1.10.06

La ricchezza di un popolo sono i suoi turisti...

IL PROBLEMA DI Venezia non è il mare che cresce. Sono i turisti che la affogano. E, di conseguenza, i locali che se ne vanno. Lo nota il New York Times [RegRich], con un pezzo bello di Elisabetta Povoledo, disponibile anche tramite l'International Herald Tribune.

Concordo: Vanishing Venice si potrebbe applicare anche a varie altre entità turistico-urbane del nostro Paese. Se i residenti del capoluogo veneto sono passati da 171 mila nel 1951 a 62 oggi, probabilmente la sorte del centro storico di Firenze è simile (e la comparazione con la florida Bologna, schivata sistematicamente dal turismo, dovrebbe illuminare). Senza contare poi quel che succede nelle aree dei laghi del nord, come Garda e Como, e i loro villaggi di pensionati di madrelingua tedesca.

Soluzione? Beh, più che altro un monito a chi continua a pensare che il turismo sia *la* ricchezza fondamentale della nazione a prescindere da tutto e che il nostro futuro sia di trasformaci in un gigantesco albergo per il mondo globale (e l'industria, il commercio, la ricerca e tutto il resto al gas?).

Anche perché la prima destinazione turistica per numero di visitatori è sempre Disneyland in Florida, e questo dovrebbe dire qualcosa sull'idea che l'Italia abbia il 90% del patrimonio artistico mondiale. Gli Usa invece hanno il 90% di quello del divertimento: chi vince secondo voi? La seconda, è una domanda quasi retorica: dove vivono i portieri, gli albergatori e i ristoratori delle città-moblé? In cantina o nelle stalle?

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