12.4.05

Halo Effect

COLLEGATO AL RAGIONAMENTO sul lavoro che faccio (ehi, ve l'avevo mai detto? Faccio il giornalista) c'è un'altra cosa che mi avanza nel cervello da sabato scorso. Ce ne sarebbe più di una, e alcune sono anche in stato di forte decomposizione, ma almeno questa la posso scrivere serenamente.

Halo Effect, un termine usato sia per descrivere il successo di Xbox (la console di Microsoft lanciata grazie a un gioco, Halo per l'appunto, sviluppato da Bungie) che il trascinamento che sul mercato l'iPod sta dando agli altri prodotti di Apple.

Ora, a parte che halo in inglese vuol dire "alone, aureola" (quelle generate dalla luce, non quelle generate dall'unto o dall'umido), la locuzione è un po' criptica, in effetti, e merita un po' di approfondimento. Un mio collega, che mi ha chiamato apposta per chiedermi cosa significhi questo benedetto halo effect nel contesto di un articolo proprio sul mercato dei videogiochi, è stato tentato come me di affibbiargli la semplice spiegazione di "effetto di trascinamento" (la killer application che porta al successo la console) derivante proprio dal videogioco di Bungie.

Dopo un po' di verifiche con un amico lessicografo madrelingua e una sapiente (da parte sua) indagine sul Websters, la conclusione è un po' differente. In realtà, già WikiPedia americana spiega la cosa abbondantemente, ma il fascino dell'indagine condotta di persona (da un altro) è sempre forte.

Un primo significato, nell'ambito fotografico, è quello di "effetto alone", dato da un soggetto ripreso in controluce, il cui contorno risulta sfumato dai raggi della fonte luminosa retrostante. Ok, c'è, lo abbiamo documentato, ma non è questo.

L'effetto halo al quale in realtà stiamo facendo riferimento viene dalla psicologia e risale agli anni Venti del secolo scorso. In pratica, l'effetto c'è quando un tratto caratteriale di una persona (negativo o positivo) viene proiettato sugli altri tratti della stessa persona da parte di chi gli sta di fronte. Per esempio, un timidone con spesse lenti a scuola viene inquadrato come un secchione. Poi magari è una mezza calzetta e un gran giocatore di calcio, ma l'immagine che offre induce questo tipo di effetto con le relative conseguenze.

Ecco, questa cosa mi vagava per la mente da giorni e volevo semplicemente tirarla fuori prima che evaporasse.

Il collegamento con la mia professione di giornalista, per i più duri di comprendonio, sta nel seguente ragionamento: dire che uno fa il giornalista induce fatalmente un qualcosa di definibile solo come halo effect. Dal modo in cui veste al tipo di interessi, relazioni e anche grado di preparazione tutto è impacchettato dentro l'halo effect. Mannaggia...

3 commenti:

Anonimo ha detto...

di Bungie Software ricordo due cose importantissime:
Pathways into darkness e la saga di Marathon.
:-)

Antonio ha detto...

E hai una gran memoria. Comunque, anche Oni non era malaccio... solo un po' complicato manipolare novanta tasti funzione contemporaneamente...

Anonimo ha detto...

Beh, ti svelo un segreto sull'halo: funziona cosi' un po' per tutti, mica solo per i giornalisti.
(Ma che tipo poi di notizie attuali? Sport? Cronaca nera? Rosa? Politica? Esteri?)