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Il caso è che il film lo danno stasera su Sky, ho letto sul Corriere. E' del 2005, ambientato ad Atlantic City ed è fondamentalmente la storia di un alcolizzato che perde tutto, lavoro moglie e figlie, preparandosi però a ripartire verso una nuova vita dalle macerie fumanti di quella precedente.
L'immagine neanche tanto in filigrana sarebbe dunque quella della seconda chance, ed è ben interpretata da Schwimmer, che riesce a tirare fuori un lato oscuro a luce attenuata, non completamente buio, presente in tutti noi. Il rischio, non totalmente evitato (basta vedere l'ultima scena in tribunale, nel quale la giudice si quasi-commuove al pistolotto "io amo mia moglie e i miei figli", oppure il doppio pranzo del Ringraziamento, che mostra le direzioni prese dalle due nuove famiglie) è di cadere nella retorica e nel melò. Schwimmer, però, sostanzialmente riesce nel difficile esercizio di equilibrismo tra il suo precedente ruolo con Friends e quello del personaggio iper-realistico.
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Non è finita. Infatti è strano che sia venuta fuori questa coincidenza di visione (mia) e palinsesto (Sky) proprio con il Corriere di oggi, dove infatti anche altri elementi sembrano inseguire le mie letture e le mie idee. Segnalo per questo un editoriale di Massimo Gaggi (con lui le sovrapposizioni di pensiero e sensibilità giornalistica stanno diventando inquietanti, dovremo un giorno incontrarci) in cui si gira intorno all'idea che siano i nuovi filatropi e benefattori americani - dai Warren Buffet ai Bill Gates - quelli che si stanno prendendo cura dello stato sociale.
Avevo sostenuto privatamente questa tesi più di un anno fa, quando lavoravo al progetto della rivista trimestrale Almanacco della Csr sulla responsabilità sociale d'impresa: il nuovo Capitale, quello delle grandi aziende e della corporate America sta portando avanti una sua idea di stato sociale in cui il welfare è sostituito in buona sostanza dalla beneficienza delle industrie. Si restituisce qualcosa di quel che si è preso. Manca però una organicità di progetto e visione - aggiungo io - e quando in Italia si è cercato di fare qualcosa di simile si è sostanzialmente teso a creare nicchie dalle quali far soldi, anziché istituzionalizzare la figura del buon samaritano.
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