di librerie in rovere massello e via dicendo). Un individuo solo, che usa sempre di più la rete.

A me una cosa pare strana: mi pare che l'accesso senza fili della rete nelle case nasca completamente per un altro scopo. Non è per far collegare uno a Internet da posizioni sempre più varie (cosa possibile e una gran comodità, per carità), ma per consentire invece l'accesso multiplo alla rete per i vari componenti della famiglia. Padre, madre, figli, eventuali amici, e pure i vicini, perché no. Perché a me la vera motivazione e notizia del senza-fili mi pare proprio questa: serve per gli accessi multipli, non per quelli in mobilità. Poi, ognuno si collega dal suo angolino della casa che preferisce, quello che gli viene più comodo (e dal quale difficilmente si sposta, peraltro). No? Mi pare una spiegazione così semplice...

27.2.07

Aggiornamenti

STO FINENDO DI leggere un buon libro di Chricton [ops: Crichton!] (che non credo sia mai diventato particolarmente famoso, ma che nelle prime 254 pagine mi dà gusto) che avevo lasciato nella "pigna immane" di libri da leggere ormai da troppi anni. E ne ho finiti nelle settimane scorse un altro po' di autori vari che mi hanno dato altrettanto sugo.

In più, l'oroscopo di RadioRai, quello subito dopo il giornale radio della mezzanotte (sapevate che hanno rinnovato proprio oggi tutto il sito?), ha detto che oggi mi apprezzeranno per lo "spessore e la puntualità" della mia personalità.

Insomma, la grande lotteria del cosmo - così come tramandata da B.C. di Johnny Hart - oggi potrebbe riservarmi un lampo incenerente del Grande Zot...

26.2.07

Dagli atomi ai bit

NON SAREBBE MALE scrivere un libro sulle nuove tecnologie, l'innovazione e tutto il resto utilizzando la metafora del viaggio declinata come un reportage dal mondo degli atomi a quello dei bit: com'è fatto e che cosa cambia quando alla fisica nella quale l'umanità vive sin da principio si entra in una nuova dimensione fatta di bit. Quali sono le leggi, chi sono stati i precursori, chi i nuovi Signori, chi gli schiavi, quali le avventure. Chissà: se avessi qualche settimana di tempo...

Qui però si sfiora la libreria di libri mai scritti (ne ho a decine nel mio blocco degli appunti), di cui a malapena è dato conoscere il titolo. Peggio di un brutto racconto di Borges. Finirà che non ne scriverò nessuno. E che presto si riaccenderanno i motori e daremo ancora spazio all'immagine (colorita) del carpiato e di altre precarie acrobazie quotidiane. Peraltro, proprio stasera parlavo con Renato (vecchio amico un po' più grande di me) e osservavo: "Abbiamo quasi quarant'anni e ancora andiamo a giro come due ragazzini". Lui mi ha guardato ed ha aggiunto: "Speriamo di continuare così sino a novant'anni". Non male, devo dire. Anche se mi fa pericolosamente venire in mente un'altra idea di libro, avuto una sera di qualche mese fa davanti a un negozio di fumetti frequentato solo da gente della nostra età, sulla generazione alla quale lui ed io apparteniamo: la nostra colonna sonora, i nostri miti, le nostre peculiarità, la nostra identità e soprattutto la nostra (di tutta la generazione) apparente incapacità di quagliare nella vita. Mah!

Pubblicità

DA UN PO' di tempo c'è un cambiamento nel mercato della tecnologia che si può intravedere guardando alcuni spot pubblicitari. E' la ricerca dell'emozione. Avete visto lo spot di Apple per il nuovo iPhone? Ne è un buon esempio (qui la versione ad alta definizione)



Promuove il telefono che uscirà a giugno negli Usa (da noi a ottobre-dicembre), ma soprattutto promuove una idea. Telefonare. Giocando tutto sulla memoria. Giocando tutto sul senso di benvenuto che si dà rispondendo al telefono e implicitamente presentando un nuovo oggetto che ci apparterrà. Giocando tutto sul gusto della ricerca, del collage, della storia. E' uno spot molto americano (ci sono varie liste di chi siano gli attori e attrici presenti, come questa. Non è una pubblicità "forte" (quella di Windows Vista "wow" che sta girando anche sulla nostra televisione è più sfacciatamente emotiva), ma vuole rappresentare un sentimento "debole", intimo, della memoria personale, di identificazione. E' una buona strada, totalmente emotiva. Interessante, perché ci dice: "Ciao, mio nuovo, piccolo e bel telefono, futuro compagno dei miei discorsi".

25.2.07

Leggere i maestri

QUANDO SI FA giornalismo di professione, soprattutto giornalismo che ha a che fare con l'innovazione tecnologica come nel mio caso, lavorare in Italia alle volte è un po' frustrante. Per dire: ci sono ex colleghi di redazioni esteri e cronaca che una volta chiacchieravano con piacere fitto-fitto di importanti tematiche: Anto', ma secondo te questi palestinesi la troveranno mai pace o continueranno a scannarsi con gli israeliani? e altre perle del genere. Adesso non più. Quando passi alla tecnologia diventi subito quello a cui chiedere se può dare una mano per risistemare il Pc che ogni tanto s'impalla...

Poi, dopo essere rimasto nel tempo affascinato dal giornalismo americano del settore, ecco che un giorno incoccio in Steven Levy. Ho finito di leggere da poco tempo il suo Insanely Great che vedete qui a fianco. Levy è un maestro di giornalismo: l'uomo che intuisce il nuovo senza far parte della cultura che racconta, poi indaga, scava, approfondisce, si documenta, capisce e quindi racconta in una maniera leggera e comprensibile che vale la pena anche per chi già queste cose le mastica.

Com'è possibile, altrimenti, in un settore in cui "sei mesi fa" è un'era geologica, capire cose nuove con un libro uscito la prima volta nel 1994?

Ho un altro paio di libri di Levy da leggere (lo farò più avanti, con calma) mentre per adesso sono felice. Sto iniziando anche a capire - grazie all'esistenza del libro stesso di Levy - che qui c'è una cultura oramai più che definita e raccontata che nel tempo è nata intorno ai transistor miniaturizzati dei computer. Se poi il tema è legato alla nascita del Mac...

Shake aveva già tradotto in italiano altri due libri, Crypto e il bellissimo Hackers. Non questo, peccato. Perché è davvero Insanely Great.

Eccolo, arriva...

E' DOMENICA E quindi è il momento di Doonesbury, scritto e disegnato da Gary B. Trudeau.

Dottori e dottoresse

IN OCCIDENTE C'ERANO i "dottori della Chiesa". Di là dal Mediterraneo (ma in realtà, anche di qua sia dalla parte greca che spagnola) c'erano gli studiosi del Corano. Quelli che il New York Times Magazine definisce in un bell'articolo Islamic Scholar [FreeRegReq]. Oggi questi ultimi li pensiamo e li vediamo come dei barbuti signori, talvolta un po' strambi, altre volte un po' pericolosi (nel nostro ingiustificabile fanatismo anti-islamico), di sicuro non li capiamo così come non capiamo bene perché siano i "dottori della legge" queste figure che dovrebbero essere invece religiose. E invece è semplice, basta pensare che sino alla divisione tra Stato e Chiesa era così anche da noi: nell'Islam il Corano è per buona parte legge più che cogente.

Comunque, le cose cambiano per tutti, anche se noi amiamo pensare che l'Islam viva ancora nel Medio Evo. Per noialtri sarebbe stata probabilmente una fortuna, visto che - tra le altre cose - proprio durante la nostra età più oscura la fiaccola della storia e della filosofia ardeva più nel Vicino Oriente che non nel Vecchio Continente. E che le donne dell'Islam erano dottoresse della legge, studiose del Corano, che tra Damasco, Medina, Aleppo e Beirut avevano ruoli diversi da quelli nei quali sono costrette adesso.

Oggi in Occidente, nonostante alcune rivoluzioni culturali avvenute a caro prezzo, l'identità femminile - che poi è una delle possibili identità non più vincolate dalla sola appartenenza ad un genere sessuale peraltro più sfumato nei suoi ambigui confini di quanto non vogliamo ammettere come società - duole notare che rimane più una somma di stereotipi all'interno del grande carrozzone su cui viaggiamo che altro. Per colpa di tutti: donne comprese, ovviamente.

23.2.07

Una vocina dentro mi dice...

SECONDO ME, QUEST'anno ci stupiscono. Voglio dire: da adesso sino al 31 dicembre. Chissà perché, ma ho questa sensazione: l'iPhone era solo l'inizio...



Ps: una mia gola profonda mi dice che qualcosa arriverà tra due mesi. Qualcosa di portatile, molto portatile...

22.2.07

SCOOP: perché è caduto il governo Prodi

GOLA PROFONDA MI ha appena spiegato perché è caduto il governo Prodi: è stata una congiura. Ma non è dipeso da Vaticano, Usa, rinata (o mai morta) Dc, Andreotti, Mafia, D'Alema, Rutelli, Veltroni o forse Berlusconi. No. E' colpa di Telecom Italia Mobile.

La quale, in accordo con gli altri operatori di telefonia mobile, voleva impedire a qualsiasi costo passasse la legge che toglie la tassa di 5 euro dalla ricarica dei telefonini. Fonte di reddito garantita che non rientra né nei profitti "voce" né in quelli "dati", ma più semplicemente in quelli "furti".

A pensarci bene, non ci voleva molto per capirlo.

Dear JetBlue Customers

GIOVEDI SCORSO SONO riuscito a strisciare via attraverso l'aeroporto di New York prima che l'Abisso l'inghiottisse. Ma il maltempo - più una fantastica disfunzione informatica - ha messo in ginocchio soprattutto una compagnia: la low cost JetBlue. Bell'azienda, amo volare quando posso con loro, ma hanno avuto un problema (informatico e poi logistico) che li ha portati a cancellare alcune centinaia di voli per tre giorni di fila. Se fosse successo ad Alitalia, mi sono chiesto? Se lo è chiesto anche un mio amico appassionato di queste cose, che mi ha scritto: Secondo te, per il prossimo casino che farà Alitalia, che cosa ci dovremmo quindi attendere come scuse ai clienti... un rutto?

Il fondatore e Ceo di JetBlue, David Neeleman, invece, ha mandato a me e a tutti gli altri clienti della compagnia aerea questa email:

Dear JetBlue Customers,

We are sorry and embarrassed. But most of all, we are deeply sorry.

Last week was the worst operational week in JetBlue's seven year history. Following the severe winter ice storm in the Northeast, we subjected our customers to unacceptable delays, flight cancellations, lost baggage, and other major inconveniences. The storm disrupted the movement of aircraft, and, more importantly, disrupted the movement of JetBlue's pilot and inflight crewmembers who were depending on those planes to get them to the airports where they were scheduled to serve you. With the busy President's Day weekend upon us, rebooking opportunities were scarce and hold times at 1-800-JETBLUE were unacceptably long or not even available, further hindering our recovery efforts.

