22.3.14

Nemici di penna (2014)

CI SONO LIBRI che sono piccoli, densi e preziosi. Nemici di penna, scritto da Giulio Passerini, è uno di questi. L'idea è semplice: raccontare alcuni litigi tra scrittori famosi. L'ego di chi si dedica alla letteratura, si sa, spesso è sproporzionato rispetto a quello dei comuni mortali. E le frizioni tra due personaggi di grossi calibro quando si avvicinano troppo provocano scintille e spesso anche fulmini e incendi. Passerini è stato abile nel rintracciare, documentare e riassumere con brio alcuni tra i più spettacolari e intensi conflitti tra scrittori.

L'idea, dicevo, è semplice: il libro ha le dimensioni di un pamphlet e si legge in poche ore. Sono 92 pagine, 25 "coppie" scoppiate e una gustosa introduzione e conclusione. Dentro ci sono tutti: da Gustave Flaubert a Tom Wolfe, da Stephen King a Gertrude Stein (ovviamente non in conflitto tra loro). È disponibile sia in formato cartaceo che ebook per i tipi dell'Editrice Bibliografica.

Ma, come tutte le idee semplici, offre molto di più di quanto non prometta. Infatti, il viaggio attraverso la "spigolatura" dei litigi letterari è secondo me interessante per due motivi, oltre al semplice godimento estetico di cui peraltro Passerini sa offrire numerose occasioni. Da un lato il viaggio permette di conoscere aspetti e spigolatore nella vita degli autori della letteratura contemporanea che altrimenti ignoreremmo. E questo li rende più reali, consente di avvicinarsi alla loro poetica e alla loro estetica in maniera meno banale, libresca. Dall'altro lato, perché i litigi sono legati alla critica, alla rabbia, alla manifestazione di passioni e di gusto, al riconoscimento del "brutto" e del "cattivo". (in realtà, di solito gli scrittori litigano perché uno sostiene che l'altro è uno schifo come scrittore e da questo nasce l'acrimonia e il risentimento, ma comunque dietro c'è il concetto del gusto). Sono concetti quasi alieni, al giorno d'oggi.

Perché la rabbia, la manifestazione di passione anche se negativa, è una attitudine che non sappiamo più gestire: è vietato, è limitato, è lasciato sfogare solo in alcuni contesti. Leggere della rabbia di Paulo Coelho per James Joyce o di Jonathan Franzen per Philip Roth, invece è terapeutico. Ci rimette in moto il sentimento del gusto, il diritto alla critica, il pensiero che un libro può non piacerci e che un autore osannato possa essere, al nostro sguardo, uno scrittorucolo, pompato dal marketing. Una qualunque solitudine dei numeri primi, senza arte né parte.

Inoltre, ci permette di capire che avere queste idee contrarie all'influenza del pensiero premasticato non vuol dire che siamo ignoranti e privi di gusto. Avere un'opinione autonoma è fortemente richiesto, nella nostra epoca, basta che non vada controcorrente. Invece, Nemici di penna ci mostra con esempi come fare ad averne anche di contrarie al parere dei grandi critici e intellettuali, che non a caso D'Annunzio riteneva utili come "un termometro rettale" e Mark Twain paragonava agli scarabei stercorari, creature che devono "depositare le uova nello sterco di qualcun altro, altrimenti non si schiudono".

Libro ben fatto, vivamente consigliato.

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