16.10.05

Noi facciamo ponti, loro alberghi

A SYDNEY UNA volta dei miei conoscenti mi spiegavano con passione che il ponte che traversa un tratto di baia venne commissionato negli anni Venti per rispondere al bisogno di stimoli dell'economia locale. Fu inaugurato nel 1932, dopo la crisi dei mercati finanziari americani del 1929, e aveva sostanzialmente risposto alla sua duplice domanda: far attraversare la baia alle persone e dare una spinta all'economia nella migliore tradizione keynesiana. Stessa spiegazione, più o meno, per un altro famoso ponte, quello di San Francisco: il Golden Gate Bridge, quello tutto rosso che scavalca il vero cancello d'oro, cioè l'entrata della locale baia, venne aperto nel 1937 e servì in buona parte come manovra economica (emisero anche i bond, gli ultimi dei quali sono durati sino al 1971), come meccanismo di trasporto e come acceleratore economico per l'area dopo la Grande Depressione.

Qualche giorno fa noi abbiamo superato, in questa tradizione, il punto di non ritorno per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. A San Francisco, invece, hanno appena annunciato che costruiranno il più grande albergo della città entro il 2007: sarà un palazzo di 32 piani, con 550 camere, dal costo di 200 milioni di dollari e proprio accanto al Moscone Center che è un po' come la Fiera di Milano (solo che è nel centro della città, non a quaranta chilometri). Gli hotel servono non come manovra macroeconomica di stimolo all'economia locale (costano pure troppo poco), ma come strumento per aumentare l'attrattività e la competitività di altri settori. La competizione, a San Francisco, è con Las Vegas, uno dei più grossi poli convegnistici degli Usa.

Da noi si sono viste, invece immagini di piloni del ponte accanto alla Torre Eiffel - 1889, Esposizione Universale di Parigi - per far vedere, a distanza di due secoli, che ce l'abbiamo più alto noi. A Parigi, più che la Torre Eiffel, hanno una rete fieristica da far spavento a quella di Milano, Verona, Rimini, Firenze e Genova combinate.

Comunque, il punto è questo: le manovre keynesiane - quelle che predicano di far scavare le buche di giorno e riempirle di notte per dare una spinta all'economia attraverso il settore pubblico - funzionano in buona parte perché vengono percepite dai soggetti giusti come tali. Qualcuno, in cuor suo, si è fatto un'idea di come andrà la suddivisione degli utili e dei profitti nell'affaire del Ponte?

1 commento:

Anonimo ha detto...

dissento da questo post:

se non si faceva il ponte forse avresti scritto:
"loro fanno prima i ponti, adesso gli alberghi....noi niente"

se avessimo fatto il ponte e l'albergo contemporaneamente avresti forse scritto:

"noi lo facciamo contemporaneamente ma sono più bravi loro che hanno fatto prima il ponte, poi l'albergo, in modo da capire che impatto può avere sulla ricettività locale il flusso derivante dal ponte ..."

Diciamo che qualunque cosa venga fatta dal 2001 al 2006 è comunque sbagliata.

Chissà come mai....

postilla:
parigi ha un polo fieristico bello quanto vuoi ma irrilevante come importanza commerciale.
Rimini e Milano saranno brutti ma la loro funzione è clamorosa rispetto a parigi.

grazie e arrivederci