Words cannot express how truly sorry we are for the anxiety, frustration and inconvenience that we caused. This is especially saddening because JetBlue was founded on the promise of bringing humanity back to air travel and making the experience of flying happier and easier for everyone who chooses to fly with us. We know we failed to deliver on this promise last week.

We are committed to you, our valued customers, and are taking immediate corrective steps to regain your confidence in us. We have begun putting a comprehensive plan in place to provide better and more timely information to you, more tools and resources for our crewmembers and improved procedures for handling operational difficulties in the future. We are confident, as a result of these actions, that JetBlue will emerge as a more reliable and even more customer responsive airline than ever before.

Most importantly, we have published the JetBlue Airways Customer Bill of Rights—our official commitment to you of how we will handle operational interruptions going forward—including details of compensation. I have a video message to share with you about this industry leading action.

You deserved better—a lot better—from us last week. Nothing is more important than regaining your trust and all of us here hope you will give us the opportunity to welcome you onboard again soon and provide you the positive JetBlue Experience you have come to expect from us.

Sincerely,

David Neeleman
Founder and CEO
JetBlue Airways


C'è anche il video:



(Si arrampica un po' sugli specchi, ma l'effetto finale è che almeno ci sta provando...)

20.2.07

Yours sincerely, Tony Blair

NON CI DOVREBBE essere poi niente di strano a scoprire che un Primo ministro - in questo caso quello britannico - investe un po' del suo tempo (e di quello del suo staff, ovviamente) nel rispondere per email a 28 mila persone di cittadinanza britannica che hanno fatto una petizione online contro i documenti di identità biometrica su ePetition (background: i 28 mila non le vogliono 'ste carte d'identità biometriche per difendere il principio della privacy di matrice anglosassone - che peraltro non prevede l'obbligo di nessun tipo di documento di identità per i sudditi della Corona -, Blair argomenta invece che le carte d'identità biometriche servono per renderli più sicuri contro il terrorismo ma anche contro il furto d'identità digitale in un mondo che molto è diverso da quello in cui questo principio di privacy è nato).

Allora perché mi stupisco? Forse perché Blair ha capito cos'è, come si usa e a che cosa serve nei processi comunicativi un'email oppure perché stamattina mi sono svegliato qui - a Milano - dove ad esempio gli indirizzi web delle strade cittadine sono ancora bloccati come effetto collaterale di una brochure elettorale?

(via SlashDot)

19.2.07

Ni-hao

C'E' QUALCOSA DI sottilmente inquietante nel fatto che - come riporta l'autore e direttore di Wired Chris Anderson - il suo libro The Long Tail è il primo nella classifica della saggistica in Cina ed abbia venduto 125 mila copie dallo scorso novembre (altre 50 mila nell'edizione di Taiwan, che comunque sono più di quelle vendute in Gran Bretagna, qui una lista di traduzioni).

Forse, visto il tema del libro e il suo impatto sulle idee d'impresa in rete, l'idea che la Cina sia un follower (cioè un copione che non innova e verso il quale al limite esternalizzare le funzioni produttive più elementari) e l'Occidente invece il paradiso dei "lavoratori della conoscenza" si sta per trasformare in una falsa idea che potrebbe farci davvero male alla digestione...

Voi siete qui

PER QUANTO RIGUARDA me, invece, non ne sono tanto sicuro...

18.2.07

Il paradosso della trasparenza

HO LETTO UN altro capitolo della recente saga settimanale di letture portata avanti con instancabile determinazione sul suo blog da Luca de Biase. A questo giro è un libro sul pudore ad ispirare una riflessione sulla trasparenza, la privacy, l'Occidente e l'Islam, il controllo, l'uguaglianza, l'informazione totale.

Certi libri ispirano sin dal titolo e dal tema (una volta il risvolto di copertina era un'arte, una forma di letteratura a sé stante, come sanno ad esempio gli appassionati lettori di Urania e Gialli Mondadori), te ne appropri in qualche maniera - soprattutto se il nocciolo di informazione è ben sintetizzato - e poi schizzi via per la tangente, perso dietro a pensieri tuoi. In questo caso: il pensiero del blog di Luca. Che è atipico. Intanto perché non è immerso nel presente, ma in qualche modo ne emerge, lasciando pensare ad una massa coperta di insolite dimensioni.

Per dire: mentre tantissimi giornalisti con il loro blog sono un adesso che si descrive tramite quel che si fa e quel che si pensa, Luca ha costruito invece un sito di progetti, di riflessioni, ma anche di indicazioni con tanto di curriculum su quel che è, è stato e presumibilmente (leggendo in filigrana) vorrà essere. E poi la costruzione.

Luca si costruisce attraverso un percorso aperto e trasparente: il suo blog è un accumulare di pensieri quotidiani che ti danno in qualche maniera - vista anche la sua facilità e copiosità di scrittura - la sensazione di assistere da un palco della piccionaia ai processi che si svolgono nella sua mente.

Eppure, le tracce, i pensieri, le scoperte, gli "Ho visto", "Ho letto", "Sto facendo", sono in qualche misura delle forme di trasparenza paradossali. Il diario, che sia in rete oppure no, è metaforicamente un frammento di specchio ma con una fondamentale differenza rispetto all'oggetto originale: non riflette l'interezza ma solo la parzialità dell'immagine.

Boh, forse nel pensare al blog di Luca in realtà sto pensando a me stesso. Chi può dirlo.

Domenica, Doonesbury, Gary B. Trudeau

COME AL SOLITO...

