25.12.11

Libri che mi sono garbati - anno 2011

NON SONO POCHI quelli macinati nel corso di questi dodici mesi, ma non tutti all'altezza, duole dirlo. Alcuni però sono stati davvero meritevoli: ottime scoperte e letture piacevoli. Ne metto qui sotto alcune, in maniera tale che valgano come "the best" del 2011. Alcuni rimangono sicuramente fuori, anzi parecchi. Ma non si può mettere tutto, dico io. No?

Carlo M. Cipolla, Le macchine del tempo.
Più che una gradevole lettura leggera, un saggio storico entusiasmante. Non solo per la materia trattata (gli orologi nella società fra il 1300 e il 1700) ma per la lucidità di visione complessiva. Un grande. Permette di assaggiare e scoprire scenari strabilianti per lucidità e sintesi, usando una prospettiva davvero singolare. Chi l'avrebbe mai detto che ci sarebbe stato così tanto da dire partendo da così relativamente poco come la storia degli orologi in un'epoca in cui c'era davvero poco da dire al riguardo. Alla fine il libro sembra un po' chiuso in velocità, come se altre ricerche, altre esigenze, avessero attratto più fortemente l'attenzione di Cipolla. In ogni caso, averne di libri (e di studiosi) così...

Wu Ming, 54
Iniziato, amato, bloccato, recuperato, alfin terminato. È il romanzo più bello di Wu Ming, il più affascinante esempio della nuova epica italiana. Apre la via a un'esplosione di altri romanzi e racconti che lo hanno superato e reso classico. Se non volete leggere altro di Wu Ming, leggete almeno questo. C'è dentro di tutto: Bologna, partigiani, resistenza, gli anni Cinquanta, Napoli, Lucky Luciano, le terre irredente, Tito, Cary Grant, i grandi servizi segreti. E abbiamo solo iniziato. Mamma mia!

Stieg Larsson, Millennium Trilogy
Usciranno degli inediti scritti a quattro mano con il morto, rifanno i film (dopo la versione svedese, arriva quella americana con Daniel Craig), ma un dato non cambia: c'è dell'originalità che è stata spezzata. Larsson scriveva in maniera stramba, a tratti quasi autistica, con puntuali descrizioni di cose inutili, e la storia stava tutta qui, nella quotidianità ricostruita attorno a personaggi tendenzialmente gustosi (nell'ultimo un po' troppo super-eroi belli-bravi-buoni). Per altri scrittori sarebbe stato uno zibaldone preparatorio, Larsson riusciva a farne un'epica. Ho letto il primo a suo tempo, poi mi ero stancato, e così questo inverno ho preso l'abbrivio: uno l'ho letto all'andata verso gli Stati Uniti, l'altro al ritorno. Larsson mi ha fatto sentire un lettore "veloce".

Douglas Coupland, Marshall McLuhan
Strana, stranissima biografia dello scrittore canadese per il genio delle comunicazioni sempre canadese. C'è vivacità e intreccio, c'è il tentativo di far risaltare una tesi stramba (McLuhan aveva un cervello davvero strano, da un punto di vista anatomico-fisiologico, che è stata forse la sua fortuna e sicuramente la sua morte) e tanto, tanto colore. Un modo pop per scoprire McLuhan, che tutti citano e nessuno ha mai letto. Alla fine si imparano parecchie cose e si scopre così che "Il mezzo è il massaggio" non è stato scritto da quelli dello Zelig, ma è un gioco che ha fatto lo stesso McLuhan.

Walter Isaacson, Steve Jobs
Cambio idea ogni settimana: un bel libro, un bellissimo libro, un pessimo libro. La verità è che ci sono un po' di ripetizioni e parti "grezze", manca una vera opera di interpretazione e non c'è nessun gioco formale, nessun pezzo di bravura, nella scrittura del giornalista. Probabilmente gli hanno messo troppa fretta per farlo chiudere, gli sono mancati dei mesi di lavoro che avrebbero fatto fare un salto di qualità al libro. Però la storia che racconta è formidabile: quella di Steve Jobs è stata una vita incredibile. E, sia che venga scritta bene sia che venga scritta male, rimane una gran storia da leggere. Nel frattempo Isaacson l'ha buttata lì: forse farà uno Steve Jobs 2.0 con altro materiale inedito e alcune chiose a quel che ha raccontato finora. Magari ha capito anche lui che serve rimetterci mano.

