- Oblivion, regia di Joseph Kosinski (2013)
C’è voluta l’anima di un architetto per realizzare i particolari di questo film, girato in parte in Islanda, abbondante di effetti speciali ma anche di “effetti in camera” gustosi, come l’illuminazione naturale della super-casa, effettivamente costruita, dove vive Tom Cruise. Bravo anche lui, tra le altre cose: con il passare del tempo il suo volto diventa sempre più interessante. Sorprendente (in modo intenso e piacevole) anche la colonna sonora degli M83. A me è piaciuto parecchio, con l'eccezione di Morgan Freeman, che non sopporto più.
Uno dei tanti film che passano solo durante le feste. Quindi, ideale da suggerire durante le feste. Con uno Yul Brynner in gran forma, una trama meno esile di quel che sembra e ambientazioni storicamente più corrette di quelle di Mel Gibson, per dire. È un film "minore" perché Brynner (nato a Vladivostok nel 1920 e naturalizzato americano) aveva già vinto l'Oscar ne Il re ed io del 1956 (il re è quello del Siam, c'è stato un primo film nel 1948 e anche un terzo remake con Jodie Foster) e aveva già spaccato alla grande con I dieci comandamenti di Cecil DeMille, dove fa il faraone Ramses II meglio di come lo racconta Christian Jacq, per dire (e lo racconta bene, non vi sbagliate).
- Il grande Gatsby, regia di Baz Luhrmann (2013)
Stupisce il lavoro di Luhrmann, che con la sua breve filmografia sta fondendo lo stile surreale e picaresco delle sue prime pellicole con un realismo più inteso e materiale. Ottimo Leonardo DiCaprio, che invecchiando sta assumendo il volto giusto, felice la rivisitazione del romanzo di F. Scott Fitzgerald, brave anche le attrici e il cattivo, peccato solo per Tobey Maguire, che ha l’espressività di una patata lessa. A me, dopo un sospettoso incontro con Spiderman, Maguire mi sembra più una iattura da evitare che non un tesoro da valorizzare. Sarà. Comunque Luhrmann sta facendo una strada interessante, nonostante Australia: capace che tra un paio di film riesca a fare qualcosa di veramente buono, se continua così.
- La Talpa - Tinker Tailor Soldier Spy, regia di Tomas Alfredson (2011)
Non l’avevo visto a suo tempo e mi ha colpito molto. Di adattamenti del romanzo di Le Carré ne avevo visto un altro paio, ma questo è davvero buono. Da incorniciare le interpretazioni di Mark Strong, di Colin Firth e soprattutto quella di Benedict Cumberbatch. Peccato per Gary Oldman, che a me non piace. Lo metterei nello stesso container con Freeman e Maguire e li abbandonerei in mezzo al mare. Ah, aspettate, visto che c'è spazio magari ci infilo qualcun altro: per adesso li teniamo sospesi con una gru. La Talpa invece è uno di quei film da incorniciare: ha più piani di lettura, una sceneggiatura che riduce ma non comprime, interpreta casomai il romanzo da cui è tratto il film. Vale proprio la pena.
Ci sono film che non ti aspetteresti. Come questo con protagonista Jackie Chan. Una storia più realistica, dura e meno picaresca di quello che ci si potrebbe aspettare dal giullare/Bruce Lee, per come lo conosciamo nei film realizzati per il mercato Occidentale. Questo invece naviga in acque asiatiche, anche se non è certo cinema cinese genuino (ci sono ottime cose che varrà la pena sottolineare magari un’altra volta) ma i conflitti e i contrasti li solleva. Come le storie degli immigrati clandestini dalla Cina in Giappone. Fantastico: un viaggio che consiglio. Anche perché il protagonista è comunque Tokyo e la si vede in maniera non banale. È un film che richiede i sottotitoli e un po' di pazienza, visto che soprattutto la seconda parte sconfina nel sogno. Però ti lascia qualcosa dentro che cresce col tempo. Bravo Jackie Chan.
- Agente 007 - Licenza di uccidere, regia di Terence Young (1962)
Il primo Zero Zero Sette per il grande schermo. Il primo in cui compare Sean Connery ovviamente, ben costruito, molto più realistico e meno “cartone animato” di quelli successivi, rimette il cuore in pace e spiega molto di Daniel Craig e anche di una parte di quelli realizzati da Pierce Brosnan. Ah, va detto che da giovane Connery (che adesso pare stia molto male) era davvero un personaggio con una presenza fisica notevole: un duro, tenebroso (cioè anche cattivo) e assolutamente privo di drammi morali, bensì inchiodato ai suoi principi. I drammi sono quelli che provoca nei suoi antagonisti. La trama è conosciuta (in inglese si intitola “Dr. No”) e il valore nel vederlo/rivederlo è notevole. Io peraltro sto comprando le belle edizioni con un'ottima traduzione che vengono fatte da Adelphi dei romanzi originali di Ian Fleming, e devo dire che il primo Bond di Connery è anche quello che ha più senso. Terence Young è un regista britannico che ha lavorato tantissimo e fatto anche altri due 007: Dalla Russia con amore e Thunderball: Operazione tuono. È uno di quelli che sa come si fa.
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