C'E' ABBONDANTE DIBATTITO in rete sulla natura, l'uso e lo scopo dei blog. Chi fa di professione il comunicatore affronta un po' spiazzato la dimensione (modaiola) di quest'ultima diavoleria elettronica, e solo pochi ma validi e avvezzi giornalisti si sono buttati nel nuovo mondo.
Altri, la moltitudine, hanno sorpreso gli occasionali visitatori dei loro posti, perch� all'improvviso si trovano pletore di storie-racconti-informazioni-novit� e altro che pullulano. Scritte talvolta bene, talaltra benissimo, altra ancora cos� cos�.
Certo, chi ha come professione quella di scrivere e riesce a padroneggiare tempi e modi della rete parte avvantaggiato, ma poi lo scrivere non � cosa che si possa rendere professione, casomai mestiere, e quindi tanti possono (e tanti altri che pure dovrebbero non possono) fare.
Stupisce, invece, il fatto che uno dei temi pi� o meno di conflitto sia il contenuto. Insomma, c'� chi scrive di fatti suoi e non va certo in giro a chiedere al mondo di leggere. Pubblica, ma con discrezione. Poi, se c'� interesse, si viene anche citati e visitati. Altrettanto fastidioso, forse, quanto il "giro buono" dei soliti noti, un fenomeno che si crea sempre alla velocit� della luce in qualunque contesto e che dovrebbe - al limite - far riflettere sulla natura dei fenomeni di agenda setting e di leadership delle opinioni.
Ok, detto questo, perch�, che senso ha scrivere una "storia di me medesimo in prima persona"? A chi interessa? Quale spinta qualunquista e narcisista spinge a dare al mondo brevi e meno brevi cenni sulla mia esistenza? Volendo andare al di l� della scontata risposta "saranno cazzi miei", si pu� tentare l'approccio "la gioia del bambino". In un mondo arido di soddisfazioni semplici, se trovo il modo di pubblicare su Internet senza impazzire dietro a strani programmi editoriali il mio pensiero, avr� anche il diritto di esserne soddisfatto e perseguire questa linea, no?
E poi, perch� non leggere storie banali e scritte cos� cos�, piuttosto che ricadere sempre nei soliti polpettoni, buoni un po' per tutte le stagioni (scusate l'involontaria rima) e veri tanto quanto? Se mi piace, se mi sfizia, se mi diverte, se mi intriga, se mi deprime e mi commuove, anche la navigazione intorno all'ombelico di un narcisista impertinente ha la sua dignit�. Xavier de Maistre (fratello dell'altro pi� famoso de Maistre, l'autore de Il Papa) aveva scritto un libro, pubblicato in Italia venti o trenta anni fa da una oggi irriconoscibile casa editrice Paoline "Viaggio intorno alla mia stanza". Da bambino ne guardavo la copertina grigia e senza decorazioni (era un volumetto tascabile, propriet� del curato della mia casa di campagna, senza citare Bernanos) e devo dire che mi affascinava pi� l'idea di un viaggio intorno alla mia stanza che non l'Odissea. Eppure Ulisse di strada ne aveva fatta di pi� e ben pi� a lungo. Ma si sa, ci si confronta anche con le fantasie che ci sono pi� vicine, e questa non era messa male, in quanto a vicinanza... insieme a tanti blog che girano pi� o meno negli stessi ambiti.
10.7.03
Storia di me, o forse no (Viaggio intorno alla mia stanza, insomma)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento