6.8.11

Visita sociale al centro di calcolo nostrano

COME SONO FATTI i datacenter? Cosa c'è dentro? Dove "vivono" i nostri dati con il cloud computing? Un anno fa sono andato a visitarne uno per raccontare poi come sono i caveau dei nostri tempi. Era prima del crash dei server di Amazon, degli incendi di Aruba, dei casini della Borsa italiana. Ma c'era già tutto.

La prima cosa che colpisce è la temperatura. Fredda. E il ronzio, costante, di generatori, trasformatori e condizionatori. Entrare in un centro di calcolo, in inglese datacenter, è un'esperienza frustrante a meno di non avere a disposizione una guida qualificata che sappia spiegare e far capire cosa succede dietro le quinte delle torri di alluminio dentro le quali sono impilati decine di server, switch, router e matasse apparentemente infinite e sempre più aggrovigliate di cavi.

Stefano (che preferisce non dare il suo nome completo) è praticamente nato dentro i centri di calcolo, fin dagli anni in cui era studente fuoricorso alla Statale di Milano e frequentava il Silab, il laboratorio di Scienze dell'informazione. Poi ha messo in piedi una sua azienda pioniera di Internet e adesso si occupa di Cloud computing. Indica la stanza, chiusa con una porta antincendio bloccata da un impianto di sicurezza: «Quando si arriva ai centri di calcolo, la sicurezza fisica dell'impianto diventa importante quanto quella digitale: dentro i dischi rigidi di queste macchine ci sono dati che possono valere un patrimonio. Ci sono livelli di qualità del servizio che devono essere certificati».

Il centro di calcolo che visitiamo è nei pressi di Milano. Per motivi di riservatezza non è possibile indicare né il numero dei server né la posizione esatta: «È un mercato molto piccolo e sarebbe troppo facile dare informazioni preziose ai nostri concorrenti», dice Stefano.

L'ambiente non è l'unico in cui sono presenti i server né l'unico in cui vengono tenuti i dati. I vari servizi sono distribuiti anche su altri centri di calcolo in Italia e all'estero, mentre i backup dei dati vengono tenuti off-site, utilizzando i servizi di grandi imprese del settore B2B che forniscono questi servizi ai partner tecnologici delle principali aziende informatiche.

«Il mercato è molto segmentato e i fornitori di tecnologia che arrivano al cliente spesso in realtà rivendono i nostri servizi o si appoggiano alle infrastrutture per parte del lavoro: è una delle possibilità che viene offerta oggi dall'informatica. Parametri come il numero e il tipo di server, il tipo di connessione, la capacità complessiva dell'impianto, da soli fanno il prezzo della fornitura di servizio per i grandi che poi rivendono queste capacità ai loro clienti e le fanno manutenere da piccole società che hanno gli appalti in outsourcing».

Più di metà del consumo elettrico dell'impianto, che è protetto da UPS e da una serie di gruppi di continuità, se ne va per il raffreddamento dei server. «Queste sono macchine poco efficienti da un punto di vista termico: dissipano tantissimo calore». La struttura di un centro di calcolo devoto al Cloud computing da un punto di vista fisico non è differente dalla maggior parte dei grandi centri di calcolo tradizionali. Google e Microsoft, come Hewelett Packard e Ibm, hanno realizzato grossi impianti dedicati, ma in sostanza lo schema è sempre quello.

«I centri di calcolo sono vicini ai grandi nodi della rete, Londra e Amsterdam in testa per l'Europa», dice Stefano.
Le macchine "ronfano", emettendo un rumore diffuso. Pavimenti e pareti sono puliti ma spogli, con grandi piastrelle che possono essere alzate e che celano nella soletta le canaline dei cavi. «Gli 80 centimetri di intercapedine servono anche per la circolazione dell'aria, soprattutto nei centri come questo che sono Tier 4, i più sofisticati e costosi».

La struttura del centro di calcolo è organizzata per garantire la circolazione più rapida possibile dei dati. «Per questo la parte critica sono router, switch, tipi di connessione e sistemi di filtraggio, che possono fare da collo di bottiglia più della velocità delle singole macchine». Una serie di computer dedicati alle funzioni di firewall, gateway per Vpn e sistemi di intrusion detection offre l'ultimo strato di questo livello dell'architettura.

«Da un punto di vista applicativo ci sono i database, i file server, gli application server, i middleware e i sistemi di backup. Le esigenze del Cloud sono particolari e il centro di calcolo replica nella nuvola parte della struttura logica di un centro di calcolo tradizionale. Anzi, c’è la logica di più di un centro di calcolo fisico, ma non tutta». Stefano vuol dire che alcune parti della struttura da un punto di vista logico si trovano altrove, collegate dalle dorsali di Internet, le super-autostrade in fibra ottica che fanno da portante per la rete e sulle quali corre a velocità irraggiungibile per i singoli utenti il grande volume del traffico digitale. È come se fossero sul rack accanto, ma sono a centinaia o migliaia di chilometri. L’importante è che la latenza del collegamento sia bassa.
Quale può essere il costo di una struttura del genere? Stefano sorride senza fare una piega: «Non penserà veramente che glielo dica, vero?».

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