13.10.14

A Million ways to die in the west (2014)

UN GRUPPO DI antieroi figli del disincanto moderno nel Vecchio West. È l’umorismo del New England, o così viene definito. Il film è più intelligente e “svelto” di una di quelle commedie da fraternity americana (ne ho vista un altra proprio in questi giorni) ma solo perché dietro e davanti c’è Seth MacFarlane, che è uno degli enfant prodige del cinema comico Usa, L’ex animatore Hanna-Barbera e sceneggiatore Disney è infatti l’inventore di Family Guy, tra gli altri, e di una serie di successi basati su un umorismo demenziale ma soprattutto ulcerante, presente, attivo, contemporaneo, vivace, vitale. Sembrerebbe la premessa di un capolavoro ma A Million ways to die in the West è in realtà abbastanza mediocre.   

Oddìo, fa ridere (non so in italiano, ma in inglese è davvero divertente) e c’è il giusto gusto nello scoprire che Charlize Theron ha un talento più ampio di quello della solita bonazza di turno o dell’eroina melanconica, che Liam Neeson ha il suo bel perché come cattivo e soprattutto che il suddetto MacFarlane funziona benissimo sullo schermo ma quasi solo ed esclusivamente quando ride (la sua faccia seria è orrenda, ma ha una bella risata) e quando sta in coppia con Giovanni Ribisi. Dimenticabile invece Amanda Seyfried, che pure ha dalla sua un bel talento, e soprattutto dimenticabile Neil Patrick Harris, secondo me sovrastimato dalla critica e soprattutto che non ha mai realizzato le sue promesse. Ottima invece Sarah SIlverman, che accende bene i tempi di Ribisi e anche di MacFarlane. 

Il film è una gigantesca presa in giro. Nasce da un’idea, cioè che nel Vecchio West si morisse in tantissimi modi e tutti incredibili per "l'uomo moderno", e da questa idea un talentuoso autore - cioè lo stesso MacFarlane - ha tirato fuori un film intero. E tutto fila come se fossimo in classe a studiare sceneggiatura e il più estroso - e ossessionato - tra gli allievi facesse vedere ancora una volta a tutti che è il più bravo, sia per fantasia, per capacità di declinare il tema e per ossessioni personali. Peccato che il suo umorismo corrosivo e il suo disincanto secolare siano in realtà fini a se stessi e che la storia sia sostanzialmente artificiale come nessuna storia dovrebbe essere. 

L’innesto tra comico e romantico non dovrebbe mai suonare come un incesto, la sensazione che invece lascia l’autorialità di questo film. Da un lato, tutti molto intelligenti e brillanti, dall’altro, una slavina di situazioni ininterrotte e ritmate, una storia tanto perfettamente calibrata quanto inutile e un citazionismo che sconfina nel cartone animato di quelli su Italia 1 all’ora di pranzo. Ecco, continuate a fare cartoni animati all’ora di pranzo, perché a parte le battute politicamente scorrette sulla religione alla fine per divertire i bianchi e i neri che invecchiano fuori dai college negli Usa, per il resto c’è davvero poco sugo. Se invece siete cultori della materia di Charlize Theron, nonché adolescenti se non altro mentalmente, una giustificazione al film gliela potete anche trovare. Ma solo per i vostri loschi fini autoerotici, sia chiaro.

1 commento:

bla78 ha detto...

Avete visto Django a cavallo in giro per Milano? Sarà su Cielo (DTT 26, Sky 126, TivùSat 19) in prima visione assoluta in chiaro, stasera mercoledì 15 ottobre