Piero Scaramucci, Una storia quasi soltanto mia
La vita di Licia Pinelli e la vita del di lei marito, l'anarchico Pinelli. Un pezzo di bravura di giornalismo di ricerca, dall'ex direttore di Radio Popolare. È un libro di tanto tempo fa, ma notevole, davvero notevole. E poi racconta una storia che in realtà non è molto ben conosciuta, ma che invece è fondamentale per capire il presupposto di quel che successe poi nella storia patria e negli anni Sessanta. Pinelli è una figura che avrebbe dovuto essere il protagonista di quella stagione, la vittima di un'enorme ingiustizia, ma che invece continua ad essere sistematicamente dimenticato e sottovalutato, oppure frainteso.

David Grann, The Lost City of Z
Straordinario racconto-inchiesta, la biografia di un'epoca nel momento del suo crepuscolo, un avvincente saggio su come il giornalismo possa trasformarsi in avventura. Alla fine dell'era vittoriana delle esplorazioni, l'ultimo tra i più grandi e sicuramente tra i più sfortunati degli esploratori scompare nella giungla brasiliana cercando la mitica città perduta di Z. Un'ipotesi archeologica che viene ristudiata e ripercorsa quasi un secolo dopo da un giornalista americano, David Grann, che non riesce a trattenersi e decide a sua volta di mettersi sulle tracce della città perduta. Un libro di saggistica come difficilmente ne leggerete un altro. C'è anche in edizione italiana.

Dmitri Glukhovsky, Metro 2033
Mi ha colpito tantissimo. Un libro nato in rete, atterrato sulla carta stampata, trasformato in un caso letterario, un videogioco, un fenomeno cross-mediale, un franchising a cui partecipa anche il "nostro" Tullio Avoledo. E oltretutto è una lettura molto piacevole, singolare. Davvero un caso unico: il franchising sta crescendo e mi intriga moltissimo il modo con il quale questo autore è riuscito ad azzeccare un possibile percorso, spingendo sino a trasformalo in una clamorosa opportunità commerciale. Ne leggerò altri, voglio vedere come è andato avanti. E poi la storia è ipnotica.

Chiara Gamberetta, Assault Fairies
È una molto gustosa auto-produzione. Mi piace la letteratura di genere, e questo è un tentativo molto consapevole di creare personaggi, ambientazioni, trama e scrittura da letteratura di genere. Con un divertente mix molto pop tra roba fantasy, steampunk, manga nipponico. Insomma, divertente, e molto gratuito. Spero solo che la ragazza si decida ad andare avanti e faccia decollare la trama. Il passo del racconto è giusto, adesso serve velocità e quantità nell'esecuzione.

Anna Cuneo, Il maestro di Garamond
Affascinante. A dispetto del nome della scrittrice, il libro è stato originariamente scritto in francese, e lei è una svizzera di origini italiane nata a Parigi. Il maestro di Garamond è una storia ambientata nel medioevo, il signor Garamond è quello dei caratteri di stampa e tutta la storia è una straordinaria ricostruzione (e una ode) alla stampa con i caratteri mobili, alla creazione della "fonte" (cioè la fusione) dei caratteri, con inediti spiragli e retroscena sulla tecnologia di stampa ma anche sulla vita dell'epoca. C'è anche, a insaporire il tutto, il gustoso retroscena storico della rivoluzione protestante. Da noi Anna Cuneo (che in realtà si chiama "Anne Cuneo" ed è del 1936) a parte che per questo romanzo è inedita. Di romanzi ne ha scritti un botto, circa una trentina, specializzandosi in quelli storici. Ha vinto vari premi, ne hanno fatto anche dei film, e il suo lavoro sta decisamente in piedi insomma non è male.

Bruno Morchio, Bacci Pagano, una storia da Carruggi
Non sapevo cosa mi sarei trovato davanti, con questo libro "pizzicato" per caso, e invece ho avuto tra le mani un robusto romanzo poliziesco-noir, un hard boiled al pesto che si fa leggere. Non so se il Morchio nei successivi romanzi abbia retto il passo: c'è la tendenza da una decina d'anni alle storie italiane e tutte localizzate in città o paesi particolari (forse figlie della fiction umbro-poliziesca di Gigi Proietti e di Terence Hill), con un sapore di scrittura di mestiere alla Bonelli (intesa come casa editrice di fumetto popolare) che spiazza. Morchio è fresco, tuttavia, e se si ha negli occhi Genova rende anche piuttosto bene l'idea. Mi sono divertito, è stata una lettura sorprendente: il prossimo passo da buon fiorentino sarà provare Vichi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

è un peccato che questo bellissimo blog abbia un template datato primi anni duemila.
un'ammiratrice