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DOPO AVER LETTO il libro e rivisto le precedenti versioni, questa sera - grazie alla magnanima disponibilità del
capo -, anche questo Posto ha avuto un suo angolino (lato sinistro della sala) all'anteprima per la stampa di
King Kong, il film in uscita di Peter Jackson.
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Costruito intorno al mito del
La Bella e la Bestia, con iniezioni di Conrad (
Cuore di tenebra, che gira intorno a un tema simile, ovvero quello dell'ambiguità della natura umana e dello scontro tra bene e male), Jackson riprende il filo della storia di Edgar Wallace (per la Rko, citata
en passant insieme a Fay Wray, la prima
Bella), per montare il suo racconto filologicamente corretto ma farcito come un panino di piani e discorsi diversi. Dev'essere per questo che si riprende Conrad (che racconta la storia di
Cuore di tenebra come racconto di un racconto, alla maniera del
Nome della Rosa di Eco o del
Decamerone), oppure apre con un geniale scambio di battute la scena d'innamoramento tra Ann Darrow (una buffa Naomi Watts) e Jack Driscoll (un Adrien Brody a metà tra l'intellettuale illanguidito e il pettoruto eroe anni Trenta) in cui lui dice che il sentimento che prova l'ha scritto nella sua nuova commedia e sta tutto "nel sottotesto".
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Il ricordo, prima ancora che a Fay Wray (incantevole e meravigliosa), corre però al
King Kong politicamente meno corretto: quello sensuale del 1976, in cui la
Bestia si arrampica sulle Torri gemelle e soprattutto l'innamoramento con Jessica Lang è molto meno platonico degli altri (vedendo l'immagine qui a lato si capisce anche perché, direi). Peraltro, quello con Naomi Watts è sino ad oggi l'idillio più loquace, segnando in qualche maniera anche un primo scambio di battute ("bellissimo" dice lei nella giungla, "bellissimo" risponde lui - a gesti - in cima all'Empire State Building) che lascia intravedere una conversazione compiuta per il dodicesimo remake. Questa infine è anche la versione più politicamente scorretta: la morale è che una ragazza di New York per innamorarsi deve trovare un bestione peloso alto otto metri che se la sbatta sulla spalla e la scorrazzi nella giungla, tra una rissa da bar e l'altra.
Peccato per chi in sala, tormentato dall'idea che i film americani siano sempre dei polpettoni (e lo sono, ma poi sono anche la nostra dieta di base come società) abbia osservato con poco acume storico e una certa pregiudizievole voglia di trovare il pelo nell'uovo che "metterci dentro i dinosauri come in
Jurassic Park è veramente troppo". C'erano anche negli altri due, i maledetti bestioni: documentatevi prima di vedere un film!
Comunque, seppure sia uno dei pochi film che meritano di essere visti in sala (oppure su un televisore a cristalli liquidi da 65 pollici) per apprezzare lo sforzo della
computer graphic, c'è una cosa per la quale non riesco a darmi pace: Lumpy non ha la scimmietta. Cavolo: il vecchio marinaio con il suo piccolo animaletto da compagnia, dispettoso ma reso schiavo dalle grazie della
Bella da solo valeva il film...
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