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Non quelle di specializzate, aperte solo agli addetti ai lavori. No, sono finite quelle generaliste, in cui il pubblico paga il biglietto per entrare. Soprattutto nel cuore dell’elettronica di massa e dell’informatica di consumo. Colpa di Internet, si dice, ma anche delle grandi aziende. Queste, infatti, monopolizzano il settore e hanno deciso di investire le loro risorse in modo diverso. Le novità le lanciano altrove, la rete è il loro megafono e le fiere sono solo costosi cataloghi patinati destinati a scomparire.
Per trovare davvero le ultime novità, insomma, non bisogna andare al Cebit. Basta seguire su Internet gli eventi speciali organizzati dalle varie Sony, Samsung e Apple.
Prendete il Macworld di San Francisco dello scorso gennaio, ad esempio, organizzato da Idc. È stato definito come una convention di Star Trek senza Leonard Nimoy, perché Apple non c’era. L’evento clou degli appassionati della mela è stato abbandonato da Apple perché, ha dichiarato un anno e mezzo fa Steve Jobs, passano più persone nei 200 negozi monomarca dell’azienda in un giorno che non in tutta la settimana al Moscone Center. E quando bisogna annunciare qualcosa di nuovo, come l’iPad, Apple preferisce convocare stampa e pubblico Vip quando vuole lei, con annesse dirette su Internet.
Stessa filosofia per Samsung, che per presentare i nuovi televisori lanciati durante il Ces di Las Vegas a inizio gennaio, ha organizzato anteprime coreane per la stampa a dicembre e post-Ces a Vienna lo scorso febbraio. La rete l'ha premiata. E Sony, se vuole dire qualcosa di interessante ad esempio per la sua PS3, non organizza una conferenza stampa “affogata” nei saloni del Cebit: si è affidata a blogger e testate online convocate a Londra per presentare l’inedito multiplayer di massa “Mag”.
Non bisogna sbagliarsi, però: le fiere specializzate resistono; rimangono un luogo di incontro per gli operatori di settore. La crisi è tutta per quelle generaliste, ben più grandi e costose. Sono luoghi d’incontro col pubblico meno efficaci rispetto ai blog aziendali, alle reti di relazioni generate da Facebook, alle dirette su Twitter o agli atelier monomarca che i grandi brand dell’elettronica hanno costruito nei castelli della grande distribuzione organizzata.
Oggi è la grande fiera ad essere tagliata fuori dalla livella di Internet.
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