E SE LA televisione dei giovani e della musica, Mtv, in Italia si stesse romanizzando? Se stesse per finire l'epoca in cui Mtv era una cosa di Milano? Se il miliardo e passa di persone che a novembre vedranno gli Mtv Music Awards edizione della Capitale segnassero un doppio passaggio - dopo l'edizione milanese del 1998 - raccontando una storia diversa sia alle audiences internazionali che a quella nostrana?
Mtv è stata e continua ad essere un fenomeno milanese, all'apparenza. Difficile da ricevere nel Sud d'Italia, centrata su quella cultura mezza lombarda, mezza londinese e mezza americana (sì, lo so, sono tre mezzi), è una televisione milanocentrica, all'apparenza. Milanesi i TRL, le trasmissioni in diretta con le richieste del pubblico, milanesi o nordici i personaggi (mancano le maschere del sud tipiche della televisione di noartri e anche del cinema-commedia dialettale all'italiana), milanese lo spirito di chi guarda e "sente" l'aperitivo, le vacanze di studio a Londra, l'America dietro l'angolo.
Adesso, invece, il fenomeno di trasformazione è a quanto pare avanzato. Come nel calcio di vent'anni fa - come racconta il giornalista sportivo Sconcerti - quando entrò la Roma aprendo al grande pubblico del centro Italia il fenomeno del calcio e cambiando per sempre il pubblico degli stadi. Cambia il pubblico televisivo? Si "salda" la frattura della musica giovane e politicamente impegnata con la festa dei lavoratori del Primo Maggio (palco a Roma) e qualcosa cambia anche nello spirito di Mtv.
Se finisce la "milanesità" dell'emittente internazionale in Italia, vale a dire il senso di non appartenenza a un contesto localizzato bensì aperto al mondo e soprattutto alla Gran Bretagna, e si apre l'epoca della romanizzazione, cioè il corpaccione romano dove tutto cambia tempo e ritmo, è per far apparire una immaginariamente più "reale" Italia e anche per influsso diretto del fatto che la sede e la maggior parte delle produzioni di Mtv italiana adesso sono a Roma.
Cosa ci riserva Roma? Vedendola da Milano, una ventata di italianità difficile da analizzare, perché fortemente compressa da pregiudizi e valutazioni aprioristiche. Invece, ecco che potrebbe spuntare la vocazione schiettamente internazionale della città capitolina (comune anche a Firenze, Napoli e Venezia), quella che poco si conosce nelle strade ma che è propria ed appartiene ad altre classi sociali rispetto alla media borghesia milanese fatta di imprenditori e bocconiani.
Il riflesso televisivo di quanto vado dicendo non è privo di eco, se consideriamo per esempio che una delle più geniali trasmissioni della nostra televisione non sono gli osceni talk show, i reality show o le produzioni raccattate da format altrui (penso a Le Iene, per la tv gggiovine, oppure a quello spettacolo indegno che è Striscia la notizia), bensì Milano-Roma, che non a caso viene fuori dal vivaio di Minoli e che ha raccontato qualcosa di genuinamente nostro in modo non banale. Le nostre star che viaggiano su uno degli itinerari più "reali" del nostro Paese che lavora. Piano, senza compromissioni, con felici invenzioni di regia e continua scrittura di testi e sotto-testi.
Perché anche Mtv non dovrebbe entrare in quest'asse, nascendo (dopo l'esperienza londro-lucchese di VideoMusic) come milanese e spostandosi verso Roma? Perché non dovremmo leggere così, nell'attesa dell'evento Music Awards che è prettamente internazionale e assolutamente non comprimibile in una parentesi locale, ma che crea un senso a sé stante nel contesto dove si svolge, questo momento catartico e generativo di una mitologia di interpretazioni che sarà Mtv Music Awards?
Vedremo, osserveremo e valuteremo. Se qualcuno poi ha un biglietto per la serata, vado ad osservare anche più da vicino...
24.10.04
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