25.3.07

Spreconi

DUNQUE, LA STORIA è semplice: fanno i portali e spendono tanto quanto ci vorrebbe per costruire un aeroporto. Mah.

Ne indagano qui Federico Ferrazza e Letizia Gabaglio (L'espresso). Senza bisogno di nessun Grillo del momento...

4 commenti:

Anonimo ha detto...

i carrozzoni ci sono a diversi livelli. Un prezzo onesto per un buon portale interattivo è di 10mila euri solo per la struttuta informatica e il layout grafico. La mazzata arriva con la banca dati che si vuole mettere on line. I contenuti... questi sì che costano, e, in genere, chi li ha se li fa pagare bene. Probabilmete italia.it lo stato ha comprato i contenuti dallo stato, quindi se li è sovrastimati... ho letto l'inchista dell'espresso... e non mi sembra che abbia chiarito questo punto. Antonio, ne sai di più? Odio inseire "le lettere che compaiono nell'immagine"... sono già al terzo tentativo... vediamo se ora mi dice bene

Antonio ha detto...

Non ho informazioni, ma ho chiesto a Federico che entro un paio di giorni max viene qui e ti risponde nei commenti.

E le lettere... tu non sai quanto le odio anche io! E poi barano: alle volte non accettano quelle giuste! Bastardi...

Federico Ferrazza ha detto...

come promesso eccomi. con le dovute limit-semplific-azioni che impone un articolo giornalistico (che antonio conosce meglio di me) probabilmente non siamo stati esaurienti al 100%. comunque c'è sempre "Il posto" per completare: il problema di siti come italia.it non è rappresentato tanto dai contenuti (i costi, è vero, sono alti ma possono essere limati) quanto dai costi di piattaforma (nel caso specifico 7,8 mln di euro iva esclusa) che come osservato dallo stesso commentatore sono eccessivi. ma la questione, a mio parere più grave, è l'assenza di una politica unitaria. il cnipa, per esempio, si occupa e valuta solo i progetti della pubblica amministrazione centrale: ciò significa che ogni amministrazione locale può informatizzarsi senza informare (scusate il gioco di parole) la pa centrale che a sua volta realizza siti con contenuti locali (italia.it per esempio), comprando i suddetti contenuti anche se magari già sono pubblici e confezionati. in poche parole: lo stato paga migliaia e migliaia di euro la regione XY per acquistare contenuti che la regione XY ha già preparato. mi (e vi) chiedo: ha senso?

Anonimo ha detto...

accidenti, il post dove ringrazio federico per la spiega non è stato pubblicato, devo aver fatto qualche pasticcio. Reitero il mio grazie