DOPO LA CONFERENZA di San Francisco era anche uscito un comunicato ufficiale di Apple per dire che Steve Jobs stava benone, alla faccia dei commenti che iniziavano ad apparire in rete dopo il suo keynote (ad agosto io ero là, nel Moscone Center, ed in effetti aveva l'aspetto un po' stanco e deconcentrato). Adesso però, la nomina di Eric Schmidt, Ceo di Google, a membro del board di Apple non mi torna. Perlomeno, la spiegazione che ne diamo tutti sui giornali: la grande alleanza tra Google ed Apple.
Steve Jobs ad agosto di due anni fa si è operato di tumore al pancreas, una forma rara e per sua fortuna benigna. Quando lo annunciò (con una email dall'ospedale, e tornò rapidamente al lavoro a settembre) venne giù un mezzo finimondo. Lui è forse uno dei più appariscenti tra gli amministratori delegati superstar, quelli che da soli, per il loro carisma e la capacità di dare fiducia e convincere, fanno stare in piedi le aziende. Si chiedevano i mercati finanziari: ma quando lui non ci sarà più, Apple che farà?
Ecco, Schmidt è stato chiamato a suo tempo per motivi simili alla guida di Google. Se volete, è il contrario del problema ma in realtà sono le facce della stessa medaglia: i due fondatori dell'azienda super-miliardaria Google sono bravi, belli e intelligenti, ma non sono convincenti nel lungo periodo come amministratori delegati. Schmidt è invece una specie di Giuliano Amato dell'epoca dei governi tecnici, per intenderci, uno buono per tutte le stagioni che porta a casa la fiducia degli azionisti, dei dipendenti e dei consumatori. Messo dentro la compagine di Apple nell'unico modo possibile - cioè nel board, è anche quello più vicino alla stanza del gran capo di Apple.
Insomma, a me questa cosa di Apple-Google non mi sembra tanto l'inizio di una grande alleanza. Mi sembra più, invece, un segnale del tipo: guardate che qui a Cupertino siamo preparati. Abbiamo un piano B, casomai qualcosa andasse storto col capo supremo. Abbiamo il tecnico di successo che è pronto a salvare baracca e burattini, quindi rilassatevi e soprattutto non vende le azioni sottocosto.
Steve Jobs sta bene, comunque. Ma non è questo il punto: è l'interpretazione del segnale, così come il fatto che abbia mandato altre tre persone sul palco del Moscone a inizio agosto. Altro che alleanze. E poi, nel board di Apple c'è anche Al Gore, ma mica ci immaginiamo per questo che Steve Jobs possa correre come prossimo governatore della California...
31.8.06
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1 commento:
Questi sì che sono i post che mi piacciono... !!!
Acuti, sottili,....ed ironici...è l'Antonio che conosco questo....
Giovanni
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