17.2.07

Porcaputténa

ORA, DITEMELO CHIARO: perché me lo avete nascosto? Sono dovuto andare a scavare nel blog del Maestro (se dico che anche lui è un mio Capo, mi piazza un calcio nel didietro) per scoprire che Lino Banfi, uno degli attori che più si avvicinano ad una icona di questi nostri tempi contemporanei, ha un blog. E davvero un signor blog. Ora, se solo fosse anche appassionato Mac e si facesse intervistare...

Comunque, visto che il mio aggregatore di feed Rss si sta riempiendo, mi sa che levo i blog inutili (o in malafede) e mi concentro sulle new entry come Lino Banfi: levo Grillo, Mantellini e Greek Tragedy? Datemi un segno...

16.2.07

Io ci spero sempre...





FACCIO MALE?

Tutto bene a San Francisco. E pure a New York, grazie

SONO ATTERRATO A Milano: tutto bene a San Francisco. Con un paio di divertenti aneddoti che riguardano New York durante il viaggio. C'era brutto tempo. Bruttino assai. Bruttissimo, anzi. Di quelli proprio carogna, che tira un vento gelato d'infilata e la neve pare cadere orizzontalmente. Il sospetto è venuto durante l'avvicinamento a Newark: veloce e dritto come poche volte, perché pare si faccia così quando il tempo è inclemente. E siamo rimbalzati un po' sulla pista, con quella strana sensazione come di qualcosa fuori posto. E' durata dieci-dodici secondi (paiono un intero quarto del Superbowl); poi, quando anche l'altro carrello ha toccato terra, abbiamo capito che fino a quel momento ci sosteneva più il vento che non la pista. Ma il buon 737-800 di Continental, soprattutto l'autopilota, alla fine il suo lavoro l'ha fatto.

Newark. Piste buie e spazzate da una nebbiolina bassa che a ben guardare era la neve sollevata dal vento, un paio d'ore di pausa dentro il terminal B quasi abbandonato (negozi chiusi, illuminazione abbassata, pure la sicurezza si stava annoiando) e poi tutti dentro il 767 di Alitalia. Non faccio commenti sui personaggi folcloristici dall'inflessione romanesca d'equipaggio per la compagnia ancora di bandiera (ma si può, tutti romani su un aereo che fa base a Malpensa?), perché tanto se li mangerà tutti la privatizzazione. Vado subito al decollo. Stiamo un po' a traccheggiare sulla pista, oramai staccati dalla jetway - il condotto che unisce il terminal all'aereo - e sentiamo dei gran colpi da sotto: uno degli stewart di mezza età quasi mi monta sulle ginocchia per guardare fuori chiedendo "ahò, ma che ll'ha sentita pure lei, 'stabbòtta?". Poi, decolliamo.

Quando si decolla, ci sono quei 90 secondi di rischio, sino a che non rientrano prima il carrello e poi i flap, e si esce dal circuito dell'aeroporto, s'imbocca l'aerovia e ci si arrampica verso la quota di crociera. Ecco, passati i 90 secondi, mentre ci si arrampica, un breve annuncio del capitano con voce soffocata: "Dobbiamo tirare un attimo giù il carrello". Mentre lo ripete anche in inglese, l'aereo già comincia a frenare di brutto, con i motori al minimo e la spiacevole sensazione da Wile E. Coyote: ci bloccheremo, un attimo in equilibrio sul niente e poi precipiteremo perpendicolarmente giù nel burrone. Quando esce il carrello, sembra di attraversare un campo di patate su un trespolo tirato da un mulo: si salta e si sballotta da tutte le parti. Passa meno di un minuto, tirano il carrello dentro e via, verso Milano. Così, senza un perché: forse volevano pulire dalla neve le ruote, forse volevano vedere se ancora funzionava il meccanismo di apertura, forse c'era un migrante abusivo attaccato. Chi può dirlo...

A Malpensa, siamo atterrati con quasi due ore di ritardo. Strano, ma non è che ti diano come per il treno un voucher con lo sconto per il prossimo volo. Neanche si scusano: ti fanno pensare che probabilmente ti è già andata bene che a Milano alla fine ci siamo arrivati. La prossima volta, potrebbero non avere abbastanza soldi per pagarsi il carburante; o magari gli pignorano l'aereo. Bah.

14.2.07

Aripartiamo

E' SERA, STO un po' crollando dal sonno. Devo finire di fare la valigia, (pure del lavoro arretrato),domattina c'è il collegamento (alle 7.30 locali di San Francisco) con l'Italia per una comparsata dal Capo, se non si cambia programma, poi alle nove schizzo in aeroporto e - passando da Newark, NJ - arrivo in Italia giovedì verso l'ora di pranzo. Dove mi aspettano prima una riunione alle quattro e poi un evento musicale serotino a base di Mozart.

Io quasi quasi vado a dormire subito: penserò al 737-800 di Continental Airlines e poi allo sfigatissimo 767 di Alitalia che mi riporteranno a casa. E un dubbio: non lo sapevo mica che con un 737 - anche se nuovo di pacca - si riusciva a fare un coast-to-coast negli Stati Uniti. Però...

Autostop con Budda

HO APPENA FINITO di leggere un libro meraviglioso. E' una sensazione strana, perché mi mancherà; anche perché è una delle rare volte che mi sciroppo più di 400 pagine in inglese. Ma ne valeva la pena. E' un libro che avevo comprato qualche settimana fa in Canada, dopo che dello stesso autore ne ho presi altri due (uno letto, in italiano, e l'altro da leggere, in inglese) negli ultimi mesi. Si tratta di Will Ferguson, canadese, e del suo Hitching Rides With Buddah (è il titolo dell'edizione canadese del libro, che in quella britannica e americana invece è stato chiamato col tristissimo nome di Hokkaido Highway Blues; blah!).

