ALL'ATTENZIONE DEL novello "cavallo pazzo" mediatico, il signor Piero Ricca,
Egregio signor Ricca,
Le scrivo dopo aver letto su Repubblica.it che ha nuovamente "esternato" la sua opinione verso una parte dei soggetti politici del nostro Paese durante un dibattito pubblico alla presenza del Ministro della Giustizia Roberto Castelli, dichiarando (secondo quanto riporta Repubblica) che il Signor Ministro "ha studiato legge su Topolino". Tutto questo intervenendo come ascoltatore a un pubblico dibattito e ad un giorno dalla condanna a pagare 500 euro (in realtà una multa abbastanza contenuta, tutto sommato) ricevuta per aver ingiuriato il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Mi permetta di dire che, pur non condividendo il merito e soprattutto il metodo delle Sue "esternazioni", ho notato che sui giornali e dalla stampa in genere Ella non viene trattato come se fosse un privato cittadino qualunque coinvolto in un fatto di cronaca, ma quasi come se fosse un soggetto politico. Questo fatto induce a due riflessioni, una delle quali in realtà è - se me lo consente - un suggerimento a Lei.
La prima riflessione è che (purtroppo) le ingiurie che ha profferito non stonano nel contesto attuale della politica italiana semplicemente perché fanno parte del normale modus del "dialogo" tra le opposte fazioni. Questo non è, a mio avviso, un buon segnale. Ma induce anche un'altra riflessione.
Se il Suo modo di interloquire con le persone che ricoprono cariche istituzionali e di cui non condivide le motivazioni o le ideologie è, per così dire, "in fase" con il tono e lo stile di tanti politici italiani (e nella piccola esperienza di quasi un decennio come cronista di provincia posso dirLe che tante volte amministratori locali, consiglieri comunali e di quartiere si sono lanciati in affermazioni ancor meno urbane delle Sue), allora perché non fare di necessità virtù?
Sinceramente preoccupato che il Suo reddito non basti a coprire quella che a livello mediatico viene ormai considerata di fatto una attività politica a tempo pieno, Le suggerisco di candidarsi. Si candidi come consigliere di quartiere, come amministratore in un centro anche periferico, ma si candidi. Come indipendente, come non affiliato, come "altro" dal sistema, anche se credo che troverà immediatamente una sponda politica a poco costo. E a quel punto ritengo che Ella scoprirà che, come per miracolo, sarà legittimato a proseguire nelle esternazioni che le hanno sinora procurato un (lieve) danno economico e una notevole visibilità mediatica, mai raggiunta da tanti, vocianti amministratori locali.
Ci rifletta, è un'opzione che potrebbe trovare interessante...
Cordialmente,
Antonio
Il Posto di Antonio
Milano, 19 febbraio 2005
19.2.05
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