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Le tappe dei posti dove andare me le mostravano le mie guide indiane. Ero ospite della foresteria di un collegio dell'università Cattolica, il Ludovicianum, e la rete di solidarietà tra i ragazzi dei vari anni era fantastica. Io mi accodavo volentieri, felice di poter socializzare la nuova città come se fossi stato uno studente universitario: è l'unico modo, dato che se ci arrivi solo per lavoro la città non ti riuscirà mai ad appartenere. Mia teoria, perlomeno.
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La zona è quella dei bastioni di Porta Venezia, le stradine che da viale Vittorio Veneto si inerpicano verso viale Regina Giovanna, sempre paralleli a corso Buenos Aires. L'angolo magico è quello di piazza Oberdan, dove ha sede il cinema della Provincia di Milano e dove stazionano i baracchini di un paio di venditori di libri usati (mio massimo diletto: ogni volta che ne vedo uno mi impallo per mezz'ora e compro cose assolutamente inutili). È una delle zone, insieme a quella in cui abito e alla Cattolica, che amo più di Milano: altro che zanzarosi navigli ed esotismi di Brera: cose per turisti quelle, ecco.
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Beh, per farla breve, ci sono capitato qualche giorno fa, dal buon Clessi. Avevo del tempo da ammazzare aspettando un amico per andare a pranzo. Entro dentro e tuttavia le vetrine sono "povere". Mancano modelli, scaffali bianchi a vista, solo tanti die-cast di auto e qualche treno. Kit di montaggio, invece, nisba o quasi.
Che succede? Il signor Guido è un po' ombroso ma dovrei dire piuttosto lombardo, perché non dà confidenza se non con frasi veloci e quasi brusche, sottintendendo che si sprecano parole e si rimarca l'ovvio a parlare troppo. La sua signora, anche lei da una vita nel negozio, è invece molto gentile e assolutamente disponibile. Però di certe cose si parla con il titolare: gli chiedo che succede e mi dice "a ottobre chiudiamo". Due notizie: grande svendita - si fa per dire, ma ci siamo capiti - e soprattutto, fine di un'epoca. Come leggerete prossimamente, questo è un periodo in effetti in cui molte epoche si stanno chiudendo e altre se ne stanno aprendo (per fortuna altre ancora continuano indefesse). Però questa non me l'aspettavo.
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Che dire? Sono uscito scattando le tre foto che vedete. Una breve sequenza che consegno alla storia effimera di Internet, perché la traccia nel tessuto milanese sta per evaporare. Grazie, signor Guido. E non si rammarichi (anche se non se ne rammaricava quando gliel'ho chiesto) se i figli a differenza di lei non hanno voluto seguire la tradizione del padre. Perlomeno il ricordo rimane indelebile e non si può sciupare in modo alcuno.
Come mi ha detto con sensibilità un collega e amico del Sole pochi giorni fa, si cercano i modellini per congelare e continuare a vivere i ricordi di un momento vissuto che l'oggetto rappresenta metonimicamente. Quello non chiuderà mai, signor Guido.
8 commenti:
Guarda questo video di Kawasaki e soprattutto presta attenzione al punto 3 della diapositiva.
Non ti viene in mente niente?
http://it.youtube.com/watch?v=L3xaeVXTSBg&hl=it
che peccato..ci andró prima che chiuda...
@Giovanni, anche io ci voglio tornare! Ho messo l'occhio su un paio di cosine, in effetti...
@anonimo: il punto tre è "prevent the end of something good" (nel contesto di perché e con quali motivazioni fondare un'azienda). Intendi suggerire che dovrei rilevare l'azienda del signor Clessi Guido?
Perche no? :))
Perché sarei un pessimo proprietario!!! Arrivati a un certo punto nella vita, bisogna ammettere che ci sono cose che non si sanno fare: tenere un negozio è altissima nella lunga lista di quelle che non so fare io...
ieri mentre ero in un altro negozio "in via di estinzione" (Giopi Model in via Giambellino) ho sentito che dovrebbe chiudere definitivamente a fine febbraio
Quello che pero' mi insospettisce è il fatto che le vetrine tracimino di cose che non sono in offerta
Forse che qualcuno abbia rilevato il negozio? Speriamo
ciao grazie
spider
Penso che Guido sia stato il nome del padre.
Buongiorno Antonio, io sono nato nel 1954 a Milano ed abitavo in Francesca Romana. Ho passato anni incollato davanti a quella vetrina e poi, trasferitomi a Firenze, da adulto sono sempre tornato ogni là volta che potevo. Esattamente come dici tu, per congelare i ricordi e per risentire quello stato d'animo. Come a Firenze quel negozio in via del Proconsolo, oppure Diskemporium (vinili e trenini).
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