E' straordinario: secondo me Ferguson dovrebbe diventare un piccolo caso letterario anche da noi. Abbiamo nelle librerie, pubblicato da Feltrinelli, il suo Felicità, che però non gli rende completamente ragione. Innanzitutto, perché è un romanzo e non un racconto in prima persona. E poi perché ha quegli elementi cupi, appropriati per la trama del romanzo, che però non fanno apprezzare sino in fondo il talento di Ferguson come scrittore in prima persona.

Ecco che arriva Hitching Rides, la storia di una esperienza durante i cinque anni passati in Giappone come insegnante d'inglese: percorrere da sud a nord per la sua intera lunghezza l'arcipelago in autostop, inseguendo il fronte dei fiori di pesco, i Sakura, che fioriscono per un breve attimo a primavera e come un'onda si muovono attraverso il Paese.

E' affascinante lo spirito, divertente il tono del racconto (Ferguson viene indicato come "scrittore umorista" in alternativa a "scrittore di viaggi" nelle quarte di copertina, ma sono due definizioni limitative), fantastica la cornice e la potenza della narrazione. Sarebbe bello poterlo vedere in italiano, scoprirlo un libro amato, vederne crescere l'apprezzamento e sapere di averlo scoperto prima di altri. Magari contribuire alla sua scoperta dalle nostre parti...

Sarà perché sto diventando un maniaco del viaggio a mia volta - anche se non con quella anglosassone leggerezza e follia che ha permesso ad esempio a Douglas Adams di sbocciare, più di trent'anni fa - ma trovo irresistibile il libro che ho finito e indimenticabili molte delle emozioni che mi ha dato. L'ho letto trascinandomelo dietro (insieme all'inseparabile Perché leggere i classici di Calvino, strumento ideale per vincere l'insonnia) un po' da tutte le parti: dal Canada all'Italia, da Singapore agli Stati Uniti. E, sia che fossi spaparanzato in una piscina all'ottavo piano di un hotel nel centro della città-stato asiatica o che stessi rotolando scomodo sul seggiolino di economy di un 747 lanciato a dodicimila metri e novecento chilometri l'ora, è riuscito a farmi dimenticare tutto, chi sono, dove mi trovavo, perché stavo viaggiando. Ed è riuscito a farmi perdere tra le sue pagine.

L'ho terminato così, quasi senza preavviso. Oggi mi ero preso un paio d'ore e sono andato a leggermelo nel posto dove leggo sempre a San Francisco, cioè sulla mia panchina a Nob Hill (peraltro, da meno di un anno l'ho cambiata e mi sono spostato una panchina più in là, ancora devo finire di adattarmi alla rivoluzione), ma arrivato a poche pagine dalla fine mi sono fermato. Era venuto freddo, si apriva un altro capitolo (con un lead potentissimo) e lo Shuffle stava passando C'è tutto un mondo intorno a te che io, siccome sono un pollo, quando la sento a San Francisco un po' mi commuovo sempre. Insomma, poi sono tornato in albergo e quindi a mangiare un hamburger da Mel's proprio accanto al Moscone West e lì, dopo pochissimo che è arrivato il mezzo chilo di carne e patatine, il libro è finito. Così, quasi senza preavviso.

Non credo Ferguson legga l'italiano. Comunque, una cosa che non faccio quasi mai (tantomeno in pubblico) adesso la faccio volentieri. Grazie! E' stato un viaggio fantastico leggere questo libro. Arigatò!

13.2.07

[It's] a great little story. Stupid -- but it's kind of entertaining.

NANCY PELOSI E L'AEREO del Governo per fare la pendolare tra Washington (dove lavora come prima donna presidente della Camera dei deputati, cioè lo Speaker) e la sua abitazione di San Francisco. E' la vicenda che ha infiammato per un bel po' i giornali americani: Nancy avrebbe voluto un aereo "più grande di quello del predecessore" per fare un volo tutto non-stop, ma anche per portare - in prospettiva - a spasso la famiglia e i suoi, vassalli, amici e grandi elettori.

Non è una questione di sostanza, una di quelle cose tutte americane che da noi ci fanno sempre meravigliare (negli Usa se prendi mezzo dollaro senza dichiararlo ti cancellano dalle elezioni; quando ti trombano ti trombano, non ti ricandidi più e altri luoghi comuni simili), quanto di cazzeggio. Non a caso uno degli anchor-men di Fox l'ha definita "A great little story. Stupid -- but it's kind of entertaining."

Il giornalismo americano, che ha pompato nel mondo il mito dell'imparzialità e della correttezza, con questa vicenda secondo Eric Boehlert prende una cantonata colossale. E mostra che, in quanto a malafede nel settore, noialtri pennivendoli italiani non dobbiamo sentirci più soli al mondo...

Aspettando l'iPhone...

E' USCITO DA due giorni (ma si sapeva e s'aspettava da mesi) il fratello maggiore del mio piccolino: il BlackBerry 8800. Nell'immagine qui sotto c'è tutto quel che c'è da sapere in sintesi, sennò se ne parla qui. (La foto originale è di questi signori)

A noi ce piace farlo libbbero

PER CHI ANCORA si appassiona a quando gli hot-spot erano tutti aperti e si viveva in un'allegra comune di smanettoni dalle buone intenzioni (e dai portafogli serrati: si compra l'hardware ma i servizi e fin'anco il software sono free), questo potrebbe interessare:

It's easy to become blase about Wi-Fi security. Nothing bad has happened to you yet, and you've connected at open public hotspots around the globe. But the halcyon days are over. In a survey we reported on just last week, more than 20 malicious ad-hoc networks were masquerading as "free" hotspots on a regular basis at Chicago's O'Hare airport, as well as in many other airports and public spaces. Anyone signing on to one of these nets would have all their Web traffic silently captured for potential misuse. Even worse, other security holes in their computers could also allow direct infection of their hard drives or stealing of files.

