3.2.07

Jumping the Shark

QUALCHE GIORNO FA avevo pensato una cosa che mi è rimasta poi impigliata nella tastiera. Oggi provo a sbrogliarla. Si tratta di Desperate Housewives: lo show (e la mancanza di passione che mi ha colto negli ultimi mesi) mi è tornato in mente stamani guardando fuori della finestra dell'albergo in cui sono adesso, a Singapore, notando una coppia di americani che come me stavano occhieggiando la piscina e il panorama intorno. Erano entrambi grassi. Non enormi, per carità, solo sovrappeso. Come il 65% delle donne nate negli Usa, che sono sopra la taglia 12 e non possono indossare i vestiti che vedono sulle riviste o negli show televisivi. Ecco, appunto: non possono. E le nostre casalinghe di Wisteria Lane, ve le ricordate? Tra i trenta e i quaranta, assolutamente fit. L'unica che pare prendersi seriamente cura del suo aspetto fisico è Eva Longoria (la più giovane e fisicamente la meno bisognosa, anche perché non americana di nascita). Molto, molto irreali.

Poi mi è venuta in mente la cosa imbrogliata all'interno della tastiera. Qualche settimana fa, negli Usa, stavo guardando la tivù e lavoravo, sempre nella solita cameretta d'albergo. Giro canale e vedo il cliffhanger-morale-chiusura del cerchio di un episodio della terza serie attualmente in corso.

La scrittura di DH è abbastanza regolare: teaser prima della sigla che introduce il tema della settimana (con la voce fuori scena della compianta ad illustrarlo), svolgimento con le storie parallele che si intrecciano, chiusura del tema dell'episodio con relativo pistolotto (fatto sempre con il voice over della defunta quinta/sesta casalinga) e però sospensione della trama per lo sviluppo dell'arco narrativo più ampio della stagione/serie, cioè il suddetto cliffhanger. Ora, in questo particolare e natalizio episodio c'erano tutte, ognuna nella sua casa, che venivano abbracciate dal loro significative other, peraltro sempre di sesso maschile. E nessuno di questi era quello della serie originale. In pratica: le premesse del telefilm - che avrebbe retto benissimo una o al massimo due stagioni - sono completamente saltate, la voce della morta ormai è solo una scusa, i misteri svelati e le vite stravolte per far andare avanti la trama. In una frase: Desperate Housewives has jumped the shark

Il riferimento è all'acrobazia di Fonzie nell'episodio che segna l'inizio del definitivo declino di Happy Days e che è diventato l'espressione per indicare quando un telefilm o comunque un'opera seriale è ormai decotto, mi ha fatto venire in mente che non è solo DH ad essere al palo. Anche 24 (che a me peraltro non ha mai appassionato), Battlestar Galactica (ma di questo parleremo più avanti e dopo aver visto la terza stagione) e Lost sono "andati". Adesso la cosa fresca è soprattutto Heroes e il problema di fondo dei tv-drama americani appare in una nuova dimensione.

Un po' di storia. In pratica, tre anni fa l'agonizzante mercato di queste produzioni è stato rilanciato proprio da questi e pochi altri telefilm particolarmente "arguti", nuovi, freschi, accattivanti. Che avevano nell'arco della storia - potente, nuova, immaginifica, zuppa dello spirito del tempo - il motivo del successo. Avrebbero dovuto tirare avanti un anno, massimo due, e poi fare festa, perché erano stati concepiti così. Belle, nuove storie con un finalone prospettato fin dall'inizio: anche questo faceva parte dell'elemento di novità. Pensateci: il mistero di DH, l'isola impossibile di Lost, la ricerca della nuova Terra di BG... Invece, gli avidi produttori statunitensi, visto il successo, li hanno fatti andare avanti ad ogni costo. Mandandoli tutti a spazzare in fondo al mare. E' la differenza, peraltro, tra prodotti di tipo più autoriale (in cui la scrittura prevale rispetto ai protagonisti) rispetto a quelli di tipo più seriale (in cui, beh, viceversa).

Una lezione dalla serialità autoriale è quella dei manga giapponesi che - a differenza dei fumetti alla Disney come quelli di Topolino o Paperino, o i supereroi come Batman e X-Men - se c'è un arco della storia che è preponderante sulle caratterizzazioni, non puoi prendere in giro il lettore/spettatore. Quando arrivi in fondo, arrivi in fondo: chiudi tutto e arrivederci. Casomai, con bravura, ripartirai con lo stesso franchising articolato in maniera diversa uno o due anni dopo. L'hanno fatto in tv con Gundam Gaiden - Side Stories, l'hanno fatto nelle console con Final Fantasy, lo fanno continuamente con le serie a cartoni sia comics che animati (avete presente il "nostro" Goldrake? Quando ha ammazzato l'ultimo alieno cattivo che vuol conquistare la Terra, finisce...).

Il perché negli Usa proprio non lo capiscono? No, certo che lo capiscono. Ma le ragioni industriali del settore sono per la produzione seriale pura, mentre i vivai delle idee sono per così dire tra le fila dei creativi più autoriali. Che dopo una vita, quando hanno abbastanza potere da lanciare la loro serie, evidenziano la loro caratteristica migliore, cioè la potenza dell'immaginazione, ma anche il loro difetto maggiore, cioè la limitata comprensione dell'industria culturale di tipo seriale puro. Creando ottimi prodotti ma inadatti al mercato: essi hanno per paradosso successo e questo successo - quando l'industria fa poi il suo mestiere, ci mette le zampine sopra e li serializza - li distrugge. Triste storia.

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