NON SO PERCHÈ l'ho comprato. Ma l'ho letto. O forse riletto. L'ho preso d'istinto alla Feltrinelli di Firenze l'altro giorno, mentre compravo un paio di libri per i miei genitori. Attirato dalla foto in copertina, forse. E vivendo la costante sensazione di averlo già letto, per un paio di scene e l'ansia di alcune situazioni. Nel complesso, se davvero l'ho riletto, le sensazioni sono state molto diverse dal passato: salvo il caso improbabile che sia stato ritradotto dall'inglese, ne deduco che sono cambiato non poco io, negli ultimi dieci anni.
Il libro in questione è Il cromosoma Calcutta. Un romanzo, dice il sottotitolo, di febbre, delirio e scoperta, dell'autore indiano ma che scrive in lingua inglese Amitav Ghosh. Ed è un bel libro: un piacevole divertimento, a sfondo fantascientifico, per niente rivoluzionario (non è un capolavoro della letteratura, insomma) ma assai godibile.
La storia è legata a Calcutta ma anche a New York e alla provincia indiana, in tre momenti storici diversi che si sovrappongono e mostrano la corsa per la comprensione, in uno scontro fra scienza e non-scienza che nasconde forse la formula dell'immortalità. Ma la forza e bellezza di questo piccolo libro è nella scrittura e nei dettagli, non tanto nella trama. Nella capacità di evocare stralci di vita di Calcutta, di ripescare l'indianità e lo spirito di un'epoca vista attraverso la lente degli anni novanta, prima che il mondo diventasse piatto, caldo e affollato. Una lente che oggi pare straordinariamente attuale e al tempo stesso lontana millenni.
Amitav Ghosh è nato a Calcutta il 1 gennaio del 1956. Scrive in inglese e il suo genere è la fiction a sfondo storico e fantastico. Con il Cromosoma Calcutta ha vinto anche un premio Arthur C. Clarke, mentre le sue opere più note sono in realtà Il paese delle maree e il recentissimo Mare di papaveri. In Italia lo pubblica Neri Pozza. L'edizione che ho preso io è super-compatta e costa 14 euro per 320 pagine.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
3 commenti:
Gabriele Salvatores qualche anno addietro voleva trarne un film; allora il progetto risultò troppo costoso e non venne realizzato. Chissà...
io di AG ho letto solo The Glass Palace ed è semplicemente bellissimo. Parte piano ma poi decolla alla grande.
Non so se lo abbiano tradotto in italiano, ma in inglese è scritto molto bene.
Leggerò quello che segnali, se si trova in inglese. Grazie.
C'è anche The Glass Palace, tradotto sempre da Neri Pozza come Il palazzo degli specchi. Ma io sono più tentato, se dovessi "raddoppiare", sarei più tentato dallo Schiavo del manoscritto. A pelle. Invece, per Salvatores, temo che il film - se mai lo farà qualcuno - dovrà essere made in Hollywood, visti i nostri attuali chiari di luna...
Posta un commento