19.9.03

Questo posto...

QUESTO POSTO DA oggi entra in una fase di meditazione. Cosa vuol dire? Probabilmente che per una settimana non dovrebbero esserci altri post o aggiornamenti. Perch�? Potete immaginare la mancanza di spunti, temi e idee. Potete supporre che il mal di denti possa piegare anche le fibre pi� resistenti (in questo anche la Bibbia insegna). Magari una delusione amorosa. Un problema economico. Un qualunque accidente, scivolo o inciampo la vita di solito riservi.

Magari potete anche pensare a un effetto ritardato. Qualcosa del tipo: ho capito solo oggi l'orrore e l'errore dell'11 settembre o della guerra in Afghanistan e Iraq. Fate voi. Se consideriamo la possibilit� di scrivere al volo, liberi, come una chiacchierata negli spogliatoi di un campo da calcetto, dove ci si ritrova con qualche amico, vi state avvicinando al cuore del problema. Non credo che come persone siamo sempre e indossolubilmente legati a un lavoro e a una posizione sociale. Non abbiamo mai firmato obblighi di seriet� o di tutela dell'immagine, come ad esempio gli attori e i presentatori (anche i politici) che vengono presi sul serio pure al bagno. Siamo liberi e capaci di esprimerci. Dove e quando ci pare, grazie a Dio.

Eppoi, se vi � mai capitato di frequentare uno spogliatoio di un campo di calcetto, dove ci si ritrova con qualche amico, non sono neanche parole false e irrilevanti quelle che vi si dicono. Le decisioni pi� importanti, le notizie pi� drammatiche, gli elementi per capire qualcosa che cambia tutto il resto possono partire anche da l�: una conversazione tra il serio e il faceto che illustra meglio di una lezione all'universit� che cosa significa oppure che effetti avr� questo o quello.

Intendiamoci: non ci sono pressioni, inciampi, disgrazie o scivoli. Solo, i piani si mescolano in continuazione. Le parole per me sono anche un mestiere e cerco di non farne economia. Anche se talvolta dovrei. Insomma, scrivo in continuazione ed � come il carbone: ne getti ancora sulla fiamma del tuo personale inferno cercando di soffocarlo e alimentarlo al tempo stesso. Questo posto lo coltivo da un anno tra pochi giorni. Ho scritto e cambiato e ricambiato quasi tutti i giorni. Pi� che un diario (che non ho mai tenuto), quasi pi� che una relazione con genitori, amanti, amici. E adesso?

Ogni tanto sono mosso dal desiderio di trovare un formato editoriale. Soprattutto per raggiungere due scopi: far diventare questo posto molto popolare (perch� scrivere � anche e soprattutto narcisismo) e per fare meno fatica. La routine giusta porta al successo e riduce lo sforzo. Chiedere a chi, da venti o trenta anni, tiene rubriche a destra e sinistra. E' un desiderio che si manifesta in modi diversi: scrittura personale, scrittura professionale, fare informazione, tenere un diario. Di tutto nella sostanza, insomma, ma la logica, il quadro di riferimento � quello. Poi, raramente, penso. Esattamente come accade in questo momento. Non so a cosa penso, non so dove mi porta questo atto: � privato e istintivo, prerazionale. Per�, se vi interessa, � quello che sta accadendo: una pausa di meditazione.

Si accumulano gli articoli da scrivere, le spese da sostenere (anche i blogger mangiano e pagano l'affitto), i temi da affrontare. Sono stato a Parigi e ritorno con un mare di cose da raccontare ma non mi escono dalla tastiera. Oltretutto, devono uscire per lavoro, perch� ci sono stato per il giornale, mica per diletto. Ho visto una ragazza, in aereo, ma non saprei raccontare neanche com'era vestita. Ho passeggiato per Roma e per Ostia antica, ma non so esprimere n� il pubblico n� il privato di quello che � successo. Facendo il fabbro, diceva un mio vecchio caporedattore, non sarebbe un problema. I fabbri sono taciturni per carattere e riflettono sovente davanti a del buon rosso della casa. Ma io non faccio quello di mestiere, per coincidenza e con sudata determinazione. Medito, allora, perch� cerco di rompere l'automatismo che non funziona e voglio costruirne un altro, che almeno per un po' viaggi a dovere.

Insomma, devo scollinare. Questo richiede tempo e lavoro. In contraddizione con un blog. Mettiamoci un punto, allora, e andiamo a capo. Alla faccia di tutti quelli che sono bravi e macinano da venti o trent'anni, o lo faranno per venti o trent'anni. Io non sono nato per fare il fabbro ma il mio piccolo frullatore lo curo a modo mio. Contenti? E adesso, via a meditare con del buon rosso della casa. In silenzio.


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