DUNQUE, SE UNO arriva finalmente a fare il ricercatore universitario (e ancora qualcuno ci riesce, con gli ultimi concorsi che stanno entrando in ruolo) � nel bengodi? Ha il lavoro fisso, prestigioso, pagato, statale, bloccato... Insomma, un muro contro il quale le avversit� della vita e della congiuntura nulla possono?
Andiamo a fare due conti: un ricercatore universitario non confermato (poi li confermano sempre, niente paura) dal punto di vista dello Stato viene considerato una risorsa da valutare a ore di lavoro svolto senza obbligo di cartellino da timbrare (e questo � gi� buono, no? Maledetti, alienanti cartellini).
Ma quanto costa allo Stato ogni ora del lavoro di quel benedetto ricercatore? Lui poi ne ricever� una parte consistentemente inferiore (circa il 40%). Vediamo, per�.
E' previsto che l'uomo lavori 1.512 ore l'anno, vale a dire 126 ore al mese, cio�, in una settimana di cinque giorni per un complessivo medio di venti-ventidue giorni al mese, stiamo parlando di 5-6 ore al giorno. Ma attenzione, perch� il computo viene fatto per una cifra economica che poi verr� spalmata su tredici mensilit�. Quindi le ore lavorate - nonostante siano l'unit� di misura - in realt� non sono poi corrispondenti al reale lavoro e non tengono conto degli obblighi di didattica e di esami.
E quanto si costa allo Stato per queste 1.512 ore annuali? Pare che il costo previsto sia 18,73 euro, vale a dire poco pi� di 36 mila lire. Un totale annuo di 28mila 319 euro e 76 centesimi (sempre che i numeri che ho siano quelli buoni). Sono 54 milioni e 834 mila delle vecchie lire.
Stiamo parlando del lordo per lo Stato. Se le ritenute fossero equilibrate, cio� per ogni euro che il ricercatore guadagna al netto un'altro se ne va in tasse, previdenza, pensione e quant'altro, il totale per l'uomo (o donna) sarebbe di 14 mila e 159 euro (pi� spiccioli) pari a 27 milioni e 417 mila lire all'anno. Sono pi� di dodici mensilit�, ricordate? Quindi, da questo non si pu� sapere quanto viene guadagnato al mese vero, anche perch� la tredicesima � solo una frazione dello stipendio complessivo.
Per�, siccome le ritenute non sono 50-50, ma maggiori dalla parte degli oneri e inferiori per il netto, non � azzardato pensare che la manovalanza del sapere, il brillante laureato che ha fatto la dura gavetta dell'assistente volontario, tre anni di dottorato, qualche anno da assegnista e poi il concorso (articoli scientifici e spesso anche una o due monografie), diventando competente su quello che studia (il ruolo di Giulietta in Giulietta e Romeo di Shakespeare) e quello che non studia (i corsi, gli esami, i seminari, i progetti di ricerca, i progetti finanziati, quelli co-finanziati, le ricerche esterne, tutte cose per le quali � ragionevole supporre sia pagato con lo stipendio e quindi non percepisca altri guadagni ma, guardacaso, si immagina produca un ritorno per il datore di lavoro e i suoi partner, e non stiamo parlando degli scienziati ma degli umanisti), insomma non � azzardato che la manovalanza percepisca qualcosa come 1.100 euro al mese, circa 2 milioni e cento, due e due al massimo.
L'et�? Circa trenta, trentaquattro. Con quasi dieci anni di precariato del sapere, pronto ad entrare tra le fila dei docenti universitari come manovalanza del sapere.
31.3.04
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