QUASI UN ANNO fa, a metà gennaio 2005 cioè, mi sono dannato l'anima per tre giorni consecutivi durante il MacWorld di San Francisco. Avevo trovato una serie di contatti ottimi nei saloni del Moscone Center e stavo per tirare fuori un'intervista a un personaggio secondo me notevole. All'ultimo però è saltato tutto: lui non c'era a causa di un lutto in famiglia - mi è capitato almeno altre due volte di veder saltare una intervista per questo motivo, più le trecento cancellate per normali impegni e incompatibilità di agenda - e quindi non se ne fece di niente.
Sarebbe stata bella, anche se è tristemente finita nella mia cartellina dei "sospesi a tempo indeterminato". Il personaggio era perfetto: Tim O'Reilly, fondatore dell'omonima casa editrice è una sorta di Feltrinelli o Einaudi della cultura tecnologica. Un personaggio poco noto al grande pubblico ma autorevole, che ha visione sul futuro del settore e riesce a influenzarlo notevolmente con i suoi libri e le sue conferenze. Insomma, una vera chicca, secondo me.
Ieri salta fuori il numero nuovo di Wired e - sorpresa - ecco che il nostro uomo è tra le storie portanti del mensile americano. Mannaggia... Non solo avevo ragione, ma adesso l'intervista è anche abbastanza bruciata, perché farla sembrerebbe andare dietro (come al solito) ai giornali americani! Uffa...
2.10.05
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