5.7.05

Nuove suggestioni sul Live 8

POTEVA MANCARE IL mitico Eddy? Cioè Edmondo Berselli, che oggi su Repubblica si arma da carta, penna e calamaio e riprende la questione "dei padri e dei figli", del Live 8 della musica e delle generazioni. Una musica che viene fatta da cinquant'anni, suonata da cinquantenni e ascoltata da cinquantenni ma anche - sorpresa, sorpresa - da ragazzini. Perché, dice Eddy, siamo ancora dentro l'Età del Rock, e forse ci saremo per sempre, qualsiasi cosa significhi la parola rock.

Argomenta infatti il nostro Eddy: Solo che per i cinquanta-sessantenni (e magari oltre) odierni, la poetica di Dylan, e di tutti coloro che cantavano per un mondo migliore, è legata in gran parte al sound politico dei primi Sessanta, al terrore atomico del dottor Stranamore, alle promesse di un'era "peace and love", o semplicemente al piacere della contestazione contro il mondo dei "vecchi". Mentre per il grande orecchio transgenerazionale di oggi la musica è musica e basta, e le parole vanno bene se suonano bene.

E poi, dopo aver dichiarato che la musica Rock è un canone, Eddy spiega: Un canone è una costellazione di classici. Ma è soprattutto un contesto in cui tutti riconoscono tutto: e questo perché quei suoni sono diventate parte dell'esperienza quotidiana, li abbiamo ascoltati per radio in auto, sono arrivati dagli altoparlanti di un bar, hanno fatto da sfondo al lavoro, dopo tre o quattro battute li riconosce, come diceva quarant'anni fa Alberto Arbasino a proposito di Mina, "il mio elettrauto e un professore universitario".

Se l'articolo resiste online, val la pena di essere letto. Io comunque rimango della mia idea. Al suo (di Eddy) noi, insomma, che siamo coetanei di tutti ribadisco invece che noialtri siamo un'altra cosa: una generazione di idioti.

Nessun commento: