L'ANNO SCORSO ho comprato la raccolta di volumi - pubblicata dal Corriere della Sera - con l'ennesima edizione della Storia d'Italia di Indro Montalelli (più Cervi e Gervaso). Quest'anno, ho cambiato parrocchia e mi sto dedicando a quella pubblicata da Repubblica sulla storia totale in (se non sbaglio) sedici volumi della Utet. Però non posso fare a meno, per qualunque scusa, di puntare verso un certo sito.
Si tratta di Wikipedia, un'enciclopedia online "open knowledge", creata collaborativamente da volontari del sapere. Fuori dalle accademie e con una metodologia non verticalistica. Il fenomeno sta diventando molto significativo, non solo perché Wikipedia emerge come il vincitore di questa fase di consolidamento dell'organizzazione spontanea del sapere nella Rete, ma anche perché sempre più spesso sempre più persone la utilizzano come fonte (unica) di informazione. Anche giornalisti. Anche scrittori. Anche insegnanti.
Adesso arriva un articolo dell'ex direttore dell'Enciclopedia Britannica. Che rompe un po' le scatole perché dice: Wikipedia fa schifo, gli articoli sono scritti male, inaffidabili, erratici nel loro divenire: la conoscenza - quella vera - non si organizza così. La critica è forte. La tesi di fondo è che per fare il lavoro per bene ci vogliano i professionisti. Un milione di scimmie forse, picchiando a caso sulle macchine per scrivere, potrebbero riscrivere Shakespeare. Ma di sicuro non se ne accorgerebbero mai.
Cosa dire? Il fenomeno dei Wiki è considerato, negli ultimi tempi, estremamente importante. E' una di quelle utopie sociali che animano Internet e l'informatica quando queste vengono intese come uno strumento per la comunicazione tra le persone e per migliorare le capacità di conoscenza di tutti. E' l'evoluzione di un lungo percorso, che ha nel suo sfondo una linea positivistica: date la tecnologia al popolo, e il mondo sarà migliore.
Non è una cosa da sottovalutare, un argomento da buttare lì, distrattamente. Ci stanno dentro discorsi lunghissimi (...issimi, ...issimi) sulla conoscenza, l'ideologia, la cultura. Ma sono discorsi che non si possono fare, soprattutto per mancanza di capacità in chi scrive. Comunque, l'idea che un software (wiki) possa rivoluzionare il modo in cui si raccoglie il sapere (enciclopedia) senza quasi ulteriori ragionamenti, un po' mi fa specie...
17.11.04
Un milione di scimmie e un milione di redattori per un milione di saperi
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