Gli esperti di sicurezza lo chiamano attacco "man-in-the-middle". Per i comuni mortali, vuol dire crepare affogati dall'ingordigia di larga banda. Qui a San Francisco, ad esempio, Google fornisce una piccola utility (in pratica, un client per Vpn gratuito) a chi si voglia connettere attraverso il suo punto accesso senza fili gratis (nelle intenzioni, non solo negli effetti) di Union Square.

Sul perché costino così tanto gli accessi commerciali e su quali effetti tutto ciò ha sulla civiltà Occidentale, torneremo più avanti su questo stesso blog.

Al ladro, al ladro

QUI A SAN Francisco c'è una certa emozione nell'aria. Hanno rubato il Falcone Maltese, quello dei film con Humphrey Bogart. Il proprietario del ristorante su Ellis Street dove è avvenuta la rapina ha anche messo una taglia. Ben 25mila dollari. Sam Spade, dove sei?

12.2.07

Domenica americana

APPENA ARRIVATO, FA pure un po' freddo a San Francisco. Oggi è il giorno di Doonesbury, il momento della vignetta settimanale di Gary B. Trudeau. Intanto, dopo aver dormito come un ghiro per diciotto ore filate - preparandomi a dormirne altre sette questa volta in un letto - penso a Excel: perché devo trovarli sempre io i maniaci di Excel, dei diagrammi di Gantt e della pianificazione strutturata? Rimpiango i tempi delle vecchie lettere scritte a mano e dei quaderni di appunti a fogli mobili (i Quabloc, quella sì che è stata una bella innovazione). Altri tempi...

10.2.07

Leavin' Again

TRA QUALCHE ORA, un 767 di Delta mi porterà a New York. Da dove, dopo poco, un 757 sempre di Delta mi porterà a San Francisco. Vado nel salotto della Silicon Valley per un paio di giorni e giovedì sono di nuovo da queste parti. Grandi cose accadono, come al solito, nella terra degli agrumi che sta al di là dell'oceano. In 35 giorni, comunque, questa è la seconda volta che vado negli Usa, e in mezzo ci ho messo anche il Canada e Singapore. Dovrei chiedere che mi diminuiscano l'affitto, per quanto uso la casa di Milano. Poi vi dico, comunque: ho tonnellate di storie, fotografie e momenti da tirare fuori. Probabilmente me ne dimenticherò. Il piacere maggiore di questo periodo sono i libri che sto leggendo. Di questo bisogna che mi ricordi di scriverne: questo vale come promemoria anche per me. Saluti a tutti.

Varie in disordine

LA NOTIZIA CHE Steve Jobs abbia spiegato al mondo il suo punto di vista sui sistemi di gestione dei diritti digitali - in un modo che somiglia paradossalmente alla modesta proposta di Swift - ha suscitato un bel po' di commenti e analisi. Mi sono fatto un'idea anche io. Immaginate un mondo senza Drm, in cui cioè la musica sia priva di protezioni che la vincola ad una singola piattaforma autenticata (l'iPod e il computer collegato per iTunes, il Pc per i negozi basati su Wma, il Pc per il negozio di Real etc). La considerazione di partenza è logica: la musica con protezione digitale anti-copia non funziona come auspicato. Penso sia abbastanza elementare. Il lucchetto digitale che impedisce la copia è un tentativo di emulare con i bit i limiti fisici del mondo degli atomi. Ok, è sbagliato. Lo pensano sia Bill Gates che Steve Jobs. Ragioniamo invece su come funziona, quando le sue potenzialità si dispiegano, un mondo fatto solo di bit.

Il problema, infatti, non è tanto la protezione dalla copia, quanto l'identità e la tracciabilità. Un file musicale venduto da un negozio online, ad esempio, può essere privo di protezione ma conservare una identità anche se all'apparenza è identico a milioni di altri suoi fratelli. Può avere - ognuno il suo - un codice che lo vincola inequivocabilmente alla singola transazione. Cioè, se lo compro io o se lo compri tu, il file è apparentemente sempre lo stesso ma in realtà ha un numero nascosto che lo identifica in modo non equivoco. Nessuna protezione, come sarebbe auspicabile in un mondo di adulti responsabili, ma una "spia" che alla fine - se il file comincia a correre su Internet libero e selvaggio - consente di ricostruire almeno una responsabilità personale. La versione X del brano l'ho acquistata io? L'hai acquistata tu? Beh, comunque è X quello che è stato copiato, non Y. Quindi, chi l'ha distribuito diventa responsabile perché identificabile per nome e per cognome. Non male, eh? L'anti-utopia per gli esaltati della libertà digitale e delle rivoluzioni permanenti.



Un'altra cosa: la fine dei giornali, di cui stiamo sparlando un po' tutti da un po' di tempo (oltretutto, fornendo elucubrazioni su date e non fatti). Ma ci può essere un tema meno interessante?

9.2.07

Le dimensioni contano

LA NOVITA' DELL'iPHONE è la sua interfaccia "toccabile" con più di un dito per volta. Fa la sua differenza, rispetto a quelle degli attuali schermi "touch" che usano lo stilo e fanno sembrare gli utenti un po' strani mentre picchettano come folli sugli schermetti.

