METTERE TUTTO IN mano a un'applicazione, magari neanche fatta da quella grande e famosa softwarehouse ma da un piccolo sviluppatore, è un discreto rischio.
Oggi ho deciso di correrlo con Mindola (nome idiota) che realizza però un software straordinariamente ben fatto: Miss Lonelynotes (altro nome idiota).
La cosa che più mi turba non sono i nomi, tuttavia, e neanche il fatto che l'applicazione sia fatta in Java (quindi c'è sia per Mac che per Pc, oltretutto con un po' di stranezze per lo standard di interfaccia Mac, ma tant'è, nessuno è perfetto), quanto l'idea di uscire dal seminato.
Mi spiego e spiego a cosa serve l'applicazione: mimando il sistema delle vecchie schede - buono da tempi immemorabili e reclamizzato anche da Umberto Eco - permette di usare una metafora consolidata per raccogliere idee e appunti in modo articolato e coerente, al fine poi di passare alla scrittura di testi complessi.
Tutto questo fa parte di un mio piano praticamente quinquennale che si caratterizza con la frase "ora che ho il computer, vediamo di sfruttarlo sul serio". Il disagio provato sino a questo momento con i software consueti, vale a dire soprattutto Word e i suoi fratelli, era arrivato a un livello di guardia notevole. A questo poi si aggiungono da un lato l'uso improprio di applicazioni nate per fare altre cose (ma vi rendete conto che c'è gente che fa la rubrica dei numeri di telefono su Excel?!) e dall'altro la fine dell'interfaccia così come la conosciamo.
Tutto troppo ricco e colorato, alla fine l'unica cosa che realmente serve per mettere ordine nel caos di dati che si accumulano nel disco rigido e che non è possibile strutturare a priori (anche perché se già sapessi cosa trovo su Internet sarei un genio e non avrei bisogno di andare a guardarci) è una nuova generazione di applicazioni, di motori di ricerca e soprattutto di interfacce e di modi di gestione della conoscenza.
Non sopporto l'idea di finire chiuso in formati proprietari (ho decine di file salvati come archivio dal vecchio Explorer per Mac Os 9 che sono compatibili solo con se stessi) e non sopporto neanche il pensiero che un bel giorno dovrò cambiare di nuovo tutto per adattarmi a modelli pensati da altri, sistemi di pensiero mainstream.
Per questo riorganizzo il tutto cercando di scoprire e sperimentare la flessibilità di altri modi di pensare. E' da lì, al di là di tutto, che arriva l'innovazione. Io mi ci diverto...
1.11.04
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