Ci sono scollature di regia, buche di trama, irregolarità di senso e di ritmo, inquadrature dannate e mille altre cose. È veramente fatto da chi non si occupa di cinema, anche se lo vorrebbe. Poi però vai a vedere e scopri che autore, regista, interprete principale e produttore, addetto a questo e addetto a quell'altro è sempre la stessa persona. Stiamo parlando di un tizio che è mosso da un'ambizione forse superiore al suo talento ma solo perché l'ambizione è veramente tanta: Ian Chinsee, esperto di arti marziali (soprattutto spadaccino, però esperto martial artist in wushu), laureato in psicologia alla UCLA, studia medicina, ha un vero lavoro in ospedale di giorno e la notte e nei fine settimana si sfonda e praticamente tutto da solo come "motore" produce e realizza un film di due ore. Sorprendente esercizio di volontà.
La storia è quella di una confraternita di assassini le cui storie si intrecciano con quelle di un giornalista in crisi professionale e varie altre cose che non voglio anticipare. A differenza di Sharknado, di cui parlavo qualche giorno fa, questa è davvero una promozione amatoriale: gli attori ma anche i tecnici e gli addetti alla produzione sono sostanzialmente dilettanti e l'effetto B Movie è in realtà più una conseguenza di imperizia che non di "artigianalità non sofisticata". E, se si apprezza la schiettezza, la genuinità dell'atto, devo dire che è nel complesso molto meglio. Peccato per le scene di combattimento, spesso mal coreografate e soprattutto mal girate. Complimenti per il casting, perché le pin up si sprecano! E, visto che gli attori sono sempre gli stessi che fanno anche parti diverse, avrete modo di vederle e rivederle...
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