Ho deciso di riprenderlo in mano. La Bonelli aveva iniziato a pubblicare i volumi speciali con un primo tomo "fuori serie" anche nel formato (stesse sei vignette per pagina ma in un formato deluxe) per celebrare i 40 anni di Tex. Era il giugno del 1988 e l'iniziativa di Tex il grande! (storia di Claudio Nizzi e disegni + copertina di Guido Buzzelli) non era destinata a rimanere isolata. Ogni anno, quasi sempre a giugno e poi luglio i texoni sono usciti regolarmente. Nel 1996 e nel 2011 sono usciti anche a novembre, per un totale di 27 numeri.
Accanto ai "texoni" ci sono anche i Maxi Tex, albi di formato regolare ma con un numero impressionante di pagine (ben 348 nel primo volume Oklahoma! del 1991) per un'unica, lunghissima storia. A parte il primo del 1991 e un numero del 1997, i Maxi Tex sono usciti con cadenza annuale da ottobre del 1999 a oggi. A differenza del texone, dove il disegnatore è il re del numero, viene celebrato con un lungo articolo encomiastico (essere chiamati dalla Bonelli a fare il texone è una specie di premio alla carriera e serve spesso a coinvolgere disegnatori che non avrebbero altrimenti frequentato le pagine della Bonelli) e realizza anche la copertina, nel Maxi Tex la copertina finora è stata sempre di Claudio Villa (omonimo...) che è anche titolare delle copertine ufficiali della serie regolare, a parte il primo numero che aveva un bel disegno originale del mitico Galep.

Arriviamo al texone. Non sono il più adatto a raccontarne la genesi perché di questo lavoro so solo che, con la sceneggiatura di Nizzi (uomo di punta di quella straordinaria fabbrica di professionisti della sceneggiatura che è stata la Bonelli italiana) Magnus si era chiuso in un esilio nel quale l'autore cercava la perfezione stilistica.

Quel che posso raccontare è il piacere di essere tornato a scorrere, a distanza di più di sedici anni, le tavole che rendono magnificamente lo stile e la passione di Magnus. Tavole gigantesche in cui niente è approssimato, niente è lasciato al caso, niente è troppo laterale per non meritare l'attenzione dell'autore e il suo acuto e continuo lavoro sui dettagli. I bianchi e i neri di Magnus, l'ho già detto ma penso lo capiate anche da soli, sono un'esperienza metafisica. Che nel texone si moltiplica da sola, grazie a un uso di linee minime che creano ricchissime trami e orditi. Una tappezzeria di segni in cui anche i bianchi hanno uno scopo esplicito, definiscono forme e accennano superfici.
Mi dispiace tantissimo che Roberto Raviola (piccolo e nasuto folletto del disegno) non ci sia più. Era un genio, un artista e aveva storie calde e noir da raccontare. Il suo Tex rimane un monumento al talento e all'opera di Magnus, che è comunque artista da ritrovare e rivivere. Credetemi.
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