VENTICINQUE ANNI FA esplodeva 73 secondi dopo il decollo la navetta Challenger mentre si alzava dalla base di Cape Canaveral per compiere la sua decima missione, la STS-51-L. Nell'esplosione dello shuttle morivano i sette astronauti, tra i quali due civili. Una era Christa McAuliffe, insegnante, selezionata fra 11mila candidati per un concorso di "maestra nello spazio" voluto dall'allora presidente Ronal Reagan.
Non si è trattato del primo incidente mortale nel volo spaziale, ma è quello che ha più duramente colpito l'immaginario del pubblico, soprattutto negli Usa. La fotografia dello shuttle mentre esplode, ripreso quando diventa una morbida nuvola a contrasto del cielo terso della Florida, è una delle più note del Ventesimo secolo. Le riprese televisive in diretta hanno mostrato a milioni di atterriti spettatori che anche la "prova di forza" delle più potenti fra le tecnologie umane può fallire improvvisamente e in maniera misera oltre che devastante.
Da quel giorno, per una serie di motivi concomitanti fra cui anche questo incidente, le cose non sono state più le stesse per i viaggi spaziali. Il colpo di grazia è arrivato nel 2003 con l'incidente in fase di rientro della missione STS-107 della Columbia (OV-102). Nel 2011 il ciclo delle missioni con le navette shuttle si concluderà definitivamente. Forse. Perché già l'anno scorso doveva succedere, ma la prossima generazione tarda e Barack Obama preferisce dare ancora un po' di corda alle vecchie navette spaziali.
Grazie per la segnalazione sul programma spaziale nei commenti!
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2 commenti:
Ti sbagli, le missioni shuttle non sono finite nel 2010: ad sempio la STS133 va su a fine febbraio...
Corretto, grazie!
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