Linus è un nome simpatico, il nome di uno dei personaggi dei Peanuts di Schultz. Era nata come rivista-laboratorio leggera ma con un clima ricco e promettente. Per me non c’erano Umberto Eco ed Elio Vittorini e neanche tanto Gandini (o il suo successore, l’altrettanto stratosferico Oreste del Buono) quanto i fumetti, le strip, i disegni. Una estetica. C’era il tratto di Crepax, c’era Jules Feiffer, c’era Georges Wolinski (che modo assurdo di andarsene ed essere ricordato per quello, lui che aveva avuto una vita lunghissima con tante cose dentro a cui fare riferimento e non il solo terrorismo) e c’era l’invasione dei Peanuts, dei Popeye, dei Li’l Abner, dei Bristow, di Dick Tracy e di Jeff Hawke fino a Doonesbury.
Le storie, il modo di raccontarle e il modo di illustrarle: tutto risuonava in un infinità di modi diversi. Non ho mai più avuto, se non forse con Urania ma a livelli più profondi, altrettanta energia e altrettanti stimoli come con Linus.
Non è mica finita, sapete: dentro c’erano B.C. e The Wizard of Id, il potentissimo Pogo, ma anche Calvin & Hobbes, Fearless Fosdick (la fantastica parodia di Dick Tracy che veniva montata dentro le strip di Li’l Abner) e tantissime altre cose che non ricordo. E poi c’erano gli almanacchi, quelli me li ricordo. Linus ci si è costruito un impero di senso con questi albi fuori serie: da Barbarella ai Peanuts sino a un fumetto che mi ha segnato profondamente. Saturno contro la Terra. Anzi, “saturno contro la terra”, per rispettare la titolazione religiosamente tutta minuscola degli “almanacchi di linus”.
Ecco la lista degli episodi:
I ricordi di quell’almanacco sono legati a mio zio, ovviamente, perché è grazie a lui che l’ho scoperto. E, come spesso succede, a una particolare stagione della vita: la scoperta di un testo diventa legata a momenti, emozioni, fasi dell’esistenza. Molta letteratura soprattutto per ragazzi ha conquistato fama e successo capitalizzando sulle stagioni della vita dei lettori più che sui suoi meriti. Però c’era e c’è qualcosa dentro Saturno contro la Terra che va oltre.
Non sono solo i personaggi o l’arco della narrazione, quanto le ambientazioni, il gusto grafico. A rivederla oggi, sfogliandola di nuovo dopo più di vent’anni, le cose con Saturno contro la Terra sono cambiate, soprattutto nelle proporzioni rispetto al mio ricordo, perché a rivederle le tavole sono strette e claustrofobiche rispetto al fumetto di oggi, che invece ha bisogno di lenzuolate su cui disegnare una formica in mezzo a un deserto bianco. Ma, riconquistando il senso delle proporzioni originali, superando il velo delle parole che dai baloon fanno ombra al disegno, si ritrova una capacità grafica entusiasmante. Il tratto di Scolari affascina, stupisce, diventa kolossal in spazi minimi, epico, trascendente. Un bianco e nero pieno, gustoso, di gusto americano, certamente, ma con un sapore e ambientazioni inedite. Dietro a Saturno contro la Terra c’è una sapienza che avrebbe potuto creare un’industria e non, invece, arenarsi dopo sei albi e un conflitto mondiale.
Lo sto rileggendo in una domenica pigra e piovosa, cercando di non notare che la copia che ho comprato è un pezzo da collezione (peraltro, i prezzi su eBay sono veramente fuori di testa: 200 euro? Scherzate vero?). Fregandomene della rilegatura, dei margini, del candore delle pagine. Tengo bene i libri ma senza ansie, e così faccio anche con questo. Si sciuperà ma non più degli altri che ho in casa da quarant’anni. Lo faccio per potermi concentrare con la testa e anche con i sensi e il pensiero inconscio sul viaggio che questa serie a fumetti mi permette di fare, senza filtri. Un viaggio fantastico in cui si legge la passione di un’Italia lontana, il candore di nuove scoperte oggi lontane, la piacevolezza di uno sguardo fantastico che riesce tuttavia a dipingere in maniera realistica un altro mondo. Insomma, volevo dirvelo. Auguratemi buon viaggio.
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