A ME LA convergenza me l'avevano spiegata tutta in un altro modo. E io ero uno di quelli che si piccavano di averla capita. Ricapitoliamo: convergenza, cioe' tendere di mezzi differenti verso un unico tipo di supporto o linguaggio. Per esempio, il computer che diventa televisione e viceversa. Il telefonino che diventa computer palmare e viceversa. Ok, e' un'ottica prevalentemente tecnologica, ma io non sono abbastanza raffinato da poter fare discorsi piu' "alti".
Poi comincio a leggere queste storie dell'Internet a bordo degli aerei. Qui si dice che Boeing sta lavorando alla realizzazione di un sistema per la connessione Internet sull'aereo, usando il Wi-Fi e l'Ethernet (senza fili-con il filo) per connettere i portatili al serverino dell'aereo, a sua volta connesso via satellite a Internet. Ok, perfetto. Ancora la convergenza non c'entra niente e peraltro mi pare anche una cosa comoda.
Poi leggo che invece siamo a buon punto nel dare spazio ai telefoni cellulari sugli aerei. Non e' infatti vero che l'aereo rischi di cascare se si telefona (quando e' in volo, non nella fase di decollo o atterraggio, per carita'), e la gente vuole usare il suo cellulare. Allora mi viene in mente: visto che i costi per dotare gli aerei di apparecchiature sono roba non certo economica, ecco che si prospetta una scelta per gli operatori: mettiamo su la rete per i telefonini o per i computer? Perche' tutt'e due mi sembra un po' difficile. Dopotutto, il costo e' alto e i due mezzi possono fare cose parecchio simili. Convergenza, no? Son due strumenti per comunicare.
Ecco dunque quello che mi sorprende: mi immaginavo la convergenza come un processo, certo, ma un processo inclusivo. In cui cose differenti si avvicinano, si fondono. Non un processo esclusivo, in cui prevale quello che riesce a fare anche qualcosa di quell'altro. Questa secondo me non e' convergenza, e' selezione naturale evolutiva.
22.9.04
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