A NATALE CI vuole un po' di fortuna per beccare il libro giusto da leggere. Posizionato nella fredda e natia Firenze, ho preso alla Edison questo Chinatown Italia del cronista di nera dell'Ansa Fabrizio Cassinelli (Aliberti editore, 14 euro, 300 pagine). Probabilmente doveva essere un piccolo libro minore, uno di quelli stampati quasi a proprie spese per un editore underground, che affrontano un tema "minore" senza troppe pretese. Invece, non è così.
Chinatown Italia, nonostante una serie di ingenuità e i limiti della "produzione minore" (basta guardare la copertina per capire che non è capitato fra le mani degli stilisti di Strade Blu Mondadori) è un libro di grande valore. Innanzitutto, perché racconta una storia di cronaca basandosi su fatti, fatti e fatti. Certo, alle volte Cassinelli sente i limiti del suo essere cronista e probabilmente poco avvezzo ai virtuosismi e allo stile che il "passo lungo" di un libro richiede, ma coglie nel segno. Il suo è un inquietante e documentato reportage sulle Chinatown italiane, a partire da quella di Milano. Un documento raro e prezioso, sia per capire - e smontare molti stereotipi che circondano il fenomeno dell'immigrazione cinese nel nostro Paese - che per provare emozioni personali, svincolate dalle letture premasticate e dottrinarie, ideologiche che ci vengono solitamente somministrate.
Avrebbe potuto affidarsi a una squadra di "massaggiatori del testo", gli scafati editor delle grandi case editrici, che avrebbero potuto sciogliere le ripetizioni (dodici volte che cita e spiega cosa sia la chetamina, ovverosia ogni volta "la droga sintetica molto in voga tra gli orientali, normalmente utilizzata per curare i cavalli"), riorganizzare alcuni passaggi, fare più attenzione all'ortografia dei nomi propri e di luogo - soprattutto in Cina - che cambiano da pagina a pagina. Avrebbe potuto forse investire anche un po' di più nella ricerca, peraltro estremamente documentata e arricchita da tonnellate di verbali di carabinieri e polizia, raccolti con certosina pazienza, oppure essere un po' meno "timido", dato che si scioglie davvero solo nella seconda parte del libro, quando può unire le parti più succulente del suo reportage alle analisi di maggior respiro, come quella finale sul fenomeno della prostituzione nelle Chinatown. Ma, vivaddio, siano anni e anni luce avanti all'odioso Gomorra di Roberto Saviano, l'uomo buono per un solo libro. Ce ne fossero di più, di giornalisti come Cassinelli, che raccontano storie vere con fatti documentati e distacco - partecipato ma sempre distacco - e non con il desiderio di trasformarsi in un virtuoso della lingua e in un caposaldo della letteratura, incarnazione del verbo.
Da leggere, anche dopo Natale.
25.12.07
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
3 commenti:
Fabrizio Cassinelli,giornalista esperto e capace,attraverso un'analisi rigorosa e puntuale,conduce il lettore,con perizia e sensibilita',alla scoperta dell'invalicabile mondo cinese.Il risultato e'eccellente.La sua inchiesta puo',a buona ragione,collocarsi come ottimo punto di riferimento per chiunque voglia addentrarsi nella realta' morale,culturale,sociale del grande popolo cinese.Sono orgogliosa di avere prestato la mia disponibilita' collaborativa durante l'indagine di Cassinelli che si conferma giornalista di eccezionale competenza tecnica e culturale unitamente alla correttezza professionale che ho avuto occasione di apprezzare tutte le volte che mi ha intervistata.RITA BELLACOSA
RITA BELLACOSA E' UN' INTELLETTUALE MOLTO GENEROSA.LA SUA GRANDE INTELLIGENZA E UMANITA' SONO NELLE SUE PAROLE E NEGLI ATTI. SCRITTRICE DI SUCCESSO STA RACCOGLIENDO CONSENSI DI CRITICA E PUBBLICO CON IL SUO NUOVO LIBRO "LE INUTILI APPARENZE ".
Infatti. Soltanto una persona molto generosa può parlare bne di cassinelli
Posta un commento