SABATO SERA, ORA di San Francisco, sono atterrato con un 757 di Delta all'aeroporto della città californiana. Buio pesto fuori degli oblò mentre planavamo - dopo sei ore di volo da New York - sulla baia. Erano le undici meno un quarto. In economica c'era una persona, massimo due per fila: un aereo semi-vuoto. Mentre facevamo pigramente manovra sul tarmac verso il terminal, quello della mia fila dall'altra parte del corridoio continuava a smanettare sul suo iPod. Ma in modo strano: battendo con i pollici come se scrivesse un sms. Lo guardo meglio: è un iPhone.
Quando ci fermiamo e si spenge il segnale delle cinture di sicurezza, balzo nel corridoio per prendere la mia valigia e siamo proprio spalla a spalla. Gliela butto lì: "E' il nuovo iPhone, quello? Proprio bello...". Lui mi guarda: ha sui trent'anni, vestito casual, la faccia da turnista di chitarra rock. "Già". Sorrido (per non spaventarlo) come uno che è maniaco ma fino a un certo punto: "E come funziona?". Lui, mentre si calca ben in fondo alla tasca dei jeans il telefono (tanto per non sbagliare, anche quelli solo un po' maniaci sono pur sempre pericolosi) mi sorride: "Molto bene, ce l'ho da tre mesi e funziona proprio bene. Comunque, tra due settimane è in tutti i negozi".
Mi prendo coraggio: "Lavori per Apple?". Il sorriso è statico, il mio tempo si avvicina alla fine: "Già". La fila si muove, il tipo s'incammina verso l'uscita e considera chiusa la conversazione. Io ci penso un attimo su mentre esco dall'aereo e vado verso la Bart, la metropolitana che mi porterà nel cuore della città in venticinque minuti. Che bel benvenuto: atterri a San Francisco e c'è già uno con l'iPhone seduto una due posti più in là sull'aereo...
11.6.07
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1 commento:
acc... sto weekend ero a San Francisco anche io! E sono pure passato dal Moscone Center!!!
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