FILM DI ETTORE Scola del 1970 con un notevole Marcello Mastroianni, una buona Monica Vitti e un quasi esordiente Giancarlo Giannini (magrissimo, che fa il toscano e la cosa torna quasi al 100% visto che lui è di La Spezia) nel suo primo ruolo convincente.
La commedia all'italiana ha tutti gli elementi che servono: dialoghi brillanti e farseschi che svuotano di senso il pasoliniano neorealismo dell'ambientazione (una Roma sottoproletaria, fatta di mignotte e muratori da manifestazioni), coraggio nel portare avanti una storia costruita sulla chiave della testimonianza a processo - tutto il film è un mix tra un gigantesco flashback e una ricostruzione giudiziaria - e contrasti che aprono a riflessioni davvero spiazzanti. C'è qualcosa che anni dopo sarebbe stato ritrovato da Daniel Pennac nei romanzi di Belleville, il ciclo di Malaussène: applicare una lente fiabesca e surreale a una realtà che rimane dura, spietata, tangibilmente volgare e sanguinante.
Il triangolo, centro della storia, è costruito da lei ed ha la doppia faccia di farsa e di dramma cagionato dalla sensualità ferina della fioraia del Verano e dei suoi due poveri allocchi.
Mi sono divertito, il film scivola via con il gusto di riscoprire soprattutto Monica Vitti e trovare un'altra interpretazione di un non più brillantissimo Mastroianni che si mette a disposizione del gruppo e rivela notevoli doti da caratterista. Giannini interpreta per la prima volta quel ruolo da proletario che poi sboccerà nei film più tardivi, con Lina Wertmüller.
21.11.13
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