Per dare un'idea di come si sta andando avanti sul filone, e per capire perché le dimensioni contano, questo signore nel video qui sotto ha realizzato dei prototipi di interfacce simili a quelle usate da Tom Cruise nel film di Spielberg. L'unica perplessità è il costo degli schermi piatti così grandi e - comunque - l'abbronzatura che verrebbe a stare parcheggiati per ore davanti a un pannello di quel tipo (oppure, si può sempre usare per cuocere la carne senza bisogno di macellarla prima...)

4.2.07

L'importante? Ovviamente la precisione...

LA NOTIZIA IN testa: oggi Repubblica online ha messo su una galleria di immagini dedicata al Boeing 747, alias Jumbojet. L'occasione è il quarantesimo compleanno dell'aereo. Peccato che abbiano sbagliato di due anni (e a dire il vero anche di cinque giorni) la vera data dell'evento...

Ricapitoliamo: Repubblica sceglie otto immagini (in verità un po' stitiche, compresa quella del flop aziendale dei 747 di Alitalia) e spiega:

Per i bambini nati come lui negli anni Sessanta definirlo jumbo jet voleva dire poco meno che spaziale: era grande, il più grande costruito a tutt'oggi, insidiato solo dall'A380 dell'Airbus. Il Boeing 747 resiste al mito e compie 40 anni, tanti ne sono passati dal suo primo decollo, il 9 febbraio del 1967. Le ali possenti e la tipica gobba ne hanno fatto subito un mito della tecnologia come lo Shuttle, il Concorde, e gli altri signori dei cieli. Ma se il Concorde, l'aereo più 'vip', è andato in pensione nel 2003, il '747' è ancora un'attrazione, tanto che se ne sta progettando una versione "advanced" che si chiamerà 747-8 per il prossimo futuro

Ok, allora oggi compirebbe gli anni l'aereo più riconoscibile al mondo (lo stesso dal quale sono sceso all'aeroporto di Amsterdam stamattina, tra l'altro: apparecchio Klm B747-400 7 Pallet), e non un compleanno qualunque, ma quello dei 40, la data mitica che segna la fine di una stagione e l'inizio di un'altra ('enta, 'anta... capito, no?).

Però c'è un problema. Il maiden flight del 747 è del 9 febbraio sì, ma del 1969. Cioè il 747 compie gli anni, ma ne compie 38. Seconda considerazione: oggi è il 4, non il 9 febbraio. Quindi, volendo proprio essere precisi, in realtà gli anni li compie tra cinque giorni, mica oggi. La storia è raccontata da un numero impressionante di siti web, tra gli altri, oltre che da svariati libri e documenti ufficiali facilmente accessibili.

Inoltre, il primo volo ufficiale, dopo che venne consegnato il primo apparecchio a Pan Am, fu il 22 gennaio 1970 tra Londra e New York, dopo che la first lady americana Pat Nixon lo aveva battezzato con la bottiglia di champagne all'aeroporto di Washington Dulles il 15 gennaio.

La seconda compagnia a ricevere i Jumbo fu Klm, che - per i precisini là fuori - è anche la più antica compagnia tuttora in funzione al mondo. Altre note: si chiamavano "The Incredibles", erano i 50 mila uomini e donne di Boeing che in soli 16 mesi portarono dal tecnigrafo alla realtà l'idea di un gigante dei cieli che peraltro avrebbe dovuto campare poco (tutti attendevano l'arrivo dei supersonici, che dovevano rappresentare il futuro del mercato) e vendere al massimo 400 esemplari peraltro tutti riconvertibili in cargo. Nel 1993 è stato consegnato l'esemplare numero mille.

Infine, per il futuro: per combattere l'arrivo dell'Airbus 380 (un po' ritardatario, a dire il vero), Boeing ha portato verso il 747 parte delle tecnologie di cockpit pensate per il 787 (un medio-raggio che invece sta arrivando adesso) nella versione "avanzata" che ufficialmente si chiama solo 747-8. A seguire, il 747 andrà in pensione - se non finisce prima il carburante disponibile - lasciando spazio al progetto Yellowstone Y3, che rimpiazzerà sia il Jumbo che il 777-300. Il 787 fa già parte di quel programma, con il nome Y2 (e rimpiazza 757-300, 767 e 777-200), mentre per i 717 (da noi noti come Md-80 e usciti di produzione l'estate scorsa), 737 e 757-200 ci sarà l'Y1.

Comunque, non occorre essere dei maniaci di aeroplani per evitare di sbagliare una data di due anni e cinque giorni... E che diamine!

Domenica

E' DI NUOVO domenica, da qualche ora sono di nuovo in Italia e adesso di nuovo è il momento della consueta tavola di Doonesbury, by Gary B. Trudeau.

3.2.07

Jumping the Shark

QUALCHE GIORNO FA avevo pensato una cosa che mi è rimasta poi impigliata nella tastiera. Oggi provo a sbrogliarla. Si tratta di Desperate Housewives: lo show (e la mancanza di passione che mi ha colto negli ultimi mesi) mi è tornato in mente stamani guardando fuori della finestra dell'albergo in cui sono adesso, a Singapore, notando una coppia di americani che come me stavano occhieggiando la piscina e il panorama intorno. Erano entrambi grassi. Non enormi, per carità, solo sovrappeso. Come il 65% delle donne nate negli Usa, che sono sopra la taglia 12 e non possono indossare i vestiti che vedono sulle riviste o negli show televisivi. Ecco, appunto: non possono. E le nostre casalinghe di Wisteria Lane, ve le ricordate? Tra i trenta e i quaranta, assolutamente fit. L'unica che pare prendersi seriamente cura del suo aspetto fisico è Eva Longoria (la più giovane e fisicamente la meno bisognosa, anche perché non americana di nascita). Molto, molto irreali.

