25.9.04

Qui si e' fatta la storia dell'informatica

Per un caso quest'estate si sono aperte le porte del Parc proprio quando ero in California. Solo per me, tra l'invidia dei colleghi europei che risiedono tra San Francisco e Los Angeles magari da anni. Ne ho fatto un pezzo, niente di speciale. Non ho messo la cosa che mi ha colpito di piu': una tastiera composta da dieci "buchi" nei quali inserire e muovere le dita. Perche' non e' un loro brevetto: si tratta di un semplice gadget da nerd di uno dei ragazzi che lavorano la'... L'articolo invece e' andato su Alfa del Sole 24 Ore qualche giorno fa in edizione "ridotta".

"Il nostro centro di ricerca e' unico al mondo - dice Mark Bernstein, direttore del Palo Alto Research Center - perche' noi non miriamo al trasferimento delle tecnologie, ma delle persone".

A Palo Alto, mezz'ora di macchina da San Francisco, poggiato su una collina circondata dal verde nel cuore della Silicon Valley, c'e' infatti il centro di ricerca voluto nel 1970 da Xerox e conosciuto dalla comunita' scientifica e tecnologica di tutto il mondo semplicemente per le sue iniziali: Parc. Sinonimo di parco tecnologico, dal 2002 è diventato una societa' autonoma per meglio incanalare verso il mercato il flusso delle innovazioni tecnologiche che genera.

La sua importanza e' capitale nella storia dell'informatica. Se state leggendo questo giornale (come qualunque altro quotidiano o libro), in buona misura lo dovete alle innovazioni che sono scaturite nella sua trentennale storia.

Proprio li', infatti, sono nate l'interfaccia grafica del computer (quella utilizzata poi dalla Apple di Steve Jobs e Microsoft di Bill Gates), i moderni elaboratori di testi, l'uso sistematico del mouse, le reti locali (fondamentali nella vita di qualunque ufficio), le stampanti laser e Interpress, il precursore dello standard PostScript per la stampa ad alta risoluzione.



Il Parc è stato dal 1970 la casa non solo per alcuni dei principali innovatori della tecnologia informatica ma anche industriale. Sempre dalle palazzine in cemento armato volute da Jack Goldman e George Pake (il primo direttore del centro), sono nati anche molte delle tecnologie degli schermi ai cristalli liquidi e dei compact disc.

"Ma la ricerca di oggi - dice Bernstein, che ha aperto le porte del centro in esclusiva per Alfa Il Sole 24 ORE - prosegue in nuovi settori. La nostra frontiera per l'informatica e' il computer pervasivo e ubiquo. Un tipo di computer microscopico che "scomparira'" all'interno dei nostri vestiti, negli oggetti comuni intorno a noi, nelle mura delle case e sotto l'asfalto delle strade. Un mondo nuovo, in cui le attuali interfacce non avranno più cittadinanza perche' hanno ormai raggiunto il massimo potenziale di comunicazione delle informazioni. Adesso il nostro obiettivo e' fare in modo che tutti possano avere una normale conversazione con i computer del futuro, come se fossero persone".

Tuttavia, per il Parc l'informatica non e' l'unico campo dove innovare. I gruppi di ricercatori sono quattro, ognuno coinvolto trasversalmente in piu' progetti che riguardano dalla biomedicina (macchine che diagnosticano un tumore analizzando una goccia di sangue) sino ai materiali amorfi e i sensori intelligenti. Rappresentano - al di la' dei progetti sui quali lavorano - un modello di organizzazione della ricerca che non ha corrispettivi. "Lo spirito del Parc oggi e' unico - dice con orgoglio Raj Apte, cresciuto nella Silicon Valley e a capo del gruppo che lavora per la creazione di display organici di grandi dimensioni - perche' gli altri grandi centri di ricerca che tra gli anni Cinquanta e Settanta hanno trasformato l'industria di questo paese adesso sono stati chiusi o si sono rivolti alla produzione industriale. Lo spirito non e' più lo stesso".

L'organizzazione dei 170 ricercatori interni e' basata proprio su questo: ciascuno e' libero di perseguire i progetti di ricerca che vuole, all'interno del quadro complessivo (molto ampio) della struttura e per tempi lunghi. I finanziamenti arrivano da una politica di alleanze a 360 gradi, dai competitor di Xerox sino al governo degli Usa, mentre i risultati vengono subito incanalati in spin-off, nuove societa' nelle quali i ricercatori possono scegliere di proseguire lo sviluppo delle tecnologie. "Da qui - dice Apte - sono usciti parecchi milionari. E anche qualche miliardario. In dollari, ovviamente".

"In realta' - dice Bernstein - e' fondamentale la struttura del lavoro. Tra me e i responsabili di ciascun progetto ci sono al massimo due livelli. Tre per i ricercatori "semplici". E poi noi non produciamo solo la tecnologia, ma tutto, dall'hardware sino ai manuali d'uso. Considerando che questo crea oltre a innovazione anche uomini che la dominano e sono in grado - se decidono di spostarsi nell'industria - di portare valore e competenza".

Secondo Richard Bruce, direttore del gruppo di Computer Science (il più antico del Parc, visto che le altre discipline cambiano rapidamente nome), la ricerca e' un processo che trasforma completamente l'ambiente: "Non so come sara' casa mia tra cinque anni, che cosa ci sara' dentro. Ma di una cosa sono sicuro: molta di quella roba sara' nata proprio qui".

Antonio Dini

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