11.6.12

Il giorno prima della WWDC 2012 di Apple

SAPPIAMO QUAL È la lista delle possibili novità che Apple potrebbe presentare tra poche ore durante la World Wide Developer Conference edizione 2012: nuovi Mac con schermo Retina, novità sulla strategia Tv, la preview di iOS 6 e di OS X 10.8 Mountain Lion (le due future versioni dei sistemi operativi per iPhone/iPad e per Mac), nuove funzionalità per iCloud, Siri in italiano (magari!) e nuove mappe abbandonando il servizio (a pagamento) di Google per dotarsi di uno di proprietà di Apple, molto più bello.


Questo viene raccontato ottimamente su un gran numero di siti web un po' da tutte le parti, con fin troppa ansia della diretta e voglia di spettacolarizzare quel che succederà. Quello che pochi invece raccontano è la storia di chi è venuto fino a qui per partecipare alla WWDC. Ieri (domenica) sono stato con un bel gruppo di sviluppatori italiani a fare la coda per l'accredito alla settimana della WWDC. Ero con i ragazzi di Ovolab, che arrivano da tutte le parti d'Italia e non solo (Milano, Torino, ma anche Londra) per passare sette giorni a stretto contatto con le tecnologie su cui lavoreranno nei prossimi mesi e con gli ingegneri di Apple che le spiegano. Max, Marco, Alessandro e Marcello sono un esempio dei cinquemila sviluppatori che arrivano qui ogni anno, ritirano il badge e la felpa con il numero magico dell'anno sulla schiena (cioè il 12, ovviamente) mentre negli anni passati c'era lo zainetto ed altri gadget, e si dedicano a una settimana di lavoro, studio, networking e anche un po' di relax rispetto ai ritmi italiani. 

La WWDC esiste da una quindicina d'anni e nel corso del tempo ha visto radicali cambiamenti: basti pensare che una volta alla fine della settimana di lavori a San Francisco c'era anche la grigliata a Cupertino, dentro la sede di Apple: gli sviluppatori venivano caricati su una flotta di pullman e s'andava tutti alla "mothership", dove si potevano fare anche folli acquisti al Company store. Oggi c'è solo la parte dentro il Moscone West, l'ala più nuova del titanico centro congressi nel cuore di San Francisco, e niente più divertimento con birretta e grigliata sui prati del campus di 1, Infinite Loop.

Ma chi c'è qui? Sono parecchi anche gli sviluppatori che vengono dall'Italia. Ci sono quelli giovani e quelli più maturi, perché uno dei dati caratterizzanti di chi lavora per la piattaforma Apple è che di solito lo fa per una vita: è una scelta da cui non solo non conviene ma neanche si vuole tornare indietro. Soprattutto adesso che le cose vanno finalmente bene per l'ecosistema: il mercato di Apple continua a crescere e quindi la stessa cosa accade anche per l'ecosistema degli sviluppatori. Anche se si sviluppano più app per iPhone che non software per Mac.


Torniamo a noi e a questa edizione. La notte prima del keynote per i convegnisti della WWDC è sempre rilassata. Anzi, in realtà lo è tutto il giorno prima. Un po' perché San Francisco è una delle più belle città del mondo, e i nostro quattro sviluppatori italiani la conoscono molto bene, e un po' perché è il momento in cui rilassarsi e vincere il jet lag in attesa di una settimana intensa di lavoro in aula e di incontri e riunioni con ingegneri, altri sviluppatori, potenziali partner. Non ci sono mega-aziende o multinazionali con migliaia di ingegneri del software. Il tessuto della WWDC è fatto più che altro da PMI del software di tutto il mondo, che si ritrovano e si confrontano, un po' invidiando chi ha avuto una buona idea o chi ha venduto l'azienda a qualche colosso (fino a poco tempo fa venivano i ragazzi di Instagram, che è stata comprata da Facebook per la cifra folle di un miliardo di dollari pochi mesi fa). E allora, com'è che ci si rilassa a San Francisco?

Con la colazione da Starbucks vicino a Union Square, una passeggiata fino al Civic Center dove c'è il mercato dei contadini e dove si possono comprare fragole, lamponi e more biologici (senza pesticidi) grossi e succosi come solo la California sa fare. E poi ancora una passeggiata e un autobus per arrivare nel mitico quartiere degli hippie e dell'estate dell'amore del 1967, quando in centomila invasero il quartiere di Haight-Ashbury. Domenica tra l'altro era il 45mo anniversario e la festa che è stata organizzata era notevole. Un miglio di strada chiusa al traffico e riempita di bancarelle con le più improbabili vendite a fare da contraltare ai negozi già molto particolari che di solito valgono una visita come turisti: si va dal burlesque ai tatuaggi, dall'esotico al nostalgico con la libreria anarchica e il super-negozio con due milioni tra vinili, cd e dvd. Le ragazze vestono fantasia e portano piume colorate tra i capelli. I tatuaggi abbondano. Due palchi e due concerti in parallelo ai due estremi della strada, decine di migliaia tra turisti, abitanti del luogo e giovani alternativi e meno giovani alternativi che camminavano avvolti nell'odore di pollo e carne grigliata e dei corpi scaldati dal sole. Fumo e alcool liberi da tutte le parti, dalle "Painted Ladies" fino giù al parco, tantissimi barboni e quelli che da noi chiameremmo "punkabbestia". Ogni anno la seconda domenica di giugno si tiene la Haight-Ashbury Street Fair, ma quest'anno era speciale.


