MI SONO MESSO d'impegno a risentire un po' di vecchia musica, complice lo stereo che è riemerso dalle nebbie della mia adolescenza e adesso si è parcheggiato un pianta stabile nel salotto.
Tre o quattro note su quello che è regolarmente tornato fuori dal mio iTunes.
Crises di Mike Oldfield. Non è l'album migliore dell'artista inglese. Ma è il primo che comprai una vita fa. E comunque c'è Moonlight Shadow, che è un gran bel singolo.
Torno a casa a piedi di Cristina Donà, che non conoscevo. Invece ne vale proprio la pena, oltretutto la svolta "folk" (e meno elettrica) dopo la nascita di suo figlio è gustosa e artisticamente molto matura.
Royal Albert Hall - London May 2-3-5-6, 05 dei Cream: è il concerto-reunion del 2005 in cui i tre arzilli vecchietti cacciano fuori tanta di quell'energia da far impallidire. Eric Clapton ha un suono di chitarra pazzesco, praticamente perfetto, quasi contraddittorio visto che tiene insieme controllo e distorsione, ampiezza e velocità. Il bassista Jack Bruce, che è il motore dei Cream, suona e canta con passione, con determinazione, com magia. Ma è Ginger Baker, il batterista, ad essere sorprendente: con un fisico quasi emaciato, un volto scavato dall'età, non solo batte come un fabbro, ma lo fa con una leggerezza e facilità che fanno sembrare quasi banale i duri lavori del comparto batteria, il più solitario di una band.
Live/Made in Japan dei Deep Purple è una delle mie perversioni più antiche e costanti nel tempo. Ho sia il doppio "Made" che il triplo "Live" e continuo a navigare dentro un oceano di sonorità che in realtà vengono da un pugno di canzoni mitologiche: "Smoke on the water", "Child in Time", "Lazy" eccetera.
Live in Paris di Diana Krall, che secondo me è una delle cose più interessanti fatte da questa pianista e cantante jazz oramai diventata un personaggio poliedrico e purtroppo anche un po' inflazionato, visto che fa un sacco di cose commerciali, giocando sulla sua capacità di interprete, come ad esempio le cantiche di Natale, immancabili ogni anno e alquanto sapide.
Il cimento dell'armonia e dell'invetione diretto da Christopher Hogwood con l'Academy of Ancient Music: non posso farci niente, ma ogni volta che ascolto Vivaldi finisce che torno a questa lontana e oscura interpretazione con strumenti d'epoca fatta da un direttore non particolarmente caldo o vivace, ma sicuramente preciso e ricco di attenzioni.
Avevo progettato di riascoltare tante cose degli Alan Parsons Project, approfondire i Free, scavare di nuovo nei Queen (Dio quanto mi manca Freddy Mercury), recuperare un po' di sano prog con quelle cose laterali degli Yes che non conosco (gli album solisti di Jon Anderson, di Steve Howe), magari ritornare anche ai Supertramp, soprattutto Live in Paris, e a Roger Waters di Radio KAOS, mettere un punto fermo ai Pink Floyd, di cui conosco poco il primo album, The Piper at the Gates of Dawn. Niente, non c'è stato tempo per quest'anno. Faremo nel prossimo.
La mia strategia è quella di ascoltare poca musica molte volte, soddisfando il gusto per la ripetizione (infantile?) soprattutto quando lavoro, cioè scrivo. Ascolto solo musica che compro su CD e che poi riverso in formato non compresso ALAC sul Mac, che va con AirPlay alla Apple Tv e da questa, tramite un piccolo DAC, all'amplificatore. Anche su questo fronte: nel 2012 non sono riuscito ma l'anno prossimo mi aspetto di cambiare l'organizzazione e renderla più lineare, magari con un Mac mini dedicato al multimediale sotto la televisione e Hi-Fi e niente più streaming. Quando ho provato il piccolo computer headless per farne una recensione, è risultata essere un'ottima soluzione. Poi il modello in prova l'ho restituito. In futuro, vedremo.
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