11.10.06

Gemelli diversi

NEL SETTORE AERONAUTICO, fatte le dovute differenze, ci sono due crisi che presentano notevoli tratti di parallelismo. Da un lato sta navigando in cattive acque Eads, la holding proprietaria di Airbus (il consorzio di europei - soprattutto Germania, Francia e anche un po' Spagna, praticamente niente Italia) e dall'altro Alitalia.

I vincoli di Airbus, che ha sperperato troppo, sono non tanto la crisi congiunturale della rincorsa a Boeing, quanto le due anime (tedesca e francese) che hanno portato a realizzare un modello industriale poco efficiente. Doppie lavorazioni per garantire fabbriche e occupazione in entrambi i paesi, costi di spostamento fisico dei semilavorati (le ali che viaggiano su cargo da uno Stato all'altro), poca aggressività verso i mercati emergenti (Eads ancora non ha deciso se il futuro è conquistare gli Usa oppure andare all'assalto di Russia e Cina, che peraltro sta bussando alla porta sotto forma di un crescente aumento di azioni nella proprietà da parte di banche russe; oltre a questo Eads non compra una società russa come dovrebbe per entrare nel rinnovo delle flotte di quel Paese che sta letteralmente tracimando, ma se ne parlerà più avanti in un altro contesto).

I vincoli di Alitalia non sono tanto gli sprechi (quanto guadagnano i piloti o le hostess) piuttosto sono le scelte politiche e industriali: la divisione tra due hub (Malpensa e Fiumicino), la decisione di tagliare le rotte di lungo raggio (sia dismettendole sia passando a una flottiglia di B777 al posto dei B747 che in sostanza andavano più lontano), la decisione di mantenere una flotta estermamente promiscua. Alitalia fa volare dieci tipi di apparecchi diversi per il servizio passeggeri (e altri tre per quello solo merci, più Alitalia Express) e tutto il suo personale di bordo viene certificato per volare con due tipi di apparecchi al massimo (è una normativa internazionale che lo prevede). Quindi, per quanto si riduca il personale, se non si razionalizza la flotta per portare avanti i turni le diseconomie continuano. Infine, le anime politiche (Alitalia compagnia di bandiera vs Alitalia compagnia tutta privata) continuano a combattersi paralizzando alcune scelte chiave tra le quali quelle di manager capaci.

La reazione delle due entità? Alitalia campa di prestiti statali da quasi dieci anni e non ha cambiato nella sostanza di una virgola il suo modello di business. Eads ha cacciato il precedente amministratore di Airbus, ne ha chiamato uno di riconosciuta capacità e sta discutendo pubblicamente sui giornali di strategia (quanti tagli, quanti soldi per lo sviluppo, quali mete strategiche da raggiungere, quanto supportare il A380 e quanto investire in un rinnovato A350). Di Alitalia, a parte Cimoli - che porta con sé una storia di successo dubbio e un'esperienza più da navigatore delle cose italiche che non da uomo di visione sul trasporto aereo e di gestione/esecuzione di politiche anche difficili - si discute solo dei prestiti e dei tagli. Non si specifica neanche quali tagli: del personale (perché? con quali criteri?), delle spese di gestione, della flotta, delle remunerazioni dei manager?

Mi sono preso un po' di tempo, visto che la cronaca economica sta cavalcando l'idea del fallimento di Alitalia a tre mesi dopo che Prodi ha detto che "Alitalia naviga fuori rotta" (ma voi ce lo vedete in un Presidente del Consiglio ex-democristiano ed ex-capo Iri come Prodi un messaggio rivolto alla finanza e alla gestione oppure è una cosa da ex-democristiani delle partecipazioni statali perché nuore, suocere e pure cugini intendano quel che devono intendere?), per fare questa riflessione. La politica e la gestione per la gestione hanno tempi e modi importanti, ma servono anche la competenza nel singolo settore e l'autonomia per portare avanti scelte industriali coerenti. A nessuno è mai venuto in mente che se l'Italia come Paese fosse coinvolto (o non coinvolto) in maniera chiara con Eads-Airbus forse Alitalia potrebbe cominciare a ragionare sulle scelte da fare in maniera più coerente, portando avanti una politica industriale da impresa di bandiera?

1 commento:

Alessio ha detto...

Ciao, bel blog. Spero di arrivare un giorno al tuo livello di pagerank. :)