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Per questo la notizia che Borders va in una sorta di amministrazione controllata dall'interno per tagliare i rami secchi (in breve, il Chapter 11) mi rattrista parecchio. Borders è la seconda catena di librerie negli Usa. Se n'è parlato (ne ho scritto anche io, varie volte) relativamente ai cambiamenti del mercato editoriale americano. Da noi peraltro la notizia è stata data come se Borders fosse già fallita: poco male, tanto di solito non sappiamo cosa diciamo e ce le raccontiamo tra di noi, maestrinidellaminchia compresi.
L'altro giorno mi è arrivata la mail proprio da quel Borders e mi dicono che fanno la svendita finale, perché sono uno di quelli che chiudono. Sigh. Ho passato qualche pomeriggio di pioggia a collegarmi a Internet dal loro bar interno, guardando la piazza dalla finestra. Ho trovato libri sui loro scaffali che hanno definito le mie aree di interesse e parte di quel che sono oggi come professionista. Ho persino cominciato a considerarlo uno dei posti dove mi trovo a mio agio, quando sono a San Francisco. Adesso finisce tutto. Peccato: ogni tanto mi piace cullarmi con l'idea che, anche quando sono in Italia o in qualche altro posto, i luoghi dove sono a mio agio continuino la loro vita. Beh, quel Borders a San Francisco non più. Se vi capita, fate acquisti in saldo prima che chiuda: aveva roba buona.
2 commenti:
Io non vorrei sbagliarmi, ma molti di quelli che un anno fa hanno parlato della chiusura di Borders si riferivano a Borders UK e Borders UK HA chiuso.
No, parliamo di adesso e degli Usa: http://www.bloomberg.com/news/2011-02-16/borders-book-chain-files-for-bankruptcy-protection-with-1-29-billion-debt.html
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