Poi mi è venuta in mente la cosa imbrogliata all'interno della tastiera. Qualche settimana fa, negli Usa, stavo guardando la tivù e lavoravo, sempre nella solita cameretta d'albergo. Giro canale e vedo il cliffhanger-morale-chiusura del cerchio di un episodio della terza serie attualmente in corso.

La scrittura di DH è abbastanza regolare: teaser prima della sigla che introduce il tema della settimana (con la voce fuori scena della compianta ad illustrarlo), svolgimento con le storie parallele che si intrecciano, chiusura del tema dell'episodio con relativo pistolotto (fatto sempre con il voice over della defunta quinta/sesta casalinga) e però sospensione della trama per lo sviluppo dell'arco narrativo più ampio della stagione/serie, cioè il suddetto cliffhanger. Ora, in questo particolare e natalizio episodio c'erano tutte, ognuna nella sua casa, che venivano abbracciate dal loro significative other, peraltro sempre di sesso maschile. E nessuno di questi era quello della serie originale. In pratica: le premesse del telefilm - che avrebbe retto benissimo una o al massimo due stagioni - sono completamente saltate, la voce della morta ormai è solo una scusa, i misteri svelati e le vite stravolte per far andare avanti la trama. In una frase: Desperate Housewives has jumped the shark

Il riferimento è all'acrobazia di Fonzie nell'episodio che segna l'inizio del definitivo declino di Happy Days e che è diventato l'espressione per indicare quando un telefilm o comunque un'opera seriale è ormai decotto, mi ha fatto venire in mente che non è solo DH ad essere al palo. Anche 24 (che a me peraltro non ha mai appassionato), Battlestar Galactica (ma di questo parleremo più avanti e dopo aver visto la terza stagione) e Lost sono "andati". Adesso la cosa fresca è soprattutto Heroes e il problema di fondo dei tv-drama americani appare in una nuova dimensione.

Un po' di storia. In pratica, tre anni fa l'agonizzante mercato di queste produzioni è stato rilanciato proprio da questi e pochi altri telefilm particolarmente "arguti", nuovi, freschi, accattivanti. Che avevano nell'arco della storia - potente, nuova, immaginifica, zuppa dello spirito del tempo - il motivo del successo. Avrebbero dovuto tirare avanti un anno, massimo due, e poi fare festa, perché erano stati concepiti così. Belle, nuove storie con un finalone prospettato fin dall'inizio: anche questo faceva parte dell'elemento di novità. Pensateci: il mistero di DH, l'isola impossibile di Lost, la ricerca della nuova Terra di BG... Invece, gli avidi produttori statunitensi, visto il successo, li hanno fatti andare avanti ad ogni costo. Mandandoli tutti a spazzare in fondo al mare. E' la differenza, peraltro, tra prodotti di tipo più autoriale (in cui la scrittura prevale rispetto ai protagonisti) rispetto a quelli di tipo più seriale (in cui, beh, viceversa).

Una lezione dalla serialità autoriale è quella dei manga giapponesi che - a differenza dei fumetti alla Disney come quelli di Topolino o Paperino, o i supereroi come Batman e X-Men - se c'è un arco della storia che è preponderante sulle caratterizzazioni, non puoi prendere in giro il lettore/spettatore. Quando arrivi in fondo, arrivi in fondo: chiudi tutto e arrivederci. Casomai, con bravura, ripartirai con lo stesso franchising articolato in maniera diversa uno o due anni dopo. L'hanno fatto in tv con Gundam Gaiden - Side Stories, l'hanno fatto nelle console con Final Fantasy, lo fanno continuamente con le serie a cartoni sia comics che animati (avete presente il "nostro" Goldrake? Quando ha ammazzato l'ultimo alieno cattivo che vuol conquistare la Terra, finisce...).

Il perché negli Usa proprio non lo capiscono? No, certo che lo capiscono. Ma le ragioni industriali del settore sono per la produzione seriale pura, mentre i vivai delle idee sono per così dire tra le fila dei creativi più autoriali. Che dopo una vita, quando hanno abbastanza potere da lanciare la loro serie, evidenziano la loro caratteristica migliore, cioè la potenza dell'immaginazione, ma anche il loro difetto maggiore, cioè la limitata comprensione dell'industria culturale di tipo seriale puro. Creando ottimi prodotti ma inadatti al mercato: essi hanno per paradosso successo e questo successo - quando l'industria fa poi il suo mestiere, ci mette le zampine sopra e li serializza - li distrugge. Triste storia.

James Bond's Zeitgeist

He is the Bond girl, not me. He's the one who comes out of the sea with his top off.

Eva Green su Daniel Craig, il nuovo 007 di Casino Royale

2.2.07

Cose che un po' ti fanno impressione

OGGI HO SCOPERTO che quella cosa degli Avn Awards 2007 scritta per L'espresso è finita su Dagospia (testo integrale, qui un backup). Mamma mia...

1.2.07

Una Vista differente

DALLA LONTANA SINGAPORE le cose appaiono in differente prospettiva. Ad esempio, alcuni si sono stupiti perché rencensendo per Il Sole 24 Ore il nuovo sistema operativo di Microsoft (attività peraltro portata avanti anche per Macity, Radio Popolare, Io Donna ed altri) ho manifestato "apprezzamento" per "l'opera del Dimonio". Ecco, un motivo c'è, in realtà: come faccio a odiarlo? E' uguale al Mac...