23.8.15

2015-01

ALCUNE DELLE COSE che ho letto in questa settimana. A partire da una vecchia recensione della “piccolina” a pellicola della Canon, la Canonet nella sua migliore variante, la QL17, che negli ultimi anni è diventata -con ottime ragioni- un cult nella nicchia della pellicola (The Canonet QL17 – mini review). Sempre da JCH, una storia di paura (In your bag No: 1249 – Btihal Remli) in cui si racconta il furto in due tempi dell’attrezzatura di Btihal dalle parti di Barcellona.

Di cose di fotografia ne ho lette anche altre: a partire da una appassionata difesa delle reflex tradizionali contro il “nuovo mito” delle mirrorless (Debunking The Mirrorless Hype) per passare a questa interessante e breve storia delle Leica cinesi (Chinese Leicas) e finire con questa pagina di documentazione sulla Leica M6J, che ammetto in tutta franchezza non conoscevo e invece è parecchio interessante.

Mi hanno colpito anche: la storia delle borse per trote diventate l’accessorio preferito dei fotogiornalisti prima e dei fotografi fighetti oggi (Brady Gelderburn: The Grandfather of Modern Camera Bags) e questo vecchio e bel documentario su Ansel Adams (Video-Reportage Ansel Adams (1958)).

Cambiamo argomento: la campagna su Kickstarter di PIECE, accessorio bluetooth per usare una seconda sim (PIECE - Change The Way You Use Smart Phones), è interessante perché è interessante l’oggetto; mi è piaciuto questo pezzo sull’ascesa della lettura di libri su smartphone (The Rise of Phone Reading), e non è male anche questo sui videogiochi per autori con il blocco dello scrittore (Could these video games win a Pulitzer?).

Una cosa che ho letto ma che mi hanno lasciato perplesso: questo articolo sulle fallacie logiche delle tesi antiscientifiche che sembra più una rissa tra dogmatici della scienza contro dogmatici integralisti religiosi. Se questo è il clima del confronto, finisce male (Otto fallacie logiche che alimentano le tesi antiscientifiche).

Invece è interessante - ma anche qui, troppo rissoso - questo articolo tutto italiano di polemica contro Maria Laura Rodotà del Corriere della Sera relativamente a un suo articolo su Amazon: la mentalità italiana incontra e si scontra quella -estrema- di un colosso hi-tech (Amazon, Maria Laura Rodotà e i dilemmi di chi è figlio di papà). Bello invece il racconto del terzo uomo, quello bianco, in una storica foto del Black Power: un australiano la cui traiettoria interseca a ragione quella dei due atleti di colore che rivendicarono la loro causa politica durante la premiazione alle Olimpiadi di Città del Messico nel 1968 (L’uomo bianco in quella foto).

Finisco con un giro di long-form americana, verso la quale comincio ad avere certe perplessità di cui sarà il caso riparlare. Steven Johnson, un autore che non mi dispiace, diventa sempre più ideologico e ci spiega come mai l’economia digitale va bene anche quando sembra far danni. Come nel caso dell’industria musicale e di altri settori che davamo per spacciati. Documentato ma sempre noioso (The Creative Apocalypse That Wasn’t).

L’amore: vera religione del nostro tempo (sostituisce tutto e diventa etica ed estetica della vita). Oppure no? E poi, cos’è? Esiste una formula per calcolare le coppie che durano e quelle che invece divorziano? Una visione sempre più americanocentrica del mondo (Love In The Age Of Big Data). Ribadita anche da una lunghissima pippa sulla genitorialità e la scelta etica che sta alla sua base: se non c’è altro che non l’amore, come giustificare il gesto di dare la vita? (Parenthood, the Great Moral Gamble).

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