A pensarci bene, infatti, non c'è stata solo la ricorrenza dei 45 anni o la spettacolare giornata di sole calda e senza vento, con un cielo incredibilmente terso e compatto a fare da tavola sulla quale dipingere tutti i colori della fiera. L'estate dell'amore e i Grateful Dead, l'anarchia, lo zen e Janes Joplin sono parte fondante non solo del Dna di Apple ma anche della storia personale di Steve Jobs (che è per un certo periodo è stato anche il fidanzato della Joplin). E questa è la prima WWDC senza Jobs (che proprio qui un anno fa aveva tra l'altro fatto la sua ultima apparizione pubblica), un altro evento che tutti gli sviluppatori guardano con serenità e un sottile senso di impermanenza.



La giornata per noi è poi terminata al Golden Gate park, poco dopo l'Alvord Lake (il laghetto completamente a secco) su un pratone subito dopo il primo ponticello in cemento armato mai costruito negli Stati Uniti. Un pratone dove ci ha raggiunto anche Alberto, a chiacchierare a piedi nudi sdraiati nell'erba guardando passare un po' di tutto: famiglie con bambini, altre famiglie più alternative sempre con bambini, gente con il cane, gruppetti che andavano a giocare a calcio (con tanto di bandierine per segnare le porte e i calci d'angolo) e tutta la varia umanità che si potrebbe immaginare se il bar di Guerre Stellari avesse dovuto rispettare il giorno di chiusura e i suoi molto onorevoli ospiti si fossero messi in mente di passare una giornata all'aria aperta. Al parco, magari.


I discorsi tra noi erano quanto di più lontano dalla tecnologia e dal mondo delle app si possa immaginare: l'esistenza di Dio, la morte, l'aldilà, il Big One e la sottostante faglia di Sant'Andrea, il "cosa ci stiamo a fare qui" e come cambi la vita avere figli. Ma è ovvio. Non solo perché il posto magico invita a questo tipo di riflessioni (come non immaginarsi due generazioni di hippie tra cui lo stesso Jobs sdraiaiti sull'erba di una tersa giornata di San Francisco a fare esattamente gli stessi ragionamenti?) ma anche perché la vita e la testa degli sviluppatori è molto diversa da come la dipingiamo noilaltri giornalisti. Nell'epoca in cui la tecnologia è diventata principe e re, ci dimentichiamo che anche un ingegnere del software è una persona. E che il tempo passa, ci si sposa, arrivano i bambini, nonostante l'adolescente che è in loro (in noi?) rimanga sempre sano e vitale.

Siamo tornati in autobus, due dollari per traversare di nuovo San Francisco da parte a parte, e poi quattro passi in centro e una corsa in hotel per fare una doccia prima dei rispettivi impegni. Ristorante tutto vegetariano per finire in bellezza la serata per gli sviluppatori di Ovolab (il famoso Millennium), mentre per me c'è stata la tradizionale cena con gli altri giornalisti europei organizzata da Apple, proprio come tutti gli anni.

È la stessa storia che si è ripetuto più o meno uguale anche per le altre centinaia, le migliaia di sviluppatori presenti. Un rito, un'abitudine piacevole. Molti quelli "anziani" ed esperti, arrivati alla quarta, alla quinta WWDC, qualcuno anche alla decina, pochi addirittura alla quindicesima. Forse qualcuno se le è fatte tutte e 24, chi può dirlo. E poi i novellini, i ragazzini nati nel mondo delle app che arrivano per la prima volta a San Francisco, a contatto con Apple e con il mondo degli "adulti" del software. Senza imbarazzi e senza limitare le loro ambizioni. Se ne trovano tanti, anche se la WWDC ha una maggioranza di programmatori "senior" che sono già da tempo attivi nel settore e probabilmente hanno già partecipato almeno a un evento.

Domani, cioè tra poche ore, tutti in coda davanti al Moscone West, poi l'entrata nella sala, il buio, il palco che s'illumina e via, una nuova edizione viene inaugurata dal keynote di Tim Cook e dei suoi. Qui ci sarà anche tempo per le cose serie: le novità, gli annunci, le strategie, le tecnologie. Ma l'esercito della mela, in antitesi al suo popolo di clienti, il giorno prima si concede il meritato riposo.

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